mercoledì 30 agosto 2017

Mousse di cioccolato - Chocolate mousse



Mousse di cioccolato

200 gr. di cioccolato fondente
50 gr.  di zucchero
25 gr. di burro
qualche cucchiaio di latte
2 uova

Fondete il cioccolato con il burro in un pentolino a bagnomaria; se il composto diventa troppo duro, aggiungete un poco di latte, quindi lo zucchero. Togliete dal  fuoco (per non cuocere le uova!) e aggiungete i tuorli, mescolando per bene; infine, gli albumi montati a neve. Versate la mousse in una ciotola e lasciate in frigorifero per almeno 4 ore. Potete servirla con panna e ha un gusto ricco: ma dimenticate la possibilità che possa stare in piedi da sola...



Chocolate mousse

200 gr. of dark chocolate
50 gr. of sugar
25 gr. of butter
A few tablespoons of milk
2 eggs

Let melt the chocolate with the butter in a pan immersed in boiling water; if the mixture becomes too thick, add a little milk, then the sugar. Remove from the fire (do not bake the eggs!) and add the yolks, stirring well; finally, the whites adequately whipped. Pour the mousse in a bowl and leave it in the fridge for at least 4 hours. You can serve it with cream and it has a rich taste: but forget the possibility that it can stand by itself...


mercoledì 23 agosto 2017

Il Titanic dei nazisti - The Nazi Titanic


Il Titanic dei nazisti

Sapevate che anche i nazisti progettavano un kolossal sull'affondamento del Titanic? E che per girarlo impiegarono un transatlantico di lusso fabbricato in gara col vero Titanic? E che, alla fine della guerra, questo transatlantico di lusso divenne, tragicamente, un lager galleggiante?



                                                                 La Cap Arcona

Questa è la storia incredibile raccontata dal professore e saggista statunitense Robert P.Watson nel suo bel libro Il Titanic dei nazisti (apparso in inglese l'anno scorso col titolo The Nazi Titanic. The Incredible Untold Story of a Doomed Ship in World War II), edito in Italia da Giunti. E' la  storia della Cap Arcona (così chiamata dal nome di un promontorio della costa amburghese), varata dalla Hamburg-Sud nel 1927 e divenuta la "Regina dell'Atlantico": il transatlantico era stato progettato con molta cura dai tecnici navali tedeschi, i quali avevano preso in considerazione proprio il naufragio del Titanic per non ripetere gli stessi errori; e, nel Primo Dopoguerra, la Cap Arcona fu assegnata alle rotte per l'Argentina. 

Tristemente, con l'avvento della Seconda Guerra Mondiale, rimase però alla fonda nella rada di Amburgo per le esercitazioni della Kriegsmarine. Ed ecco allora il primo colpo di scena: Goebbels (che era un patito di cinema) progettò agl'inizi della guerra  un kolossal proprio a proposito del  naufragio del Titanic; perché? Ma perché si trattava di una sconfitta inglese, che avrebbe dovuto, negl'intenti della propaganda del Terzo Reich, rivelare l'incompetenza, la superficialità e l'avidità della "Perfida Albione"; il protagonista era infatti un nobile, quanto fantomatico ufficiale tedesco, Petersen, mentre una pessima figura la faceva l'armatore della nave, Ismay, reo di avere anteposto il lucro alla sicurezza. E la Cap Arcona divenne il set del film. 



                                                          La Cap Arcona in fiamme

Il progetto faraonico, cui Goebbels non lesinò i finanziamenti in epoca di razionamenti (!) fu portato avanti con l'aiuto e le comparse della Kriegsmarine e grazie al geniale, ma incontrollabile regista Herbert Selpin, tra mille difficoltà, rinvii e problemi organizzativi (tra l'altro, neanche lo sapessero, gli aeroplani della RAF resero molto complicate le riprese notturne). Senonché, Selpin, che era decisamente al di sopra delle righe e beveva come  una spugna, finì per dare del somaro a un tenente colonnello e a gratificare equamente Wehrmacht, Luftwaffe e Kriegsmarine al  gran completo con una lunga serie di attributi in cui compariva spesso la parola Scheisse. Il risultato fu l'arresto da parte della Gestapo: e il 1 agosto 1942, Selpin fu, chissà perché, trovato appeso alle sbarre della sua cella. Morto. Verosimilmente "suicidato".



                                               Monumento ai bambini di Bullenhauser Damm

Il film La tragedia del Titanic uscì nelle sale, ma non in Germania, bensì nei paesi occupati: si era nel 1943 e Goebbels si rese conto che, più che propaganda anti-inglese, il suo kolossal stava diventando la metafora più efficace per il naufragio del Terzo Reich. Ma la vera e propria tragedia avvenne dopo. L'arrugginita e sempre più ingovernabile Cap Arcona divenne, assieme ad altre imbarcazioni alla fonda a Lubecca e a Nuestadt, la destinazione dell'atroce evacuazione e delle "marce della morte" del famigerato lager di Neuengamme, il principale della Germania settentrionale, sito presso Amburgo. Questa è la parte principale e più meritevole del libro: una lunga lista di crudeltà, spesso raccapriccianti, commesse dai nazisti che volevano cancellare ogni traccia dello sterminio. Un esempio: la storia dei bambini ebrei del sottocampo di Bullenhuser Damm, usati dal famigerato dott.Kurt Heissmeyer per esperimenti sadici col bacillo della tubercolosi e poi impiccati nella cantina di una scuola. Oppure, 1016 prigionieri del sottocampo di Mittelbau-Dora, durante la marcia della morte, vennero chiusi  in un fienile, che poi le SS cosparsero di benzina e incendiarono: gli Americani giunsero solo il giorno dopo. 


                                           René Blieck, scrittore e avvocato belga, imprigionato
                                         a Neuengamme dai nazisti e perito sulla Cap Arcona

La Cap Arcona, nonostante l'opposizione del suo meritevole capitano Bertram, fu stipata all'inverosimile di internati, quasi 5.000: senza servizi igienici, cibo e acqua, le vittime si ritrovarono in condizioni infernali, praticamente coperte di escrementi. Probabilmente, le SS intendevano far partire le navi e affondarle al largo, uccidendo tutti gli occupanti. Intanto,  il diplomatico svedese Folke Bernadotte cercava di salvarne il più possibile con i suoi convogli della Croce Rossa. Ma la vicenda ebbe, purtroppo, un altro triste esito: il 3 maggio, gli aerei della RAF bombardarono la Cap Arcona e altre navi piene di prigionieri, pensando si trattasse di convogli militari con cui i nazisti progettavano di arroccarsi nella Norvegia ancora occupata. Migliaia di persone morirono intrappolate tra le fiamme o nelle acque gelide; nella baia di Lubecca, si continuarono a trovare cadaveri fino agli anni '70.



                                        Il fienile di Gardenlegen, dove bruciarono 1016 persone

Ancor oggi, non si sa perché la RAF abbia commesso questo gravissimo errore: di certo, i documenti relativi sono secretati per 100 anni, fino al 2045. Pochissimi si salvarono e la tragedia della Cap Arcona è rimasta largamente dimenticata. Watson ha quindi il grande merito di avere condotto una ricerca seria con una larga documentazione (in cui però si sente la carenza di documenti tedeschi) per portare alla luce una vicenda importante e che ha ancora molto, troppo da insegnare. Il libro, scritto in modo scorrevole e accattivante, ha, è vero, delle pagine molto dure: ma questa è la memoria di quanto accadde sotto il nazismo. La gente ama molto  il Diario di Anna Frank, ma quello è una testimonianza dell'Olocausto davvero indiretta: qui invece si capisce la logica assassina del nazismo, che aveva ridotto molti essere umani a subumani. E che, diabolicamente, divenne sempre più feroce, quanto più si avvicinava alla fine, in maniera stupidamente atroce. 

The Nazi Titanic

Did you know that the Nazis planned a colossal movie about the sinking of the Titanic? And that they employed as a set a luxury transatlantic built in competition with the same Titanic? And that, at the end of the war, this luxury transatlantic tragically became a floating lager?



                                                        The transatlantic Cap Arcona

This is the incredible story told by US professor and essayist Robert P. Watson in his beautiful book The Nazi Titanic (published in English last year and entitled The Nazi Titanic. The Incredible Untold Story of a Doomed Ship in World War II), edited in Italy by Giunti. It is the story of the Cap Arcona (called according to the name of a promontory on the Hamburg coast), launched by Hamburg-South in 1927 and considered the "Queen of the Atlantic": the transatlantic was designed with great care by German naval technicians, who had taken into consideration the shipwreck of the Titanic to avoid the same mistakes; after the First World War, Cap Arcona was assigned to the routes to Argentina.

Sadly, with the advent of World War II, however, it remained in the mooring in Hambourg harbor for the Kriegsmarine exercises. And here's the first turn: Goebbels (who was a movie patron) planned a colossal movie about the Titanic shipwreck; why? Because it was an English defeat, which, according to the Third Reich's propaganda, should reveal English incompetence, superficiality, and greed. The protagonist was, in fact, a noble, as well as unreal German official, Petersen, while a poor figure was made by the shipowner, Ismay, who preferred gain to security measures. And the Cap Arcona became the movie set.



                                                     Monument to victims of the Cap Arcona

The pharaonic project, which Goebbels lavishly funded during the rationing (!) was carried out with the help and extras of the Kriegsmarine and thanks to the ingenious, but uncontrollable director Herbert Selpin, amongst many difficulties, delays and organizational problems (among other things, RAF airplanes unwillingly made night shots very complicated). But Selpin, who was definitely eccentric and drank like a sponge, ended up insulting a lieutenant colonel and equally gratifying the Wehrmacht, Luftwaffe, and Kriegsmarine with a long set of attributes in which the word Scheisse often appeared. The result was his arrest by the Gestapo: and on August 1, 1942, Selpin was, who knows why, was found hanging from the bars of his cell. Dead. Probably "suicided".

The film Titanic's tragedy was diffused, but not in Germany, however in the occupied countries: it was 1943 and Goebbels realized that his colossal was becoming, more than anti-English propaganda, the most effective metaphor for the wreckage of the Third Reich. But the real tragedy happened later. The rusty and increasingly ungovernable Cap Arcona became, along with other ships based in Lubeck and Neustadt, the destination for the evacuation and death marches from the infamous Neuengamme lager, the main one in northern Germany, located near Hamburg. This is the most deserving and important part of the book: a long list of cruel, often gruesome crimes, committed by the Nazis who wanted to erase every trace of the extermination. An example: the Jewish children from the subcamp of Bullenhuser Damm, used by the notorious Dr. Kurt Heissmeyer for sadistic experiments with the tuberculosis bacillus and then hung in the cave of a school. More, 1016 prisoners from the Mittelbau-Dora sub-camp, during their death march, were locked in a barn, which the SSs sprinkled with gasoline and ignited: the Americans only arrived the following day.



                                                 The Cap Arcona (scale model)

The Cap Arcona, in spite of its worthy captain Herbert Bertram's resistance, was crammed with an unbelievable number of prisoners, almost 5,000: without any toilets, food or water, the victims found themselves in hellish conditions, practically covered with excrements. The SS probably wanted to sink the ships off, killing all of their occupants. Meanwhile, Swedish diplomat Folke Bernadotte tried to save as many prisoners as possible by his Red Cross convoys. But the story, unfortunately, had another sad achievement: on May 3, RAF planes bombed the Cap Arcona and other ships full of prisoners, considering them as a military convoy directed by the Nazis to Norway. Thousands of people died trapped in the flames or in the cold waters; in the bay of Lübeck, corpses continued to be found up to the '70s.



                                                   René Blieck, Belgian writer, an attorney,
                                         a prisoner in Neuengamme and perished on the Cap Arcona

Even today, we do not know why the RAF committed this very serious mistake: of course, the related documents are secreted for 100 years, until 2045. Very few prisoners survived and the Cap Arcona's tragedy remained largely forgotten. Watson, therefore, has the great credit for carrying out serious research with extensive documentation (however, we feel the lack of German documents) to bring to light an important story which has still much, too much to teach. The book, written in a captivating manner, has very hard pages, but this is the memory of what happened under Nazism. People love the Anna Frank's Diary, but that is a truly indirect testimony about the Holocaust: here, instead, we understand the murderous logic of Nazism, which reduced many human beings to subhumans. And, diabolically, it became increasingly harsher as it approached the end, in a stupidly atrocious way.

lunedì 14 agosto 2017

Biscotti al cioccolato bianco e tè - Cookies with White Chocolate and Green Tea


Biscotti al cioccolato bianco  e tè verde

Ho corretto la ricetta che ho trovato, sulla base di quella di pastafrolla: questi biscotti sono profumatissimi e lasciano un gradevole aroma in cucina!



300 gr. di farina
150 gr. di burro
100 gr di zucchero
50 gr di zucchero di canna
1 uovo
vaniglia (o una bustina di vanillina)
100 gr. di cioccolato bianco
1 bustina di tè verde
un poco di sale
un poco di lievito (facoltativo)
un poco di acqua

Setacciate insieme la farina, il tè, il lievito, la vanillina, quindi, in un altro tegame, fate fondere il burro. Quando si è raffreddato, aggiungete lo zucchero, quindi versate nella farina, amalgamate e, infine, unite l'uovo. Quando l'impasto è pronto (di solito, perché diventi compatto è necessario aggiungere  un po' di acqua), tagliate a schegge il cioccolato bianco e unitelo all'impasto. 

Formate tanti biscotti della forma che preferite: io li formo a mano, perché voglio che abbiano un aspetto un po' rustico. Deponeteli su una piastra imburrata e infarinata e cuocete in forno a 180 gradi per 20 minuti ca. 



Cookies with White Chocolate and Green Tea

I corrected the recipe I found by the one of the shortcrust pastry: they are fragrant and leave a nice aroma in the kitchen!

300 gr. flour
150 gr. butter
100 gr. sugar
50 gr. cane sugar
1 egg
Vanilla 
100 gr. white chocolate
1 green tea bag
A little salt
A little of yeast (optional)
A little water

Sift together flour, tea, yeast, vanilla, then blend the butter in another pan. When the butter is melted and cooled, add the sugar, then pour it into the flour, mix and add the egg. When the dough is ready (usually, it becomes compact when you add some water), chop the white chocolate and unite it to the dough.

Make as many biscuits as you like: I make them by hand because I want them to look a bit rustic. Place them on a plate spread with butter and flour and cook in the oven at 180 degrees for about 20 minutes.


giovedì 10 agosto 2017

Abbazia di Praglia



Abbazia di Praglia

A furia di studiare letteratura classica e cristiana, non posso che proporvi una perla come l'Abbazia benedettina di Praglia, immersa nella verde campagna dei Colli Euganei (in queste foto, tra i girasoli), vicino a Teolo. E'un autentico scrigno di tesori e i suoi spazi sono stati organizzati in modo limpido e razionale durante la ristrutturazione rinascimentale: l'armonia della costruzione quattrocentesca emerge soprattutto nella chiesa abbaziale e nei chiostri (come il Chiostro Doppio e quello Pensile) che ritmano serenamente gli spazi con le loro arcate. 




L'Abbazia è sorta dopo il Mille in un'area che era da bonificare: dove c'erano bonifiche da fare, infatti, arrivavano sempre i Benedettini (è il caso dell'Olanda, dove sono stati i Benedettini a cominciare la lotta proverbiale contro il mare, oppure, più vicino a noi, dell'Abbazia di S.Giorgio a Ferrara). La chiesa (oggi basilica minore) è dedicata alla Vergine Assunta e possiede linee molto armoniose nella loro semplicità: è opera cinquecentesca dell'architetto Tullio Lombardo (lo stesso della cappella di S.Antonio nella basilica di Padova) e l'abside mostra magnifici affreschi. Dal sagrato della chiesa, sopraelevato grazie a una lunga teoria di gradini, si può dominare lo splendido paesaggio circostante (secondo me, il più bello d'Italia, assieme a quello del Lago Maggiore). 



L'Abbazia di Praglia però è famosa soprattutto per la sua splendida Biblioteca, che è monumento nazionale: in effetti, per una studiosa come me, passare lungo i suoi scaffali dà una certa emozione. La Biblioteca Antica possiede un soffitto splendidamente affrescato. Annesso alla biblioteca c'è il Centro di Restauro del Libro, dove stanno ancora cercando di salvare, pensate, persino dei volumi andati a mollo a Firenze, durante la piena del 1966. 



C'è infine anche il negozietto che vende dolciumi (specie quelli prodotti col miele degli alveari del monastero), cosmetici (vorrei provare la loro crema tonificante, deve essere buona), libri e persino vini (ricordate che i monasteri sono un'arca di antica sapienza per quel che riguarda vini, dolci e cibo in generale). Ma, soprattutto, l'Abbazia di Praglia può essere una straordinaria occasione per raccogliersi in silenzio, meditare e coltivare il proprio spirito. 



lunedì 7 agosto 2017

Pienza


Pienza

Vorreste trovarvi in un sogno rinascimentale? In un'atmosfera senza tempo, incantata, tra un paesaggio che ha i colori dei maestri del Quattrocento toscano e le pietre di un sogno architettonico ispirato all'armonia e alla bellezza?


Allora potete andare a Pienza, piccolo comune in provincia di Siena, che deve il suo nome e la sua bellezza al suo cittadino più illustre: Enea Silvio Piccolomini, papa col nome di Pio II tra 1458 e 1462. Anticamente, infatti, il borgo si chiamava Corsignano ed era un piccolo centro della Val d'Orcia; ma il nuovo papa, passandovi subito dopo l'elezione, si rese conto del degrado in cui versava; perciò ne affidò il restauro all'architetto Bernardo Rossellino, amico di Leon Battista Alberti e che aveva lavorato a un progetto di ristrutturazione dell'antica basilica di S.Pietro.


                                                             Palazzo Piccolomini

Sorse così una piccola "città ideale", come quella che tanti architetti, artisti e umanisti sognavano nel Quattrocento: sulla piazza principale, piazza Pio II, che è a trapezio (per farla apparire più grande), si fronteggiano l'armoniosa cattedrale, con la facciata bianca, simile a un tempio antico, il Palazzo Comunale, il Palazzo Vescovile (o Borgia) e il Palazzo Piccolomini, ispirato al capolavoro di Alberti, Palazzo Rucellai a Firenze. Il progetto evolveva sempre più verso l'ideale: quell'armonia ricercata ansiosamente dal papa umanista nelle carte dei classici latini e greci, riecheggiata dalle linee sinuose del paesaggio senese, dai suoi colori caldi, sotto un cielo di smalto, dalle linee pure e razionali delle costruzioni di Rossellino.


Ma nel 1462, il papa umanista morì, senza essere riuscito a portare a termine tanti suoi progetti, come la crociata: e i lavori a Pienza, dove era stata portata a termine principalmente la piazza principale, si interruppero. Come in una fiaba, dal rumore vivace dei cantieri in fermento, si passò al silenzio trasognato della campagna toscana, sospeso nell'atmosfera immortale dei capolavori: e così, Pienza scivolò nella quiete della bellezza ideale, come se la morte del suo mecenate l'avesse condotta fuori dal tempo e cristallizzata in quell'armonia eterna che Pio II aveva sognato per lei.


Palazzo Borgia (Vescovile)

sabato 5 agosto 2017

Collateral beauty (D.Frankel, 2016)


Collateral beauty

Che cosa fareste se poteste parlare con l'Amore, il Tempo e la Morte? Che cosa direste loro? Questo è il fulcro del bellissimo film Collateral beauty, di David Frankel (forse non lo sapete, ma è il regista di vari episodi di Sex and the City e di Il diavolo veste Prada). Howard (Will Smith) dirige una prestigiosa agenzia pubblicitaria ed è convinto che Amore, Tempo e Morte siano il cuore dell'esistenza; ma da tre anni è in preda a una grave depressione, a causa della morte della figlioletta. I suoi colleghi e amici Whit (Edward Norton), Claire (Kate Winslet) e Simon (Micheal Pena) sono preoccupatissimi: l'agenzia sta andando a rotoli perché Howard non se ne occupa più, per cui urge vendere. Come fare?



Whit, allora, ha un'idea: tramite un'investigatrice privata, scopre che Howard scrive delle lettere ad Amore, Tempo e Morte, chiedendo loro conto di quanto gli è successo; allora pensa di ingaggiare tre attori che impersonino proprio Amore, Tempo, Morte e che dialoghino con lui, per indurlo a occuparsi dell'agenzia. E così, il povero Howard, temendo sempre più di avere delle allucinazioni, si trova a discutere (spesso a litigare) con la Morte (Helen Mirren), con il Tempo (Jacob Latimore) e con Amore (Keira Knightley). E questo lo porta a reagire: da qui scaturisce una lunga serie di riflessioni sul dolore, l'amore, il senso della vita, riflessioni che però finiscono per coinvolgere anche i suoi tre amici. Infatti, ciascuno di loro instaura un dialogo privilegiato con uno dei tre personaggi: Simon, che soffre di un male incurabile, con la Morte; Claire, che vorrebbe avere un figlio, ma teme di non farcela, col Tempo; Whit, che ha divorziato e fatica a recuperare il rapporto con la figlia, con l'Amore. E così, riflessioni sull'esistenza e il senso della vita si intrecciano alla voglia di vivere, di amare e di ritrovare la gioia, in una storia che evolve in maniera magica...




Collateral Beauty è un film veramente bello, profondo, che scuote, ma arricchisce:  tanto che, quando è finito, lascia una sensazione di pace e bellezza. L'interpretazione fondamentale è quella di WIll Smith, eccezionale nel suo ruolo di padre devastato dal dolore; ma anche altri attori interpretano magnificamente la loro parte, come la straordinaria Helen Mirren o Kate Winslet (il cuipersonaggio però poteva ricevere qualche sfumatura in più nel copione), ma anche Naomi Harris (Miss Moneypenny negli ultimi film di Bond), la  moglie di Howard. Faccio un'eccezione per Keira Knightley (non so, tutti la esaltano, ma io, onestamente, quando la vedo recitare mi dico "Bah!"). Non capisco come mai questo film abbia ricevuto delle recensioni mediocri: la sceneggiatura è ben calibrata e saldamente costruita, le idee profonde, la recitazione è valida, spesso intensa, la colonna sonora, di Micheal Danna e Theodore Shapiro, suggestiva e la fotografia, di Maryse Alberti, è molto curata, capace di sottolineare in vari punti l'intensità delle emozioni evocate. Si pensi, ad esempio, alle immagini delle costruzioni col domino, che Howard costruisce per poi distruggere e che sono così simboliche nell'economia del film. La regia, a mio avviso, funziona egregiamente. 




Film così sono, secondo me, necessari: fanno riscoprire la bellezza della vita e sono, per dirla in inglese, inspirational, danno ispirazione a vivere bene. Basterebbe anche la sola, preziosa frase da cui è  tratto il titolo: come dice Helen Mirren, nel suo ruolo di "Morte", bisogna cogliere la "bellezza collaterale delle persone". Perché collaterale? Perché, mentre siamo così indaffarati con le nostre occupazioni frenetiche, perdiamo di vista altre cose, che rimangono "collaterali" rispetto alla nsotra visione, ma che sono le più  importanti, il succo più prezioso della vita: la Morte, il Tempo e, soprattutto, quello che è ovunque, l'Amore. 


Collateral Beauty

What would you do if you could talk with Love, Time and Death? What would you say to them? This is the hub of the beautiful movie Collateral Beauty, by David Frankel (maybe you do not know, but he is the director of various episodes of Sex and the City and of The Devil Wears Prada). Howard (Will Smith) directs a prestigious advertising agency and is convinces that Love, Time and Death are the heart of existence: but for three years he has been seriously depressed because of his daughter's death. His colleagues and friends, Whit (Edward Norton), Claire (Kate Winslet) and Simon (Micheal Pena) are very worried: the agency is going bankrupt because Howard does not take care of it anymore. So?


Whit has an idea: through a private investigator, he discovers that Howard writes Letters to Love, Time and Death, asking them to give account for what they did to him; then he thinks of engaging three actors who impersonate Love, Time, Death and talk to him, in order to get him involved again with the agency. And so, poor Howard, fearing always more of having hallucinations, argues (actually he often quarrels) with Death (Helen Mirren), Time (Jacob Latimore) and Love (Keira Knightley). And this induces him to react: hence comes a long series of reflections on pain, love, on the meaning of life, reflections also involving his three friends. Indeed, each of them establishes a privileged dialogue with one of the three characters: Simon, who suffers from an incurable  sickness, with Death; Claire, who wants to have a child, but fears she will not make it, with Time; Whit, who is divorced and struggling to recover his relationship with his daughter, with Love. And so, reflections about existence and the sense of life are interwoven with the desire to live, to love, and to regain joy, in a story that evolves in magic. 



Collateral Beauty is a really beautiful, deep film, that shakes, but enriches: so, when it is over, it leaves a feeling of peace and beauty. The main actor is Will Smith, exceptional in his role as a father devastated by pain; but other actors also play their part wonderfully, such as the extraordinary Helen Mirren or Kate Winslet (whose character, however, could get some extra shades in the script), but also Naomi Harris (Miss Moneypenny in Bond's last movies), Howard's wife. I make an exception for Keira Knightley (I do not know, everyone praises her, but honestly, when I see her acting, I say "Bah!"). I do not understand why this movie has received mediocre reviews: the screenplay is well-calibrated and firmly built, it shows deep ideas, acting is valid, often intense, the soundtrack, by Micheal Danna and Theodore Shapiro, is impressive and photography, by Maryse Alberti, is very careful, able to emphasize at various moments intense emotions. For example, the images of the dominoes that Howard uses to erect and destroy scale buildings, are so symbolic in the structure of the movie. The director, in my opinion, has worked very well. 

A film like this is, in my view, necessary: it shows the beauty of life and is inspirational. The important sentence from which the title is taken would be enough basic by itself: as Helen Mirren says, in her role as "Death", one must seize the "collateral beauty of people". Why collateral? Because, while we are so busy with our frantic occupations, we lose sight of other things that remain "collateral" in our view, but are the most important, the most precious juice of life: Death, Time, and, above all, what is everywhere: Love. 


venerdì 4 agosto 2017

Poesia notturna 19 - Night poem XIX


Poesia notturna 19


Tra le foschie leggere
dei miei sogni
vaga si delinea
la terra delle fiabe,
dei castelli di stupore.
Tu sei là. Ora è notte
e dolce è addormentarsi,
nel silenzio dei tigli,
sapendo che qualcuno
mi pensa e mi vuole
vicino. Nell'abbandono
della quiete sognerò
il tuo sorriso così bello,
che mi ha reso felice.
Io ti aspetto e ti aspetterò.


Night poem XIX

Between the light mists
of my dreams
vaguely takes shape
The land of fairy tales,
Of the castles of astonishment.
You are there. Now it's night
And it's sweet to fall asleep,
In the silence of the limes,
Knowing that someone
thinks of me and wants me
close. In the abandon
Of quiet, I will dream
of your fine smile,
Which made me happy.
I wait and I will wait for you.


mercoledì 2 agosto 2017

La Vicenza di Palladio


La Vicenza di Palladio

Quando si pensa alle bellezze del vicino Veneto, di solito si dimentica Vicenza. Invece questa città è un piccolo, grande gioiello, anche perché il celeberrimo architetto Andrea Palladio (che era padovano però; e si chiamava in realtà Andrea di Pietro della Gondola - sic! - 1508 - 1580) vi ha progettato una sfilza di palazzi, uno più bello dell'altro. Qualche idea qui per una gita. 



                                                                  Palazzo Chiericati

Se cominciate la visita dalla zona del Bacchiglione (il fiume) e Piazza Matteotti, vi trovate subito a sinistra Palazzo Chiericati, la Pinacoteca Civica. E' costruito su un alto podio, per evitare le piene del fiume: si chiamava,  difatti, Piazza dell'Isola (un nome, un programma). A dire il vero, sembra una di quelle imponenti ville che l'architetto progettava per gli aristocratici veneziani e la loro villeggiatura sulla riviera del Brenta: e i due candidi ordini di logge sovrapposti lo  fanno assomigliare al Foro Romano. Difatti, il Palazzo era un po' una villa, al confine della città; e un po' foro, perché situato davanti al mercato. 



                                                                     Teatro Olimpico

Proprio accanto c'è il Teatro Olimpico. Fu l'ultimo lavoro di Palladio prima di morire, fu completato dal figlio ed è semplicemente un luogo magico. Il progetto recupera l'arte dei teatri antichi trasmessa dal latino Vitruvio, ma Vincenzo Scamozzi, un allievo del Palladio, progettò anche una straordinaria scenografia per la prima messa in scena, quella dell'Edipo re di Sofocle, nel 1585. La scenografia rappresenta la città di Tebe e guadagna in profondità perché il pavimento è leggermente inclinato. Assistere a uno spettacolo teatrale lì dentro (la stagione è in settembre) è un'esperienza unica. 

Proseguendo verso il centro, troverete molti altri palazzi di Palladio: Palazzo Barbaran da Porto, sede del Museo Palladio e che ha una pianta irregolare, perché il povero Palladio dovette riunire in un solo progetto varie case proprietà del committente; Palazzo Iseppo da Porto; Palazzo Valmarana; Palazzo Porto in Piazza Castello (i Porto hanno assillato Palladio...) e vari altri, sparpagliati per la città. Tutti sono caratterizzati da trovate originali che rendono le facciate mosse da ombre, bugnato ora rustico, ora liscio, ordini diversi, logge ecc. 



                                                         Palazzo Barbaran da Porto
Ma il cuore di Vicenza è la Piazza dei Signori, dove si trovano la Loggia del Capitaniato e la Basilica Palladiana. La Loggia era la sede del rappresentante di Venezia (Vicenza era terra di San Marco, come mostra la colonna del leone nella piazza stessa) ed è caratterizzata da un ordine gigante: cioè le colonne abbracciano i due piani dell'edificio. Di fronte, la Basilica Palladiana: che non è una chiesa! E'  una "basilica" nel senso classico del termine: nell'antica Roma, la basilica era il luogo degli affari e dei tribunali. Ai Vicentini è costata un occhio della testa, senza contare che hanno indetto concorsi su concorsi per trovare un  progetto adeguato (tra i concorrenti, anche Sansovino, l'autore della Biblioteca Marciana di Venezia, e Giulio Romano, l'allievo di Michelangelo...). 



                                                              Basilica Palladiana

Era in realtà il Palazzo della Ragione della città, era già stato rivestito di logge alla fine del Quattrocento, ma poi era crollato tutto e sono cominciate allora le discussioni infinite a livello comunale. Infine, nel 1546, vinse un ancora oscuro, giovane architetto di Padova, che aveva cominciato la sua attività come scalpellino, ma che aveva avuto la fortuna  di trovare un mentore nell'umanista vicentino Gian Giorgio Trissino: Andrea Palladio (lo pseudonimo lo inventò  proprio Trissino, che ha anche il merito di avere 1) riscoperto il De vulgari eloquentia di Dante; 2) di avere scritto la prima tragedia moderna secondo le regole aristoteliche, la Sofonisba). Palladio, da umile scalpellino appunto, apprese così ad amare la cultura classica e maturò il genio che gli conosciamo. Da questo progetto in poi, con cui rivestì il palazzo di pietra chiara (furono sbancate alcune cave allo scopo) e di serliane (gli archi tipici con le colonne a lato), Palladio intrecciò con Vicenza un rapporto di amore duraturo, tanto che ne punteggiò le vie di capolavori. Tanti altri sono sparsi per le strade della città e possono essere ammirati in una lunga passeggiata, da concludere in uno dei caffè del centro...



                                                                Loggia del Capitaniato