mercoledì 2 settembre 2020

La gente mormora (People will talk, Joseph Mankiewicz, 1951)


 La gente mormora (People will talk)

Questa commedia romantica è una piccola perla del cinema anni'50: quel cinema che i miei studenti ignorano del tutto e che, perciò, può essere molto gradevole riesumare. Inoltre, io adoro i film dell'epoca, specie le commedie e ancora di più se il protagonista è Cary Grant.

La gente mormora appartiene al genere della sophisticated comedy, la commedia brillante che, nata negli anni '30, dispone di alcuni ingredienti irrinunciabili: ambiente mondano ed attori eleganti (di solito corrispondenti alle élites del Nordest degli USA, a città come New York, Philadelphia, Boston ecc.), ironia che si volge spesso in vera e propria satira sociale, e, soprattutto, sceneggiature estremamente sofisticate e argute, che sembrano raccogliere il meglio della conversazione inglese ottocentesca e del suo wit. Il genere è proseguito ben oltre gli anni '30 e ha dato nuovi risultati negli anni '50. Il mostro sacro della sophisticated comedy era ovviamente Cary Grant, considerato una delle maggiori stelle del cinema hollywoodiano, ma (non a caso) inglese di nascita. E' straordinario come Cary Grant passi sostanzialmente invariato da un film all'altro (fino agli ultimi di Hitchcock): sempre elegante, misurato, lievemente ironico e ricco di humour. Dato che ci sono, posso consigliare qualche altro titolo che lo vede come protagonista: per Alfred Hitchcock ha interpretato autentici pilastri del cinema come Notorius, Il sospetto, Intrigo internazionale e il celeberrimo Caccia al ladro, con Grace Kelly; al di fuori dei thriller, consiglio caldamente Scandalo a Filadelfia, decisamente una sophisticated comedy, oppure l'impagabile Arsenico e vecchi merletti, o Un amore splendido, qui già recensito, o il divertentissimo Operazione sottoveste, in cui comanda uno sgangherato sottomarino che incrocia nel Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale e che viene dipinto di rosa (!). 

Ma torniamo a La gente mormora. Ambientato in una cittadina universitaria del Nordest, il film si apre con un sinistro figuro, il prof.Edwell (Hume Cronyn), con un muso (è il caso di dirlo) arcigno e ben poco raccomandabile, che intervista una governante zitella e dalla lingua biforcuta, pronta a rivelare nefandezze sul celebre dott.Noah Praetorius (Cary Grant), un clinico di fama di quella stessa università. Edwell accusa Praetorius di avere esercitato il ruolo di guaritore in una cittadina di campagna dello stesso Stato, ma cerca anche altri capi d'accusa, soprattutto in relazione all'assistente di Praetorius, Shunderson (Finley Currie). Praetorius è in realtà un ottimo medico, che riesce a guarire i suoi pazienti mettendoli soprattutto a loro agio a livello emotivo e psicologico e trattandoli con grande cura e dedizione. Durante una lezione una studentessa, Deborah Higgins (Jeanne Crain), sviene e, quando si presenta successivamente allo studio di Praetorius, questi le diagnostica una gravidanza. Disperata, Deborah tenta il suicidio, ma si ferisce solo di striscio: Noah cerca allora di curarla sia fisicamente, che psicologicamente e, quando lei scappa dalla clinica per tornare a casa, lui la segue col suo fido collaboratore Shunderson. Lo scopo del medico è  quello di parlare col padre della ragazza, Arthur (Sidney Blackmer), un buon uomo deluso e schiacciato dai fallimenti di una vita: senonché, ben presto Noah si rende conto che fra lui e Debbie c'è molto di più che il rapporto medico - paziente. Ma mentre la coppia scopre il suo amore, l'inchiesta del prof.Edwell va avanti e rischia di gettare il discredito sull'integerrimo professore...

Il lato migliore di questo film è la sceneggiatura. La gente mormora è un tipico film dal respiro teatrale, che non insiste tanto su scenografie, costumi, fotografia e parti tecniche, quanto su recitazione e sceneggiatura appunto, anche perché nasce da una piéce teatrale tedesca di Curt Goetz. Ma dietro la macchina da presa e la penna del copione, c'è un mostro sacro come Joseph Mankiewicz: per intenderci, il regista del kolossal Cleopatra, ma anche di capolavori come Eva contro Eva e Improvvisamente, l'estate scorsa. Era comunque anche uno dei migliori sceneggiatori di Hollywood: e qui lo dimostra in pieno. La sceneggiatura è un fuoco di fila di sentenze filosofiche ed esistenziali o di battute estremamente argute, raggiungendo il suo vertice in alcuni dialoghi: provo adesso a riprodurre qualche frase notevole. 

- Ha mai notato che il giorno muore in modo simile a molti uomini? Si batte fino all’ultimo attimo di luce prima di arrendersi alle tenebre (il dott.Noah alla sua infermiera, di sera). 


- Hai mai osservato, caro Shunderson, che i teschi ridono sempre? Ora, perché? Perché un uomo dovrà morire e poi ridere per l’eternità? (sempre il dott.Noah, poco prima di una lezione, davanti allo scheletro dell'aula di anatomia). 

- E’ un cane spaventato e infelice – Mali comuni a una gran parte dell’umanità (breve dialogo tra Shunderson, che è  riuscito ad ammansire il tremendo cane degli Higgins, e Noah). 

- Lei è un professore, è difficile far capire a voi la roba che non è sui libri: e il più di quel che succede nel mondo non è sui libri (la governante zitella dell'inizio con il prof.Edwell). 

- Sai qual è il tuo problema, Edwell? Non hai mai avuto un cadavere tutto tuo (il simpaticissimo prof.Lionel Parker, amico di Noah, al pessimo Edwell). 

Come si vede, Mankiewicz, quando scriveva, pensava indubbiamente a Shakespeare: difatti, il film è, in fin dei conti, una riflessione sulla vita, sulla morte e sul ruolo di chi cerca di salvare l'una e sconfiggere l'altra, cioè il medico. Grant è ora arguto, ora ricco di humour, ora malinconico, come si addice alla vicenda. A parte i due protagonisti, Cary Grant e Jeanne Crain (che, curiosamente, ebbe la parte perché la prima scelta, Anne Baxter, aspettava un bambino), ho notato in particolare la recitazione di Walter Slezak, l'amico Lionel Parker, cicciotto e simpaticissimo quando "litiga" con Noah (vedere la scena in cui suona il contrabbasso nell'orchestra dell'Università, infischiandosene bellamente della direzione del suo amico); oppure Finlay Currie, il misterioso Shunderson, sul quale tutti spettegolano, perché non si sa da dove venga, ma che ha la posa immobile e ieratica di un antico sapiente (o di un fantasma?). Non è un caso se l'attore interpretò anche il ruolo di S.Pietro in Quo vadis?  o del re mago Baldassarre in Ben Hur. 


Per comprendere il senso del film, però, bisogna riandare alla situazione degli USA all'epoca. Mankiewicz, con questa trama, intendeva alludere alla famosa "caccia alle streghe" lanciata alla fine degli anni '40 e durante gli anni '50 dal senatore del Wisconsin Joseph McCarthy, ovvero il maccartismo, cioè la caccia ossessiva dei nemici comunisti, temuta quinta colonna entro la compagine statale statunitense. La caccia al comunismo fu condotta con una ristrettezza di vedute e una paranoia tali da sfociare nell'idiozia: e la persecuzione che lancia Edwell contro Noah le assomiglia moltissimo. Ma non bisogna dimenticare che gli USA degli anni '50, per quanto ricchi, vincitori sul piano bellico e al loro massimo sviluppo, erano anche una società profondamente conformista: una società in cui tutto era previsto dalla nascita alla tomba e in cui l'uomo medio si alzava la mattina, andava a lavorare in una grande corporation, cui dedicava tutta la sua esistenza lavorativa e in cui tutti si uniformavano ai modelli proposti, tornava la sera a casa in una villetta identica a quella di decine di vicini e si conformava volonterosamente ai dettami della pubblicità. L'economia era guidata dalle grandi corporations che facevano dell'omogeneizzazione la loro strategia primaria. Dal punto di vista etico, guai a chi sgarrava: tanto che le ragazze che rimanevano incinte fuori dal matrimonio, sulla base di ideologie che in realtà niente a che fare avevano con la religione e che s'imparentavano piuttosto con il darwinismo sociale, erano considerate delle autentiche tarate mentali. Ecco come si spiega la disperazione di Debbie e il collegamento tra la sua situazione e quella di Noah. 


La densità dei dialoghi rinvia dunque a una profonda discussione sulla condizione umana, sulla vita e sulla morte, ma anche proprio sul fatto che "la gente mormora": la massa, che non pensa e si lascia omogeneizzare, è immediatamente pronta a lanciare le sue pietre sui geni che non comprende (Noah), su chi dimostra delle fragilità (Debbie e Shunderson), su chi non ha successo (Arthur). L'omogeneizzazione rende però mediocri e insulsi, meschini. Il cattivo della situazione, Edwell, è infatti un uomo gretto, un po' come il diavolo del Faust di Goethe, incapace di vedere il bene e la grandezza; non è "neanche degno di legare le scarpe al dott.Praetorius" (come dice Shunderson). Una lieve aura soprannaturale pare circondare il medico e il suo assistente, tanto che sembrano venire da un altro mondo; non posso escludere dei richiami evangelici. Il miracolo della vita, però, finisce per prevalere: e come canta il coro dell'università eseguendo Brahms, Gaudeamus igitur, "Allora, siamo felici". 

Lieber Prinz,
heute habe ich mit meinem Architeck ueber das neue Zuhause diskutiert. Ich moechte etwas sehr schoenes und bequemes vorbereiten, obwohl ich auch ersparen will. Und du? Du wirst Fernunterricht sicher halten, waehrend ich schon meinen Zurueckgang zur Schule vorbereite; Ich werde in Schulraum arbeiten und mit allen meinen Studenten. Das wird sicher kompliziert sein. Ich liebe dich. Du bist in meinen Herz, Passerotto...

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