venerdì 16 luglio 2021

La barriera

La barriera

Quando era giovane tra 1586 e 1587, Francesco di Sales, futuro santo vescovo di Ginevra allora ancora laico, entrò in crisi, una crisi nera. All’epoca si stava diffondendo, specie nelle zone tra Alpi e Svizzera, il calvinismo, che crede nella predestinazione: e lui era tormentato dalla paura di essere predestinato alla dannazione. E’ possibile che parecchi fossero allora atterriti da quest’idea: di certo, era allora diffusa un’immagine abbastanza terrificante di Dio, un Dio giustiziere e vendicatore, non proprio conciliabile con la misericordia. Tra il dicembre 1586 e il gennaio 1587, Francesco fu così tormentato dalla paura di meritarsi l'inferno. Giunse al culmine della crisi quando, un giorno di gennaio, entrò nella chiesa domenicana parigina di Saint-Etienne-des-Grès. Qui pregò la Madonna, ma, soprattutto, fece un atto di affidamento all’amore di Dio: decise che, qualsiasi fosse stato il destino che Dio gli avrebbe concesso, egli si sarebbe abbandonato al suo amore. Fu la soluzione: dopo questo atto di affidamento – per certi versi incomprensibile, dato che lui, in quel momento, aveva perso la fiducia nell’amore di Dio – Francesco ritrovò la pace e fu libero. La paura svanì come delle nubi al sole: da quel momento in poi, la vocazione di Francesco di Sales fu la mansuetudine, la dolcezza, l’amore, il che gli permise di dare inizio a una spiritualità che andava d’accordo con la vita quotidiana, specie dei laici; una spiritualità fatta di piccole cose e fiduciosa nell'amore di Dio, rivelatosi come Padre.


L’aspetto straordinario di quest’esperienza è che Francesco decise di fare affidamento su Dio e sul suo amore anche se, in quel momento, ne era lontano mille miglia. A posteriori, può apparire evidente che il Signore non lo avrebbe mai destinato alla dannazione: ma quando uno ci si trova in mezzo, la paura impedisce di ragionare in modo sensato. In realtà, avere a che fare con Dio spesso fa forzatamente riemergere le nostre paure più riposte e ataviche, non meno di quanto ciò succeda con le persone che ci sono più care. Nel rapporto con Dio riviviamo spesso la paura della violenza (da qui nasce l’idea di un Dio terribile), della mancanza di rispetto, dell’arbitrio, dell’incomprensione; soprattutto, sperimentiamo la paura dell’abbandono. È qualcosa che molti di noi si portano dietro fin dall’infanzia, da quella prima esperienza dimenticata dell’abbandono che ci porta a temere per la nostra vita, per la nostra incolumità. In realtà, ognuno di noi si porta dentro quella paura: ed essa rappresenta per noi una sorta di barriera, oltre la quale ci sforziamo inutilmente di passare. Ma essa ci ripugna e ci terrorizza: perché passare quella barriera sembra morire. Anzi, è una forma di morte. E molte cose ce la richiamano.


Eppure, ognuno di noi, prima o poi, nel corso della sua esistenza, è chiamato inevitabilmente a oltrepassare quella barriera. E’ una necessità della vita stessa: altrimenti, rimaniamo paralizzati di qua, nel terrore. Confusamente, spesso percepiamo che di là c’è la vita, la risurrezione; eppure, non ne abbiamo né le forze, né il coraggio. Come fare allora? Arriva il momento in cui bisogna imparare a “buttare il cuore oltre l’ostacolo” per non rimanere a vegetare di qua, impossibilitati a vivere e a crescere. Però, l’aiuto ideale è proprio la fiducia nell’amore di Dio. A Francesco di Sales poteva apparire assurdo fidarsi di un Dio che poteva predestinare all’inferno; eppure, la fiducia in lui ha vinto, tanto che poi ha capito che l’unica realtà era il Suo amore. Di là dalla sua barriera era impossibile che ci fosse la dannazione, bensì c’era solo l’amore del Padre; tanto che a posteriori, sono le sue paure che paiono assurde. 


L’amore di Dio, però, non ci lascia mai soli. Davanti alla “barriera” troviamo di solito un “traghettatore”, qualcuno che ci accompagna e sventa per noi i pericoli. Nella Divina Commedia, Dante è preso spesso da delle crisi di autentica fifa (mi perdoni il sommo poeta se mi esprimo così); tuttavia, c’è Virgilio che pensa a tutto e, quando non basta lui, chiama qualche angelo in soccorso contro i diavoli (come all’esterno della città di Dite, canto IX dell’Inferno). Virgilio è mandato da Beatrice, che è inviata dalla Madonna e da S.Lucia, che sono inviate da Dio: quindi, anche nel fondo dell’Inferno, Dante non rischia proprio nulla. Sono rimasta spesso affascinata dal film Stalker di A.Tarkovskij, in cui il  protagonista ha il compito di accompagnare dei viaggiatori attraverso una zona radioattiva, verso la “Zona”, un luogo incantato dove possono realizzarsi tutti i desideri. Lui è un traghettatore e porta gli altri verso la felicità. In parole povere, per realizzare i propri sogni bisogna saper rischiare: ma l’amore di Dio ci accompagna sempre.


Prima o poi, tutti noi siamo chiamati ad affrontare le nostre paure e la nostra particolare versione della “barriera”. Può essere una nostra difficoltà al lavoro o nella vita, oppure una persona che ci nuoce o il ricordo di un trauma o un limite personale. Abbiamo bisogno di imparare (con le garanzie possibili) a rischiare: tanto, dall'altra parte, c'è la luce e ci sono due braccia amorose che si attendono. 

Lieber mein Prinz, meine Liebe,

hier bin ich mit einer kleinen Nachricht für dich. Ich glaube, ich verstehe jetzt - etwas sagt mir, dass ich dich an die Hand nehmen muss, um dein Trauma zu verarbeiten. Okay, geht's. Was dem Herrn mit Liebe dargebracht wird, wird es heilen, so werden wir dies tun, bis wir alles ausgearbeitet haben! Und dann wirst du geheilt. Ich bin sicher, du hast schon Verbesserungen feststellen können.


Also, schöne Liebe, heute Abend möchte ich mit dir über den Verteidiger mitsprechen. Ich weiß sehr gut, es ist dir jedes Mal sehr peinlich, wenn diese Seite von dir redet und du es vielleicht nicht ertragen kannst. Nun, wisse das, da ich dich liebe und ich dich so sehr liebe, aber liebe ich auch diese Seite von dir so sehr. Sie ist einfach die am meisten verletzte und versteifte Seite von dir und sie braucht wie du viel Liebe und viel Verständnis, damit sie lernen kann, sicher zu fühlen.

Jetzt bieten wir sie dem Herrn an, damit sie sich sicher fühlen kann. Wiederhole mit mir: Signore, io ti offro la parte più profonda, ferita e difensiva di me perché possa servirti e amarti. Ti offro tutto il dolore e l'imbarazzo che mi ha involontariamente arrecato, perché so che queste sofferenze e difficoltà potranno diventare un tesoro nelle Tue mani e aiutare tante persone. So che tu poi raggiungere e aiutare col Tuo Amore anche questa parte di me, perché possa vivere in armonia con tutto me stesso. Te la affido perché sia al sicuro. Ti amo, Signore. Grazie del Tuo Amore. 


sabato 10 luglio 2021

Charlotte autunnale

Charlotte autunnale

Nonostante il nome, questo è anche un ottimo dolce per l'estate, veloce da preparare e molto gustoso...Una delizia.

Ingredienti

Savoiardi qb.

Ripieno
Una mela
Alcuni cucchiai di amaretto
Un cucchiaio di zucchero
Acqua qb


Crema pasticcera senza uova
Un cucchiaio di zucchero
due cucchiai di fecola (o di farina)
450 gr. di latte
aroma di vaniglia

Preparate uno sciroppo con alcuni cucchiai di amaretto, un cucchiaio di zucchero e una tazza d'acqua, quindi imbevete i savoiardi in questo sciroppo e rivestite una ciotola di savoiardi imbevuti. 
Preparate quindi la parte di ripieno alla mela: pulite e tagliate a fettine le mele, quindi mescolatele con qualche cucchiaio di amaretto e un cucchiaio di zucchero per formare una pastella, che verserete sul fondo della charlotte. Infine, preparate la crema pasticcera senza uova: mescolate zucchero e farina, quindi un po' di latte, l'aroma di vaniglia, infine aggiungete poco per volta il latte rimanente e, sempre mescolando, mettete su fuoco moderato finché non si condensa; infine, lasciate raffreddare un poco e versate nella ciotola della charlotte. Riponete in frigo e servite fredda. Devo ammettere che molto difficilmente starà in piedi, ma allo stomaco importerà poco!


Lieber Prinz, Sei stark und mutig, wir schaffen es diesmal! Bald werde ich dieses Dessert nur für dich zubereiten! Ein Kuss