Dante,
il grande amore e la storia di Paolo e Francesca
La vigilia di Natale
ero a Parigi (una città che amo moltissimo) e, al Museo Rodin, girellavo
intorno allo splendido marmo di Auguste Rodin Il bacio. Volevo ammirarmelo proprio per bene. Non ci avevo mai
fatto attenzione prima, ma la scultura non è altro che la resa artistica del
celeberrimo episodio di Paolo e Francesca nel dantesco Inferno V,73-142: anzi, proprio del momento clou, quando i due giovani giungono al fatidico bacio che trascina
il loro amore, prima platonico e spirituale, verso la strada senza uscita di
una passione travolgente, purtroppo destinata a finire nell'Inferno. Amo a tal
punto quest'opera, che ora una sua riproduzione in cartolina staziona sul mio
frigo.
Rodin concepì
quest'opera plastica, di 181 cm., nel 1882, in vista appunto della Porta dell'Inferno: ma poi ne fece
una scultura a se stante (la rappresentazione dei due amanti sullo stipite è
diversa). Il gruppo marmoreo fu commissionato poi dallo Stato francese per
l'Esposizione universale di Parigi del 1889 e si trova oggi al Museo Rodin: due
copie furono eseguite rispettivamente per un collezionista inglese (oggi alla Tate Gallery di Londra) e per la Ny
Carlsberg Glyptotek di Copenaghen, ma esiste anche una copia in formato minore che
Rodin lasciò per il Museo a lui intitolato a Philadelphia. Numerose sono poi le versioni in bronzo. Le copie, in realtà, sono, come l'originale (eseguito da Turcan, che
lasciò la scultura quasi incompleta), opera di allievi di Rodin che si basavano
sul modello in argilla (anch'esso conservato al Museo Rodin), dato che lo
scultore, incredibilmente, non era in grado di lavorare il marmo, salvo gli ultimi ritocchi (!).
La morte di Paolo e Francesca di Alexandre Cabanel, 1870
Il modellato dei corpi
(nudi per evocare emozioni originarie) è splendido, michelangiolesco (l'autore però lo trovava troppo tradizionale), adatto
a una visione a 360 gradi, con Francesca che si avvolge sinuosamente
intorno al fisico atletico di Paolo, mentre la roccia su cui siedono è appena
accennata, proprio come nei Prigioni di
Michelangelo: nella mano di Paolo è visibile il libro (Galeotto fu il libro e chi lo scrisse), mentre pare che il bacio
dei due giovani non giunga a compimento (sono forse stati interrotti?). La
coppia era molto popolare nell'Ottocento perché esprimeva al meglio i motivi
romantici dell'amore contrastato e il binomio "amore e morte". La
scultura destò invece scandalo quando fu esposta a Chicago (perciò fu chiusa in
una stanza interna): anche quando la copia inglese arrivò nel Sussex, dal suo
acquirente, provocò le preoccupazioni di alcune signore puritane del luogo,
terrorizzate dalla possibilità che essa potesse ispirare troppo i soldati acquartierati nella
zona, per cui fu sottratta alla pubblica vista. Del resto Rodin aveva insistito
nella rappresentazione sul ruolo di Francesca, amante perfettamente alla pari
di Paolo: la scultura emana una forte carica passionale ed erotica, sensuale,
ma elegante e misurata, dato che il nudo è trattato in modo molto armonioso.
Del resto, gli artisti
che hanno ritratto questo momento d'amore sono numerosissimi: a parte le stampe di
Gustave Doré, che rappresentò tutta la Divina
Commedia, quadri sui due giovani sono stati dipinti da William Blake, Dante Gabriel
Rossetti (1855), Ari Scheffer (1855), Amos Cassioli (1870), Alexandre Cabanel (1870) e così via. Lo stesso Auguste Rodin, nella prospettiva della grandiosa
Porta dell'Inferno concepì più volte la rappresentazione di questa straordinaria storia d'amore, realizzò bozzetti, versioni in bronzo e in marmo, in
preparazione (e in appendice) di quella poi inserita nella porta dell'Inferno e dello stesso Bacio.
La storia di Paolo e
Francesca ha quindi affascinato migliaia di lettori, artisti e anime sensibili....
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