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domenica 31 luglio 2016
La finestra sul cortile - The rear window (Alfred Hitchcock, 1954)
La finestra sul cortile
Allora, qualche mese fa, mi sono accorta (con orrore!) che la mia squadriglia (ero in 3O), salvo eccezioni, non conosceva HITCHCOCK, uno dei mostri sacri del cinema. Quindi, condivido ora uno dei suoi film migliori con voi. E' talmente ben fatto, che vi piacerà di sicuro, anche se è del 1954. Quanto a me, quando arrivo a Londra, voglio assolutamente andare a caccia delle tracce di "Hitch"...
Siamo a New York, è agosto, fa un caldo asfissiante e, sul cortile interno di un grande condominio, tutti gli inquilini lasciano le finestre spalancate. Jeff, un fotoreporter, è a casa con una gamba rotta (per scattare una foto magnifica durante una corsa di auto, si è andato a piazzare proprio sulla pista...) e, fra una visita e l'altra della sua infermiera, Stella, e della sua ragazza, l'elegantissima Lisa Freemont, passa il tempo osservando i suoi vicini attraverso la finestra (un po' voyeur, non vi pare?). C'è la coppia senza figli che dorme sulla terrazza e ha solo un cane; c'è il musicista in crisi, che organizza feste nel suo attico, ma poi si sbronza perché si sente solo e fallito; c'è la ballerina molto sexy, e la coppietta in luna di miele, che ha chiuso ermeticamente tutte le finestre sul suo nido d'amore (chissà perché?...); e, fra tante storie, commuove soprattutto "Cuore solitario", una zitella che, soffrendo per la sua solitudine, apparecchia per due e fa finta di ricevere un fidanzato in casa (la rappresentazione di questa donna sola è magistrale).
James Stewart e Grace Kelly
Così, fra tante storie, Hitchcock costruisce una riflessione sull'amore e i rapporti di coppia, entro la cornice del condominio: per questo, il film ricorda un po', per la sua costruzione e ricchezza, il Decameron di Boccaccio. E la riflessione continua, con Jeff che è indeciso riguardo al rapporto con Lisa (la ragazza è la quintessenza del glamour di New York, a spasso tra un cocktail, una sfilata e un negozio di alta moda, e lui non ce la vede a condividere la sua vita spericolata di fotoreporter). Interviene la spassosissima infermiera, resa immortale dall'indimenticabile Thelma Ritter: secondo lei, gli esseri umani devono "accoppiarsi" alla svelta, bang!, "come i puledri"; invece oggi la gente sta tanto a discutere sull'amore che "non si riesce più a distinguere tra una pomiciata e una lezione universitaria"! Ma ecco che, a coronare la riflessione, Jeff appunta la sua attenzione sull'appartamento di fronte, dove un uomo ormai anziano e appesantito si occupa della moglie malata; ma, una notte, al buio si sente un urlo e, poi, la moglie scompare. Dei vicini sono pronti a testimoniare che è partita in vacanza e ci sarebbero anche le prove; ma il marito, osservato dalla finestra aperta, mostra degli atteggiamenti sempre più strani; finché Jeff non riesce a convincere Lisa e Stella, trasformatesi in sue "aiuto-detective", che è stato commesso un omicidio....Sarà vero?
La finestra sul cortile è uno dei migliori thriller mai realizzati, fondato, apparentemente, sul nulla: il retro di un condominio e una serie di azioni quotidiane banali (per di più, nel vuoto dell'estate...). Eppure, su quel nulla, Hitchcock riesce a costruire una storia di una suspense e di una ricchezza impressionante, tutta fondata sulla metafora della rear window, la "finestra sul retro" (il titolo italiano non rende l'idea): che cosa si potrebbe vedere della gente se la si potesse osservare dalla "finestra sul retro"? Non a caso, solo un fotografo di professione può porsi il problema. E fino a che punto è lecito intervenire nella vita degli altri? "Hitch" era un maestro nel costruire storie sul lato inquietante della vita che si spalanca sotto l'apparenza più banale...
Su queste pagine mi lamento spesso delle sceneggiature, perché ho in mente quelle scritte come questa: fateci attenzione, è vivace, frizzante, dinamica, a tratti sembra una commedia brillante! E' opera di John Micheal Hayes, che in seguito collaborò varie volte con il regista. La scenografia fu tutta costruita negli studi della Paramount (con qualche difficoltà): per dirigere gli attori, Hitchcock si serviva di auricolari che ognuno portava all'orecchio, in modo da farsi sentire da un capo all'altro di questo set davvero enorme. Per voi giovanotti che ignorate i grandi divi di Hollywood, questa è la buona occasione per fare conoscenza con James Stewart, attore prediletto da Hitch e non solo, che qui dà davvero un'ottima prova, e, soprattutto, con la splendida Grace Kelly.
Io, essendo una donna, sono più incline, ovviamente, a notare che, quando si cambia la camicia, Stewart ha dei muscoli un po' flaccidini; ma, devo ammettere, che Grace Kelly qui è un'autentica visione. Non solo è bellissima, ma ha una classe straordinaria (esaltata dagli abiti magnifici preparati da Edith Head, la migliore costumista di Hollywood); e poi, osservate bene i baci tra i due protagonisti: si sfiorano appena le labbra, eppure lei vi profonde una tale carica sensuale e intensità, che capirete come mai il regista la chiamava "ghiaccio bollente". Tra gli attori, vorrei ricordare anche Raymond Burr, il "cattivo", che in seguito divenne famoso come Perry Mason, l'avvocato che sbroglia gli errori giudiziari. Badate infine alla fotografia: alcune soggettive ricreano con grande originalità gli effetti visivi dei protagonisti (per esempio, l'effetto di abbagliamento provocato da un flash).
Infine, dato che avete fatto ora conoscenza con Hitchcock, vi sfido a trovarlo nel film. Era un suo piccolo rituale, quasi una strizzatina d'occhio agli spettatori: il regista appariva sempre in un cameo nel corso della sua pellicola, col suo profilo cicciotto, pancia e doppio mento. Vi sfido a trovare dov'è.
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