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giovedì 20 ottobre 2016
I Medici (serie TV) 2016
I Medici
Secondo me, lo sceneggiatore della serie I Medici ha preso ispirazione dal gioco Assassins' creed. Non sto scherzando: nella prima scena della prima puntata, un sinistro personaggio incappucciato osserva da lontano la morte per avvelenamento di Giovanni de'Medici (interpretato dal grande Dustin Hoffmann) nella sua vigna. Il sinistro personaggio ricompare anche altre volte nella trama.
Ovviamente, non c'è alcuna traccia di questo avvelenamento nelle fonti storiche: e così, neanche degli avvenimenti che ne scaturiscono, come l'omicidio del chirurgo che attuerebbe l'autopsia di Giovanni. Il chirurgo poi afferma che ha contravvenuto alla legge per farla, ma anche questo è scorretto, perché i giudici in Italia richiedevano le autopsie in caso di morte sospetta già alla fine del Duecento! Erano proibite, come oggi, le autopsie non autorizzate, come quelle operate da artisti quali Michelangelo: ovvio. Un altro dettaglio: Giovanni de'Medici è morto in febbraio; come poteva essersi avvelenato con l'uva? E come avrebbe fatto l'assassino a indovinare, in una vigna intera, il grappolo esatto da avvelenare, quello che Giovanni avrebbe poi mangiato? Come notate, tutta l'idea è demenziale.
Adorazione dei Magi di Botticelli; qui compaiono parecchi Medici;
Il re che offre l'incenso al Bambino Gesù è Cosimo.
A parte alcuni dati, I Medici è così colmo di errori storici e pieno invece di lacune artistiche, che le lacune vengono colmate con stereotipi di scarso livello. E' vero per esempio che Giovanni avesse rapporti d'affari e amicizia col famigerato Baldassare Costa, poi antipapa col nome di Giovanni XXIII; grazie a queste relazioni, il banco Medici poté effettivamente accaparrarsi la riscossione delle decime ecclesiastiche in tutta Europa e allargare così il suo giro d'affari a macchia d'olio. Ed è vero che i Medici, più vicini al popolo, si contrapponevano a Rinaldo Albizzi e alla sua famiglia, che proveniva dalla nobiltà una volta guelfa nera, quella di finanzieri e cavalieri, quella cui si contrapponeva già Dante nel 1300. Però, non è assolutamente vero che Cosimo fosse contrario alla guerra contro Lucca: l'ha finanziata lui. Così gli sceneggiatori gli attribuiscono delle ambizioni pacifiste assolutamente anacronistiche.
Il vero Cosimo de'Medici, in un ritratto di Pontormo.
Oppure, aveva un ottimo rapporto con la moglie, Contessina de'Bardi. Ma bisognava introdurre nella storia lo stereotipo scadente, la storia d'amore infelice con la bella lavandaia (Bianca, interpretata da Myriam Leone): quindi, è meglio riempire uno sceneggiato di trovate banali e false, piuttosto che sfruttare la realtà storica e saperla valorizzare al meglio. Di queste procedure ha sofferto in particolare il ritratto proprio di Cosimo de'Medici (uno scialbo Richard Madden). Chi, come me, ha visto per decenni a Firenze i suoi tratti fisiognomici in varie pitture - quel profilo così deciso, volitivo, autorevole, da vero pater patriae - non può riconoscerlo in quell'essere patetico messo in campo dallo sceneggiato. I Medici lo dipinge come un giovane introverso, aspirante artista (come, nello stereotipo romantico, certi rampolli frustrati di grandi famiglie ottocentesche!), travagliato da una storia d'amore infelice. Niente di più falso. Cosimo de'Medici era un uomo determinato, colto, energico, riconosciuto, già prima della morte del padre, come il capofamiglia da una fitta rete di parentele, tra Medici e non (Bardi, Portinari ecc.); aveva una larga cultura (aveva studiato Greco, Latino e Arabo dai Camaldolesi, per non parlare di varie altre materie, come teologia, e delle conoscenze economiche indispensabili per mandare avanti il banco), era apprezzato come diplomatico e molto popolare per il suo sostegno alla popolazione. Ritrarre Cosimo in maniera storicamente fedele sarebbe stato estremamente più stimolante.
Piero di Cosimo de'Medici
Ovviamente, se gli stereotipi banali sostituiscono la realtà storica, il risultato non può essere l'alta qualità. I Medici è un prodotto di media qualità (al meglio); anche se la sceneggiatura è tecnicamente accettabile (nonostante quel procedere a zig-zag, pieno di flash-backs, che confondono) e ha dei momenti interessanti, però risente pesantemente di tutta la prospettiva falsata. La recitazione, salvo eccezioni (come Dustin Hoffmann, ovviamente, e il nostro Guido Caprino, nel ruolo di Marco) non vale un granché; ci sono pesanti errori anche nell'ambientazione e nei costumi. Gli abiti (con pellicce e spalle larghe) sono infatti spesso cinquecenteschi, lontani dalla prassi del primo Quattrocento, così come le acconciature; e anche nelle ambientazioni (a parte Pienza, il Palazzo del Bargello, o il Battistero di Firenze) ci sono errori. Il palazzo papale del conclave, ad esempio, rivela affreschi pure cinquecenteschi, con grottesche che vanno bene per il Manierismo. A Firenze si sono (giustamente) scandalizzati per gli anacronismi nella rappresentazione dei monumenti: sul Ponte Vecchio compare il Corridoio Vasariano, anch'esso risalente al tardo Cinquecento; S.Maria del Fiore appare addirittura con la facciata ottocentesca di Fabris! E così via. Su altri aspetti tecnici non mi soffermo: dal doppiaggio non in sincrono, alla 3D troppo pesante, dalla recitazione poco convincente, ai problemi di sceneggiatura, dalla fotografia poco curata alla mise generale dei personaggi, tutto questo è stato affrontato meglio da altri.
Più le ore passano e più la mia recensione diventa intrattabile. E con ragione: perché se paghiamo il canone annuale RAI nella bolletta della luce e ci bombardano per due mesi con l'annuncio mirabolante di una nuova serie su una delle più importanti dinastie italiane, cavolo, abbiamo ragione di pretendere che con i nostri soldi la RAI paghi un prodotto di alta qualità. Ma è tutta l'operazione che parte da premesse false e, perciò, non può giungere alla qualità vera. Infatti, se prendete la storia autentica e la falsificate in modo sistematico, banalizzandola con stereotipi di quarto livello, è logico poi che il risultato sia scadente. E' logico che la regia lasci a desiderare e gli attori non siano convinti quando recitano. E' logico allora che si riempia la serie di scene di sesso, tanto triviali quanto inutili (e meno male che alla Lux Vide sono così bacchettoni...). E' logico che si lavori in maniera approssimativa e banale, convogliando alle persone più semplici, che aspirerebbero a informarsi correttamente, una visione completamente distorta della LORO (LORO) storia.
Perché è questo l'aspetto peggiore: I Medici distorcono la storia. Una premessa: un autore serio può fare come Ridley Scott, che, lo dice a chiare lettere, falsifica la storia per perseguire un suo coerente progetto artistico. Succede nel Gladiatore: e, nonostante che le cose non siano andate così sotto l'impero di Commodo, proprio perché Scott sa agire da artista e fare scelte coerenti, il Gladiatore rende comunque molto bene l'atmosfera del II d.C.; e questo nonostante varie imprecisioni.
Oggi la materia storica non è molto popolare, perché non apporta denaro e, soprattutto, insegna a pensare con spirito critico; ma alla radice di questo film TV c'è una colossale distorsione storica. Gli autori (USA: Spotnitz, Meyer e il regista Mimica Gezzan: ma dobbiamo aspettare degli statunitensi per gestire la nostra storia?) dimostrano di ignorare la distinzione tra Quattrocento e Cinquecento, che, in Italia, è fondamentale. Oltre le Alpi, nel Quattrocento, in Francia, Germania, Inghilterra, erano ancora immersi in pieno Medioevo e recuperarono solo nel Cinquecento appunto; ma in Italia, il Quattrocento è distinto dal secolo successivo.
Quando prima ipotizzavo che gli autori si fossero ispirati ad Assassins' Creed non stavo scherzando. In effetti, Assassins' Creed volgarizza una visione stereotipa dell'Italia diffusa Oltralpe fin dal Cinquecento (quindi dopo) e ancora corrente all'estero: l'Italia come terra di lusso, raffinatezza, ma anche intrighi, veleni, assassini e sicari; di qui il significato negativo che ha all'estero il termine "machiavellico". Ovviamente, intrighi e assassini c'erano anche nel Quattrocento e questo stereotipo ha alcune radici vere nella storia italiana cinquecentesca; ma I Medici è completamente imbevuto di questa visione e, perciò, manca di originalità e autenticità storica. E tutta la gente di cultura media che se lo vedrà, berrà quindi una marea di scempiaggini, credendo che siano vere. Diceva il cardinal Ratzinger che bisogna proteggere il popolo: quello fatto da gente normale, che non frequenta gli ambienti accademici, non scrive articoli scientifici, non tiene conferenze, ma ha diritto, aggiungo io, a un'informazione seria, proprio perché non ha altri mezzi per procurarsela. Ebbene, io dico che una TV che lavora così tradisce pesantemente proprio il suo pubblico, costituito di gente normale. Lo fa coi suoi soldi. Ed è una vergogna.
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