domenica 25 dicembre 2016

The Cokeville Miracle - Il miracolo di Cokeville (T.Christensen, 2015)


Il miracolo di Cokeville

In tempi di terrorismo, questa storia è una vera consolazione e ci apre a speranze che, troppo spesso, dimentichiamo.

Cokeville, Wyoming, 16 maggio 1986. In questa tranquilla cittadina di poco più di 500 anime, al confine con l'Utah e abitata prevalentemente da Mormoni, uno squilibrato, David Young, prende in ostaggio i bambini e il personale della scuola elementare locale per più di 2 ore. Lo accompagna la moglie Doris, completamente soggiogata e accecata, che lo ritiene un uomo intelligentissimo. Gli ostaggi, 154 tra bambini, insegnanti e personale scolastico, vengono costretti a rimanere tutti nella stessa aula. 



Ma ciò che rende più pericolosa la situazione sono gli esplosivi che la coppia, un vero caso di folie à deux, si è portata dietro in un carrello della spesa: una tanica di benzina di un gallone (più di 3 litri), collegata da fili elettrici a un detonatore, costituito da lattine di tonno riempite di polveri chimiche esplosive. Al di sopra di tutto, pericolosissime schegge (schrapnel) che, a seguito dell'esplosione, avrebbero fatto una carneficina, tagliando e lacerando tutto ciò che avessero incontrato. Le tre parti dello IED (Improvised Explosive Device) erano separate da assini di legno. 



                                                   La classe dopo l'esplosione del 1986
Al momento dell'esplosione, le polveri, mischiate a farina, si sarebbero diffuse nell'aria e sarebbero state incendiate dalla benzina, i cui vapori, intanto, continuavano a emanare nella stanza a causa di un foro nella tanica (vari bambini furono colti da nausea e vomito) e a sgocciolare sulle polveri: il risultato sarebbe stata una spaventosa palla di fuoco, che, sollevatasi a fungo verso l'alto, avrebbe poi avvolto il soffitto e si sarebbe infine allargata lungo le pareti a inghiottire tutta l'aula. Young aveva fatto delle prove precedenti e le sue bombe funzionavano con terrificante precisione. Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con gli esplosivi comprende che nella stanza non si sarebbe salvato nessuno: per via delle fiamme, dello schrapnel e anche perché un'esplosione implicante anche solo un kilo di un esplosivo qualsiasi, al chiuso, è letale nel raggio di almeno 5-10 metri e ha una potenza molto più devastante che all'aperto. 



Quel giorno, come se non bastasse, lo sceriffo, Ron Hartley, e tutti i 4 membri della locale stazione di polizia non erano in città. Il panico si diffuse fuori della scuola e molte persone reagirono nell'unica maniera loro rimasta: pregarono. Anche i bambini, dentro, si sedettero in silenzio sul pavimento a pregare, come i genitori avevano loro insegnato. Poco prima delle 3 e mezzo, a 2 ore e mezzo dall'inizio della presa d'ostaggi, alcuni di loro videro delle misteriose figure bianche circondare la bomba, come per contenerne gli effetti; e sempre le figure bianche ordinarono loro di ritirarsi vicino alle finestre, perché la bomba stava per esplodere. Young decise di andare in bagno e legò la cordicella che avrebbe innescato la bomba attorno al polso della moglie. Ma quando questa fece un movimento brusco, il detonatore esplose, riempiendo di fumo nero la stanza. 

Doris divenne una torcia umana (poco dopo, il marito le sparò, prima di suicidarsi), ma nessuno degli altri perì. Gl'insegnanti si affrettarono ad aiutare gli allievi a uscire dalle finestre, letteralmente buttando i ragazzi in giardino. In seguito gli artificieri scoprirono che, incomprensibilmente, il filo che collegava il detonatore al resto dell'esplosivo era stato tagliato (da chi?), che, di conseguenza, l'esplosivo secondario (la benzina) non era saltato in aria e che, incredibilmente, non si era fatto male nessuno. Non solo: l'esplosione aveva scaricato la sua potenza devastante solo verso l'alto, come se qualcosa di misterioso l'avesse contenuta. In seguito, vari bambini riconobbero nelle figure bianche viste le foto dei defunti delle loro famiglie, persone morte prima che loro nascessero e a loro ignote. 



Il film, di T.Christensen, non è il primo sulla vicenda, ma la ripercorre molto fedelmente, con minuzia documentaria e senza alcuna libertà. La pellicola, difatti, è costruita come una testimonianza: e a questo deve il suo tono molto sobrio, asciutto, insolito nei settori evangelici statunitensi. Ma qui si riverbera anche l'estrema discrezione con cui la comunità stessa di Cokeville ha sempre gelosamente protetto la memoria degli eventi: eventi che l'hanno marcata a fondo e che appartengono alla comunità. Forse appare appena un po' enfatica la recitazione di Jasen Wade, il protagonista, che interpreta lo sceriffo Ron Hartley ed è chiamato a interpretare il dubbio scettico di quest'uomo, restio a riconoscere che qualcosa di miracoloso è avvenuto e il cui percorso spirituale diventa una linea portante del film. Il film, diffuso in TV e ignoto da noi, pur non avendo chissà quali meriti tecnici, si distingue per la serietà dignitosa e per il messaggio che porta: ed è bello, nella sua semplicità priva di pretese, e ben costruito. Non sapremo mai, come viene specificato nel finale, perché altri siano morti in circostanze analoghe, ma è vero che eventi del genere sono radicati nel dialogo che i singoli e le comunità intrattengono con il Trascendente. L'Amore c'è ed è aperto, specie in questi tempi così difficili, ad ognuno di noi. 

Qui l'articolo di giornale che rievoca la vicenda:

http://billingsgazette.com/news/state-and-regional/article_c50c0569-aa7e-56ac-8e1e-42a9fd55f34a.html

Qui invece il link di Youtube al film (in inglese):

https://www.youtube.com/watch?v=EESmDLoAWEE

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