II puntata
Errata
corrige: Giacomo, al suo ritorno dagli States, ha specificato che il suo soprannome non è
"Gila", ma, in modo più anglofono e aderente al suo cognome,
"Jiro".
Nota: nella versione
inglese, i soprannomi di Veronica, Tommaso (Guado) e Nicola (Mastro), vengono rispettivamente
tradotti come "True, Ford e Master"....
A proposito di
Celeghini, posso narrare, a mo' di digressione, anche alcuni aneddoti. Qualche
anno fa, in quella che oggi è la nuova 4O, quando riferii che i Celti avevano
invaso la Pianura Padana e che noi abbiamo ancora sangue celtico, i ragazzi mi
chiesero: "Ma come erano i Celti? A chi assomigliavano?". A dire il
vero, qualche faccia "celtica" in classe ce l'ho e io stessa ho
quelle origini (per parte di padre), ma non sono così rappresentativa; poi,
all'improvviso, mi si è accesa una lampadina in testa: "Sapete chi
assomiglia ai Celti, ragazzi? Celeghini!". L'anno scorso,la prof.Raffa
Zanella, che è l'anima del liceo sportivo, ha avuto una delle sue innumerevoli
(e inconsulte) idee: un corso di tango. Ebbene, è andata dietro per tutto un venerdì
mattina, perché voleva che io mi iscrivessi al corso del pomeriggio e facessi
coppia con Andrea (che, manco a dirlo, era oberato di lavoro). Si vedeva
lontano un miglio che, secondo lei, avremmo fatto figura (aveva intenzioni
pubblicitarie per il liceo sportivo?). Ma quel venerdì mattina, io avevo
un'emicrania in crescita, quindi le ho detto francamente di mandare a casa
Andrea, che aveva il suo bel da fare (purin!),
tanto sarei andata a casa anch'io ("Il tango! Questa poi! Con
l'emicrania!").
Adesso che sapete chi è
Celego, secondo flash-back: perché
ero in ritardo? Quella mattina ero proprio contenta: mi ero alzata presto ed
ero riuscita a fare un mucchio di cose. Il treno partiva alle 7.51, quindi
avevo tutto il tempo. Tuttavia, qualcosa in me deve avere sbagliato i calcoli
(come spesso avviene). Sta di fatto che, alle 7.28, mentre stavo
TRANQUILLAMENTE finendo di risciacquarmi i denti, qualcosa dentro di me ha
protestato violentemente: "Annarita, si può sapere che cosa ci fai ancora
qui a lavarti i denti??? Il treno parte fra 20 minuti!!!".
Tralascio le scene
seguenti, perché fanno parte degli stralci più ignominiosi della mia biografia.
Basti immaginare che ho sputato fuori tutta l'acqua d'un colpo, mi sono
precipitata a prendere la borsa, per fortuna già pronta, ho afferrato le chiavi
della macchina, quindi mi sono catapultata
(il termine è adeguato e persino riduttivo) fuori da casa con le chiavi in mano
e sono corsa verso la mia fida Polpetta. Con una partenza degna del circuito di
Monza sono sfrecciata fuori dal parcheggio (strettissimo) di via Pomposa, ho
affrontato la strada, mi sono trovata davanti, su Corso Giovecca, il camioncino
dei surgelati che andava a passo di lumaca e non ne voleva sapere di
accelerare, né di spostarsi, ho affrontato il rettilineo che doveva portarmi
alla stazione ansimando d'angoscia a ogni semaforo (nota a pie' di pagina:
quella mattina li ho beccati, tutti, ma proprio TUTTI rossi!) e, ancora di più,
ho provato angoscia quando mi sono posta la domanda cruciale: "Ma quando
arrivo alla stazione, DOVE PARCHEGGIO IN TEMPI RECORD???".
E qui interviene la
Provvidenza manzoniana, che protegge anche le prof più sprovvedute. Perché la
prospettiva di trovare un parcheggio una mattina di dicembre accanto alla
stazione era talmente terrificante, che, "non mi vergogno a dirlo"
(come osservò il "Prigioniero di Zenda") "elevai un
pensiero" verso il cielo. E, proprio quando ho passato l'ultimo semaforo,
mi ha soccorso l'ispirazione provvidenziale: infilarsi in volata nello spiazzo
vuoto del parco sotto il grattacielo. Detto fatto: con questa scena di
parcheggio d'emergenza e la corsa verso la stazione, ci ricolleghiamo a quella iniziale
nell'atrio. Colta in flagrante reato di ritardo da Celego non ho potuto far
altro che ammettere quanto sopra; poi abbiamo cominciato a guardarci intorno
per contarci tutti. C'era anche l'altra collega, Silvia, una persona
dolcissima, come ho scoperto quel giorno; e, ovviamente, anche se ero arrivata
in folle ritardo, mancava ancora qualcuno.
Dopo di me ha fatto la
sua tradizionale comparsa Orla (ma il suo ritardo è pura routine, un classico di tutti i tempi, e va messo in conto in
partenza), ma ne mancava ancora uno: Zek, detto anche Zachi, oppure "il
profeta" a causa, vuoi dell'atteggiamento (solitamente, ma non proprio sempre)
serio, vuoi della barba (che ricorda vagamente la moda talebana). Siccome è di
solito piuttosto preciso, ci guardavamo intorno preoccupati perché, a quel
punto (7.47), temevamo seriamente di non vederlo più arrivare e che perdesse il
treno. Il ritardo di Zek ha conferito nuove sfumature thriller a questa vicenda, che già ne prevede abbastanza per causa
mia.
Dopo averci esortato a
raggiungere il binario, Celego è rimasto ad aspettarlo nell'atrio della
stazione, mentre noi migravamo ordinatamente verso la banchina: ma "il
profeta" proprio non compariva (neanche fosse il Mahdi...). Eppure, gli
ultimi contatti telefonici lo davano nelle vicinanze della stazione...Infine,
proprio mentre il collega, rassegnato, saliva sul vagone accanto a me (e, da
buon ultimo, con effetto scenico notevole, era ancora aggrappato alla maniglia
della porta), io mi spenzolavo fuori a controllare un'ultima volta ed eravamo
ormai tutti su, abbiamo intravvisto "in lontananza", Zek: sagoma arancione,
che "fluttuava all'orizzonte" e correva verso di noi, agitando le braccia disperatamente verso di noi e avanzando ormai
stentatamente e con gli ultimi aneliti di fiato rimasto, dal sottopassaggio. Anche
questa era proprio una scena da film: mi ricordava vagamente Frank Sinatra
all'inseguimento del treno che dovrebbe portarlo verso la libertà nell'ultima
scena de Il colonnello von Ryan. Se
non altro, Zek era visibilissimo: difatti, come accennato, indossava la sua
giacca a vento arancio. Questo ci ha permesso di avvistarlo alla svelta, come
fanno negli USA i poliziotti coi detenuti in fuga: ma quando è salito sul treno
col fiatone, Michi gli ha più prosaicamente chiesto....se lo avevano assunto
alle autostrade. (continua)
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