Come imparare
(divertendosi) una lingua straniera…
Imparare una nuova lingua
straniera (dal francese, all’inglese, a che so, il kirundi – parlato in Africa)
è un’avventura incredibile, mozzafiato, che vale proprio la pena di affrontare.
Anzi: più la nuova lingua è insolita, più il processo è interessante, anche
perché si tratta di entrare in una nuova cultura, un nuovo mondo, da scoprire ed
esplorare. Un detto ungherese dice che noi siamo tante persone quante lingue
parliamo: infatti, ogni lingua è un mondo diverso, un colore diverso nel prisma
immenso costituito dalla ricchezza dell'umanità: e anche noi scopriamo tratti e
potenzialità differenti in noi stessi, ci arricchiamo, a seconda di quello che
studiamo.
Tuttavia, perché l’operazione non
diventi una noia mortale, è bene impiegare alcune astuzie. Ecco qui il frutto
della mia esperienza (avendo io provato un po’ di tutto…).
·
Il primo punto per cominciare lo studio di una
lingua straniera è la MOTIVAZIONE. E' fondamentale avere una META BEN PRECISA,
UNO SCOPO. Consiglierei di avere uno scopo maggiore e qualcuno minore, più
immediatamente raggiungibile. Ad esempio, possiamo decidere di studiare una
lingua per un qualche grande obiettivo di lungo termine, di solito d’impiego
(che so, il russo per lavoro, il tedesco per gli studi, l’arabo o il francese
per diventare diplomatico o anche semplicemente perché abbiamo degli amici che
lo parlano; ecc.ecc.), oppure per preparare un soggiorno lungo all’estero o per
compiere nuove attività, o conoscere nuove persone (magari perché ci siamo
presi una cotta per qualcuno di quella nazionalità). La vostra motivazione
maggiore non deve però essere solo tecnica, priva di passione: anzi, la PASSIONE
è indispensabile. In fin dei conti, l'unico, vero, grande obiettivo è quello di
innamorasi della cultura in cui vogliamo entrare: arte, letteratura, cucina,
storia e, soprattutto, PERSONE.
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Tuttavia è saggio prevedere anche degli OBIETTIVI
GRATIFICANTI di MEDIO TERMINE. La GRATIFICAZIONE è basilare e ci motiva, ci
entusiasma. Per esempio, potrei volere studiare l’arabo per apprezzare le
poesie d’amore arabe (ce ne sono molte e belle), oppure lo spagnolo per seguire
le telenovele in versione originale, o l’inglese per capire le canzoni di
Céline Dion: l’importante è che si tratti di obiettivi che possono essere
raggiunti anche a metà strada (sennò, campa cavallo…) e fornirmi una grande
gratificazione. Quando saremo in grado di leggere qualcosa nella lingua di
nostra scelta, qualcosa che avevamo preventivato come obiettivo nostro specifico,
proveremo una grande soddisfazione, che ci motiverà ad andare avanti. Per
questo è importante che i nostri obiettivi minori siano raggiungibili
abbastanza alla svelta: per esempio, un viaggio in Spagna può essere compiuto molto
più rapidamente che decriptare l’intero Don
Quixote de la Mancha o impiegare questa lingua lavorando in uno studio
legale.
·
Prima di cominciare a programmare lo studio
della nostra lingua di elezione, bisogna riflettere sul fatto che ognuna
presenta ESIGENZE PARTICOLARI, per cui bisognerà insistere di più su certi metodi
che su altri e fin dall'inizio. Ad esempio, l’inglese è notoriamente facile a
livello grammaticale e sintattico, ma difficile a livello fonetico e
ortografico: per cui bisognerà privilegiare l’aspetto dell’ascolto (io faccio
fatica a capirlo ancora dopo decenni….). In francese bisogna fare attenzione ai
verbi e alla morfologia, come in tutte le lingue neolatine, quindi bisogna
privilegiare gli esercizi di grammatica e la ripetizione mnemonica delle coniugazioni;
per il russo, bisogna mettersi in testa di imparare innanzitutto l’alfabeto
ecc. Nel caso che abbiamo dei problemi (come ovvio) a identificare queste
esigenze speciali, possiamo chiedere a una persona esperta, come un insegnante.
Ricordo a questo punto le varie parti in cui si suddivide lo studio di una
lingua:
·
FONETICA (studio dei suoni).
·
ORTOGRAFIA (come scrivere correttamente).
·
MORFOLOGIA (studio delle forme grammaticali: per
esempio dei verbi e dei nomi – morfé
= forma grammaticale).
·
ANALISI LOGICA (disposizione e studio delle
frase singola).
·
SINTASSI (organizzazione del periodo, costituito
da più frasi).
·
LESSICO.
·
Uno dei punti basilari e imprescindibili per
apprendere una lingua straniera è però la GRAMMATICA. Lo so che è un approccio
più vicino allo studio delle lingue classiche: in Italia, per l’apprendimento
delle lingue abbiamo sempre fatto riferimento al modello dello studio del greco
e del latino, quindi siamo abituati a ripetere coniugazioni, declinazioni…. Chi,
tra i miei ragazzi, ha studiato con me la storia della retorica latina,
ricorderà che, ai tempi di Cesare, esisteva un gruppo d’intellettuali, gli
“Analogisti”, che fondavano lo sviluppo di una lingua sulle regole della
grammatica (faceva parte del gruppo lo stesso Cesare). Lo schieramento
avversario, quello degli “Anomalisti”, di ispirazione stoica, credeva di più
all’uso, che introduce delle eccezioni alle regole. In definitiva, i primi vi
avrebbero messo a studiare con schemi di grammatica e in maniera rigorosa e
sistematica, mentre i secondi avrebbero creduto di più alla full immersion nel parlato. Come dicevo,
da noi in Italia siamo più abituati al primo approccio (ragion per cui, i
nostri baldi giovani in trasferta a Londra, talora non riescono neanche a
ordinare un hamburger al MacDonald), mentre nei paesi scandinavi, dove
l’inglese è estremamente comune, sono più inclini al secondo. Però, dopo aver
avuto a che fare con i nostri ospiti finlandesi qualche settimana fa, mi sono
accorta che, in fin dei conti, avevano qualche limite non trascurabile: per
esempio, il loro lessico era abbastanza limitato. Insomma, sono necessari
entrambi gli approcci, ma la GRAMMATICA (morfologia e sintassi in particolare)
va curata in modo attento, perché è un po’ come il progetto di base di un
palazzo: se fatto male, è impossibile costruire. Quindi, quando iniziamo il nostro
studio, diamoci un’occhiata intorno (magari chiedendo consiglio a qualcuno
esperto) e vagliatmo alcune grammatiche, scegliendo con cura quella che
preferiamo: sulla base di quali criteri?
·
Fondamentale è la CHIAREZZA: valutatela sulla
base delle vostre esigenze. Insomma, dovete capire bene le spiegazioni del
libro e che non siano verbose, pesanti o incomprensibili.
·
COMPLETEZZA: certe grammatiche sono destinate a
un pubblico di turisti, quindi sono incomplete: presentano solo alcuni
argomenti fondamentali. E’ meglio scegliere manuale serio ed esauriente; in
certi casi, potremmo fare riferimento a uno più rapido in maniera abituale e
tenerne da parte uno più ampio e scientifico (per intenderci: il volumone da
500 pagine e rotti) se abbiamo bisogno di controllare problemi specifici e particolari.
Di solito, le grammatiche scientifiche circolano per anni, quindi possono anche
essere stata pubblicate per la prima volta qualche decennio fa. Perciò, se
cerchiamo una grammatica in libreria o biblioteca, non spaventiamoci davanti a
copyright del 1960 o giù di lì (ma risalire troppo indietro ci porterebbe
decisamente così lontano dalla nostra mentalità, il che sarebbe
controproducente).
·
L’ideale, sarebbe trovare un manuale di
grammatica COMPRENSIVO PURE DI ESERCIZI E PARTI RELATIVE A LESSICO, CULTURA e
altri aspetti della lingua studiata. La VARIETÀ rende anche più piacevole lo
studio e, poi, abbiamo bisogno di esercitare più abilità; è bene ricordarle: LETTURA,
ASCOLTO, PRODUZIONE SCRITTA E ORALE.
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Infine, secondo me, una grammatica deve essere
anche sufficientemente GRADEVOLE da studiare. Insomma, L'IMPOSTAZIONE GRAFICA conta.
Io ho un ottimo ricordo di quella di tedesco, che era colorata e con le storie
illustrate del piccolo Mirko che andava a Monaco di Baviera, mentre trovo ancora
noiosissima quella di francese (da me prontamente gettata), perché sembrava un
ciclostilato di banca. Insomma, "anche l'occhio vuole la sua parte" e
colori, figure, contenuti vari, curiosità, aneddoti ecc. non fanno altro che
motivare di più chi studia.
·
Per curare la grammatica, però bisogna essere
rapidi, sintetici ed efficaci. Quindi, anche per fare in modo che ce ne
possiamo appropriare e farla nostra, dovremmo redigere degli SCHEMI che
sintetizzino in modo efficace e diretto i contenuti da apprendere. Ad esempio, possiamo
fare degli schemi di coniugazione o declinazione o delle regole essenziali da
ricordare: ovviamente, la progettazione dipende dalle nostre esigenze. Il
risultato finale del nostro studio dovrebbe essere una sintesi agile di quello
che dobbiamo apprendere, una sintesi che riduce all’essenziale il nostro
manuale di scelta. E poi: anche i nostri schemi devono essere gradevoli:
quindi, evidenziamo con colori vivaci le parti notevoli (specie se scriviamo al
computer).
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Gli schemi sono molto utili per i visivi, ovvero
per coloro che funzionano principalmente sulla base di sensazioni visive. Gli
auditivi potrebbero avere bisogno di costruire FILES AUDIO O DI REGISTRAZIONI. Per esempio, io ho registrato i
verbi spagnoli in un rapido file sul mio telefonino; si potrebbe ricorrere
anche a video con musiche e simili. Insomma, sbizzarriamoci! (continua)
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