domenica 15 novembre 2015

Noi e Parigi


Noi e Parigi

Ho aperto da pochi giorni questo blog, diretto innanzitutto ai miei ragazzi, e, da insegnante, ho il dovere di dire una parola su quanto di atroce è avvenuto a Parigi, una città che amo molto e che è sempre stata un centro eccezionale di cultura. Sicuramente, loro stessi, i miei studenti, domani mattina mi chiederanno un commento per capire meglio. Eccone qui uno.
 
I nostri valori
 
La prima risposta è quella di  pensare con affetto, comprensione e anche con preghiera, alle vittime. Poi, nel nostro piccolo, dobbiamo lavorare seriamente per difendere i nostri valori. Io, come tanti e tanti altri insegnanti, mi alzo tutte le mattine per propagare tra i miei ragazzi principi come cultura, rispetto, comprensione, dialogo, discernimento: e questo cerco di diffondere anche dalle modeste pagine del mio blog, fosse anche tramite la ricetta di un dolce, che permetta a un gruppo di amici di vivere una piacevole ora insieme.
E allora, la prima cosa da fare è ritornare alle radici dei nostri valori. La nostra cultura europea ha basi classiche e cristiane. E non si tratta di una realtà confessionale: ci sono fior di non credenti di grande valore (la stessa Oriana Fallaci, molto richiamata in queste ore, si diceva non credente) che però riconoscono che noi, che lo vogliamo o no, apparteniamo alla cultura cristiana e quella classica. Apparteniamo a una cultura che, nonostante gli errori e le interpretazioni sbagliate a opera di cristiani e non solo, nel corso dei secoli, si basa sul Vangelo e sulla parola di Qualcuno che, per amore e per rifiutare il male e la violenza, si è lasciato uccidere. E poi è risorto. E, anche se abbiamo tradito quella parola, però, l'amore è e deve rimanere il nostro punto di riferimento, con tutto ciò che ne discende: appunto, cultura, senso della verità, rispetto, libertà (vissuta responsabilmente), dialogo, autocontrollo ecc.
 
Giovani rimasti senza valori
 
Questo cerco (e con me tanti altri) di diffondere tutte le mattine tra i miei ragazzi, mentre leggiamo Cicerone o Dante: e questo non smetto di ricordare, specie quando sento che dei giovani occidentali, anche di provenienza non islamica, vanno tristemente a combattere in Medio Oriente come foreign fighters. Giovani rimasti senza valori: privi di punti di riferimento, sono rimasti prima vittime, poi sono divenuti carnefici, del disorientamento valoriale della nostra società, che deve ritrovare se stessa e la fiducia in se stessa e nelle proprie possibilità.
I ragazzi hanno bisogno di limiti e di punti di riferimento e modelli positivi: questo mi hanno insegnato in vari anni di scuola i miei studenti e perciò li ringrazio dal profondo del cuore. Tutto quel che facciamo la mattina in classe serve, in ultima analisi, a imparare a distinguere il bene dal male: a seguire il primo e ad abbandonare e medicare il secondo. Perché il bene e il male esistono: il relativismo imperante vuol farlo dimenticare, ma ciò è pericolosissimo. Per questo Dante è (letterariamente parlando) sceso all'Inferno e ha percorso Purgatorio e Paradiso: voleva portare i suoi lettori al bene e renderli felici. Oggi, se potesse, non direbbe niente di diverso.
 
Educhiamo al bene
 
Perciò lotto e lottiamo tutte le mattine e, con gl'insegnanti, quei genitori e quelle persone che fanno onestamente il loro dovere quotidianamente: è questo che ci porterà a sconfiggere il nemico. Educhiamo al bene: sia come quando raccomando ai miei ragazzi di evitare di rovinarsi con alcool e droghe, sia quando li esorto a vivere in maniera armoniosa la loro vita affettiva, per non distruggersi l'esistenza, sia quando consiglio loro di evitare la spazzatura che c'è a volte sui media, o quando mi impegno contro la disgregazione delle famiglie (spesso, il divorzio è solo l'ultimo sintomo della cancrena), contro l'eccesso di lavoro che ci trasforma in automi, contro l'odio, l'intolleranza, l'ignoranza, l'egoismo, la violenza, la menzogna, la manipolazione: e, infine, quando ricordo, pacatamente, con rispetto e gentilezza, che esiste davvero Qualcuno che ci ama e che ci vuole fratelli. Che ci vuole FELICI.
Forse, ora, quel Qualcuno sta piangendo. Ma piange tutti i giorni, perché non ci sono solo le stragi di Parigi, al mondo, bensì anche decine di guerre dimenticate, di stragi dimenticate, di sofferenze ignorate. Dovremmo ricordarlo  un po' più spesso. Chi ha parlato degli attentati di Beirut (150 morti circa) di qualche giorno fa? Chi dei cristiani trucidati in Nigeria? Chi ricorda le zone dove impera ancora la denutrizione? E poi, ogni volta che tradiamo i nostri valori (indulgendo all'odio, alla divisione, alla menzogna, al profitto egoistico ecc.) diamo una mano al nemico. Nulla potrà mai giustificare il male che i terroristi fanno: ma quello che facciamo noi, ci rende più deboli. Dovremmo saper tornare alle nostre radici: quelle che hanno riempito di capolavori le nostre biblioteche, i nostri musei, i nostri teatri, e di santi e opere buone (ospedali, scuole, ospizi, centri di aiuto ecc. ecc. ecc.) le nostre città, costituendo una fonte di ispirazione per la quotidianità di ciascuno di noi.

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