Categorie - Categories
Amore
(13)
Bei libri da leggere
(12)
Cose belle - Beautiful things
(65)
Finnish for dummies - Finlandese per imbranati
(5)
Geopolitica per i miei studenti - Geopolitics for my students
(8)
I miei libri...Il mio romanzo.
(10)
Il mondo di Zenda
(2)
La mia cucina Ma cuisine
(82)
Manipulators and family abuses
(17)
Memories of school
(17)
My cinema
(43)
Poesie di Annarita
(90)
Roba di scuola
(18)
School memories
(10)
The spiritual corner
(47)
giovedì 23 giugno 2016
La bellezza della natura e il "locus amoenus" di Francesca Masci
La bellezza della natura e il locus amoenus di Francesca Masci
Eccoci qui con un altro saggio proveniente dalla mia 3M (oramai 4M): come già per Giuseppe questo è un saggio scritto alcune settimane fa da Francesca Masci e talmente ricco e vario da meritare la pubblicazione sul blog. Brava Francesca!
Con il termine latino locus amoenus, che letteralmente significa "luogo piacevole", si identifica un giardino che abbia dei confini definiti e nel quale siano presenti elementi ben precisi, come alberi da frutto e ornamentali, fiori, ruscelli e fontane, animali mansueti e inoffensivi. Chi entra in questo luogo si sente avvolto da un'atmosfera di pace, priva di dolore. Tutti i sensi sono coinvolti positivamente e, abbandonandosi ad essi, si viene trasportati in una dimensione fuori dallo spazio e dal tempo reali.
Proprio il distacco dalla realtà, solitamente carica di preoccupazioni, provoca una sensazione di assoluta serenità. Il locus amoenus è l'espressione più significativa della bellezza della natura, poiché privata di ogni suo aspetto oscuro e malvagio. Il giardino delle delizie rimanda anche all'Eden, il Paradiso terrestre della religione cristiana, a cui ci si è ispirati nelle descrizioni e raffigurazioni artistiche. Questo stereotipo è stato spesso oggetto della letteratura di ogni epoca.
Già nel libro VII dell'Odissea, Omero descrive il giardino di Alcinoo, re dei Feaci, come locus amoenus; vi sono infatti presenti "grandi alberi rigogliosi" e "splendidi frutti". Per Ulisse, che vi giunge dopo lunghi anni di effettiva prigionia presso la ninfa Calipso, rappresenta dunque una vera e propria fuga. Il giardino è esente dal passare del tempo: "Mai il loro frutto marcisce o finisce, né in inverno, né in estate: è perenne". Nessuna preoccupazione affligge chi vi entra, non esiste l'inverno e i frutti abbondano.
Successivamente, nel XIV secolo, Boccaccio scrive il Decameron: l'intera opera rappresenta un microcosmo in cui vivono dieci ragazzi per sfuggire al collasso della società che la peste ha provocato a Firenze, e può quindi, nel suo complesso, costituire un locus amoenus. In particolare, nell'introduzione alla terza giornata, la lieta brigata si reca in un giardino circondato da mura e che viene aperto appositamente. La "meravigliosa bellezza" del luogo, come descritta dall'autore, appaga i sensi dei giovani; si avvertono forti profumi che richiamano le spezie d'Oriente, sono variegati i colori e le forme ordinate e piacevoli alla vista, sono altrettanto gradevoli i canti degli uccelli, il tepore del sole e il fresco dell'ombra sulla pelle. I ragazzi, entrando in questo giardino, possono, lasciandosi trasportare dai sensi, dimenticare il male e le sofferenze che caratterizzano la loro realtà.
La descrizione di questo luogo, con i suoi significati, rimanda facilmente al "Giardino" di Epicuro, nel quale il filosofo greco riteneva fosse possibile trovare la felicità, intesa come assenza di dolore e dei turbamenti che la società e gli affari pubblici arrecano.
Più vicino ai nostri tempi, ma allo stesso modo attinente, ricordo il Giardino dei Finzi-Contini, romanzo di Giorgio Bassani. In questo giardino, che nella versione cinematografica è ambientato nel parco Massari della nostra Ferrara, vive una famiglia ebrea altolocata, nel periodo antecedente la Seconda Guerra Mondiale. La famiglia vive isolata in un mondo fatto di illusioni, senza accorgersi della tragedia che incombe all'esterno.
Parco Massari, Ferrara
Altro spunto dalla letteratura del passato: "Poi che lasciar gli avviluppati calli, in lieto aspetto il bel giardin s'aperse", chiasmo con il quale si apre la IX ottava del XVI canto della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso; il brano contrappone fortemente il giardino, che per la descrizione è identificabile come un luogo di delizie, e le vie contorte che lo circondano, pertanto il surreale al reale. L'origine magica di quel giardino sottolinea ulteriormente questa interpretazione; esso è stato infatti creato da una maga pagana.
Dunque, il locus amoenus, presente in tutte le forme artistiche e nell'immaginario comune, è un luogo metafisico, nel quale realtà ed irrealtà si confondono, generando un rifugio per l'uomo che vi ritrova la propria condizione originaria, purificata dal male.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
davvero interessante, si legge bene, scivola e ti porta in viaggio con se'.
RispondiElimina