martedì 23 agosto 2016

Vertigo (La donna che visse due volte -- A.Hitchcock, 1958)


Vertigo (A.Hitchcock, 1958)

Vediamo oggi un altro grande capolavoro di "Hitch", da me molto amato: Vertigo, del 1958, ovvero "La donna che visse due volte", con James Stewart e Kim Novak. Il titolo latino fa riferimento alle vertigini (acrofobia) di cui soffre il protagonista, uno spettacolare James Stewart, qui in una delle sue interpretazioni più intense. E il senso di vertigine, suscitato anche da ben altro (per esempio, dall'idea del doppio e di una donna che vive due volte), è il vero protagonista del film; esso ispira anche la magnifica, magnetica sigla, con spirali in movimento dall'effetto ipnotico (opera di Saul Bass).




La scena d'inizio fa letteralmente venire le vertigini: John Ferguson, detto "Scottie", un agente di polizia, sta inseguendo assieme a un collega un criminale sui tetti di San Francisco, ma, a causa di un salto azzardato, si ritrova appeso a una grondaia: il collega cerca di aiutarlo, ma precipita sotto i suoi occhi nel vuoto (questa è una parte che mi terrorizza, perché anch'io soffro di vertigini). Dopo essersi ripreso, Scottie è ancora vittima del trauma; a questo punto, un suo amico, il ricco Galvin Elster, gli chiede di pedinare la moglie Madeleine (interpretata da Kim Novak), bellissima, ma altrettanto fragile psichicamente. L'uomo descrive i disturbi mentali della donna come se fosse  un vero e proprio caso di possessione: Madeleine sembra a volte inabitata dallo spirito di un'antenata, Carlotta Valdés, morta suicida, perché le era stata sottratta la figlia. Scottie comincia a seguirla nelle sue peregrinazioni sempre più inquietanti: la donna va al museo cittadino e resta per ore in contemplazione del ritratto dell'ava; compra fiori identici a quelli del ritratto; visita quella che era la casa dell'antenata. Insomma, sembra davvero posseduta (ricordo alla mia squadriglia che Hitch era cattolico di formazione e molto sensibile al lato soprannaturale,  o anche preternaturale = spiriti e simili). 
Sempre più vittima del magnetismo che si sprigiona da Madeleine, Scottie se ne innamora (lui sembra veramente posseduto!) e, un giorno, la salva da un tentativo di suicidio (lei si butta in acqua sotto al Golden Gate). Così, ha la possibilità di iniziare un idillio con lei, finché, un giorno, durante una visita alla missione cattolica spagnola - una di quelle che tappezzano la California - dove l'antenata Carlotta è sepolta, Madeleine si butta dal campanile. E qui comincia davvero il mistero: perché il povero Scottie, preso dalle sue vertigini, non può accorrere a salvarla e quindi rimane pesantemente traumatizzato dalla morte della donna che ama: allora comincia a cercare una donna che assomigli a lei, finché non la trova....Ma era veramente una possessione?


Vertigo è veramente un capolavoro di suspence ed è stato giudicato il miglior film di sempre dal British Film Institute. A partire da un romanzo mediocre, ricostruisce la storia in modo esemplare, tenendo col fiato sospeso fino alla fine (e che finale! Ma non ve lo dico). La sceneggiatura è, come sempre, ottima (qui opera di Samuel Taylor, che lavorò anche a Sabrina, di Billy Wilder); notevolissima anche la fotografia, di un classico collaboratore di Hitch, Robert Burks, una fotografia che sembra evocare spesso atmosfere di mistero, approfittando al massimo delle scenografie (opera di un altro grande collaboratore di Hitch, Henry Burnstead). Guardate ad esempio l'effetto magnetico della valle delle sequoie, con i raggi di sole che piovono tra il fogliame di questi alberi secolari; oppure, lo sfondo del Golden Gate, dove Madeleine tenta il suicidio; gl'interni, accuratissimi, con visioni mozzafiato su San Francisco dalle finestre; oppure, la scena al Museo (il California Palace), un museo vuoto e inquietante (i musei vuoti fanno questo effetto); o, infine, la missione spagnola. Notate ancora le magnifiche fotografie in cui ricorre il motivo della spirale, o in cui le fughe di corridoi o palazzi producono lo stesso effetto. La musica poi è magnifica (colonna sonora di Bernard Hermann).


Ma è soprattutto la recitazione che spicca, in particolare quella di James Stewart, che qui dà il meglio di sé, tra amore, tenerezza, tormento, intelligenza e inquietudine. Lui sembra veramente al limite della follia. Quanto a Kim Novak, un'attrice di origine ceca, che doveva essere all'epoca la nuova Marilyn Monroe, fu scelta da Hitchcock per sostituire, nel ruolo da lui amato dell'algida bionda, Grace Kelly (ormai sposata col principe Ranieri di Monaco). Inutile dire che la Novak non aveva il carisma e il fascino della Kelly (lo notate subito); però qui risulta particolarmente sperduta e conturbante, misteriosa, per cui la prova è ottima lo stesso. 


Il film ha una densità tematica incredibile: è l'apice dell'analisi, così consueta in Hitch, di quanto è inquietante, di quei burroni che si spalancano sotto ai nostri piedi nella vita quotidiana. Sono molte le cose che inquietano qui: le vertigini, in tutti i sensi; il tema del doppio (sottolineato dagli specchi); il trauma, la follia; l'idea della possessione, anch'essa molto letteraria (cito a caso Fogazzaro ed Henry James fra gli scrittori che se ne sono occupati); il mistero su chi è Madeleine, il suo fascino magnetico e inafferrabile; l'inconscio; l'effetto risucchio del passato; l'amore come ossessione e tentativo di salvare, col rischio di perdersi. Scottie si immerge in questa storia d'amore come se sprofondasse in un abisso; eppure....Ma guardatevi il finale. 

PS. Trovate Hitchcock: dov'é?

Vertigo (1958)

Today let's see another great masterpiece by "Hitch", much loved by me: Vertigo, 1958, starring James Stewart and Kim Novak. The Latin title refers to vertigo (acrophobia), afflicting the protagonist, a spectacular James Stewart, here in one of his most intense interpretations. And the sense of vertigo, also aroused by something else (for example, by the idea of ​​the double), is the real core of the film; it also inspired the magnificent, magnetic opening titles, with moving spirals producing a hypnotic effect (by Saul Bass).



The opening scene is literally dizzying: John Ferguson, called "Scottie", a police officer, together with a colleague, is chasing a criminal on the rooftops of San Francisco; but, because of a big leap, he slides and hangs on a gutter: his colleague tries to help him, but falls under his eyes from the roof (this is a part that scares me, because I'm afraid of heights). After recovering, Scottie is still a victim of the trauma; at this point, one of his friends, rich Galvin Elster, asks him to follow his wife Madeleine (played by Kim Novak), beautiful, but psychologically fragile. He describes her mental disorders as if it were a real case of possession: Madeleine sometimes seems uninhabited by the spirit of an ancestor, Carlotta Valdes, who committed suicide, because her daughter had been taken away from her. Scottie begins to follow her in her wanderings, more and more disturbing: the woman goes to the city museum and stays for hours in contemplation of the portrait of her ancestor; she buys flowers identical to those of the portrait; she visits what was Carlotta's ancient house. In short, she looks really possessed (I recall to my squadron that Hitch received a Catholic training and was very sensitive to the supernatural, or even preternatural side = spirits and the like).

Increasingly the victim of the magnetism emanating from Madeleine, Scottie falls in love with her (he looks really possessed!). And, one day, he saves her from a suicide attempt (she dives into the water under the Golden Gate). So, he can start a romance with her; but one day, during a visit to the Spanish Catholic mission - one of those that cover California - where Carlotta is buried, Madeleine throws herself from the bell tower. And here the mystery really begins: poor Scottie, taken by his vertigo, can not rush to save her and is heavily traumatized by the death of the woman he loves: then he begins to look for a woman who looks like her, until he finds her. ... But was it really a possession?



Vertigo is truly a masterpiece of suspense and has been judged the best film ever by the British Film Institute. Taken from a mediocre novel, it traces the history in an exemplary way, with suspense until the end (how it is! But I do not reveal it). The script is, as always, excellent (here by Samuel Taylor, who also worked in Sabrina, by Billy Wilder); the photography is also remarkable, by a classic collaborator of Hitch, Robert Burks; he often seems to conjure up mysterious atmospheres, making the most of the sets (designed by another great help to Hitch, Henry Burnstead). Look for example at the magnetic effect of the valley of redwoods, with sun rays raining down through the foliage; or, the background of the Golden Gate, where Madeleine attempts suicide; the interiors, highly accurate, with breathtaking views of San Francisco; or, the scene at the Museum (the California Palace), an empty and eerie Museum (empty museums make this effect); or, finally, the Spanish mission. Note again the magnificent photographs marking the spiral motif, when halls or palaces leaks produce the same effect. The music is superbe (soundtrack by Bernard Hermann).


But it is above all the acting that stands out, in particular that by James Stewart, who here gives the best of himself, showing love, tenderness, anguish, intelligence and uneasiness. He really seems on the verge of madness. As for Kim Novak, an actress of Czech origin, who was to be the new Marilyn Monroe, she was chosen by Hitchcock to replace, in the role of the blonde, Grace Kelly (now married to Prince Rainier of Monaco ). Needless to say, Novak did not have the charisma and charm of Kelly (you notice it immediately); but here she is particularly mysterious, so her interpretation is very good all the same.

The film has an incredible thematic density: it is the pinnacle of the analysis, so usual in Hitch, of what is disturbing, of those ravines wide open beneath our feet in everyday life. There are many things that trouble here: vertigo, in every sense; the theme of the double (highlighted by mirrors); trauma, madness; the idea of ​​possession, which is also very literary (I quote at random Fogazzaro and Henry James among the writers who have dealt with it); the mystery of who is Madeleine, her magnetic and elusive charm; the unconscious; the suction effect of the past; love as obsession and attempt to save at the risk of getting lost. Scottie is immersed in this love story as if he were sinking into an abyss; and yet .... But watch the end.

PS. Try to find Hitch!

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