giovedì 9 giugno 2016

Amanti e regine, di Benedetta Craveri (2005)


Amanti e regine, di B.Craveri

Ecco un magnifico libro, scorrevolissimo e accattivante, che si legge come un romanzo, e che pure si distingue per la sua solida impostazione scientifica e ampiezza di contenuti: un libro che ci riporta ai fasti del Grand siècle, del momento più lussureggiante della letteratura e cultura francese, quel periodo brillantissimo tra Sei e Settecento che ha imposto la raffinatezza parigina al resto d'Europa.


Benedetta Craveri è una studiosa di fama internazionale di cultura francese, specie dell'epoca dell'ancien regime: si è imposta all'attenzione del pubblico con il suo celebre La civiltà della conversazione, un godibilissimo volume che celebrava appunto quel mondo, formatosi alla corte di Francia e nell'alta aristocrazia dell'epoca, dedito al piacere della conversazione brillante, dei bei motti, dell'arguzia, dell'intelligenza più scintillante: un gusto, beninteso, nato in Italia - esso affonda le radici nella trattatistica cortigiana del Cinquecento, nel Cortegiano di Baldassarre Castiglione e nel famoso Galateo di Monsignor Della Casa -, ma approdato a Versailles e divenuto ben presto emblema di raffinatezza ed eccellenza, proprio in un momento in cui la nobiltà francese, esautorata dalle sue responsabilità politiche, scopriva una compensazione nelle arti, nelle lettere, negl'interessi culturali.


In questo libro, invece, sottotitolato Il potere delle donne, la Craveri, che attinge a una serie di articoli di volta in volta pubblicati sulle figure di regine e favorite francesi, ritrae alcune tra le figure più rinomate della storia del regno di Francia: da Caterina de' Medici, odiata perché straniera, ma intelligentissima, alla "regina martire" Maria Antonietta vittima della sventatezza della sua giovane età, poi maturata rapidamente e morta con grande dignità; da Madame de Pompadour, la più celebre tra le amanti di Luigi XV, coltissima e intrigante, ma anche (ahinoi) inaspettatamente frigida, all'algida Diane de Poitiers, bellissima e inavvicinabile amante di Enrico II; dalla viperina Maria de' Medici, tirannica e dispotica, alla dolce Anna d'Austria, la regina per il cui onore si adoperano i famosi tre moschettieri di Dumas; dalla brillante Madame de Montespan, favorita di lusso di Luigi XIV, all'affascinante Madame Du Barry e così via, in una carrellata ricca, quanto accattivante e che no lesina neanche acuti ritratti dei contemporanei personaggi maschili.


Il saggio, che si legge tutto d'un fiato e riecheggia la grazia e l'eleganza stilistiche della prosa dell'epoca, rievoca quindi un mondo in cui, oltre a eccessi ed intrighi, regnava anche l'intelligenza, talora forse impiegata in modo un po' frivolo, ma comunque apprezzabile: e la Craveri sottolinea non solo come siano nati fior di stereotipi su regine e favorite, tali da orientare l'opinione pubblica, ma anche come tutti questi personaggi femminili abbiano influenzato profondamente cultura, arti, letteratura e anche politica (per quanto i sovrani in carica tentassero di tenere alla larga da quest'ultima il gentil sesso). Anzi: in un mondo in cui alle regine era richiesta soprattutto castità e morigeratezza, le favorite, spesso ufficializzate, assumevano non di rado un ruolo da first lady, quindi di arbitre del gusto, dell'eleganza, di mecenati e promotrici di novità e cultura.

Al termine di questa gradevolissima lettura, vorrei ricordare soprattutto due argomenti che mi hanno affascinato. Il primo è l'"affare dei veleni", esploso all'apice del regno del Re Sole e durante il quale, a partire dalle confessioni di alcune maghe e fattucchiere, numerosi membri delle élites furono accusati di essere ricorsi a riti occulti, stregoneria, veneficio, a motivo di odi, vendette, ambizioni inconfessabili e altre abiezioni. A mio avviso, il dossier potrebbe essere rivisitato con profitto con l'ausilio delle moderne scienze forensi: in particolare, credo che lo studio delle confessioni false e della psicologia della testimonianza potrebbe offrire un qualche aiuto nel districare la complicata matassa di esternazioni che, come sempre, vengono rilasciate, a dritto e a rovescio, in occasione di un panico sociale.


Il secondo soggetto, davvero affascinante, è la storia d'amore tra la regina Maria Antonietta e il bellissimo conte svedese Hans Axel von Fersen, una vicenda sviluppatasi a causa dell'ennesimo, malaugurato, matrimonio combinato e che evolvette verso sentimenti molto profondi. Fersen, ritenuto all'epoca cinico e libertino, seppe però dare prova di una devozione imperitura nei confronti della sovrana morta poi durante il Terrore. Una passione antica, intinta di poesia e spirito cavalleresco, ma anche della nostalgia tipica delle cose belle perdute.

Nota: questa è l'unica immagine decente che sono riuscita a trovare del conte Axel von Fersen, che aveva fama di essere alto 1,90, biondo, con gli occhi azzurri e le sopracciglia scure. Mi spiace, ma non sono stata in grado di trovare di meglio....

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