venerdì 30 dicembre 2016

Notturno d'amore in Oriente - Asian night of love


Notturno d'amore in Oriente


Vorrei amarti una notte
in un palazzo orientale,
dove mura inaccessibili
racchiudono un giardino,
dove cantano fontane
e ondeggiano magnolie,
dove esala da sentieri ignoti
il profumo del gelsomino.


Vorrei amarti nel segreto
di una notte imperlata
da una luna sconosciuta,
al canto di usignoli
e al sottile mormorio del vento;
dove udire l'eco di arpe lontane,
dove il sogno sfuma
nel profilo del tuo volto.


Vorrei amarti nel silenzio
di carezze appena sussurrate,
mentre tappeti e cuscini
smorzano il fruscio dei passi
di te che arrivi, lungamente atteso,
più splendido dell'oro e dei gioielli
celati nelle segrete del palazzo;
più dolce del nettare dei sogni,
più profumato di favolose spezie,
più vagheggiato delle ricchezze
di una carovana persa all'orizzonte,
più vero della passione di un abbraccio
dato nel buio vellutato dall'amore.



Asian night of love 

I would love you one night
in an Asian palace,
where inaccessible walls
enclose a garden,
where fountains sing
and magnolias sway,
where the scent of jasmine
exhales from unknown paths.



I would love you in the secret
of a night adorned with pearls
by an unknown moon,
at the song of nightingales
and the subtle murmur of the wind;
where we hear the echo of distant harps,
where the dream fades
in the profile of your face.



I would love you in the silence
of barely whispered caresses,
while carpets and cushions
dampen the rustle of your footsteps
as you arrive, long-awaited,
more splendid than the gold and jewelery
hidden in the dungeons of the palace;
sweeter than the nectar of dreams,
more fragrant than fabulous spices,
more cherished than treasures
of a caravan lost on the horizon,
truer than the passion of an embrace
given in the velvety dark of love.



giovedì 29 dicembre 2016

Lo "Schiaccianoci", Covent Garden, l'Avvento....e come diventare migliori per Natale


Lo "Schiaccianoci", Covent Garden, l'Avvento....e come diventare migliori per Natale

Sera dell' 8 dicembre scorso. Sono al cinema assieme a  una piccola delegazione di 3M (6 in tutto: Ilaria, Luca, Diego, impeccabilmente abbigliato, Maria Beatrice, Cristina e Francesco) per vedere la diretta, dalla celeberrima Royal Opera House di Covent Garden a Londra, dello Schiaccianoci di Pëtr Il'ič Čajkovskij. È il consueto balletto di Natale: e la ROH lo ha messo in programma come regalo natalizio, per grandi e piccini. I miei "piccini" si soo procurati, per seguire meglio, una vera e propria tanica di popcorn (volume 2 littri, a giudicare approssimativamente dall'aspetto), che riusciranno a dividere e finire per davvero entro il ritorno di Clara a casa. Un vero classico, con una musica superba eseguita magistralmente dall'orchestra diretta dal maestro Peter Manning, mentre la coreografia è quella di Peter Wright, che ha appena celebrato i suoi gloriosi 90 anni.


                                                 Foto originali dal sito web del ROH
Le quasi tre ore di spettacolo mi hanno adagiato in un'atmosfera da fiaba. I ballerini erano straordinari ed eseguivano con grazia e perfezione una coreografia comunque difficile - ho apprezzato molto il Valzer della Fata Confetto, il Valzer dei fiori, la Danza Araba, il Valzer dei fiocchi di neve e...ma dovrei citare tutto lo spettacolo; le scenografie erano fantastiche, fiabesche, degne proprio del Paese dei Dolci e di una festa natalizia; analogamente i costumi, tra scintillio di lustrini e veli leggeri, rievocavano un paese di sogno. Infine, gl'interpreti erano ottimi: la Fata Confetto (Lauren Cuthberson, di grande abilità tecnica), il Principe (il nostro Federico Bonelli), Clara (una dolce Francesca Hayward) e lo Schiaccianoci (Alexander Campbell). Da non dimenticare, nel ruolo di Dresselmeyer, Gary Avis.



Può un balletto del genere rientrare nella preparazione alle feste natalizie? Come una sorta di supporto per l'Avvento? Certamente sì. Spesso, li esseri umani impantanano la spiritualità nel moralismo bacchettone e angusto, e dimenticano che lo spirito ha bisogno, grande bisogno di bellezza. Lo Schiaccianoci di Covent Garden è stato per noi uno straordinario regalo di Natale: un dono che ci ha sollevato verso altezze di bellezza pura, nata dalla buona volontà e dall'impegno di chi ha messo in scena il tutto. Un moralista non sa apprezzare queste cose: ma Gesù Bambino avrebbe battuto le manine! Spesso ho pensato che i ballerini devono essersi letteralmente massacrati per provare passi tanto difficili; eppure, devono aver provato la gioia di donare qualcosa di bello a noi, il loro pubblico. Questo vale anche per tutti gli altri artisti coinvolti nel progetto, dai musicisti, agli scenografi, passando per l'ultima maschera in sala: ognuno ha cooperato a questo splendido dono. E noi ne siamo profondamente grati. Magari, qualcuno di loro avrà avuto tanti motivi per essere triste quella sera e per non sorridere affatto: eppure tutti sfoderavano il loro più luminoso sorriso, perché stavano creando qualcosa di bello. Qualcosa che ci ha fatto uscire dal teatro migliori. L'amore passa anche per di qua. Grazie ROH!


Qui il link alla pagina ROH dedicata al balletto:

domenica 25 dicembre 2016

The Cokeville Miracle - Il miracolo di Cokeville (T.Christensen, 2015)


Il miracolo di Cokeville

In tempi di terrorismo, questa storia è una vera consolazione e ci apre a speranze che, troppo spesso, dimentichiamo.

Cokeville, Wyoming, 16 maggio 1986. In questa tranquilla cittadina di poco più di 500 anime, al confine con l'Utah e abitata prevalentemente da Mormoni, uno squilibrato, David Young, prende in ostaggio i bambini e il personale della scuola elementare locale per più di 2 ore. Lo accompagna la moglie Doris, completamente soggiogata e accecata, che lo ritiene un uomo intelligentissimo. Gli ostaggi, 154 tra bambini, insegnanti e personale scolastico, vengono costretti a rimanere tutti nella stessa aula. 



Ma ciò che rende più pericolosa la situazione sono gli esplosivi che la coppia, un vero caso di folie à deux, si è portata dietro in un carrello della spesa: una tanica di benzina di un gallone (più di 3 litri), collegata da fili elettrici a un detonatore, costituito da lattine di tonno riempite di polveri chimiche esplosive. Al di sopra di tutto, pericolosissime schegge (schrapnel) che, a seguito dell'esplosione, avrebbero fatto una carneficina, tagliando e lacerando tutto ciò che avessero incontrato. Le tre parti dello IED (Improvised Explosive Device) erano separate da assini di legno. 



                                                   La classe dopo l'esplosione del 1986
Al momento dell'esplosione, le polveri, mischiate a farina, si sarebbero diffuse nell'aria e sarebbero state incendiate dalla benzina, i cui vapori, intanto, continuavano a emanare nella stanza a causa di un foro nella tanica (vari bambini furono colti da nausea e vomito) e a sgocciolare sulle polveri: il risultato sarebbe stata una spaventosa palla di fuoco, che, sollevatasi a fungo verso l'alto, avrebbe poi avvolto il soffitto e si sarebbe infine allargata lungo le pareti a inghiottire tutta l'aula. Young aveva fatto delle prove precedenti e le sue bombe funzionavano con terrificante precisione. Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con gli esplosivi comprende che nella stanza non si sarebbe salvato nessuno: per via delle fiamme, dello schrapnel e anche perché un'esplosione implicante anche solo un kilo di un esplosivo qualsiasi, al chiuso, è letale nel raggio di almeno 5-10 metri e ha una potenza molto più devastante che all'aperto. 



Quel giorno, come se non bastasse, lo sceriffo, Ron Hartley, e tutti i 4 membri della locale stazione di polizia non erano in città. Il panico si diffuse fuori della scuola e molte persone reagirono nell'unica maniera loro rimasta: pregarono. Anche i bambini, dentro, si sedettero in silenzio sul pavimento a pregare, come i genitori avevano loro insegnato. Poco prima delle 3 e mezzo, a 2 ore e mezzo dall'inizio della presa d'ostaggi, alcuni di loro videro delle misteriose figure bianche circondare la bomba, come per contenerne gli effetti; e sempre le figure bianche ordinarono loro di ritirarsi vicino alle finestre, perché la bomba stava per esplodere. Young decise di andare in bagno e legò la cordicella che avrebbe innescato la bomba attorno al polso della moglie. Ma quando questa fece un movimento brusco, il detonatore esplose, riempiendo di fumo nero la stanza. 

Doris divenne una torcia umana (poco dopo, il marito le sparò, prima di suicidarsi), ma nessuno degli altri perì. Gl'insegnanti si affrettarono ad aiutare gli allievi a uscire dalle finestre, letteralmente buttando i ragazzi in giardino. In seguito gli artificieri scoprirono che, incomprensibilmente, il filo che collegava il detonatore al resto dell'esplosivo era stato tagliato (da chi?), che, di conseguenza, l'esplosivo secondario (la benzina) non era saltato in aria e che, incredibilmente, non si era fatto male nessuno. Non solo: l'esplosione aveva scaricato la sua potenza devastante solo verso l'alto, come se qualcosa di misterioso l'avesse contenuta. In seguito, vari bambini riconobbero nelle figure bianche viste le foto dei defunti delle loro famiglie, persone morte prima che loro nascessero e a loro ignote. 



Il film, di T.Christensen, non è il primo sulla vicenda, ma la ripercorre molto fedelmente, con minuzia documentaria e senza alcuna libertà. La pellicola, difatti, è costruita come una testimonianza: e a questo deve il suo tono molto sobrio, asciutto, insolito nei settori evangelici statunitensi. Ma qui si riverbera anche l'estrema discrezione con cui la comunità stessa di Cokeville ha sempre gelosamente protetto la memoria degli eventi: eventi che l'hanno marcata a fondo e che appartengono alla comunità. Forse appare appena un po' enfatica la recitazione di Jasen Wade, il protagonista, che interpreta lo sceriffo Ron Hartley ed è chiamato a interpretare il dubbio scettico di quest'uomo, restio a riconoscere che qualcosa di miracoloso è avvenuto e il cui percorso spirituale diventa una linea portante del film. Il film, diffuso in TV e ignoto da noi, pur non avendo chissà quali meriti tecnici, si distingue per la serietà dignitosa e per il messaggio che porta: ed è bello, nella sua semplicità priva di pretese, e ben costruito. Non sapremo mai, come viene specificato nel finale, perché altri siano morti in circostanze analoghe, ma è vero che eventi del genere sono radicati nel dialogo che i singoli e le comunità intrattengono con il Trascendente. L'Amore c'è ed è aperto, specie in questi tempi così difficili, ad ognuno di noi. 

Qui l'articolo di giornale che rievoca la vicenda:

http://billingsgazette.com/news/state-and-regional/article_c50c0569-aa7e-56ac-8e1e-42a9fd55f34a.html

Qui invece il link di Youtube al film (in inglese):

https://www.youtube.com/watch?v=EESmDLoAWEE

sabato 24 dicembre 2016

Poesia notturna XII - Night poem XII


Poesia notturna XII



Dimmi che la notte
ti porterà da me,
con il tremulo
scintillio delle stelle,
le ombre tacite
e gli alberi in attesa;
dimmi che ti sentirò nel buio,
il tuo passo leggero,
il tuo sussurro,
il calore del tuo respiro,
il profumo, intenso,
come grappoli maturi,
della tua pelle. 



Night poem XII

Tell me the night
will lead you to me,
with the tremulous
twinkle of the stars,
the silent shadows
and waiting trees;
tell me 
I'll feel you in the dark,
your light gait,
your whisper,
the warmth of your breath,
the scent, intense,
like ripe grapes,
of your skin.


lunedì 19 dicembre 2016

How to lose your reason at the exhibition about Furious Orlando...

How to lose your reason at the exhibition about Furious Orlando...

No, the title does not evoke Orla from 5O, this time he is innocent: it is a far more tragic story (indeed, tragicomic): pure folly (without coming back to one's senses), just like in the  masterwork Furious Orlando.


Friday, December 16, a few days ago. It is the second round of the visit of my classes to the fascinating exhibition about Ariosto at the Palazzo dei Diamanti. Wednesday 14 it was the turn of the 5O: lively, chatting, but correct, as noticed by a friend of mine who loves history, Renato, and accompanies us ( "But are they always like this? Even in the classroom?" he asks, a little stunned, hearing their busy busy chatter under the entry vaults; and I answer, laconic: "Always..."). A particular "special operation" has been successful: four students of 5N, who found no place for a reservation (there are endless queues, tickets are sold like hot cakes), were added to our group; and since some of 5O, at the last minute, could not come, they sold their tickets to their 5N friends, so, without any loss. All right, all in order: also because, given that tickets can not be refunded, it is always wise to buy some less at the beginning, on reservation, and a few more at last.

So that's exactly what did not work on Friday ( "freaky Friday" ...). Let's count together (try it yourself and you'll see that you lose your thread): Beatrice, from 3M, delivered to  me, before me going to the ticket office, 45 euro (= 9 tickets, € 5 each), and, at the very last minute, Federico was added, that is 10; Lorenza, from 4M, raised additional € 45, again for 9 tickets; but, at last, 6 people were added, that is 15; finally, the 4O, in the person of Marco, paid for 12 tickets, but, at last, plus 4 people, they had 16. So? 12 + 4 is 16, right? So why those of 4O were on Friday .... 13?


                                       Bacchus' fest, by Titian (here are some exposed paintings)

As it is well-known, the Furious Orlando is a literary masterpiece that analyzes the limits of Renaissance, humanistic rationality; its characters, from Orlando on, are all a bit 'crazy, victims of their own desires. I never believed that insanity was contagious and, especially, that it could envelop a large group of students and their (innocent) prof, for miserable maths issues. So, when I found myself at the ticket office on Friday, I was super-sure (and so was the lady of the ticket - office), that prepaid tickets were 12 + 9 + 9, that is, 30; with the addition of 3 adults (me, the other Magri, that is the teacher of Art Donatella Magri, and our legendary informatic technician, Maurizio) and 10 tickets paid at the last moment (1 + 4 + 5: 10 right? I begin to have doubts even on the most basic truths: as if I were a scintist led to skepticism by the relativity theory ...), we have a total of 40 students and 3 adults; which means 43. Right? So why, at the crucial moment of withdrawing the audio guides, were the devices... 41?


                                           Portrait of a young man, by Bartolomeo Veneto

Here began a surreal scene, in this case at the bookshop of the Palazzo dei Diamanti, a scene which still gives me the creeps, because first and foremost I disturbed others, innocent, visitors, second, I risked to not withdraw anymore my document left at the ticket office in deposit (after which, I would become a stateless person) and, above all, because, by dint of doing accounts, I believed that I was "giving the numbers", that is, becoming crazy. 15 for 4M, 10 for 3M, 3 of us ... and the 4O? Why were they 13 (at times, however, they seemed 12 or 14) and not 16 (12 + 4)? Count and recount the audio guides (which, to my knowledge, had to be 43) and they were still 41, despite my vain hope that the sorceress Melissa, very strong against enchantments, should come out with 2 more at the very last moment, the infamous 4O remained an amorphous, indefinable, fairytale and fluctuating reality, worse than the building of wizard Atlante: 13, or 12, or 14, or 16; but we did not lose anyone, let's say, hidden behind the tapestry of Francis I, lost in the mazes painted a bit 'anywhere, sucked by Orlando's horn or sliced ​​by the sword of the last emir of Granada, Boabdil; so, at the end, we stabilized our number to 13. They looked like the fountains of L'Aquila, impossible to count ( "4O, how many are you?" was my cry of despair at the bookshop).


                                               St. George and the Dragon, Pisanello

In the end, wisely, Maurizio recommended to bring the pans with the audio guides at the ticket office as they were: and we found that, at the ticket office, they expected 41, so I had my precious identity card returned to me. But here begins the mystery. Because, after sending away those impeccable from 3M, and even those from 4M (tired of attending to other counts and with Lorenza that, even this morning, repeated to me that they were definitely 15), it was definitively found that the maths disaster came from the 4O: but, yet, we do not understand what happened. I redid the calculations this morning, on Monday, calling them one by one: and it is clear that Marco had given me money for 12 tickets, that is 60 euro; but those who had paid at the beginning were ... 9. With 4 at the last moment, we have 13: and (apparently) 13 they were Friday. But the 3 more, where did they go?

The free propagation of students is a nightmare for teachers that, honestly, I am not ready to accept yet and I prefer to not evoke here. And we had the doubt that Marco (who, good lad, is a bit' dreamy) accidentally inserted into the envelope 15 euro more from other contemporary gatherings (Latin theater, sports museum etc. etc.). But, it seems, nothing was missing from the other sums ... Or, someone must have forcibly paid twice, and everyone turned (including Marco) in the direction of Francesco. But Francesco (as none likes to look crazy, worse, a fool) categorically denied having paid twice; meanwhile, the list of the names of the payers, a list prepared by Marco, ended in the trash: drawing with itself the solution of the mystery. It seems that the 4O is able to multiply the money, which failed even to the sorceress Alcina; but, since I do not believe in this kind of miracles, I remain skeptical. I'm more inclined to think, for some reason, that someone absentmindedly paid twice. With all that follows.


It will, however, be noted that the audio guides were 41, which would correspond to 14 from 4O, not 13. This is a mystery too. Was there an invisible student? Or Angelica, the absent member from 4O, now studying abroad, returned secretly from Canada, after putting in her mouth Angelica's (in fact) ring, that makes you invisible? All what I know is that, like Orlando, on Friday I was going crazy by dint of giving numbers: and not because of love. In fact, more and more I did my accounts and came up to different sums: 40, 41, 43, even 44. Maurizio and Donatella are still splitting their sides with laughter, because every time I jumped off to a different number. A sign that, on human reason, Ariosto ... had his reasons.

Here the link to the exhibition of the Palazzo dei Diamanti: despite my ups and downs, it is worth!

Come perdere la dirindina alla mostra sull'"Orlando furioso"...


Come perdere la dirindina alla mostra sull'"Orlando furioso"....



No, il titolo non evoca Orla di 5O, questa volta lui è innocente: è una storia ben più tragica (anzi, tragicomica): di follia e (mancato) rinsavimento, proprio come l'Orlando furioso. 

Venerdì 16 dicembre, qualche giorno fa. E' la seconda tornata della visita delle mie classi all'affascinante mostra su Ariosto al Palazzo dei Diamanti. Mercoledì 14 è stata la volta della 5O: vivaci e chiacchierini, ma corretti, come nota un mio amico, appassionato di Storia, Renato, che ci accompagna ("Ma sono sempre così? Anche in classe?" chiede un po' stupito sentendone il fitto fitto chiacchiericcio sotto le volte dell'ingresso; e io, laconica: "Sempre..."). Tra l'altro è perfettamente riuscita un'operazione di "travaso": si sono aggiunti al gruppo 4 ragazzi di 5N che non avrebbero più trovato posto per una prenotazione (ci sono code interminabili, i biglietti sono andati a ruba); e, siccome alcuni di 5O, all'ultimo, non potevano venire, hanno venduto il loro biglietto agli amici di 5N, quindi senza nessun ammanco. Tutto a posto, tutto in ordine: anche perché, dato che i biglietti non possono essere rimborsati, è sempre bene comprarne qualcuno in meno all'inizio, al momento della prenotazione, e qualcuno in più all'ultimo.



                                           Baccanale di Tiziano (qui trovate quadri esposti)
Ecco, questo è precisamente quello che non ha funzionato venerdì ("Tutto accadde un venerdì"...). Rifacciamo i conti (provate anche voi e vedrete che perdete il filo): la Beatrice, di 3M, mi consegna, prima che vada alla biglietteria per la prenotazione, 45 euro (= 9 biglietti, 5 euro l'uno) e, all'ultimo momento, si aggiunge Federico, per un totale di 10; Lorenza, di 4M, ha raccolto altri 45 euro, sempre per 9 biglietti; ma all'ultimo si aggiungono 6 persone, per un totale di 15; infine, la 4O, nella persona di Marco, paga per 12 biglietti, ma, all'ultimo,si aggiungono 4 persone, per un totale di 16. Torna anche a voi? 12 + 4 fa 16, no? E allora, perché quelli della 4O venerdì erano....13?

Come è noto, l'Orlando furioso è capolavoro letterario che analizza i limiti della razionalità rinascimentale, umanistica, cinquecentesca; i suoi personaggi, a partire da Orlando, sono tutti un po' folli, vittime dei loro stessi desideri. Ma non credevo che la pazzia fosse contagiosa e che, soprattutto, potesse avviluppare un cospicuo gruppo di studenti e la loro (innocente) prof, per questioni di tabelline. Perché, quando venerdì mi sono ritrovata alla biglietteria, ero strasicura (e lo era anche la signora della biglietteria), che i biglietti prepagati fossero 12 + 9 + 9, cioè 30; con aggiunta di 3 accompagnatori (io, l'altra Magri, ovvero la prof di Arte Donatella Magri e il nostro mitico tecnico Maurizio) e di 10 biglietti pagati all'ultimo momento (1 + 4, + 5: fa 10 no? Comincio ad avere dei dubbi persino sulle verità più elementari: neanche fossi un fisico indotto allo scetticismo sistematico dalla teoria della relatività...), abbiamo un totale di 40 ragazzi e 3 accompagnatori; il che significa 43. Giusto? E allora, perché, al momento fatidico di ritirare le audioguide, gli apparecchi erano...41?



                                            Ritratto di giovane, di Bartolomeo Veneto
Qui è cominciata una scena da manuale, nella fattispecie al bookshop del Palazzo dei Diamanti, che mi dà ancora i brividi, perché in primis ho disturbato gli altri, innocenti, visitatori, in secundisi, ho rischiato di non ritirare più il mio documento lasciato in deposito (dopodiché, sarei diventata apolide) e, soprattutto, perché, a furia di fare conti, ormai mi pareva di dare i numeri. 15 la 4M, 10 la 3M, 3 noi...e la 4O? Perché erano 13 (a volte parevano però 12 o 14) e non 16 (12 + 4)? Conta e riconta le audioguide (che, a mia conoscenza, dovevano essere 43) ed erano pur sempre 41, nonostante la mia speranza vana che la maga Melissa, che rimedia agl'incantesimi, ne facesse spuntare 2 all'ultimo momento, la famigerata 4O è rimasta una realtà amorfa, indefinibile, fiabesca e fluttuante, peggio del palazzo di Atlante: ora 13, ora 12, ora 14, ora 16; appurato però che non avevamo perso nessuno, che so, nascosto dietro l'arazzo di Francesco I, smarrito nei vari labirinti dipinti un po' ovunque nei quadri, risucchiato dall'olifante di Orlando o affettato dalla spada dell'ultimo emiro di Granada, Boabdil, ci siamo, sul finire, stabilizzati a 13. Neanche fossero le cannelle della fontana dell'Aquila, impossibili da contare ("4O, quanti siete?" era il mio grido disperato al bookshop).



                                            S.Giorgio e il drago, di Pisanello
Alla fine, saggiamente, Maurizio ha consigliato, dopo l'ennesimo conteggio, di riportare le vaschette con le audioguide alla biglietteria così com'erano: ed è risultato che, alla biglietteria, ne aspettavano di ritorno 41, per cui mi hanno restituito la mia preziosa carta d'identità. Ma qui comincia il mistero. Perché, congedati quelli, inappuntabili, della 3M, e anche quelli della 4M (stufi di assistere ai conteggi altrui e con la Lorenza che, anche stamattina, mi ha ripetuto che loro erano sicuramente 15), si è appurato in via definitiva che il disastro matematico risaliva alla 4O: ma, ancor oggi, non si è capito che cosa sia successo. Ho rifatto il calcolo stamattina, lunedì, chiamandoli uno per uno: ed è risultato chiaro che Marco mi aveva consegnato il denaro per 12 biglietti, ovvero 60 euro; ma quelli che avevano pagato all'inizio sono risultati...9. Con i 4 dell'ultimo momento, fanno 13: e 13 (pare) erano venerdì. Ma i 3 di troppo dove sono andati a finire?

La moltiplicazione libera degli studenti è un genere di incubo per insegnanti cui non ero, onestamente, ancora arrivata e preferisco non evocarlo qui. E' nato il dubbio che Marco (che, bontà sua, è un po' sognante) abbia inserito per errore nella busta 15 euro in più da altre collette coeve (teatro latino, Museo dello sport ecc. ecc.): ma, pare, niente mancava all'appello alle altre somme...Oppure, qualcuno deve avere per forza pagato due volte: e tutti si sono girati (Marco compreso) in direzione di Francesco. Ma Francesco (siccome passare per matti, peggio, per fessi, non piace a nessuno) ha categoricamente negato di avere fatto il bis; nel frattempo, la lista dei nomi di chi aveva pagato approntata da Marco è finita nel cestino: trascinando con sé nella fine la soluzione del mistero. Pare che la 4O riesca a moltiplicare i soldi, cosa che non era riuscita neanche alla maga Alcina: ma, dato che io, a questo tipo di miracoli, non credo, rimango scettica. Sono più incline a pensare, chissà perché, che qualcuno, sovrappensiero, abbia pagato due volte. Con tutto quel che consegue.



Avrete notato però che le audioguide erano 41, il che corrisponderebbe a 14 di 4O, non a 13. Anche questo è un mistero. C'era un allievo invisibile? Oppure l'Angelica, membro assente della 4O, per periodo di studio all'estero, è tornata segretamente dal suo semestre in Canada, dopo aver messo in bocca l'anello di Angelica (appunto) che rende invisibili? Io so soltanto che, come Orlando, venerdì stavo per impazzire a furia di dare i numeri: e non per amore. Perché, più rifacevo i conti e più mi venivano dei totali diversi: 40, 41, 43, finanche 44 (gatti). Maurizio e Donatella ancora si sganasciano dalle risate, perché ogni volta saltava fuori un numero diverso. Segno che, sulla ragione umana, Ariosto...aveva proprio ragione.

Qui il link alla Mostra di Palazzo dei Diamanti: nonostante le mie vicissitudini, vale la pena!
http://www.palazzodiamanti.it/1434

venerdì 16 dicembre 2016

Poesia notturna 11 - Night poem 11


Poesia notturna 11



Volano le note,
nel silenzio,
di una musica lontana,
eco del mio cuore,
che ti ama,
ti sospira, 
ti attende
quando tutto tace...



L'alba verrà
e porterà 
il sorgere luminoso
del tuo sorriso;
ma adesso, 
nel buio tenero,
di velluto,
immagino il tuo volto,
il tuo sguardo,
eco scintillante
delle stelle. 



Night poem 11

Notes fly,
in the silence,
of a distant music,
echo of my heart,
that loves you,
that sighes for you,
that awaits you,
When all is quiet ...



The dawn will come
and bring
the bright rising
of your smile;
but now,
in the tender 
velvety darkness,
I imagine your face,
your gaze,
shining echo
of the stars.



giovedì 15 dicembre 2016

Poesia d'amore 3 - Love poem 3


Poesia d'amore 3




L'amore vola,
nel buio invisibile,
come il vento libero,
come l'acqua fresco,
via, inquieto, 
senza sbarre, 
senza catene.



Love poem 3

Love flies,
in the dark invisible,
like the wind free,
like the water fresh,
away, restless, 
without bars, 
without chains.


lunedì 12 dicembre 2016

Spezzatino di tonno ubriaco


Spezzatino di tonno ubriaco

Ecco una ricetta di pesce semplice e saporita per una cena veloce. 


Ingredienti 
Per 2 persone

3 scatolette di tonno (200-210 gr. circa)
Vino rosso quanto basta
Uno spicchio d'aglio
Un cipollotto
2 cucchiai di olio
Prezzemolo
Sale 
Pepe

Tritate finemente l'aglio e il cipollotto e aggiungete il prezzemolo; fate soffriggere il trito nell'olio per due minuti, quindi aggiungete il tonno sminuzzato e, infine, il vino, salate e pepate. Lasciate cuocere a fuoco moderato per un quarto d'ora e servite caldo. Potete sostituire al tonno in scatola anche fette di tonno precedentemente passate nella farina.


Stew of "drunk" tuna

Here is a simple and tasty recipe for a quick dinner.

Ingredients
For 2 people

3 cans of tuna (200-210 gr.)
Red wine to taste
A clove of garlic
A spring onion
2 tablespoons of oil
Parsley
Salt
Pepper



Finely chop the garlic and onion and add the parsley; fry the mince in oil for two minutes, then add the chopped tuna and finally the wine, salt and pepper. Cook over medium heat for fifteen minutes and serve hot. You can replace the canned tuna with slices of tuna previously spread with flour.


martedì 6 dicembre 2016

La corrispondenza (G.Tornatore, 2016)


La corrispondenza

Le aule grigie e impeccabili dell'università di Edimburgo, e, sullo sfondo mentale dei protagonisti, le acque tranquille, ancorché velate pure di grigio, del Lago D'Orta, i suoi approdi silenziosi, il greto dove risuona la risacca, la villa, accogliente e segreta, dove il focolare risplende ancora di un fuoco scoppiettante, ma dove sono rimasti solo il silenzio e la solitudine: questo lo scenario del suggestivo film di Giuseppe Tornatore La corrispondenza, una storia d'amore magistralmente interpretata da Jeremy Irons, nel ruolo di un professore di Fisica innamorato di una sua allieva, e Olga Kurylenko, che impersona, appunto, la studentessa. Il film riesce a rendere efficacemente le ambiguità di una storia d'amore non trasparente, eppure lascia intendere che, anche dietro errori e imperfezioni, possono pulsare sentimenti veri.




Edward Phoerum è un professore di Astrofisica di Edimburgo, mentre Amy Ryan è una sua studentessa fuoricorso. La prima scena del film ce li presenta nell'atmosfera soffusa di una mattina d'inverno, in un ovattato albergo di lusso, al momento di salutarsi dopo una notte trascorsa insieme; fuori cadono impalpabili fiocchi di neve e, in questo vortice bianco e silenzioso, il professore si allontana col suo trolley, volgendosi continuamente indietro alla ricerca del volto di Amy (qualcuno ha giustamente osservato che, quando si lascia la persona amata, ci si volta sempre indietro; e io aggiungo che questo spiega l'errore di Orfeo). Nei giorni successivi, Amy tenta varie volte di contattarlo, ma inutilmente. Finché, pochi giorni dopo, a un convegno, assiste impietrita all'annuncio della morte di Edward. 



Il dolore della ragazza è immenso, anche perché si comprende come Amy avesse trovato nel professore non solo un amante, ma anche una figura paterna; e questo lutto riapre sue vecchie ferite. Amy, infatti, ha perso il padre a causa di un incidente stradale provocato da lei stessa; e perciò, ha sviluppato un lato spericolato del suo carattere, che la spinge a lavorare come stunt. Ma ecco che, pochi giorni dopo l'annuncio della morte di Edward, la ragazza comincia a ricevere messaggi e regali proprio da lui: e si scopre che l'uomo, negli ultimi mesi prima di morire, ha organizzato meticolosamente, attraverso complesse circonvoluzioni informatiche e la complicità di corrieri, vicini, amici e conoscenti, un complesso sistema di contatti e "virtuali appuntamenti d'amore" con Amy. Così lei continua a vivere nella febbrile attesa del messaggio successivo e quasi si illude che lui sia ancora vivo....

La corrispondenza è un affascinante film d'amore, che scava nelle ambiguità di un rapporto asimmetrico e del nostro uso della tecnologia dell'informazione al servizio dei sentimenti. Più volte nel film viene sottolineato l'atteggiamento di controllo mostrato da Edward: egli riesce a prevedere nei minimi dettagli le reazioni di Amy (che lo soprannomina, non a caso, wizard) e, proprio per questo, riesce a organizzare la sua complessa rete di messaggi.  Questo aspetto allude all'illusione di dominio che acceca troppo spesso la nostra società a causa dei prodigi della scienza. Ma il film contrappone non solo amore e morte, ma soprattutto, le esigenze più profonde di un essere umano, manifestate dall'amore, alla privazione di controllo per eccellenza, cioè la morte. Come si reagisce quando si perde completamente il controllo della propria vita, soprattutto di ciò che ci è più caro, a causa dell'ineluttabile?



Al di là dell'atteggiamento sottilmente manipolatorio e narcisista di Edward, comprendiamo tuttavia che per lui Amy conta davvero e che si preoccupa per lei. Riemerge così il problema della morte del padre di lei; così come emerge, e con forza, il fatto che questa storia d'amore sia adulterina. E, come tale, suscita sofferenza. Si sente soprattutto ferita la figlia di Edward (che, non a caso, compare al posto della madre): ed è lei che fronteggia più di una volta Amy con la forza del suo dolore. Il regista non fa sconti e non tralascia neanche il fatto, anch'esso poco etico, che la forte asimmetria tra Edward e Mary possa creare un rapporto di dipendenza in lei (dipendenza generata dalle sue carenze affettive) e di manipolazione in lui. E' questo l'aspetto più inquietante riverberatosi nell'utilizzo dei mezzi di comunicazione: la giovane studentessa diventa davvero dipendente dai messaggi del professore ormai morto (e mi vengono in mente casi di cronaca in cui la polizia rinveniva migliaia di SMS tra amanti complici di crimini...); perciò, lei rischia sempre di più di uscire dalla realtà. 



Eppure, anche così, i sentimenti dei due protagonisti meritano rispetto e celano qualcosa di vero. Poco per volta, comprendiamo che la fitta rete di contatti ordita da Edward è divenuta una specie di salvagente, che aiuta Amy nella transizione ed elaborazione del lutto, verso una vita più autonoma. In fin dei conti, oltre che  una storia d'amore, questa è la storia della nostalgia di un padre. Il film è pregevole anche dal punto di vista tecnico: Fabio Azamrion è stato premiato per la fotografia col Globo d'oro, ma numerose sono state le candidature "tecniche" del film a vari premi, per scenografia, trucco, costumi, la colonna sonora di Ennio Morricone e così via. Le allusioni poetiche, le tonalità sfumate e grigie della fotografia, le atmosfere ovattate, invernali, la suggestiva combinazione di Italia e Inghilterra, così diverse eppure così complementari, fanno sì che questa pellicola emani un fascino particolare, quieto, eppure profondo. Proprio come le stelle che, anche se morte, continuano a comunicarci la loro luce a causa dell'immensità degli spazi  interstellari, alla  maniera di Edward che, dal mistero oltre la morte, continua a far pervenire i suoi messaggi d'amore a Amy.  


The correspondence

The gray and neat classrooms of Edinburgh University, and, in the mental background of the protagonists, the tranquil waters, although veiled in grey, of the Lake Orta, its quieter landings, the river bed where the surf resonates, the cozy and secret villa, where the fireplace shines, but where there are now only silence and solitude: this is the scenery of the charming film by Giuseppe Tornatore The correspondence, a love story masterfully played by Jeremy Irons in the role of a physics professor in love with one of his students, and Olga Kurylenko, who plays precisely the student. The film manages to effectively show the ambiguities of a not so transparent romance, yet it suggests that, even behind mistakes and imperfections, true feelings can pulsate.




Edward Phoerum is Astrophysics professor in Edinburgh, while Amy Ryan is his student. The first scene of the film presents them in the suffused atmosphere of a winter morning, in a muffled luxury hotel when they say goodbye to each other after a night spent together; ethereal snowflakes fall outside, and in this white and silent vortex, the professor walks away with his trolley, turning back constantly in search of Amy's face (someone has rightly observed that, when you leave your loved one, you always turn back; and I add that this explains Orpheus's failure). In the following days, Amy tries several times to contact him, but to no avail. Until a few days later, at a conference, she assists petrified at the announcement of Edward's death.



The girl's pain is immense, because Amy had found in her professor not only a lover but also a father figure; and this mourning reopens her old wounds. Amy, in fact, lost her father because of a car accident caused by herself; and therefore, she has developed a reckless side of her character, which prompts her to work as a stunt. But then, a few days after the announcement of Edward's death, the girl begins to receive messages and gifts from him: and it turns out that the man, in the last months before his death, meticulously arranged, through computing convolutions and the complicity of couriers, neighbors, friends and acquaintances, a complex system of contacts and "virtual love rendez-vous" with Amy. So she continues to live in the feverish anticipation of the next message and almost under the illusion that he is still alive ....


The correspondence is a fascinating film about love, which delves into the ambiguity of an asymmetrical relationship and our use of information technology to the service of our feelings. Several times in the movie Edward's control attitude is emphasized: he can foresee in detail Amy's reactions (who nicknamed him, not surprisingly, wizard) and, thanks to this, he manages to organize his complex network of messages. This aspect hints to the illusion of domination that too often blinds our society because of the wonders of science. But the film opposes not only love and death, but above all, the deepest needs of a human being, manifested by love, to control deprivation par excellence, which is death. How do you react when you completely lose control of your life, especially of what is most precious, because of the inevitable?



In spite of his subtly manipulative and narcissistic attitude, Edward, however, is concerned for Amy. The problem of the death of her father emerges again; and it is shown, and forcefully, that this love story is adulterous. And, as such, it gives rise to suffering. Edward's daughter (who, not surprisingly, appears in the place of her mother) feels especially wounded and she faces more than once Amy with the force of her grief. The director does not make allowances; and he does not omit even the fact, which is also unethical, that the strong asymmetry between Edward and Mary can create a form of addiction in her (an addiction generated by her lack of affection) and manipulation in him. And this is the most disturbing aspect of the media: the young student becomes really dependent on the messages of her professor now dead (and I can think of cases in the news when the police recover thousands of SMS between accomplices lovers...); Therefore, she always more risks to get out of reality.



Yet, even so, the feelings of the two protagonists deserve respect and conceal something true. Little by little, we understand that the dense network of contacts hatched by Edward has become a kind of life preserver, helping Amy in the transition and elaboration of her mourning, towards a more independent life. After all, as well as a love story, this is the story of a kind of father's nostalgia. The film is also valuable on the technical point of view: Fabio Zamarion was awarded for photography with a Globo D'oro, but there have been many "technical" nominations of the film for set design, makeup, costumes, the soundtrack by Ennio Morricone and so on. The poetic allusions, the nuanced, gray shades of photography, the muffled atmosphere, the winter, the striking combination of Italy and England, so different, yet so complementary, emanate a particular charm, quiet, yet profound. Just like the stars that, although dead, keep on communicating their light because of the immensity of interstellar space, like Edward, from the mystery beyond death, continues to send his love messages to Amy.