Alcune riflessioni per i miei ragazzi dopo l'attentato di Dacca 2
Si è anche osservato che questi giovani di terroristi - parecchi cresciuti in Occidente, come i tristemente celebri foreign fighters - fa la guerra come un videogioco; cercano l'adrenalina; e mentre Osama Bin Laden, della generazione precedente, sarà stato quel sarà stato, ma conduceva coi suoi vita ascetica (pur essendo un principe saudita, abitava sulle montagne, in mezzo ai suoi, in povertà), i criminali dell'IS promettono ai loro seguaci soldi, potere, vittorie, donne (le povere donne cristiane e yazide, ridotte in schiavitù), emozioni forti e un successo molto materialistico. E' vero che la tradizione musulmana non è insensibile ai piaceri della vita; ma questo materialismo mi pare di lega diversa, molto diversa, modellato sul consumismo occidentale. Primo: questi qui, la moschea, non la vedono praticamente mai: persino gl'imam più integralisti non se li trovano inginocchiati davanti, sul tappeto, a ripetere sure. Secondo: la tradizione islamica è molto severa in materia economica, tanto che il prestito a interesse (anche minimo) è proibito e la finanza musulmana va avanti senza di esso. Invece, i terroristi dell'IS fanno soldi (a palate) in maniera molto poco ortodossa: col contrabbando del petrolio, delle opere d'arte (non le distruggono tutte), della droga, coi sequestri e i riscatti ecc. ecc. ecc. Questo non è il jihad tradizionale e, probabilmente, un guerriero musulmano di altri tempi si rivolterebbe nella tomba, a sapere che il jihad viene condotto così.
Possiamo allora lamentarci se, in una società sempre più consumistica, materialistica e ignorante, che è colta come un robot, cioè in grado di fare operazioni automatiche, ma non di capire la realtà umana, i giovani, nostri e altrui, diventano delle mine vaganti?
Di qui, un solo accenno a una problematica enorme: e le famiglie in tutto questo? In questo marasma attuale riescono a dare una giusta educazione ai loro figli? A insegnare loro a distinguere il bene dal male? Il padre politico il cui figlio era tra gli attentatori di Dacca, ha oggi chiesto perdono per il proprio fallimento come genitore. Alcune famiglie sicuramente vogliono educare, ma non riescono (quanti aiutano le famiglie?); altre non si impegnano tanto sul soggetto. E ne vediamo i frutti.
E a questo si lega la mia ultima riflessione. Sono terroristi islamici: cosa c'entra però la religione in tutto questo? Credo che sia ormai tempo di smetterla di dire che le religioni portano all'odio: è l'egoismo che porta a usare la religione come pretesto per ammazzare. Se io sono tanto egoista da pensare che al mondo non possono esistere persone che la pensano diversamente da me, è colpa mia, non della mia religione. Altrimenti, come mai il comunismo ha fatto più di 200 milioni di vittime in neanche 80 anni, proprio il comunismo che era anti-religioso? Detto questo, però, ogni tradizione religiosa ha i suoi problemi, a seconda del proprio credo, e può essere rispettosamente detto che l'Islam ne ha uno specifico con l'uso della forza (persino della violenza); esso ritorna nel corso della sua storia e non ha paralleli, che so, nel Buddhismo o nello Shintoismo (avete mai sentito parlare di terroristi shintoisti?). Ma anche sul lato giudaico-cristiano, dove pure non pochi si possono essere lasciati trascinare dalla violenza (per quanto non esista niente del genere, ad esempio, nel Nuovo Testamento: giratelo tutto da un capo all'altro e non troverete mai il jihad), non esiste niente di paragonabile.
Detto gentilmente, il problema è questo. Ogni grande fondatore di religione viene perseguitato: Gesù fu ucciso per questo (e rifiutò la violenza fino alla fine), ma anche Muhammad fu perseguitato e dovette fuggire a Medina. Se leggete con attenzione certe pagine dei Vangeli, specie quelle della tradizione giovannea, percepite chiaramente il trauma che la prima comunità subì a seguito dell'uccisione di Gesù, poi dei primi martirii. Anche l'effetto traumatico delle prime persecuzioni si avverte nel Corano: per esempio, la vicenda del biblico Giuseppe vi viene rivissuta come prototipo del tradimento subito alla Mecca dal Profeta. Per questo, Muhammad reagì da comandante militare, conquistando La Mecca; e per questo la sua comunità si slanciò verso la prima, impressionante serie di conquiste: per i fedeli di allora, la persecuzione, il disprezzo della fede erano realtà inaccettabili e l'uso della forza fu assunto come reazione (o prevenzione...) nei confronti della persecuzione. Se si occupava preventivamente il territorio, ai fedeli non sarebbe poi successo nulla. In fin dei conti, è il problema dei problemi, quello che agita ognuno di noi: come rispondere al male?
E' chiaro però che questa risposta, umana, può degenerare: non è un caso se, delle vittime di persecuzioni religiose, 3/4 sono cristiani, l'altro quarto sono musulmani che si ammazzano tra loro. Ovvero: i primi a subire una certa forma di violenza sono proprio fedeli islamici. E seppure il mondo islamico è molto variegato, comprende tante persone normalissime ed esistono correnti assolutamente non-violente (per esempio, i sufi), è chiaro che, in momenti di frustrazione, la violenza rimane per alcuni una forte tentazione. Nel gennaio 2015, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, in un discorso all'università di al-Azhar del Cairo, il maggiore ateneo di teologia sunnita al mondo, ha invocato una "rivoluzione religiosa" che possa "sradicare" la violenza islamista, mediante una "visione più illuminata del mondo". Cioè: l'Islam deve lavorare per sradicare questo rischio violento. Se lo dicono ad al-Azhar...
Del resto, il mondo islamico, da alcuni secoli, ha a che fare con un grande problema. Ovvero: il mondo occidentale, che, eticamente, lascia molto a desiderare, ha compiuto tuttavia il sorpasso a livello scientifico, tecnologico ecc. Perché? E come può il mondo islamico, al confronto, "recuperare"? Da quando l'Impero Ottomano, nel 1700, cominciò a divenire "il grande malato d'Europa", i paesi islamici hanno agitato il problema della riforma. Riformarsi come? Nell'Ottocento è nato il gruppo dei salafiti proprio dal desiderio di confrontarsi con l'Occidente, per carpirne il meglio e aggiornare, sempre nella fedeltà al Corano e alle origini, il mondo islamico. Già, i salafiti: il gruppo da cui derivano tutti i principali terroristi islamici di oggi. Qualcuno mi deve pur spiegare come è successo che i salafiti, di per sé degl'innovatori, si sono poi aggregati ai wahabiti, ovvero gl'interpreti letteralisti del Corano, gli oltranzisti che volevano recuperare sì rispetto all'Occidente, ma in modo ultra-tradizionalista, chiudendosi. Coi risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Uno studioso del resto osservava che non basta appropriarsi del fior fiore della scienza o tecnologia occidentale per capirne la logica intrinseca....Ovvero, si rischia così di manipolare a proprio piacimento quanto appreso, senza capirne lo spirito. Senza dimenticare che, quando si vuole ritornare alle "origini", esiste il concreto rischio di irrigidirsi: come se uno volesse mettere il passato sotto chiave. Un po' rischioso, no?
Insomma, credo che sia lecito e rispettoso rimandare ai nostri fratelli credenti nell'Islam il seguente quesito: sarebbe possibile risolvere il problema di cui sopra in modo fedele alla vostra fede e pacifico? Del resto, l'esegesi (interpretazione dei testi) esiste proprio per ovviare a queste difficoltà. Quanto a noi di altre religioni, un consiglio: studiamo. La nostra cultura, religione e quelle degli altri. Le tradizioni di matrice islamica (persiana, araba, turca, senza contare paesi di altra lingua, come la Malaysia) hanno una storia ricchissima e affascinante. Conoscersi aiuta a costruire il senso critico, il discernimento, il rispetto e la pace. Aiuta soprattutto a farci capire che, dall'altra parte, non ci sono persone di serie B, ma persone come noi: come quel ragazzo musulmano, Faraaz Hossain, che ha sacrificato la vita per le sue amiche.
Dio ha mandato acquazzoni sulle dimore abbandonate di coloro che amammo. Ha intessuto su di loro un abito a strisce, multicolore, e fatto sorgere in mezzo a loro un fiore simile a una stella. Quante ragazze simili a immagini trascinavano i loro abiti in mezzo a tali fiori, quando la vita era fresca e il tempo era al nostro servizio...
(da una poesia di Ibn Zaydun, Cordova, 1003-71)
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Vanna Vannuccini, Una riforma radicale dell'islam è necessaria, dice il gran Imam di Al-Azhar, pubblicato sul blog della giornalista di Repubblica, http://vannuccini.blogautore.repubblica.it/2015/02/23/una-riforma-radicale-dellislam-e-necessaria-dice-il-gran-imam-di-al-azhar/.
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