mercoledì 2 agosto 2017

La Vicenza di Palladio


La Vicenza di Palladio

Quando si pensa alle bellezze del vicino Veneto, di solito si dimentica Vicenza. Invece questa città è un piccolo, grande gioiello, anche perché il celeberrimo architetto Andrea Palladio (che era padovano però; e si chiamava in realtà Andrea di Pietro della Gondola - sic! - 1508 - 1580) vi ha progettato una sfilza di palazzi, uno più bello dell'altro. Qualche idea qui per una gita. 



                                                                  Palazzo Chiericati

Se cominciate la visita dalla zona del Bacchiglione (il fiume) e Piazza Matteotti, vi trovate subito a sinistra Palazzo Chiericati, la Pinacoteca Civica. E' costruito su un alto podio, per evitare le piene del fiume: si chiamava,  difatti, Piazza dell'Isola (un nome, un programma). A dire il vero, sembra una di quelle imponenti ville che l'architetto progettava per gli aristocratici veneziani e la loro villeggiatura sulla riviera del Brenta: e i due candidi ordini di logge sovrapposti lo  fanno assomigliare al Foro Romano. Difatti, il Palazzo era un po' una villa, al confine della città; e un po' foro, perché situato davanti al mercato. 



                                                                     Teatro Olimpico

Proprio accanto c'è il Teatro Olimpico. Fu l'ultimo lavoro di Palladio prima di morire, fu completato dal figlio ed è semplicemente un luogo magico. Il progetto recupera l'arte dei teatri antichi trasmessa dal latino Vitruvio, ma Vincenzo Scamozzi, un allievo del Palladio, progettò anche una straordinaria scenografia per la prima messa in scena, quella dell'Edipo re di Sofocle, nel 1585. La scenografia rappresenta la città di Tebe e guadagna in profondità perché il pavimento è leggermente inclinato. Assistere a uno spettacolo teatrale lì dentro (la stagione è in settembre) è un'esperienza unica. 

Proseguendo verso il centro, troverete molti altri palazzi di Palladio: Palazzo Barbaran da Porto, sede del Museo Palladio e che ha una pianta irregolare, perché il povero Palladio dovette riunire in un solo progetto varie case proprietà del committente; Palazzo Iseppo da Porto; Palazzo Valmarana; Palazzo Porto in Piazza Castello (i Porto hanno assillato Palladio...) e vari altri, sparpagliati per la città. Tutti sono caratterizzati da trovate originali che rendono le facciate mosse da ombre, bugnato ora rustico, ora liscio, ordini diversi, logge ecc. 



                                                         Palazzo Barbaran da Porto
Ma il cuore di Vicenza è la Piazza dei Signori, dove si trovano la Loggia del Capitaniato e la Basilica Palladiana. La Loggia era la sede del rappresentante di Venezia (Vicenza era terra di San Marco, come mostra la colonna del leone nella piazza stessa) ed è caratterizzata da un ordine gigante: cioè le colonne abbracciano i due piani dell'edificio. Di fronte, la Basilica Palladiana: che non è una chiesa! E'  una "basilica" nel senso classico del termine: nell'antica Roma, la basilica era il luogo degli affari e dei tribunali. Ai Vicentini è costata un occhio della testa, senza contare che hanno indetto concorsi su concorsi per trovare un  progetto adeguato (tra i concorrenti, anche Sansovino, l'autore della Biblioteca Marciana di Venezia, e Giulio Romano, l'allievo di Michelangelo...). 



                                                              Basilica Palladiana

Era in realtà il Palazzo della Ragione della città, era già stato rivestito di logge alla fine del Quattrocento, ma poi era crollato tutto e sono cominciate allora le discussioni infinite a livello comunale. Infine, nel 1546, vinse un ancora oscuro, giovane architetto di Padova, che aveva cominciato la sua attività come scalpellino, ma che aveva avuto la fortuna  di trovare un mentore nell'umanista vicentino Gian Giorgio Trissino: Andrea Palladio (lo pseudonimo lo inventò  proprio Trissino, che ha anche il merito di avere 1) riscoperto il De vulgari eloquentia di Dante; 2) di avere scritto la prima tragedia moderna secondo le regole aristoteliche, la Sofonisba). Palladio, da umile scalpellino appunto, apprese così ad amare la cultura classica e maturò il genio che gli conosciamo. Da questo progetto in poi, con cui rivestì il palazzo di pietra chiara (furono sbancate alcune cave allo scopo) e di serliane (gli archi tipici con le colonne a lato), Palladio intrecciò con Vicenza un rapporto di amore duraturo, tanto che ne punteggiò le vie di capolavori. Tanti altri sono sparsi per le strade della città e possono essere ammirati in una lunga passeggiata, da concludere in uno dei caffè del centro...



                                                                Loggia del Capitaniato

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