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lunedì 31 ottobre 2016
In guerra per amore (PIF, 2016)
In guerra per amore (2016)
Ci sono soggetti molto aspri da trattare e, sicuramente, uno di questi è la mafia (un po' come l'Olocausto). E ci sono varie maniere di trattarli: una di queste, al di là della verosimiglianza storica, può essere quella che definirei la "parabola dolceamara". Infatti, questo è il nuovo film di PIF (Pierfrancesco Diliberto), In guerra per amore, il cui titolo potrebbe far pensare dapprincipio solo alla storia d'amore principale, ma che, in realtà, nasconde l'amore per la terra dell'autore: la Sicilia. L'amore per la propria terra è difatti un Leitmotiv del film.
Arturo è un giovane, squattrinato cameriere italiano che lavora a New York ed è innamorato della bella Flora (Myriam Leone), la nipote del proprietario del ristorante. I due ragazzi sognano un futuro radioso insieme, quando, all'improvviso, Flora viene costretta a fidanzarsi con Carmelo, figlio di un boss residente negli States. Allora, un po' per caso, un po' per determinazione, Arturo decide di arruolarsi nell'esercito americano per sbarcare con gli Alleati in Sicilia e andare, romanticamente, a chiedere la mano di Flora al padre, che abita nel paesino di Crisafulli, situato esattamente sulla costa dove gli Americani devono arrivare. E qui, dato che un militare dell'OSS (l'antenato della CIA) finisce nei guai con un abitante del luogo, in una scena paradossale e divertentissima, il povero Arturo viene mandato in "missione speciale" a salvarlo, appeso a una fune calata da un elicottero e issato....su un somaro. Trovato il militare, il tenente Philip Catelli (di origine italiana), Arturo stringe con lui una solida amicizia; così, si trova al centro di una delle vicende più controverse della nostra storia contemporanea, la collaborazione tra Alleati e capimafia siciliani in occasione dello sbarco del luglio 1943. Vedremo poi come la storia si conclude (anzi, rimane significativamente sospesa, come sospesa era la scena iniziale, che vede Arturo in attesa davanti alla Casa Bianca con una lettera); posso però anticipare, senza rivelare niente, che l'umile soldato italo-americano diventa, nella sua semplicità, un simbolo di amore per la Sicilia, l'Italia, la vera democrazia e di dignità.
In guerra per amore non è il genere di film da cui ci si aspetta un cast tecnico eccezionale (ho notato però, per quanto può valere il mio parere in merito, che il suono era riuscito); anche la recitazione non si distingue particolarmente, anzi, PIF fatica, secondo me a recitare, ed altri interpreti appaiono a volte un po' caricaturali (numerosi i volti da noi già visti nelle serie di Montalbano: Maurizio Marchetti, Mario Pupella ecc.) o caricati; a Myriam Leone, però, si addice il ruolo della fanciulla sognante e innamorata.
Tuttavia è un film grazioso, riuscito, nato da un'idea intelligente e che trasmette un messaggio serio. Per certi versi lo paragonerei alla "Vita è bella" di Benigni (citata non di rado): non è un film realistico, bensì un film che inserisce alcuni elementi realistici (qui, ad esempio, lo sbarco americano, ben rappresentato per molti versi) entro una struttura che non è di per sé realistica, ma che potrei definire, appunto, una "parabola", un racconto esemplare.
Ecco allora che, accanto a momenti divertenti, di una comicità pulita, familiare, ce ne sono altri drammatici, quasi realistici (ho molto apprezzato le scene nel rifugio, durante i bombardamenti, tra le meglio riuscite); e, in sottofondo, un messaggio costante, profondo pur nella sua semplicità: la resilienza contro il male nazista in Benigni, il desiderio di non cedere alla mafia in PIF. E poi, con tono tra ironico e amaro, verso la fine, una rapida sintesi storica di quello che fu l'effettiva presa di potere della mafia dopo la "liberazione" del 1943. Attraverso questa parabola, nonostante gli stereotipi (specie quelli sulla Sicilia), passa così un messaggio divulgativo di valore non indifferente. E quella canzoncina che ritorna spesso nel film, sull'"Asino che vola", ripresa dalla scena comica dell'atterraggio di Arturo sul somaro, rinvia infatti al desiderio sincero di migliorare le cose. E col sorriso.
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