mercoledì 31 agosto 2016

Le confessioni - Confessions (Roberto Andò, 2016)


Le confessioni

Per illustrare questo film, ci vuole un antefatto. In autunno, ho dato da fare ai miei ragazzi di quarta (ora di quinta) un saggio sulla storia della politica (avevamo appena studiato Machiavelli e Guicciardini): il risultato fu, tra gli altri, il saggio di Mario, qui pubblicato il 1/1/2016 tanto era valido. In quel saggio:

https://annaritamagri.blogspot.it/search/label/Geopolitica%20per%20i%20miei%20studenti%20-%20Geopolitics%20for%20my%20students?updated-max=2016-02-01T13:19:00-08:00&max-results=20&start=6&by-date=false

Mario riferiva come un celebre cantante (Jovanotti) fosse stato invitato a un summit a porte chiuse sui grandi problemi di politica mondiale: e come il cantante non si fosse neanche accorto che questi signori stavano organizzando il mondo alle spalle di popoli e nazioni. La notizia non aveva quasi avuto alcuna eco sui giornali (fatto molto inquietante).



Ebbene, questo film, di Roberto Andò, immagina proprio una storia sulla base di un avvenimento del genere: ma lo tratta in maniera originalissima. Le potenze del G8 hanno organizzato un incontro di ministri dell'Economia e Finanze in un esclusivo albergo sul mare del Nord: ed è presente anche il Presidente del Fondo Monetario Internazionale, Daniel Roche (interpretato da un eccellente Daniel Auteuil). Questi ha voluto all'incontro anche alcuni personaggi di spessore culturale, estranei al mondo della finanza: un cantante rock (che fa spesso la figura dell'imbecille nel film); una scrittrice per bambini, Claire Seth (interpretata validamente da Connie Nielsen, la ricordate? La principessa Lucilla del Gladiatore) e, infine, un monaco italiano, celebre per i suoi libri di spiritualità, il certosino Roberto Salus.



Salus (nomen omen, ovvero nome parlante) è un personaggio straordinario e il suo interprete, Tony Servillo, incarna alla perfezione il vero monaco - uomo di Dio: ha lo sguardo puro di un bambino (ad es., all'inizio, all'aeroporto, si ferma a contemplare un acrobata con delle bambine), ama la natura (registra le voci degli uccelli, simbolo di purezza e leggerezza), ma è straordinariamente profondo; da certosino, vive la regola del silenzio, inteso come approfondimento dell'interiorità, e nutre pietà e comprensione per le persone che lo circondano. La prima sera, viene chiamato in camera da Roche: e questi gli chiede di confessarlo (donde il titolo del film, che però riflette anche l'opera omonima di S.Agostino). Dapprincipio, noi non assistiamo alla confessione: essa si dipana nel corso della vicenda, con una serie di flash-backs, che gettano una luce sinistra sulle pratiche poco limpide dell'economia internazionale. La mattina dopo, Roche viene trovato morto, soffocato da una busta di plastica. Suicidio o omicidio?

E allora, gli altri ministri, che hanno una concezione ben diversa del segreto (= omertà), cominciano a pedinare ossessivamente il monaco, che potrebbe essere il latore di segreti indicibili; in particolare, l'FMI e il G8 progettavano una "manovra", volta a schiacciare i paesi economicamente più deboli (viene citata la Grecia). Alcuni ministri, però (come l'Italiano Antonio Vallati, magnificamente interpretato dal nostro Pier Francesco Favino), non erano d'accordo. A più riprese, padre Salus viene circuito perché violi il segreto confessionale e riveli quanto Roche gli ha riferito; e man mano che il film avanza, assume i toni del thriller, per quanto in un'atmosfera sospesa e rarefatta: riuscirà Salus a difendersi? Roche si è ucciso o è vittima di un omicidio? E da parte di chi? Che cosa ha detto a Salus? La manovra avrà luogo? E, in particolare (non dimentichiamo il titolo): Roche riceverà l'assoluzione? Questa è la domanda, a mio avviso, fondamentale, perché implica il giudizio inappellabile sulla finanza odierna.



Ho notato che questo film ha ricevuto delle recensioni abbastanza mediocri: e questo la dice lunga sul fatto che, oggi, i critici capiscono sempre meno di qualità. Infatti, Le confessioni è un film di altissima qualità, oserei dire da cinema d'essai: innanzitutto, Roberto Andò si è segnalato regolarmente per lavori di alto livello (e perciò è quasi sconosciuto al grande pubblico); ha lavorato con Fellini, Francis Ford Coppola, Micheal Cimino, ma si è distinto particolarmente per le regie teatrali, ad es. delle opere del suo amico Harold Pinter. La sceneggiatura, scritta direttamente da Andò, stupisce per sapienza di costruzione: è ben calibrata e studiata nei minimi particolari (si badi all'equilibrio con cui i flash-backs sono distribuiti al suo interno), presenta discorsi facilmente comprensibili e lineari, ma è di grandissima profondità filosofica; cita S.Agostino, Pascal, la Bibbia, i grandi del pensiero e della filosofia; e, soprattutto, costruisce un vero monaco, padre Salus, che spiazza regolarmente i suoi interlocutori con vere perle di saggezza, frasi brevi, ma che vanno sempre al cuore della questione.

Il film è un thriller, anche se dall'atmosfera ovattata, consona agli ambienti dei potenti. La bella fotografia, che approfitta spesso del chiaroscuro in modo suggestivo e si focalizza sui toni grigi, neutri, è di Maurizio Calvesi (che ha vinto il Nastro D'argento per questo lavoro). La suggestiva colonna sonora è di un altro grande professionista, Nicola Piovani. La recitazione è ottima e rende bene le sfumature di rimorso e tormento che attanagliano un po' tutti, anche personaggi positivi: Auteuil interpreta un esponente dell'alta finanza appesantito, invecchiato, disilluso, quasi cinico; Favino rappresenta l'uomo di potere che ha dei principi e cerca di presentare una "facciata" positiva, ma, in realtà, è roso dal rimorso per essersi "venduto"; Marie-Josée Croze è una donna ministro canadese dal tratto fragile, deluso, quasi isterico, rovinata dal suo ambiente, ma sincera; infine, Tony Servillo è esemplare. Pace, pietà, amore, gioia, compassione, leggerezza, silenzio, traspaiono dalla sua figura in un modo che non ho quasi mai visto in una pellicola.



Il film è pieno di simboli: dall'acqua (i protagonisti sono spesso ripresi in piscina o alle terme, come se avvertissero l'urgenza di purificarsi), agli uccelli (segno della bellezza gratuita del creato, di gioia, di libertà), al cane (dai molteplici significati: ora quasi guardiano degl'inferi, ora simbolo di una natura in rivolta contro gli abusi umani). Però reca soprattutto un messaggio di grande attualità e densissimo. Proprio dal silenzio del certosino, nasce la disamina più cruda sullo stato della nostra economia attuale e sulla nostra società: "La democrazia è una menzogna" dice Roche; e "I Parlamenti sono retti da anime morte". E infine, Salus chiede, quasi perplesso: "Nessuno si pente?". I potenti della terra stanno portando popoli interi alla rovina, stanno calpestando la democrazia: e davvero non mi stupisce che un film del genere venga quasi ignorato. Dovrebbe essere proiettato ovunque. Esso dipinge l'abisso che separa l'alta finanza dal mondo spirituale di Salus: da un lato dei maniaci del controllo, che non riescono più a capire neanche la poesia e l'arte; dall'altro, un mondo di libertà, profondità, interiorità. Ma anche di speranza.



The Confessions


To illustrate this film, I need a prequel. On last fall, I gave to my kids of fourth (now fifth) an essay about the history of politics (we had just studied Machiavelli and Guicciardini): the result was, among others, Mario's essay, published here on 1 / 1/2016, so fine it was. In that essay:

https://annaritamagri.blogspot.it/search/label/Geopolitica%20per%20i%20miei%20studenti%20-%20Geopolitics%20for%20my%20students?updated-max=2016-02-01T13:19:00-08 : 00 & max-results = 20 & start = 6 & by-date = false 

Mario reported how a famous singer (Jovanotti) had been invited to a summit behind closed doors on the major issues of world politics: and the singer had not even noticed that these gentlemen were organizing the world behind the back of peoples and nations. The news had hardly any echo in newspapers (something which scares me).


Well, this film by Roberto Andò just portrays a story based on an event like this, but in a very original way. The G8 powers have organized a meeting of Ministers of Economy and Finance in an exclusive hotel on the North Sea: and there is also the President of the International Monetary Fund, Daniel Roche (played by excellent Daniel Auteuil). He had also some poeple of cultural relevance, strangers to the world of finance, to be invited altogether: a rock singer (who often cuts the figure of the idiot in the movie); a children's writer, Claire Seth (effectively played by Connie Nielsen, do you remember her? Princess Lucilla in Gladiator) and finally an Italian monk, famous for his books on spirituality, Carthusian Roberto Salus.

Salus (a speaking name) is an extraordinary character and his interpreter, Tony Servillo, perfectly embodies the true monk - the man of God: he has the pure look of a child (eg., at first, at the airport, he stops to contemplate an acrobat with some children), loves nature (he records the voices of birds, a symbol of purity and lightness), but is extraordinarily deep; he lives the rule of silence, as a way to reach interiority, and nourishes compassion and understanding for the people who surround him. On the first night, he is called into his room by Roche: this one asks him for a confession (hence the title of the film, which also reflects the eponymous work by St. Augustine). At first, we do not witness the confession: it unfolds over the course of the story, with a series of flashbacks, which cast a sinister light on the practices of international economy. The next morning, Roche is found dead, suffocated by a plastic bag. Suicide or murder?


And then, the other ministers, who have a very different conception of secret (= mafia silence), begin to obsessively stalk the monk, who could be the bearer of untold secrets; in particular, the IMF and the G8 planned a "maneuver" aimed at crushing the economically weaker countries (Greece is quoted). Some ministers, however (like Italian Antonio Vallati, magnificently interpreted by our Pierfrancesco Favino), disagreed. On several occasions, father Salus is pressured to break the seal of the confessional and to reveal what Roche reported to him; and as the film progresses, it takes on the tones of a thriller, a rarefied one: will Salus be able to defend his confession? Was Roche killed or the victim of a murder? And by whom? What did he say to Salus? Will the maneuver take place? And, in particular (do not forget the title): will Roche receive the absolution? That is the basic question, in my view, because it implies the final judgment on today's finance.

                                     

I noticed that this film has received some mediocre reviews: and that says a lot about the fact that, today, critics understand always less about quality. In fact, The Confessions is a film of very high quality: first, Roberto Andò has regularly accomplished high-level jobs (and therefore he is almost unknown to the public); he worked with Fellini, Francis Ford Coppola, Michael Cimino, but stood out especially for theatrical productions, for example, about the works of his friend Harold Pinter. The screenplay, written directly by Andò, is surprising, because it is well calibrated and studied in detail (mind the balance by which the flashbacks are distributed within it); it is easy to understand and linear, but of great philosophical depth; it quotes St. Augustine, Pascal, the Bible, great thinkers and philosophers; and, above all, it portrays a real monk, father Salus, who regularly unsets his interlocutors with real pearls of wisdom, short sentences, which always go to the heart of the matter.
The film is a thriller, although of hushed atmosphere, suited to the environment of the powerful. The beautiful photography, which often suggestively employs chiaroscuro and focuses on gray, neutral tones, is a work by Maurizio Calvesi (who won the Silver Ribbon for this job). The evocative soundtrack is produced by another great professional, Nicola Piovani. The acting is superb and expresses the shades of remorse and anguish gripping a bit everyone, even positive characters: Auteuil plays an exponent of the high finance, aged, disillusioned, almost cynical; Favino is the powerman with principles, who tries to present a "positive side", but is actually consumed by remorse; Marie-Josée Croze is a Canadian woman minister fragile, disappointed, almost hysterical, ruined by her environment, but sincere; finally, Tony Servillo is exemplary. Peace, compassion, love, joy, silence, freedom transpire from his figure in a way that I have hardly ever seen in a film.



The film is full of symbols: water (the protagonists are often immersed in the pool or sitting at the spa, as if they experienced the urge to purify themselves), birds (a sign of the gratuitous beauty of creation, joy, freedom), the dog (with multiple meanings: now almost an Underworld guardian, now a symbol of nature in revolt against human abuse). But above all, it bears a very timely and intense message. Just from the silence of the Carthusian comes the crudest analysis on the state of our current economy and of our society: "Democracy is a lie," says Roche; and "Parliaments are governed by dead souls". And finally, Salus asks, almost puzzled: "None repents?". The powerful people of the earth are bringing ruin to entire peoples, they are trampling on democracy: and it really does not surprise me that a movie like was almost ignored. It should be broadcast anywhere. It depicts the gulf between high finance and Salus' spiritual world: on one side control freaks, who are no longer able to understand even poetry and art; on the other, a world of freedom, depth, interiority. But also of hope.

lunedì 29 agosto 2016

Caccia al ladro - To catch a thief (A.Hitchcock, 1955)


Caccia al ladro

Ai miei appassionati di Hitchcock, un nuovo capolavoro del maestro del thriller: Caccia al ladro, con due attori che già conoscete, il raffinato Cary Grant e la splendida Grace Kelly (in uno dei suoi ultimi lavori, prima di sposare il principe Ranieri di Monaco). Anche questo è un vero gioiello.


Il film è girato in Costa Azzurra e fu proprio durante queste riprese che Grace Kelly conobbe il principe Ranieri (le famose scene in cui lei è alla guida della macchina furono girate proprio sulla strada su cui poi lei avrebbe fatto il suo incidente mortale nel 1980). La regione viene scossa da una serie di furti di gioielli nei migliori hotel della zona: il modus operandi rinvierebbe a un ladro misterioso detto "Gatto" (abilissimo nello scalare muri e tetti): e subito la polizia sospetta John Robie (Cary Grant), un ex-ladro gentiluomo, che si faceva veramente chiamare "Gatto" per le sue abilità acrobatiche, ora ritiratosi in un'amena villa dei dintorni. Allora a Robie non resta altro da fare che cercare il vero ladro: collabora con il signor Hughson, della compagnia assicuratrice dei gioielli, il prototipo del gentiluomo britannico (interpretato da John Williams); e si deve scontrare con l'omertà dei suoi ex-colleghi, poi compagni nella Resistenza, ora apparentemente "redenti" e occupati nella gestione di un ristorante. Nel corso delle sue indagini, Robie conosce la bellissima Frances Stevens (Grace Kelly), una pestifera e capricciosa, ma affascinante ereditiera americana, che si innamora di lui. A me piace tantissimo la madre di lei, interpretata da un'ottima caratterista, Joyce Royce Landis: è simpaticissima quando richiama la figlia al buon senso. 


Ovviamente il vero ladro viene acciuffato alla fine, ma non vi voglio guastare la sorpresa. Il film è in realtà una commedia brillante: la sceneggiatura è del bravissimo John Michael Hayes (lo stesso della Finestra sul cortile) ed è spumeggiante come champagne, con ironia e battute in quantità; la costumista, la celebre Edith Head, si deve essere divertita parecchio, specie con la scena del ballo in costume settecentesco (se fate attenzione, qui la Kelly indossa un abito che sarà imitato nella Bella e la Bestia di Walt Disney); la fotografia, sempre molto raffinata e ricchissima di colore, è del consueto Robert Burks, che vinse l'Oscar per questo film, e poté avvalersi anche di un elicottero (una novità per allora); la pregiata scenografia è opera di un team di professionisti (Joseph McMillan Johnson, Hal Pereira, Sam Comer, Arthur Crams) che poi ricevette la nomination così come Edith Head per i costumi. Come noterete, il cast tecnico era di primo livello e produsse difatti un film di grande raffinatezza ed eleganza, una festa per gli occhi (guardate per esempio i panorami delle ville, oppure la scena notturna dei fuochi d'artificio).
Insomma, Caccia al ladro è un film divertente, elegantissimo, piacevole, pieno di cose belle (la Costa Azzurra, i gioielli, le ville, la Kelly, gli abiti, il paesaggio ecc.) e che dona un pizzico di leggerezza alla produzione di Hitch. Al tempo stesso, ritorna qui, in forma più lieve, qualcuno dei suoi temi preferiti: l'ambiguità del protagonista, sospettato fino alla fine, il tema del doppio (il nuovo "Gatto" imita John Robie), la verità che si apre dietro ad apparenze insospettabili, la bionda sensuale (guardate il bacio della Kelly a Cary Grant). A proposito: dov'è Hitchcock? Quando lo scoprirete, vi verrà da ridere. 


To Catch a Thief

To my fans of Hitchcock, a new masterwork by the master of thrillers: To Catch a Thief, starring two actors that you already know, elegant Cary Grant and beautiful Grace Kelly (in one of her last works, before she married Prince Rainier of Monaco ). This is a real gem too.
The film is shot on the French Riviera, and during the turning Grace Kelly met Prince Rainier (the famous scene where she is driving, was shot right on the road where she would have her fatal accident in 1980). The region is shaken by a series of thefts of jewelery in the best hotels in the area: the modus operandi would fit a mysterious thief called "Cat" (skillful in climbing walls and roofs): and the police immediately suspect John Robie (Cary Grant), a former gentleman thief, who was really called "Cat" for his acrobatic skills, now retired in a pleasant villa of the surroundings. Then Robie has nothing to do but to find the real thief, cooperating with Mr. Hughson, from the insurance company, the prototype of the British gentleman (played by John Williams); and he must come to terms with the silence of his former colleagues, then comrades in the Resistance, now apparently "redeemed" and working in a restaurant. In the course of his investigations, Robie meets beautiful Frances Stevens (Grace Kelly), a pestiferous and capricious, but fascinating American heiress, who falls for him. I really like her mother, played by excellent Joyce Royce Landis: she is very funny when recalling her daughter to common sense.


Obviously the real thief is caught in the end, but I don't want to spoil your surprise. The film is actually a comedy: the script was written by very talented John Michael Hayes (the same of the Rearwindow) and is bubbly like champagne, with humor and jokes; the costume designer, famous Edith Head, must have had a lot of fun, especially with the ball scene in eighteenth century costumes (if you pay attention, here Kelly wears a dress that will be imitated in Walt Disney's Beauty and the Beast); photography, always very refined and rich in color, is supervised by usual Robert Burks, who won the Oscar for this film, and could also use a helicopter (a novelty for the time); the fine set design is the work by a team of professionals (Joseph McMillan Johnson, Hal Pereira, Sam Comer, Arthur Crams) who received the nomination as well as Edith Head for costumes. As you notice, the technical cast was top level and in fact they produced a film of great refinement and elegance, a feast for the eyes (see for example the views of the villas, or the night scene of the fireworks).


In short, To Catch a Thief is a funny movie, elegant, pleasant, full of beautiful things (the French Riviera, jewels, villas, Kelly, clothes, landscape etc.). And it gives a touch of lightness to the production by Hitch. At the same time, back here, in milder form, we find some of his favorite themes: the ambiguity of the protagonist, who is suspected until the end, the theme of the double (the new "Cat" imitates John Robie), the truth that opens behind unexpected appearances, the sensual blonde (see the kiss of Kelly with Cary Grant). And: where is Hitchcock? When you find him out, you will laugh.

giovedì 25 agosto 2016

Poesia notturna 6 - Night poem 6


Parole e sogni
paiono promesse
all'anima
che attende.


Words and dreams
look like promises
to the waiting soul.

martedì 23 agosto 2016

Vertigo (La donna che visse due volte -- A.Hitchcock, 1958)


Vertigo (A.Hitchcock, 1958)

Vediamo oggi un altro grande capolavoro di "Hitch", da me molto amato: Vertigo, del 1958, ovvero "La donna che visse due volte", con James Stewart e Kim Novak. Il titolo latino fa riferimento alle vertigini (acrofobia) di cui soffre il protagonista, uno spettacolare James Stewart, qui in una delle sue interpretazioni più intense. E il senso di vertigine, suscitato anche da ben altro (per esempio, dall'idea del doppio e di una donna che vive due volte), è il vero protagonista del film; esso ispira anche la magnifica, magnetica sigla, con spirali in movimento dall'effetto ipnotico (opera di Saul Bass).




La scena d'inizio fa letteralmente venire le vertigini: John Ferguson, detto "Scottie", un agente di polizia, sta inseguendo assieme a un collega un criminale sui tetti di San Francisco, ma, a causa di un salto azzardato, si ritrova appeso a una grondaia: il collega cerca di aiutarlo, ma precipita sotto i suoi occhi nel vuoto (questa è una parte che mi terrorizza, perché anch'io soffro di vertigini). Dopo essersi ripreso, Scottie è ancora vittima del trauma; a questo punto, un suo amico, il ricco Galvin Elster, gli chiede di pedinare la moglie Madeleine (interpretata da Kim Novak), bellissima, ma altrettanto fragile psichicamente. L'uomo descrive i disturbi mentali della donna come se fosse  un vero e proprio caso di possessione: Madeleine sembra a volte inabitata dallo spirito di un'antenata, Carlotta Valdés, morta suicida, perché le era stata sottratta la figlia. Scottie comincia a seguirla nelle sue peregrinazioni sempre più inquietanti: la donna va al museo cittadino e resta per ore in contemplazione del ritratto dell'ava; compra fiori identici a quelli del ritratto; visita quella che era la casa dell'antenata. Insomma, sembra davvero posseduta (ricordo alla mia squadriglia che Hitch era cattolico di formazione e molto sensibile al lato soprannaturale,  o anche preternaturale = spiriti e simili). 
Sempre più vittima del magnetismo che si sprigiona da Madeleine, Scottie se ne innamora (lui sembra veramente posseduto!) e, un giorno, la salva da un tentativo di suicidio (lei si butta in acqua sotto al Golden Gate). Così, ha la possibilità di iniziare un idillio con lei, finché, un giorno, durante una visita alla missione cattolica spagnola - una di quelle che tappezzano la California - dove l'antenata Carlotta è sepolta, Madeleine si butta dal campanile. E qui comincia davvero il mistero: perché il povero Scottie, preso dalle sue vertigini, non può accorrere a salvarla e quindi rimane pesantemente traumatizzato dalla morte della donna che ama: allora comincia a cercare una donna che assomigli a lei, finché non la trova....Ma era veramente una possessione?


Vertigo è veramente un capolavoro di suspence ed è stato giudicato il miglior film di sempre dal British Film Institute. A partire da un romanzo mediocre, ricostruisce la storia in modo esemplare, tenendo col fiato sospeso fino alla fine (e che finale! Ma non ve lo dico). La sceneggiatura è, come sempre, ottima (qui opera di Samuel Taylor, che lavorò anche a Sabrina, di Billy Wilder); notevolissima anche la fotografia, di un classico collaboratore di Hitch, Robert Burks, una fotografia che sembra evocare spesso atmosfere di mistero, approfittando al massimo delle scenografie (opera di un altro grande collaboratore di Hitch, Henry Burnstead). Guardate ad esempio l'effetto magnetico della valle delle sequoie, con i raggi di sole che piovono tra il fogliame di questi alberi secolari; oppure, lo sfondo del Golden Gate, dove Madeleine tenta il suicidio; gl'interni, accuratissimi, con visioni mozzafiato su San Francisco dalle finestre; oppure, la scena al Museo (il California Palace), un museo vuoto e inquietante (i musei vuoti fanno questo effetto); o, infine, la missione spagnola. Notate ancora le magnifiche fotografie in cui ricorre il motivo della spirale, o in cui le fughe di corridoi o palazzi producono lo stesso effetto. La musica poi è magnifica (colonna sonora di Bernard Hermann).


Ma è soprattutto la recitazione che spicca, in particolare quella di James Stewart, che qui dà il meglio di sé, tra amore, tenerezza, tormento, intelligenza e inquietudine. Lui sembra veramente al limite della follia. Quanto a Kim Novak, un'attrice di origine ceca, che doveva essere all'epoca la nuova Marilyn Monroe, fu scelta da Hitchcock per sostituire, nel ruolo da lui amato dell'algida bionda, Grace Kelly (ormai sposata col principe Ranieri di Monaco). Inutile dire che la Novak non aveva il carisma e il fascino della Kelly (lo notate subito); però qui risulta particolarmente sperduta e conturbante, misteriosa, per cui la prova è ottima lo stesso. 


Il film ha una densità tematica incredibile: è l'apice dell'analisi, così consueta in Hitch, di quanto è inquietante, di quei burroni che si spalancano sotto ai nostri piedi nella vita quotidiana. Sono molte le cose che inquietano qui: le vertigini, in tutti i sensi; il tema del doppio (sottolineato dagli specchi); il trauma, la follia; l'idea della possessione, anch'essa molto letteraria (cito a caso Fogazzaro ed Henry James fra gli scrittori che se ne sono occupati); il mistero su chi è Madeleine, il suo fascino magnetico e inafferrabile; l'inconscio; l'effetto risucchio del passato; l'amore come ossessione e tentativo di salvare, col rischio di perdersi. Scottie si immerge in questa storia d'amore come se sprofondasse in un abisso; eppure....Ma guardatevi il finale. 

PS. Trovate Hitchcock: dov'é?

Vertigo (1958)

Today let's see another great masterpiece by "Hitch", much loved by me: Vertigo, 1958, starring James Stewart and Kim Novak. The Latin title refers to vertigo (acrophobia), afflicting the protagonist, a spectacular James Stewart, here in one of his most intense interpretations. And the sense of vertigo, also aroused by something else (for example, by the idea of ​​the double), is the real core of the film; it also inspired the magnificent, magnetic opening titles, with moving spirals producing a hypnotic effect (by Saul Bass).



The opening scene is literally dizzying: John Ferguson, called "Scottie", a police officer, together with a colleague, is chasing a criminal on the rooftops of San Francisco; but, because of a big leap, he slides and hangs on a gutter: his colleague tries to help him, but falls under his eyes from the roof (this is a part that scares me, because I'm afraid of heights). After recovering, Scottie is still a victim of the trauma; at this point, one of his friends, rich Galvin Elster, asks him to follow his wife Madeleine (played by Kim Novak), beautiful, but psychologically fragile. He describes her mental disorders as if it were a real case of possession: Madeleine sometimes seems uninhabited by the spirit of an ancestor, Carlotta Valdes, who committed suicide, because her daughter had been taken away from her. Scottie begins to follow her in her wanderings, more and more disturbing: the woman goes to the city museum and stays for hours in contemplation of the portrait of her ancestor; she buys flowers identical to those of the portrait; she visits what was Carlotta's ancient house. In short, she looks really possessed (I recall to my squadron that Hitch received a Catholic training and was very sensitive to the supernatural, or even preternatural side = spirits and the like).

Increasingly the victim of the magnetism emanating from Madeleine, Scottie falls in love with her (he looks really possessed!). And, one day, he saves her from a suicide attempt (she dives into the water under the Golden Gate). So, he can start a romance with her; but one day, during a visit to the Spanish Catholic mission - one of those that cover California - where Carlotta is buried, Madeleine throws herself from the bell tower. And here the mystery really begins: poor Scottie, taken by his vertigo, can not rush to save her and is heavily traumatized by the death of the woman he loves: then he begins to look for a woman who looks like her, until he finds her. ... But was it really a possession?



Vertigo is truly a masterpiece of suspense and has been judged the best film ever by the British Film Institute. Taken from a mediocre novel, it traces the history in an exemplary way, with suspense until the end (how it is! But I do not reveal it). The script is, as always, excellent (here by Samuel Taylor, who also worked in Sabrina, by Billy Wilder); the photography is also remarkable, by a classic collaborator of Hitch, Robert Burks; he often seems to conjure up mysterious atmospheres, making the most of the sets (designed by another great help to Hitch, Henry Burnstead). Look for example at the magnetic effect of the valley of redwoods, with sun rays raining down through the foliage; or, the background of the Golden Gate, where Madeleine attempts suicide; the interiors, highly accurate, with breathtaking views of San Francisco; or, the scene at the Museum (the California Palace), an empty and eerie Museum (empty museums make this effect); or, finally, the Spanish mission. Note again the magnificent photographs marking the spiral motif, when halls or palaces leaks produce the same effect. The music is superbe (soundtrack by Bernard Hermann).


But it is above all the acting that stands out, in particular that by James Stewart, who here gives the best of himself, showing love, tenderness, anguish, intelligence and uneasiness. He really seems on the verge of madness. As for Kim Novak, an actress of Czech origin, who was to be the new Marilyn Monroe, she was chosen by Hitchcock to replace, in the role of the blonde, Grace Kelly (now married to Prince Rainier of Monaco ). Needless to say, Novak did not have the charisma and charm of Kelly (you notice it immediately); but here she is particularly mysterious, so her interpretation is very good all the same.

The film has an incredible thematic density: it is the pinnacle of the analysis, so usual in Hitch, of what is disturbing, of those ravines wide open beneath our feet in everyday life. There are many things that trouble here: vertigo, in every sense; the theme of the double (highlighted by mirrors); trauma, madness; the idea of ​​possession, which is also very literary (I quote at random Fogazzaro and Henry James among the writers who have dealt with it); the mystery of who is Madeleine, her magnetic and elusive charm; the unconscious; the suction effect of the past; love as obsession and attempt to save at the risk of getting lost. Scottie is immersed in this love story as if he were sinking into an abyss; and yet .... But watch the end.

PS. Try to find Hitch!

lunedì 15 agosto 2016

Un amore splendido - An affair to remember (Leo McCarey, 1957)


Un amore splendido

Questo è  uno dei miei film preferiti e forse uno dei più genuinamente romantici che siano mai stati girati. Un amore splendido è un remake di gran classe di un film omonimo che il regista Leo McCarey aveva già girato nel 1939 in bianco e nero, con Irene Dunne e Charles Boyer (ho visto anche quello). I protagonisti qui sono Cary Grant, uno dei più grandi attori di Hollywood, molto apprezzato da Hitchcock, e Deborah Kerr, una vera lady di grande eleganza; erano entrambi inglesi e, secondo me, due Americani difficilmente avrebbero potuto donare a questo film l'atmosfera di rara distinzione che lo contraddistingue. Infatti, questa pellicola va apprezzata per le sfumature e per la raffinatezza.



Nickie Ferrante è un playboy di origine italiana, in viaggio su di un transatlantico alla vigilia del suo matrimonio con una ricca ereditiera. Sulla nave incontra Terry McKay, una giovane di origine irlandese, prima cantante nei nights, poi mantenuta da un ricco industriale (Kenneth, in realtà una gran brava persona, interpretato da Richard Denning). I dialoghi tra loro sono molto interessanti, perché giocati sul filo dell'ironia: Terry non prende troppo sul serio la fama di rubacuori di Nickie, ma proprio questo permette a lui di risalire alla parte più profonda di sé. I protagonisti sono entrambi non giovanissimi, con esperienza e disillusioni sulle spalle; in fin dei conti, vengono da due esistenze non proprio limpide, da viveurs, da cui hanno bisogno di riscattarsi. 

Poco per volta, tra loro nasce un idillio, che dà luogo a molti pettegolezzi sulla nave (e a delle scene buffe); di grande bellezza è l'episodio centrale del film, quando i due sbarcano in Costa Azzurra e vanno a visitare la nonna di Nickie, interpretata splendidamente da Cathleen Nesbitt (parentesi: Cathleen Nesbitt è stata una delle più longeve attrici inglesi ed era la fidanzata del poeta Rupert Brooke, uno dei poeti della I Guerra Mondiale che i miei ragazzi affrontano regolarmente nel programma di quinta; lui le dedicò anche dei sonetti).  L'anziana signora vive in un'elegante casa, piena di oggetti d'arte e circondata da un meraviglioso giardino con cappella; e in quest'atmosfera raffinata e rarefatta, quasi un Paradiso, Terry e Nickie, al contatto con l'amore sincero della nonna, ritornano alle loro aspirazioni più genuine. Quindi, prima di separarsi alla fine del viaggio, prendono la grande decisione: lasceranno i rispettivi fidanzati e si impegneranno a guadagnarsi la vita per poter fondare un futuro insieme; Nickie, ad es., riscopre il proprio talento di pittore. Siccome non sanno se ce la faranno, si ridanno appuntamento per sei mesi dopo sull'Empire State Building di New York, il punto "più vicino al cielo". Ma, come vedremo, qualcosa va storto....



Amo molto questo film per tanti motivi: la recitazione di classe, l'ironia, che evita i toni melensi. l'eleganza (i costumi sono di uno dei maggiori costumisti di Hollywood, Charles De Maire, la fotografia di Milton Krasner, altro grande professionista, la musica di Hugo Friedhofer, con la bellissima canzone, scritta dal regista stesso, An affair to remember), la sceneggiatura, molto raffinata; ma è, soprattutto, una gran bella storia d'amore. E una storia d'amore che fa riflettere. La sceneggiatura ci permette di seguire il suo sviluppo in maniera naturale, senza gli artifici e i vuoti di tanti film romantici: i protagonisti sono due persone vere e, soprattutto, non sono eroi senza macchia, ma un uomo e una donna insoddisfatti di come hanno vissuto la loro esistenza. Nel loro amore trovano l'energia per riscattarsi; ed è una storia d'amore priva di toni zuccherosi, vissuta con ironia e molta intelligenza. 

Una volta ho letto una critica su questo film: i due protagonisti non dovrebbero separarsi per cercare un impiego, ma restare insieme ed approfittare subito della felicità che hanno scoperto. Credo però che questo commento sia miope. Entrambi infatti si rendono conto di non essere allenati alle responsabilità che una storia d'amore vera comporta; per cui si prendono sei mesi per addestrarsi a queste responsabilità. Per questo penso che il messaggio di questo film sull'amore sia molto più profondo del solito: esso ricorda quello che tanti di noi oggi preferiscono scordare, cioè che l'amore non è tanto godimento immediato, ma richiede impegno. 



An Affair to Remember

This is one of my favorite movies, and perhaps, one of the most genuinely romantic ever filmed. An Affair to Remember is the remake of an eponymous film of great class, directed by Leo McCarey in 1939 in black and white, with Irene Dunne and Charles Boyer (I watched it too). The protagonists here are Cary Grant, one of the greatest actors in Hollywood, much appreciated by Hitchcock, and Deborah Kerr, a true lady of great elegance; they were both British and, in my opinion, two Americans could hardly have expressed the rare distinction atmosphere that sets this film apart. In fact, this film should be appreciated for its nuances and sophistication.

Nickie Ferrante is a playboy of Italian origin, travelling on an ocean liner on the eve of his marriage to a wealthy heiress. On the ship he meets Terry McKay, a young Irish-born woman, first singer in a night, then maintained by a wealthy industrialist (Kenneth, actually a very good person, starring Richard Denning). The dialogues between them are very interesting, because they play on the thread of irony: Terry does not take too seriously Nickie's reputation of heartthrob, but that lets him go back to the deepest part of himself. The protagonists are both not very young, experienced and disillusioned; after all, they are viveurs, with a not so clear existence, from which they need to redeem themselves.




Little by little, they fall in love, which gives rise to many rumors on the ship (and to some funny scenes); the central episode of the film is really beautyful, when the two land on the French Riviera and go to visit Nickie's grandmother, beautifully played by Cathleen Nesbitt (brackets: Cathleen Nesbitt was one of the longest-lived British actresses and was the girlfriend of poet Rupert Brooke, one of the World War I poets regularly met by my kids in the fifth grade; he also devoted sonnets to her). The old lady lives in an elegant house, full of artworks and surrounded by a beautiful garden with a chapel; and in this refined and rarefied atmosphere, almost a Paradise, Terry and Nickie, upon contact with the sincere love of his grandmother, go back to their most genuine aspirations. So, before parting at the end of the trip, they take the big decision: they will leave their partners and undertake to make a living in order to found a future together; Nickie, eg., rediscovers his talent as a painter. As they do not know if they are going to succeed, they fix a new rendez-vous six months after on the Empire State Building in New York, the "closest spot to heaven." But something will go wrong ....



I really love this movie for many reasons: its class in acting, its irony, which avoids dull tones. elegance (costumes by one of the greatest costume designers in Hollywood, Charles De Maire, photography by Milton Krasner, another great professional, music by Hugo Friedhofer, with the beautiful song, written by the director himself, An Affair to Remember), the script, very refined; but above all, it's a great love story. It's a love story that makes you think. The script lets us follow its development in a natural way, without the empty artifice of many romantic movies: the protagonists are two real people and, above all, no spotless heroes, but a man and a woman dissatisfied with their existence. In their love they find the energy to redeem themselves; and it is a love story devoid of sugary tones, lived with irony and a lot of intelligence.

I once read a criticism about this film: the two protagonists should not get separated in search for work, but stay together and take advantage at once of the happiness they found. But I think this comment is shortsighted. Both in fact realize they are not trained to the responsibilities a true love story involves; therefore, they take six months to train themselves to these responsibilities. So I think the message about love of this film is much deeper: it reminds what many of us now prefer to forget, that love is not so much immediate gratification, but it needs commitment.


domenica 7 agosto 2016

Il giro del mondo al cinema 3 - Cina


Il giro del mondo al cinema 3 - Cina

Riprendiamo ora la nostra panoramica sui film riguardanti la Cina. Vorrei ripartire da un classico di Hollywood, 55 giorni a Pechino, diretto da Nicholas Ray nel 1963 (Nicholas Ray è lo stesso regista del kolossal religioso Il re dei re), con il grande Charlton Heston, Ava Gardner e David Niven. Giusto per intenderci, Charlton Heston è stato uno dei più grandi divi di Hollywod e protagonista, per esempio, del celebre kolossal Ben Hur; Ava Gardner invece era una delle più belle attrici statunitensi, tanto bella che la chiamavano The Body ("il corpo") per antonomasia. 


I 55 giorni del titolo sono quelli della rivolta dei Boxers del 1900: i Boxers erano una società segreta (detta "dei Pugni armoniosi"!) che si ribellò contro gli Occidentali di stanza a Pechino, con il tacito consenso dell'imperatrice vedova Tsu Hsi. Come è noto, la Cina resistette a lungo contro le pressioni all'apertura alla cultura occidentale, sia per difesa istintiva, sia per tendenze xenofobe tipiche della cultura cinese; le nostre ambasciate, ivi compresa quella italiana, furono assediate appunto per 55 giorni, mentre i Boxers si davano al massacro dei cristiani fuori (va sempre a finire così). A proposito: nella generale reazione contro la penetrazione europea, che saldò la corte, la classe dirigente dei mandarini e il popolo, specie contadino, le prime vittime furono proprio i cristiani, in maggioranza cattolici, ma anche protestanti, sia missionari che cinesi convertiti (abbiamo visto la lunga serie di film sui missionari in Cina). Al volgere del 1800 ci furono molti attentati, pogrom, incendi e massacri e le stime per i cristiani uccisi oscillano tra le 30.000 e le 100.000 vittime. 


                                                       Ava Gardner e Charlton Heston

Nel film, Heston interpreta il maggiore Matt Lewis, americano, al comando del contingente di difesa delle ambasciate; egli si innamora della splendida contessa russa Natalie Ivanoff, impersonata dalla Gardner (ricordo ancora il loro sensazionale bacio hollywoodiano; in realtà, i due non andavano per niente d'accordo sul set), mentre David Niven, grande attore britannico, interpreta ovviamente l'ambasciatore di Sua Maestà. Il film, girato in epoca di decolonizzazione, tratta problemi ancora scottanti, come imperialismo, razzismo ecc. Curiosità: il povero Ray collassò durante le riprese e dovette abbandonare la regia.


Uno spaccato della Cina al termine della dinastia Qing, poco prima e subito dopo la morte dell'imperatrice Tsu Hsi, è il tema del noto kolossal di Bernardo Bertolucci L'ultimo imperatore, sulla vita dell'ultimo imperatore cinese (incoronato bambino) Pu Yi. Il film, del 1987, è tratto dall'autobiografia di Pu Yi stesso e vinse una caterva di Oscar e altri premi: Miglior Film, Migliore Regia, Migliore Sceneggiatura non originale, Fotografia (al nostro Vittorio Storaro), Scenografia, Costumi, Montaggio, Sonoro, Colonna Sonora, in tutto 9! La pellicola fu girata a Cinecittà e, per la prima volta in assoluto, nella vera Città Proibita di Pechino, per mesi. La storia è costruita come un lunghissimo flash-back del protagonista, interpretato da John Lone, al momento in cui viene incarcerato in un laogai cinese e tenta il suicidio: passiamo così dalla sua infanzia a corte, mentre vive i suoi ultimi anni di vita Tsu Hsi, nella decadenza generale dell'Impero, alla Rivoluzione Nazionalista del 1911, fino alla guerra civile, al rapporto coi Giapponesi invasori e al tremendo mondo comunista di Mao (la rieducazione dell'anziano imperatore è descritta in toni crudi). Il film rappresenta molto bene il crollo di un mondo e il passaggio a uno completamente diverso, attraverso i molteplici traumi cui è sottoposto il protagonista, che non può mai disporre della sua vita. Bertolucci è spesso un po' morboso, tuttavia, il film merita sicuramente.


                                                                         Il vero Pu Yi

A proposito dell'invasione giapponese del 1936, c'è un bel film, interpretato dalla compianta Natasha Richardson (morta nel 2009: era la moglie di Liam Neeson) e dal sempre molto bravo Ralph Fiennes, La contessa bianca, diretto nientedimeno che da James Ivory. Siamo a Shangai, nel 1936 e, mentre i Giapponesi avanzano, la contessa Sofia, un'esule russa, e Todd Jackson, un diplomatico americano, si incontrano; lui è cieco e sogna di fondare un locale, La contessa bianca appunto (la vita notturna di Shangai era molto viva), mentre lei deve fare l'entreneuse nei night club per nutrire la famiglia. Alla fine, devono rinunciare a ogni progetto e fuggire. Al film ha partecipato quasi tutto il clan Redgrave: Vanessa, la madre della Richardson, e Lynn, la zia (è una dinastia di attori). La pellicola rappresenta molto bene il quadro storico della Cina degli anni '30, poco prima della guerra sino-giapponese, e ha un che di poetico e letterario (come tutti i film di James Ivory).


                                  Ralph Fiennes e Natasha Richardson nella Contessa bianca

Lo stupro di Nanchino è una pagina, troppo spesso dimenticata, della sanguinosa invasione giapponese a danno della Cina e di buona parte del Sud-est asiatico negli anni '30. I Giapponesi, con la loro ideologia militarista, non erano assolutamente da meno dei nazisti: ancora adesso tra Cina e Giappone ci sono dissapori in proposito, anche se alcuni ufficiali responsabili furono giudicati dagli Americani per crimini contro l'umanità. Ancora nel 2007, è uscito un documentario giapponese che nega assolutamente l'eccidio. Nanchino, allora capitale della Repubblica cinese, fu invasa dai Giapponesi nel dicembre 1937 e nelle settimane che seguirono furono massacrate tra le 200.000 e le 350.000 vittime, specie bambini; innumerevoli gli stupri (almeno 20.000), da cui il nome con cui la vicenda è ricordata. 


                                                Corpi di Cinesi massacrati a Nanchino

Sul massacro vorrei ricordare un bel film, più adatto alla televisione, a dire il vero, e didattico, che illustra la storia, anch'essa dimenticata, del più grande eroe che cercò di salvare un gran numero di vite umane in quei giorni tremendi. E sapete chi era? Un nazista, rappresentante in Cina del Terzo Reich: John Rabe, cui è stato dedicato un film nel 2009; il protagonista è uno dei più noti attori tedeschi sulla piazza, Ulrich Tukur. John Rabe, che era a Nanchino per conto della Siemens, fu il presidente del comitato per la creazione di una zona di sicurezza in cui trovarono rifugio 250.000 civili cinesi; la zona coincideva con le ambasciate occidentali. Il film traccia la sua disperata vicenda e il suo eroismo di uomo buono, "normale": a un certo punto, deve addirittura separarsi dalla moglie, che lascia partire, perché si salvi, mentre lui rimane in Cina per gestire la situazione. Tra l'altro: morì in povertà dopo la guerra perché non era di moda ricordare gli atti di eroismo di chi era iscritto al partito nazista; invece, al ritorno dalla Cina, egli aveva scritto un rapporto di protesta a Hitler sui fatti cui aveva assistito: per tutta risposta, la Gestapo lo arrestò, per oltraggio alla corona nipponica. Solo in questi ultimi anni la sua figura è stata ricordata come merita. 


                                                     Ulrich Tukur nel ruolo di John Rabe

Non è possibile conoscere un po' meglio la storia della Cina senza vedere i film del regista cinese più noto in Occidente, Zhang Yimou, che, tra l'altro, ha dedicato un film proprio allo stupro di Nanchino: I fiori della guerra, del 2011. Ma, su Zhang Yimou ci vuole un po' più di tempo, quindi ci rivedremo a un'altra puntata. 

sabato 6 agosto 2016

Gelato al bacio


Gelato al bacio

Il gelato al bacio si prepara col cioccolato Gianduia: è il cioccolato inventato dai  maestri pasticceri torinesi nel 1806, durante le guerre napoleoniche, quando il blocco continentale impediva il trasporto del cacao in Europa; a Torino si trovò quindi uno stratagemma per preparare la cioccolata, quello di sostituire una buona parte del cacao con le nocciole. Il Piemonte è la terra delle nocciole, quindi,,,,
Il cioccolato Gianduia (che ha il nome della maschera di Torino), ebbe un successo tale che fu inventato anche il celeberrimo cioccolatino gianduiotto.




Per  il gelato al bacio, ho adattato la ricetta del gelato di cioccolata, riducendo,  ovviamente, il quantitativo di zucchero e sostituendo il cioccolato fondente con quello Gianduia. Poi ho aggiunto le nocciole intere.

Ingredienti

100 gr. di cioccolato Gianduia
1 uovo
50 gr. di zucchero
250 gr. di latte
80 gr. di panna
30 gr. di nocciole pelate e tostate intere

Fate fondere il cioccolato a bagnomaria nel latte e nella panna, quindi lasciate raffreddare; mescolate l'uovo intero con lo zucchero, poi aggiungete poco per volta il latte al cioccolato. Quando la miscela è pronta, mettete sul fuoco e portate a ebollizione. Spegnete subito, quindi aggiungete le nocciole intere, lasciate raffreddare e infine, dopo aver mescolato, versate in una tazza raffreddata e mettete in freezer. Come sempre, mescolate ogni ora per 2 o 3 volte, finché il gelato non ha la giusta consistenza.

                                             

Ice cream "Bacio" (= kiss)

The "Bacio" ice cream must be prepared with Gianduia chocolate: it was invented by the pastry masters in Turin in 1806, during Napoleonic wars, when the continental blockade prevented the cocoa transport to Europe. Then in Turin they found a way to prepare the chocolate, replacing a large part of cocoa with hazelnuts. Piedmont is the land of hazelnuts, so...
Gianduia chocolate (which has the name of the Turin mask) was so successful that they invented the famous chocolate gianduiotto too.

                                         

For the ice cream, I adapted the recipe of chocolate ice cream, reducing, of course, the quantity of sugar and replacing dark chocolate with Gianduia. Then I added whole hazelnuts. 

Ingredients

80 gr. Gianduia chocolate
1 egg
50 gr. sugar
250 gr. milk
80 gr. cream
30 gr. peeled hazelnuts

Melt the chocolate in the milk and cream, in a pot bathed in hot water, then let it cool; mix the egg with the sugar, then add little by little the milk with chocolate. When the  mixture is ready, put it on fire. When it starts to boil, turn it off immediately, add the hazelnuts, let it cool and, after stirring, pour it into a chilled bowl and place in the freezer. As always, stir it every hour 2-3 times, until the ice cream has the right consistency.