sabato 10 settembre 2016

Money monster - L'altra faccia della finanza (J.Foster, 2016)


Money monster - L'altra faccia del denaro

Questo film fa da pendant a Le confessioni, almeno sul mio blog e, spero, nelle discussioni future coi miei ragazzi, perché l'argomento è quasi lo stesso: la corruzione nell'alta finanza, cui si aggiunge però la piaggeria dei media. Il film non ha avuto l'eco che meriterebbe, a mio avviso, perché è ben costruito e fa riflettere. 


"Money monster" è il titolo di un programma - spazzatura sulla finanza, diretto dall'anchorman Lee Gates (George Clooney). Con balletti e trovate kitsch, se non volgari, Gates incoraggia gli spettatori ad affrontare degli investimenti azzardati. Ma proprio quando la diretta sta per partire, un giovane disperato (Kyle, interpretato da Jack O'Connell) piomba nello studio e prende in ostaggio tutta la troupe. Kyle si è rovinato proprio investendo nei titoli consigliati da Gates e ora vuole spiegazioni e giustizia. La regista Patty Fenn (un'eccellente Julia Roberts) mantiene il sangue freddo e, da quel momento in poi, dirige non solo la trasmissione, ma il corso degli eventi; intanto, fuori (siamo a New York) si radunano le forze di polizia e gli SWAT. Ma non basta: con il sequestro dello studio televisivo succede quello che tutti i media sognano, ovvero la "tragedia in diretta", che milioni di persone iniziano a seguire freneticamente da ogni parte degli Stati Uniti. Dato che i titoli comprati da Kyle sono crollati, Lee Gates, che inizia a provare simpatia per Kyle e un certo rimorso, con l'aiuto di Patty inizia una vera indagine giornalistica (giornalismo serio, questo) per chiedere ai vertici dell'azienda coinvolta il perché del crollo dei loro titoli. Intanto, comprendiamo il vuoto della vita dietro certi media. E vengono fuori verità sgradevoli...


Il film è diretto in maniera vivace e, a mio avviso, brillante da Jodie Foster e tratta un tema molto scottante: la corruzione della finanza internazionale (appunto, come il film di R.Andò), ma anche l'asservimento dei media alla volgarità, alla menzogna e alla disonestà di quella stessa finanza che domina il mondo. Il film non risparmia nessuno: le gente segue i fatti come una soap opera, ridendo e scherzando nei pub, e appena cala il sipario, tutti tornano come niente fosse ai loro impegni, nonostante la gravità della situazione. In questo sistema, le masse si abbrutiscono. E varie volte ci troviamo a un passo da un esito, che però, in maniera inattesa, non si realizza: il film, la cui sceneggiatura è ben strutturata (opera di Alan Di Fiore e altri), prevede vari colpi di scena e mantiene la suspence fino al termine (che, a mio avviso, rimane aperto). Ma ogni colpo di scena reca in sé un messaggio non scontato. 

Molto valide le interpretazioni degli attori principali, da Clooney, alla Roberts, a O'Connell; Clooney tende a recitare di solito parti molto simili a lui stesso, ma, oltre alla professionalità, dispone di una qualità: si indigna davvero per le ingiustizie. Ricordo in proposito la sua candidatura all'Oscar nel 2008 per Micheal Clayton e il motivo si basava proprio su questo: la sua capacità di trasmettere la rabbia repressa di chi, anche se ha compiuto azioni discutibili, è stanco di disonestà (non a caso, è anche il produttore). O'Connell commuove con la sua disperazione, mista a ingenuità. Il film, a mio avviso, vale la pena, è a tratti divertente, a tratti drammatico, ma comunque ben lontano dalla superficialità; è una buona (e non semplice) prova di regia di Jodie Foster e trasmette un messaggio importante: persino gl'indubbi momenti di volgarità (in linea con la trama) sono necessari per far riflettere. 


Money monster

This film is a companion piece to The confessions, at least on my blog, and I hope, in future discussions with my kids, because the topic is almost the same: corruption in high finance, which, however, is added to the flattery of the media. The film did not have the echo it deserved, in my opinion, because it is well built and thought-provoking.

"Money Monster" is the title of a junk - program about finance, directed by Lee Gates (George Clooney). By ballets and kitsch, if not vulgar, findings, Gates encourages the public to do risky investments. But just when the program is about to start, a desperate young man (Kyle, played by Jack O'Connell) rushes on the set and takes hostage the whole crew. Kyle was ruined just investing in stocks recommended by Gates and now wants explanations and justice. Director Patty Fenn (an excellent Julia Roberts) keeps her blood cold and, from that moment onwards, directs not only the program, but the course of events too. Meanwhile, outside (we are in New York) we see the police and SWAT. But with the hostage crisis on TV, there happens what all media dream, a "tragedy live", that millions of people start to follow frantically from all over the United States. Since the stock bought by Kyle sank, Lee Gates, who begins to feel sympathy for Kyle and some remorse, with the help of Patty begins a true investigation (serious journalism) and asks, from the head of the company involved, the reason of this collapse. In the meanwhile, we realize the void behind the life of some media. And some unpleasant truths come out...


The film is directed in a lively and, in my opinion, brilliant way by Jodie Foster and deals with a very hot topic: the corruption of international finance (precisely like the film by R.Andò), but also the enslavement of the media to vulgarity, to lies and dishonesty, to that same finance dominating the world. The film spares no one: people follow the facts like a soap opera, laughing and joking in pubs, and as soon as the curtain falls, all come back to their life as if nothing had happened, despite the seriousness of the situation. In this system, masses become brutes. And several times we are on the verge of an outcome, but, unexpectedly, this doesn't happen: the film, whose script is well structured (by Alan Di Fiore and others) provides various twists and maintains suspense until the very end (which, in my view, remains open). But every plot twist carries a not granted message.


The interpretations of the main actors, from Clooney, to Roberts, to O'Connell are very valid; Clooney usually tends to play roles very similar to himself, but, in addition to his professionalism, he has a quality: he is really angered by injustice. I remember his Oscar nomination in 2008 for Michael Clayton and the reason was based precisely on this: his ability to present the repressed anger of those who, in spite of their questionable actions, are tired of dishonesty (in fact, he is also the producer). O'Connell is touching, with his despair mixed to naivety. The film, in my opinion, is either funny, either dramatic, but absolutely worth, and very far from superficiality; it is a good (and not simple) test of art direction by Jodie Foster and sends an important message: even the evident moments of vulgarity (in line with the plot) are needed to make people think.

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