mercoledì 16 settembre 2020

Profiteroles


Profiteroles

Ecco i miei golosi profiteroles! Ma prima di introdurvi ai segreti di questa leccornia, una piccola osservazione: i miei bigné non vengono perfettamente tondi e la copertura, per quanto lucida, non è perfettamente distribuita, semplicemente perché ho due siringhe da pasticciere che non mi soddisfano; quindi, per inserire la crema nel bigné lo taglio a metà e poi, evidentemente, non posso rotolarlo dentro la copertura, sennò le due parti si separano. Ma che importa! Tanto sono buonissimi lo stesso....

Pasta choux per i bignè

Farina 150 gr.
Burro 100 gr.
Acqua 250 ml.
Un cucchiaino di zucchero
2 uova
Un pizzico di sale

Come sempre, fate scogliere sul fuoco il burro dentro l'acqua, quindi portate a ebollizione e togliete dal fuoco. Aggiungete al liquido la farina, il sale e lo zucchero e mescolate energicamente per creare una pasta liscia e omogenea; quindi, rimettete sul fuoco per asciugare la pasta: essa dovrà raggiungere una consistenza soda e staccarsi dai lati della pentola; allora, togliete nuovamente dal fuoco e aggiungete i tuorli, infine i chiari montati a neve ben ferma. A questo punto la pasta deve essere più morbida e collosa. Con la siringa del pasticciere (una che funziona bene, non la mia) formate alcune palline sulla piastra da forno imburrata. Infine, cuocete a forno caldo (180 gradi) per 15-20 minuti (ma sorvegliate con attenzione il forno).

Crema
400 ml di latte
un poco di aroma di vaniglia
100 gr. di zucchero
50 gr. di fecola
Questa volta, ho preparato una crema pasticcera senza uova: unite la fecola, lo zucchero e un poco di latte aromatizzato con la vaniglia; quando fecola e zucchero saranno completamente stemperati e la crema risulterà liscia, aggiungete il resto del latte e mettete sul fuoco, sempre mescolando. Dopo alcuni minuti, la cream comincerà ad addensarsi e a bollire, quindi potete spegnere e coprire con la pellicola.

Copertura di cioccolato

200 gr. di cioccolato fondente
50 gr. di zucchero
100 ml. di latte
50 ml di panna

Per la copertura di cioccolato, in sostanza, si prepara una ganache, cioè una crema in cui a una determinata quantità di cioccolato se ne aggiunge una metà di panna (in questo caso, con latte). Portate a ebollizione in un pentolino lo zucchero e la panna sciolti nel latte, quindi togliete dal fuoco e unite poco per volta il cioccolato tagliato finemente a scaglie. Il risultato è una crema liscia e lucida, abbastanza densa, perfetta come copertura. 

Preparazione dei profiteroles

Inserite la crema nei bigné, quindi rotolateli nella copertura di cioccolato (oppure, versatecela sopra, come ho fatto io). Sono un autentico successo!

Mein Prinz,
wie geht's dir? Ich habe mit der Schule wiederbegonnen und ich habe mehr zu tun; aber ich freue mich, dass ich noch meine Studenten wiedersehen kann. Ich vermisse dich sehr. Wo bist du? Sicher zur Arbeit und du hast viele, aber viele Sachen zu tun. Siehst du meine Profiteroles? Ich will sie fuer dich vorbereiten. Ich bin bereit! All meine Liebe fuer dich, min Schatz. Liebevoll...





mercoledì 9 settembre 2020

Melanzane ripiene

 

Melanzane ripiene

Le mie foto ritraggono una melanzana particolarmente cicciuta, che ho riempito a dovere, ma che bastava per due persone. Un pasto abbastanza facile da preparare e gustoso in questo ultimo scorcio d'estate, ottimo sia freddo, che caldo. 

Ingredienti
Una grossa melanzana (o due più piccole)
250 gr. di macinato (meglio se misto bovino e suino)
Pane grattugiato a volontà
Parmigiano reggiano a volontà
1 uovo
Olio qb
Sale qb


Pulite le melanzane e tagliatele a metà; quindi svuotatele della polpa con un cucchiaino e lessatela (potete fare anche il contrario, cioè prima lessate le melanzane e poi le private della polpa, il che è più facile, ma le preferisco crude prima di riempirle, sennò non stanno in piedi). Quindi unite la carne macinata, la polpa di melanzana, l'uovo, il sale, il pane grattugiato e il parmigiano grattugiato (o grana padano) secondo le dosi che preferite: non ho inserito una quantità precisa per il pane e il formaggio proprio perché, a seconda di essa, il ripieno può assumere un gusto diverso. La versione più ovvia è fare metà e metà (3-4 cucchiai per uno): comunque, vedete al momento quanto ne serve. Dopo aver terminato il ripieno, riempite le melanzane (come vedete nella foto, la mia melanzana era proprio piena), quindi mettete in una pirofila con un filo di olio e lasciate cuocere in forno, a 180 gradi, per 25-30 minuti. Sfornate e servite come preferite, o caldo, o tiepido o anche freddo, con un contorno di insalata, come qui: è una ricetta sempre gustosa. 


Mein Ciccio....,
Dies ist ein der Rezepte, die ich früher oder später für dich vorbereiten werde! Also werde ich dich ein bisschen fett machen und dann musst du viele Kilometer mit dem Fahrrad faheren ... Vielleicht ist mein Brief bereits zu dir angekommen: Ich würde dafür bezahlen, das Lächeln in deinen Augen zu sehen, wenn du ihn gefunden hast! Ich hoffe wirklich, dass du damit zufrieden warst. Ein süßer, süßer Kuss und eine gute Nacht, deine Prinzessin.

sabato 5 settembre 2020

Il caso Paradine (The Paradine case, Alfred Hitchcock, 1947)

Il caso Paradine (The Paradine Case)

Ci sono autori che dovrebbero servire in pianta stabile ai corsi prematrimoniali. Uno, sicuramente, è Tolstoj; l'altro, anche se cinematografico, è Alfred Hitchcock. Non conosco approfonditamente la sua biografia, ma sospetto che abbia vissuto un'infanzia particolarmente dura; forse anche questo potrebbe avere sviluppato in lui un'attenzione inusitata ai problemi di coppia e di famiglia, che affronta in modo magistrale. In questo film, ingiustamente post-posto ad altri più noti dello stesso autore, la vita di coppia gioca un ruolo fondamentale: specie quando cominciano i guai. E i guai sono impersonati dalla nostra straordinaria Alida Valli.

Un quartiere elegante del West End di Londra. In una dimora raffinata, un sussiegoso cameriere avvicina la padrona di casa, una splendida Alida Valli (Mrs.Maddalena Anna Paradine), mentre questa sta suonando il piano (è proprio lei che suona: la Valli era di origine aristocratica e aveva ricevuto un'educazione consona; inoltre era poliglotta). L'atmosfera è soffusa e ricercata, dominata da un enorme ritratto del marito defunto della donna, il colonnello Paradine, che lei aveva sposato ormai cieco (i ritratti sono frequenti nei film hitchcockiani e possiedono una notevole pregnanza espressiva). Pochi istanti e il solito cameriere introduce presso la gentildonna un commissario di polizia e il suo aggiunto, che devono trarla in arresto proprio per l'omicidio del colonnello. Allora Maddalena si alza con grazia ad accoglierli, li intrattiene con l'eleganza di una vera signora e, sempre con la suprema compostezza e padronanza di un'autentica nobildonna, fa avvisare la servitù che non tornerà a casa per la cena e indossa la pelliccia per uscire dietro i poliziotti alla volta del carcere e, forse, del patibolo. 

Questo incipit straordinario, che per i fan di Alida Valli è diventato leggendario, apre un film che invece Hitchcock non amò molto e che, eppure, diresse benissimo. Non lo amò perché si ritrovò perennemente il produttore tra i piedi, David Selznick (sì, Selznick, quello di Via col vento; anzi, il Caso Paradine divenne un problema per gli studios perché era constato incredibilmente tanto quanto l'altro kolossal: pensate che venne costruita ex novo una replica del tribunale di Old Bailey di Londra). Selznick si era affezionato molto a questo progetto, anzi, troppo, tanto che la sceneggiatura la finì lui, dopo che ci avevano messo le mani vari altri, tra cui Alma Reville, la moglie di Hitchcock che lavorava regolarmente per lui come sceneggiatrice e non solo. E, finendo il copione, Selznick pensò bene anche a tagliare delle scene senza il consenso di Hitchcock. Ora, se pensiamo che, secondo il grande Alfred il film era già quasi fatto se la sceneggiatura era stata preparata a dovere, credo che il produttore non avesse trovato modo migliore per farsi odiare dal suo regista (che, difatti, lasciò poi la casa di produzione). In effetti, la sceneggiatura è buona, con numerosi colpi di scena e aperta ad approfondimenti psicologici, ma, a mio modesto avviso, non ha lo smalto di altre (ad esempio, Il sospetto oppure La finestra sul cortile, i cui primi minuti sono un capolavoro). Innanzitutto, il caso è fin troppo semplice: se il padrone di casa viene avvelenato e poco prima della sua morte è stato avvicinato solo dalla moglie e dal fidato cameriere, ammetteremo che, a meno di attribuire la colpa alle tappezzerie, non ci siano molte alternative per l'esito dell'indagine. Il finale, così, nonostante i colpi di scena (neanche tanto imprevedibili, però) risulta scontato. Anche sotto altri punti di vista, lo sviluppo della storia appare talora ovvio. Forse per questo, durante le riprese Hitchcock apparve a Gregory Peck, "annoiato" (bored). 

Ciononostante, le performances degli attori sono in gran parte ottime, alcune addirittura eccezionali, il che implica che furono eccellentemente diretti. Il protagonista, Gregory Peck, interpreta l'avvocato londinese Anthony Keane, chiamato a difendere la signora Paradine: Gregory Peck non ha molto dell'Inglese, è vero (sembra uscito dritto dritto da un college per giovani di buona famiglia del Nord Est USA, tutto sport e parrocchia), però trasmette egregiamente il ritratto di un uomo onesto, travolto da un'irrefrenabile attrazione per la sua cliente, attrazione che risulterà  fatale sia per il processo che per la sua lucidità di giudizio. Il cuore del dramma anzi risiede proprio qui: da un lato la faccia onesta e la buona volontà dell'avvocato, che si ostina a vedere quel che pensa lui, e la fresca sensibilità di sua moglie, magnificamente interpretata da Ann Todd; dall'altro, il fascino sofisticato ed enigmatico di Maddalena, algida e altera, elegantissima e regale come solo la Valli sapeva essere, e che, nonostante la purezza di linee del suo viso (cui sono dedicati dei primi piani mozzafiato) trasmette continuamente una sensazione di scarsa trasparenza, come se emanasse un ambiguo incantesimo e attirasse il povero Anthony con sé nelle sabbie mobili. Maddalena ha infatti un passato equivoco. La Valli fu bravissima a recitare, tanto più che arrivò sul set all'ultimo momento, non poté imparare la parte e le battute le venivano suggerite all'ultimo momento. Si noti un dettaglio: le scollature della Valli sono regolarmente asimmetriche: segno di qualcosa "che non quadra". 

Raramente Hitchcock ha saputo rendere sullo schermo una coppia affiatata come quella formata qui da Gregory Peck e Ann Todd: tra loro si sprigiona una chimica riuscitissima. Ma raramente il contrasto tra la loro coppia e il pericolo che viene dall'esterno è stato più azzeccato: solo una Maddalena misteriosa e maliarda poteva irretire un Gregory Peck privo di adeguate difese a fronte di una seduzione così sottile e avvolgente. 

Ma Maddalena non è solo questo. Porta anche il nome della peccatrice per antonomasia, quella che la società non può accettare: non è un caso se si chiama così anche la protagonista del sesto film sui comandamenti (Decalogo 6) di Krzystov Kieslovski (1990). Maddalena è straniera e nel film si percepisce una notevole ventata di xenofobia (a proposito: non mi è mai piaciuto che, per quanto Alida Valli sia la protagonista, nei titoli d'inizio venga ricordata per ultima e semplicemente come "Valli"). Straordinarie sono le scene iniziali in cui, prima di entrare in cella, la donna viene privata di tutti i suoi abiti e beni, manifestazione programmatica della spersonalizzazione cui porta il carcere. Infine, lei è  sola e nessuno la comprende davvero, neanche il suo avvocato, che pure vuole salvarla. Molto bella e sfumata l'interpretazione di Ann Todd, che presa da mille dubbi e paure, cerca di salvare il rapporto col marito, senza però perdere l'umanità verso la rivale. 


Ma ci sono varie altre interpretazioni di spessore nel film. Guardate, per esempio, il teso interrogatorio di André, il giovane cameriere, interpretato magnificamente dal noto attore francese Louis Jourdan: a mio avviso, è il cuore della pellicola. Oppure, Ethel Barrymore guadagnò una candidatura all'Oscar per il miglior ruolo femminile da non protagonista con poche scene, tra cui una magistrale, verso la fine, in cui mostra tutta la sua pietà e misericordia per Maddalena: la vera morale del film. A fronte di lei, il marito, il giudice Horfield che presiede il processo ed è interpretato dal grande Charles Laughton: cinico, godereccio e spregevole, impersona il prototipo del giudice indifferente alle sorti umane che si dipanano in aula davanti ai suoi occhi. Di lì a qualche anno Laughton avrebbe diretto uno dei grandi capolavori degli anni '50, La morte corre sul fiume (1955), che riprende molte atmosfere del cinema tedesco espressionista degli anni precedenti. 


L'interpretazione conferisce quindi profondità psicologica a una pellicola che però ha anche altre frecce al suo arco. Ho notato soprattutto la fotografia. Hitchcock si cimentava spesso in modo sperimentale in riprese originali: ad esempio, quando Keane lascia definitivamente l'aula, quest'ultima viene ripresa dal soffitto a picco; oppure, la camera ruota intorno a Maddalena quando in aula entra André, che passa intorno al suo posto. Ma ci sono varie altre riprese molto interessanti: per esempio, il dialogo di chiarimento tra Anthony e sua moglie Gay viene ripreso davanti al loro letto nuziale; in alcuni dialoghi, l'immagine è tagliata in due metà, con una illuminata e l'altra più in ombra, in corrispondenza significativa coi personaggi; in altre immagini, Gregory Peck, ma anche altri attori, sono inquadrati significativamente dietro delle sbarre o delle grate o addirittura dietro la ringhiera delle scale: segno di qualcosa di strano e indefinibile che rischia di imprigionarli. Perciò, alla fine ci si chiede forzatamente: perché Maddalena è così pericolosa per i protagonisti? Non sarà che attraverso di lei, "la straniera", gli altri esorcizzano limiti propri? Dove sbaglia Anthony Keane? Solo per il fatto di sentirsi attratto dalla sua cliente? Oppure si sente attratto da lei per qualche altro motivo? E che cosa dovrebbe fare dal punto di vista etico? La moglie stessa, Gay, non vuole che lui lasci il caso, perché la  morte di Maddalena, oltre che moralmente inaccettabile, perpetuerebbe in lui un sogno non realizzato. E poi: come si fa a rimanere fedeli davanti a una tentazione del genere? Il film non dà risposte a questi quesiti: però introduce il dubbio che la facciata "liscia" della buona società, che rigetta quel che non si attaglia fino in fondo ad essa, non sia poi tanto "liscia". Anche se Anthony e Gay sono brave persone con normali debolezze umane, sembra dirci Hitchcock, non è che intorno a loro altri, pronti a giudicare, sono però "marci dentro", come si dice di Maddalena?


PS. Se cercate il cameo con Hitchcock, lo trovate, rotondo come al solito, alla stazione che gira con un violoncello. E' uno strumento con cui si mostra anche in altri film. 

mercoledì 2 settembre 2020

La gente mormora (People will talk, Joseph Mankiewicz, 1951)


 La gente mormora (People will talk)

Questa commedia romantica è una piccola perla del cinema anni'50: quel cinema che i miei studenti ignorano del tutto e che, perciò, può essere molto gradevole riesumare. Inoltre, io adoro i film dell'epoca, specie le commedie e ancora di più se il protagonista è Cary Grant.

La gente mormora appartiene al genere della sophisticated comedy, la commedia brillante che, nata negli anni '30, dispone di alcuni ingredienti irrinunciabili: ambiente mondano ed attori eleganti (di solito corrispondenti alle élites del Nordest degli USA, a città come New York, Philadelphia, Boston ecc.), ironia che si volge spesso in vera e propria satira sociale, e, soprattutto, sceneggiature estremamente sofisticate e argute, che sembrano raccogliere il meglio della conversazione inglese ottocentesca e del suo wit. Il genere è proseguito ben oltre gli anni '30 e ha dato nuovi risultati negli anni '50. Il mostro sacro della sophisticated comedy era ovviamente Cary Grant, considerato una delle maggiori stelle del cinema hollywoodiano, ma (non a caso) inglese di nascita. E' straordinario come Cary Grant passi sostanzialmente invariato da un film all'altro (fino agli ultimi di Hitchcock): sempre elegante, misurato, lievemente ironico e ricco di humour. Dato che ci sono, posso consigliare qualche altro titolo che lo vede come protagonista: per Alfred Hitchcock ha interpretato autentici pilastri del cinema come Notorius, Il sospetto, Intrigo internazionale e il celeberrimo Caccia al ladro, con Grace Kelly; al di fuori dei thriller, consiglio caldamente Scandalo a Filadelfia, decisamente una sophisticated comedy, oppure l'impagabile Arsenico e vecchi merletti, o Un amore splendido, qui già recensito, o il divertentissimo Operazione sottoveste, in cui comanda uno sgangherato sottomarino che incrocia nel Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale e che viene dipinto di rosa (!). 

Ma torniamo a La gente mormora. Ambientato in una cittadina universitaria del Nordest, il film si apre con un sinistro figuro, il prof.Edwell (Hume Cronyn), con un muso (è il caso di dirlo) arcigno e ben poco raccomandabile, che intervista una governante zitella e dalla lingua biforcuta, pronta a rivelare nefandezze sul celebre dott.Noah Praetorius (Cary Grant), un clinico di fama di quella stessa università. Edwell accusa Praetorius di avere esercitato il ruolo di guaritore in una cittadina di campagna dello stesso Stato, ma cerca anche altri capi d'accusa, soprattutto in relazione all'assistente di Praetorius, Shunderson (Finley Currie). Praetorius è in realtà un ottimo medico, che riesce a guarire i suoi pazienti mettendoli soprattutto a loro agio a livello emotivo e psicologico e trattandoli con grande cura e dedizione. Durante una lezione una studentessa, Deborah Higgins (Jeanne Crain), sviene e, quando si presenta successivamente allo studio di Praetorius, questi le diagnostica una gravidanza. Disperata, Deborah tenta il suicidio, ma si ferisce solo di striscio: Noah cerca allora di curarla sia fisicamente, che psicologicamente e, quando lei scappa dalla clinica per tornare a casa, lui la segue col suo fido collaboratore Shunderson. Lo scopo del medico è  quello di parlare col padre della ragazza, Arthur (Sidney Blackmer), un buon uomo deluso e schiacciato dai fallimenti di una vita: senonché, ben presto Noah si rende conto che fra lui e Debbie c'è molto di più che il rapporto medico - paziente. Ma mentre la coppia scopre il suo amore, l'inchiesta del prof.Edwell va avanti e rischia di gettare il discredito sull'integerrimo professore...

Il lato migliore di questo film è la sceneggiatura. La gente mormora è un tipico film dal respiro teatrale, che non insiste tanto su scenografie, costumi, fotografia e parti tecniche, quanto su recitazione e sceneggiatura appunto, anche perché nasce da una piéce teatrale tedesca di Curt Goetz. Ma dietro la macchina da presa e la penna del copione, c'è un mostro sacro come Joseph Mankiewicz: per intenderci, il regista del kolossal Cleopatra, ma anche di capolavori come Eva contro Eva e Improvvisamente, l'estate scorsa. Era comunque anche uno dei migliori sceneggiatori di Hollywood: e qui lo dimostra in pieno. La sceneggiatura è un fuoco di fila di sentenze filosofiche ed esistenziali o di battute estremamente argute, raggiungendo il suo vertice in alcuni dialoghi: provo adesso a riprodurre qualche frase notevole. 

- Ha mai notato che il giorno muore in modo simile a molti uomini? Si batte fino all’ultimo attimo di luce prima di arrendersi alle tenebre (il dott.Noah alla sua infermiera, di sera). 


- Hai mai osservato, caro Shunderson, che i teschi ridono sempre? Ora, perché? Perché un uomo dovrà morire e poi ridere per l’eternità? (sempre il dott.Noah, poco prima di una lezione, davanti allo scheletro dell'aula di anatomia). 

- E’ un cane spaventato e infelice – Mali comuni a una gran parte dell’umanità (breve dialogo tra Shunderson, che è  riuscito ad ammansire il tremendo cane degli Higgins, e Noah). 

- Lei è un professore, è difficile far capire a voi la roba che non è sui libri: e il più di quel che succede nel mondo non è sui libri (la governante zitella dell'inizio con il prof.Edwell). 

- Sai qual è il tuo problema, Edwell? Non hai mai avuto un cadavere tutto tuo (il simpaticissimo prof.Lionel Parker, amico di Noah, al pessimo Edwell). 

Come si vede, Mankiewicz, quando scriveva, pensava indubbiamente a Shakespeare: difatti, il film è, in fin dei conti, una riflessione sulla vita, sulla morte e sul ruolo di chi cerca di salvare l'una e sconfiggere l'altra, cioè il medico. Grant è ora arguto, ora ricco di humour, ora malinconico, come si addice alla vicenda. A parte i due protagonisti, Cary Grant e Jeanne Crain (che, curiosamente, ebbe la parte perché la prima scelta, Anne Baxter, aspettava un bambino), ho notato in particolare la recitazione di Walter Slezak, l'amico Lionel Parker, cicciotto e simpaticissimo quando "litiga" con Noah (vedere la scena in cui suona il contrabbasso nell'orchestra dell'Università, infischiandosene bellamente della direzione del suo amico); oppure Finlay Currie, il misterioso Shunderson, sul quale tutti spettegolano, perché non si sa da dove venga, ma che ha la posa immobile e ieratica di un antico sapiente (o di un fantasma?). Non è un caso se l'attore interpretò anche il ruolo di S.Pietro in Quo vadis?  o del re mago Baldassarre in Ben Hur. 


Per comprendere il senso del film, però, bisogna riandare alla situazione degli USA all'epoca. Mankiewicz, con questa trama, intendeva alludere alla famosa "caccia alle streghe" lanciata alla fine degli anni '40 e durante gli anni '50 dal senatore del Wisconsin Joseph McCarthy, ovvero il maccartismo, cioè la caccia ossessiva dei nemici comunisti, temuta quinta colonna entro la compagine statale statunitense. La caccia al comunismo fu condotta con una ristrettezza di vedute e una paranoia tali da sfociare nell'idiozia: e la persecuzione che lancia Edwell contro Noah le assomiglia moltissimo. Ma non bisogna dimenticare che gli USA degli anni '50, per quanto ricchi, vincitori sul piano bellico e al loro massimo sviluppo, erano anche una società profondamente conformista: una società in cui tutto era previsto dalla nascita alla tomba e in cui l'uomo medio si alzava la mattina, andava a lavorare in una grande corporation, cui dedicava tutta la sua esistenza lavorativa e in cui tutti si uniformavano ai modelli proposti, tornava la sera a casa in una villetta identica a quella di decine di vicini e si conformava volonterosamente ai dettami della pubblicità. L'economia era guidata dalle grandi corporations che facevano dell'omogeneizzazione la loro strategia primaria. Dal punto di vista etico, guai a chi sgarrava: tanto che le ragazze che rimanevano incinte fuori dal matrimonio, sulla base di ideologie che in realtà niente a che fare avevano con la religione e che s'imparentavano piuttosto con il darwinismo sociale, erano considerate delle autentiche tarate mentali. Ecco come si spiega la disperazione di Debbie e il collegamento tra la sua situazione e quella di Noah. 


La densità dei dialoghi rinvia dunque a una profonda discussione sulla condizione umana, sulla vita e sulla morte, ma anche proprio sul fatto che "la gente mormora": la massa, che non pensa e si lascia omogeneizzare, è immediatamente pronta a lanciare le sue pietre sui geni che non comprende (Noah), su chi dimostra delle fragilità (Debbie e Shunderson), su chi non ha successo (Arthur). L'omogeneizzazione rende però mediocri e insulsi, meschini. Il cattivo della situazione, Edwell, è infatti un uomo gretto, un po' come il diavolo del Faust di Goethe, incapace di vedere il bene e la grandezza; non è "neanche degno di legare le scarpe al dott.Praetorius" (come dice Shunderson). Una lieve aura soprannaturale pare circondare il medico e il suo assistente, tanto che sembrano venire da un altro mondo; non posso escludere dei richiami evangelici. Il miracolo della vita, però, finisce per prevalere: e come canta il coro dell'università eseguendo Brahms, Gaudeamus igitur, "Allora, siamo felici". 

Lieber Prinz,
heute habe ich mit meinem Architeck ueber das neue Zuhause diskutiert. Ich moechte etwas sehr schoenes und bequemes vorbereiten, obwohl ich auch ersparen will. Und du? Du wirst Fernunterricht sicher halten, waehrend ich schon meinen Zurueckgang zur Schule vorbereite; Ich werde in Schulraum arbeiten und mit allen meinen Studenten. Das wird sicher kompliziert sein. Ich liebe dich. Du bist in meinen Herz, Passerotto...