domenica 5 novembre 2017

Fiaba orientale...dell'amore che perdona



Fiaba orientale...dell'amore che perdona

Se qualcuno fosse punto dalla curiosità su come sono finiti il nostro bel principe e la principessa dell'ultima fiaba orientale (quelli che si aggiravano tra le poetiche calli di Venezia), ebbene, possiamo proseguire un poco la nostra storia. 
Ci chiedevamo se lei lo avrebbe perdonato e se lui avrebbe voluto il suo perdono. Eppure, possiamo essere certi che lei lo ha già perdonato, con tutto il suo cuore (ne dubitavate?). Perché? Lei sa che lui non ha mai conosciuto il dono del perdono e della misericordia, per cui, come potrebbe negarglielo? Come potrebbe lasciarlo in balia dei sensi di colpa che, lei ne è certa, affliggono il suo cuore sensibile? Come potrebbe non dargli con larghezza quello di cui lui ha bisogno per "risorgere" e rinascere a vita nuova, come le rose rialzano il capo dopo la tempesta? Solo così lui potrà liberarsi dei suoi atteggiamenti sbagliati. Così, passeggiando nel silenzio che scende come velluto sull'acqua e sui marmi veneziani, lei ha compreso: lei lo ha perdonato tante volte, lo ha già perdonato ora e lo perdonerà sempre. Perché lo ama davvero.


Del resto, lei non ha mai cambiato idea su di lui: sa che è profondamente buono, pulito, dolce, tenero; e quello che l'ha ferita, per certi versi..."non era lui". Era una maschera: quella che ciascuno di noi indossa per proteggere la parte più vulnerabile di sé, quando si sente in pericolo. Era la maschera prodotta dai meccanismi di difesa, che distorcono il volto bellissimo con cui siamo usciti dalle mani amorevoli del Padre. Se lui, come lei ritiene, teme ancora di essere ferito, di essere rifiutato, di subire per l'ennesima volta le ingiustizie che tanto hanno pesato su di lui, ecco allora la maschera dura, inflessibile, oppure quella sfuggente, volta a sottrarsi alla vista, le maschere che gl'impediscono di  avvicinarla e di ricevere e dare amore come vorrebbe.


Lei ha deciso di rimanere fedele in cuore a quel ragazzo che le si era mostrato così pieno di gioia al vederla (quello che saltava a due a due i gradini di un ponte veneziano davanti a lei): lei voleva rimanere fedele al suo desiderio e ai suoi tentativi di essere felice. Tuttavia, pur perdonandolo, capiva che ora lei non poteva fare niente. Attenzione, ragazzi, sappiate sempre distinguere tra perdono e sue conseguenze pratiche: le seconde non sono immediate. Bisogna saper attendere, come per i frutti d'estate. Accoglierlo, perdonarlo, offrirgli in dono la misericordia di cui lui aveva bisogno, significava anche lasciarlo libero: che cosa era meglio per lui? Lei o un'altra? La principessa non poteva saperlo. Non era in suo potere ristabilire alcun contatto tra loro: stava a lui. E stava a lui costruirsi il proprio percorso per giungere, se voleva, fino a lei. 


E allora, anche se le piangeva il cuore, decise di non fare niente, di rispettare la sua libertà e di attendere quel che lui avrebbe deciso o potuto fare. La principessa, del resto, sa che lui è buono e ha tanta, ma tanta buona volontà e determinazione, come una quercia avvezza a resistere a tante tempeste; lasciarlo libero, significa anche fidarsi di lui e della sua buona volontà, come ci fidiamo di un albero da frutto, che a primavera, di sicuro, metterà tanti fiori e poi deliziose pesche o susine. Se lui comincerà a capire quel che ha sofferto e arriverà a prenderne coscienza, le catene che lo hanno avvinghiato finora si spezzeranno.


Lei desidera con tutto il cuore che lui ritrovi se stesso. Vorrebbe che loro due potessero essere misericordia l'una per l'altro, reciprocamente: e anche lei attende un giorno, che qualcuno l'accolga e le doni amore. Chissà. Ognuno di noi ha una chiamata speciale: quella di dare amore in una maniera unica ed irripetibile, che è soltanto nostra. La principessa è sicura che il suo bel principe è chiamato a dare tanto amore e che, quando cadranno le catene che imprigionano i suoi sentimenti, lui ritroverà se stesso e la sua personale maniera di amare; e lui, allora, potrà riversare dal suo cuore tutta la tenerezza di cui è capace. Fosse per lei, lo coprirebbe di carezze, tutte quelle di cui lui ha bisogno...Ma un fiore che risorge dopo la tempesta è più pudico e delicato di un mughetto per cui pesa persino la rugiada. Per ora, lei deve farsi da parte. Amore è anche farsi da parte. In attesa che lo Spirito ci permetta di ritrovare noi stessi e la scintilla più genuina e primigenia del nostro essere, quando siamo usciti dal suo amore come dalla luce fiorisce l'arcobaleno.


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