L'amore di John
Questo brano, che ritengo piuttosto poetico, risale al marzo 2014 e parla dell'amore di John, il protagonista del mio romanzo "I bimbi di ieri", per Ada (che, avverto, è un po' idealizzata). Lo dedico ai miei studenti e a chiunque sognasse ancora il "grande amore".
Quella mattina, dopo una consistente sessione di ginnastica in cella - centinaia di
flessioni, push-ups, squats, addominali
e quant'altro - John aveva fatto una specie di doccia servendosi del misero
lavandino a disposizione, quindi si era sdraiato sul letto, a leggere. Ma, quel
giorno, non riusciva a concentrarsi. La mente veniva ripetutamente agganciata
dal pensiero dell'udienza in corso, udienza cui si sentiva interessato per vari
motivi. Inevitabilmente, il pensiero scivolava su Ada e sull'ammirazione da lui
nutrita nei suoi confronti per tutto l'impegno e l'abnegazione di cui ella dava
prova. Ben al di là di tanti altri. Altrettanto inevitabilmente, affioravano
dei ricordi che inducevano in lui il confronto con altre donne da lui
incontrate in passato.
Quando
era più giovane, John non aveva mai avuto bisogno di corteggiare una ragazza:
gli correvano dietro da sole, adolescenti della sua età o poco meno, e anche
qualcuna di qualche anno maggiore. La cosa aveva finito addirittura quasi per
annoiarlo. Il suo carattere riservato, non propriamente timido, ma leggermente
introverso e tendente a isolarsi, molto più di quanto paresse dai suoi
improvvisi scoppi di allegria, non amava le manifestazioni di favore eccessivo
che certune gli dimostravano; per di più, il suo lato intrinsecamente sobrio,
quasi severo, non tollerava le civetterie. Certo, aveva avuto varie storie e,
non di rado, esse avevano avuto inizio quando lui stesso aveva risposto alle
occhiate dolci delle coetanee che incrociava: per una, quando era poco meno che
diciottenne, aveva perso letteralmente la testa; ma era durata poco. Non che i
suoi sentimenti fossero mutati rapidamente: era lei che si era dileguata,
quando lui si era cacciato, per l'ennesima volta, nei guai. Chissà, forse
dissuasa dai suoi, forse poco convinta ella stessa, forse impaurita, non si era
fatta più sentire: e lui l'aveva cercata e attesa invano. Era successo qualche
anno prima che finisse nel braccio della morte: e spesso vi aveva ripensato in
quel periodo e dopo, anche quando usciva con delle altre o i suoi sentimenti
erano rimasti impietriti nel death-row.
Eppure,
ora lo riconosceva, anche nel bel mezzo degl'innamoramenti più travolgenti,
quelli così totalizzanti della prima giovinezza, in lui era rimasta sempre
un'impercettibile, perenne sfumatura di insoddisfazione; ed essa si riverberava
in quell'indefinibile austerità con cui valutava quelle stesse ragazze. A dire
il vero, il motivo per cui si era, in fin dei conti, fidato abbastanza poco
delle donne quando era libero, era più profondo. Nel corso degli anni era
giunto a comprenderlo, o quasi. Quello che non tollerava, quando l'ennesima
ragazza dal bel viso manovrava, neanche tanto velatamente, per fare la sua
conoscenza a una festa o in un night, anche
quando la sua vanità maschile ne rimaneva adulata e lui rispondeva di buon
grado, anche quando finiva la serata a letto con una di esse, era la
superficialità che lui avvertiva nella maggioranza di loro. Involontariamente,
John si adeguava ai criteri severi assorbiti in famiglia, pur avendo
perennemente lottato contro di essi. Sotto sotto, nutriva esigenze ben più profonde,
forse anche più elevate; e la garrula gaiezza di varie ragazze che gli finivano
tra le braccia dopo un party, magari
dopo che avevano bevuto tutti e due, lo irritava la mattina dopo, quando si
svegliava col mal di testa accanto a una di loro, pieno di un'amara
scontentezza. Non di rado, nutriva altresì l'impressione che la ragazza in
questione fosse psicologicamente miope e che la sua attenzione non andasse
molto al di là dell'attrattiva costituita dal suo aspetto. Praticamente nessuno
di quegl'incontri fugaci aveva retto alla prova del tempo.
A
questa severità non del tutto sua, John alternava però dubbi e sensi di colpa.
Talora si rammaricava di giudicare le sue ex
in modo troppo rigido e scivolava nella convinzione di essere lui stesso il
maggiore responsabile di quei naufragi affettivi. Talora riteneva di non aver
capito di cosa loro stesse avessero bisogno e si accusava di una superficialità
tutta da dimostrare. Ada preferiva parlare di debolezza e depressione: ma lui
non sapeva se fidarsi della magnanimità di quel giudizio, a suo avviso
orientato dall'amore. Dimenticava, in quei momenti di autocritica, che l'amore
vive di verità.
Poi
era arrivato nel braccio della morte. I primi anni, aveva ricevuto delle
lettere di alcune giovani donne rimaste affascinate dopo averlo visto in TV o
sul giornale. I media avevano preso l'abitudine di definirlo "occhi di
ghiaccio": e giocavano perversamente sul contrasto tra il suo aspetto,
quasi angelico, e l'efferatezza del delitto di cui era accusato e, senza via di
scampo, ritenuto colpevole. Nonostante la pessima descrizione che di lui era
stata offerta, d'altronde una descrizione del tutto irrealistica, o forse
solleticate proprio per questo, quelle là
si erano invaghite di lui: e alcune gli avevano scritto, senza farsi remore a
rivelargli la loro attrazione, un'attrazione per nulla sostenuta dalla
conoscenza della sua personalità. Aveva gettato quei fogli con rabbia. Ancora
più di prima, quando era abituato a percepire l'interesse che suscitava nelle
ragazze nel passare attraverso una sala affollata, aveva provato la netta
sensazione che quelle sceme non
cercassero lui, che non volessero lui. Aveva avvertito, nelle loro frasi
esagerate, la falsità di un interesse effimero e meramente esteriore. Aveva
avvertito il peso dell'adulazione. Aveva allora preferito rimanere solo.
L'unica,
vera che avesse corteggiato e, nonostante la propria riservatezza,
accanitamente, era Ada. La sua Ada. Con lei era stato diverso fin dall'inizio:
era sbocciata prima l'amicizia, poi l'intesa, la complicità, quando lei non lo
aveva neancora mai visto. Cos'era stato ad avvincerlo da subito? Il tono della
prima lettera? La dolcezza con cui lei gli scriveva, la sorridente comprensione
che gli dimostrava? Il suo humour allegramente
pazzerello, con cui lei gli rivelava che parlava da sola di continuo,
servendosi degl'interlocutori più improbabili, peluches compresi? La cura con cui si preoccupava delle sue
condizioni e gli raccomandava di bere molta acqua o di mangiare il più sano
possibile? Oppure le sue qualità?
Miseria,
che donna era Ada! Capace di attraversare il mondo per venire a visitarlo, di
lasciare il suo paese, il suo continente, la sua carriera, la sua vita per
stare con lui: e poi con un'intelligenza! Acuta, analitica, implacabile: aveva
fatto a pezzi il suo caso come forse solo lui era riuscito. E si era convinta,
razionalmente convinta, che lui fosse innocente. Lavorare con lei era un
piacere genuino, impagabile, anche perché erano complementari: analitica e razionale
lei, più sintetico e intuitivo lui. Ma di lei lo attirava anche la forza di
volontà: una volontà di ferro, insospettabile dietro un viso tanto dolce. Nel
suo lavoro, riusciva a mettere a posto anche soggetti non del tutto malleabili.
E,
infine, guardarla era uno dei piaceri più grandi della sua vita, secondo solo a
tenerla tra le braccia: John, che aveva sempre avuto un debole per le brune,
era crollato già al vederne la prima foto, nel lontano autunno 1998; ma poi, al
trovarsela davanti durante la prima visita, un anno e mezzo dopo, aveva lottato
con se stesso a lungo per non manifestare i propri sentimenti subito. Si
ricordava che la seguiva con gli occhi, così aggraziata e sorridente, così
dolce e simpatica, senza perderla di vista un attimo. L'aveva vista arrossire
più volte sotto il fuoco del proprio sguardo e, a un tratto, quando lui le
aveva mormorato qualcosa...Ah! Sì:
-
Sei molto più bella che in fotografia - le guance le si erano soffuse di un
rossore adorabile e lieve e poi lei aveva distolto un poco lo sguardo in
direzione della finestra. Quel momento gli era rimasto dentro da allora; e,
allora, l'aveva contemplata così, un poco di profilo, lo sguardo leggermente
abbassato per un'incantevole, rara ritrosia e gli era venuta la tentazione di dichiararle
il suo amore lì, subito, senz'altro. Poi, si era reso conto che lei poteva
provare imbarazzo e che avrebbe potuto metterla a disagio: e, per l'ennesima
volta, si era trattenuto. Alla fine, però, il giorno dopo, non c'era riuscito
più.
Per
lei si era messo in gioco totalmente, si era speso, aveva operato acrobazie di
creatività. Non aveva mai desiderato una donna tanto quanto lei e non solo
perché l'amava da anni e da anni non poteva quasi toccarla, stando nel death-row: lui era perfettamente consapevole
del fatto che, se l'avesse incontrata prima, se solo l'avesse incontrata prima, avrebbe fatto di tutto per
averla.
Una
volta le aveva sussurrato scherzando:
-
In fin dei conti, sono come quegli scavezzacollo bacchettoni che saltano la
cavallina per anni e poi sono proprio quelli che esigono le ragazze più serie;
e si mostrano pure i più esigenti. - Avrà anche scherzato, ma diceva il vero.
La relazione intrecciata con Ada era la realizzazione più alta che avesse
raggiunto nel corso della propria vita. Nulla reggeva il confronto.
Incontrare
Ada, aveva significato ritornare a una concezione dell'amore completamente
diversa: a lui familiare, perché non molto lontana da quanto aveva udito dai
genitori, ma differente da quello che, da ribelle, aveva sperimentato lui fin
dall'adolescenza. Era vissuto tra gli adolescenti e i giovani dei tardi anni
'80, primi anni '90, abituatisi, in buona fede, a lasciarsi trascinare dalle
esperienze sentimentali e a non controllarle troppo, sicuri che andasse bene
così.
Ada
invece, apparteneva a un altro mondo: a quello delle brave ragazze e dei bravi
ragazzi che attendono ancora la prima notte di nozze per donarsi al proprio
amore. Con lei, lui aveva appreso il vero significato di un valore considerato
dai più ormai sorpassato, quasi un'anticaglia o un relitto per cui provare
fastidio: la purezza. Ada era sexy, secondo
lui tremendamente sexy: da lei
sprigionava una sensualità solare, nitida, degna delle più esuberanti giornate
estive in terra mediterranea. Lei era come lui si immaginava l'Italia: piena di
sole, di colori, di calore umano. Il suo cuore traboccava di passione, una
passione trascinante, dolce, eppure intensa, di quelle che alimentano non una,
bensì mille e una notte. Eppure, accanto a lei, si respirava aria di purezza.
Glielo aveva spiegato lei una volta, che cosa intendeva con quella parola:
-
Tanti pensano alla purezza in modo nevrotico, pieno di paura, come se
consistesse in una somma di divieti esterni e artificiali; e come se mantenerla
coincidesse coll'evitare delle macchie di sporco, alla maniera dei vestiti da
mettere in lavatrice. Ma la purezza è molto di più, straordinariamente di più
di qualcosa di tanto meschino. La purezza significa armonia, significa
soprattutto mancanza di egoismo; significa dedizione vera, significa rispetto.
Ecco: per la prima volta in tanti anni, con Ada John aveva conosciuto
sulla propria pelle la carezza lieve del rispetto, di un velo pudico che copre
delicatamente chi si ama, dell'estasi di essere amato per la persona che era.
Non c'era bisogno che lei glielo dicesse, perché ne era sicuro: non sarebbe mai
stata d'accordo a finire a letto con lui dopo un party. E non che lei non lo desiderasse: nessuna, il suo istinto di
uomo glielo suggeriva, lo aveva desiderato tanto quanto lei. Durante le loro
visite insieme, lo sguardo innamorato di lei scivolava sui lineamenti di lui
accarezzandoli dolcemente, scivolava lungo le sue larghe spalle, le braccia, il
torace e tutta la sua alta figura con il rapimento dolcissimo di chi contempla
una meraviglia e non se ne staccherebbe mai. Con lei John aveva compreso, nel
suo significato più profondo, il perché il suo contegno sarebbe stato tanto
diverso; se lei lo avesse conosciuto fuori, il vero, unico, grande motivo per
attendere la gioia suprema di una notte tra le sue braccia sarebbe stato uno
solo: l'amore per lui.
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