lunedì 16 novembre 2015

Dante, il grande amore e la storia di Paolo e Francesca. 1 parte


Dante, il grande amore e la storia di Paolo e Francesca

La vigilia di Natale ero a Parigi (una città che amo moltissimo) e, al Museo Rodin, girellavo intorno allo splendido marmo di Auguste Rodin Il bacio. Volevo ammirarmelo proprio per bene. Non ci avevo mai fatto attenzione prima, ma la scultura non è altro che la resa artistica del celeberrimo episodio di Paolo e Francesca nel dantesco Inferno V,73-142: anzi, proprio del momento clou, quando i due giovani giungono al fatidico bacio che trascina il loro amore, prima platonico e spirituale, verso la strada senza uscita di una passione travolgente, purtroppo destinata a finire nell'Inferno. Amo a tal punto quest'opera, che ora una sua riproduzione in cartolina staziona sul mio frigo.

Rodin concepì quest'opera plastica, di 181 cm., nel 1882, in vista appunto della Porta dell'Inferno: ma poi ne fece una scultura a se stante (la rappresentazione dei due amanti sullo stipite è diversa). Il gruppo marmoreo fu commissionato poi dallo Stato francese per l'Esposizione universale di Parigi del 1889 e si trova oggi al Museo Rodin: due copie furono eseguite rispettivamente per un collezionista inglese (oggi alla Tate Gallery di Londra) e per la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen, ma esiste anche una copia in formato minore che Rodin lasciò per il Museo a lui intitolato a Philadelphia. Numerose sono poi le versioni in bronzo. Le copie, in realtà, sono, come l'originale (eseguito da Turcan, che lasciò la scultura quasi incompleta), opera di allievi di Rodin che si basavano sul modello in argilla (anch'esso conservato al Museo Rodin), dato che lo scultore, incredibilmente, non era in grado di lavorare il marmo, salvo  gli ultimi ritocchi (!).


                            La morte di Paolo e Francesca di Alexandre Cabanel, 1870
Il modellato dei corpi (nudi per evocare emozioni originarie) è splendido, michelangiolesco (l'autore però lo trovava troppo tradizionale), adatto a una visione a 360 gradi, con Francesca che si avvolge sinuosamente intorno al fisico atletico di Paolo, mentre la roccia su cui siedono è appena accennata, proprio come nei Prigioni di Michelangelo: nella mano di Paolo è visibile il libro (Galeotto fu il libro e chi lo scrisse), mentre pare che il bacio dei due giovani non giunga a compimento (sono forse stati interrotti?). La coppia era molto popolare nell'Ottocento perché esprimeva al meglio i motivi romantici dell'amore contrastato e il binomio "amore e morte". La scultura destò invece scandalo quando fu esposta a Chicago (perciò fu chiusa in una stanza interna): anche quando la copia inglese arrivò nel Sussex, dal suo acquirente, provocò le preoccupazioni di alcune signore puritane del luogo, terrorizzate dalla possibilità che essa potesse ispirare troppo i soldati acquartierati nella zona, per cui fu sottratta alla pubblica vista. Del resto Rodin aveva insistito nella rappresentazione sul ruolo di Francesca, amante perfettamente alla pari di Paolo: la scultura emana una forte carica passionale ed erotica, sensuale, ma elegante e misurata, dato che il nudo è trattato in modo molto armonioso.
Del resto, gli artisti che hanno ritratto questo momento d'amore sono numerosissimi: a parte le stampe di Gustave Doré, che rappresentò tutta la Divina Commedia, quadri sui due giovani sono stati dipinti da William Blake, Dante Gabriel Rossetti (1855), Ari Scheffer (1855), Amos Cassioli (1870), Alexandre Cabanel (1870) e così via. Lo stesso Auguste Rodin, nella prospettiva della grandiosa Porta dell'Inferno concepì più volte la rappresentazione di questa straordinaria storia d'amore, realizzò bozzetti, versioni in bronzo e in marmo, in preparazione (e in appendice) di quella poi inserita nella porta dell'Inferno e dello stesso Bacio.
La storia di Paolo e Francesca ha quindi affascinato migliaia di lettori, artisti e anime sensibili....

Nessun commento:

Posta un commento