martedì 16 ottobre 2018

Titanic (1997)


Titanic (1997)


Perché scrivere una recensione del film Titanic a 20 anni dalla sua prima proiezione? Forse perché adesso è possibile apprezzarne le qualità ancora di più.
Ci siamo ritrovate una sera della settimana scorsa sprofondate in  una poltrona del cinema io e due mie allieve di 3N, Federica ed Emma: pronte a salire sulla "nave dei sogni", come la soprannominavano allora - ma anche a scenderne non appena si è visto un iceberg di prua. Come io stessa anni fa, ci siamo commosse ed entusiasmate - senza grande differenza tra me e loro - mentre una folla di ragazzine affascinate come noi seguiva dietro di noi. Non c'è che dire, il Titanic è un film da rivedere al cinema, dove ci si può "immergere", alla lettera, nella storia e nell'atmosfera del racconto.


Titanic è, senza dubbio, uno dei film più importanti e ben costruiti della storia del cinema. Undici Oscar - uno meritatissimo a James Cameron per la miglior regia, quindi miglior film, migliore fotografia, scenografia, costumi, montaggio, sonoro, montaggio sonoro, effetti speciali - per forza -, infine migliore colonna sonora e canzone, capolavoro del compianto James Horner - vinse poi dei Golden Globe e una pletora di altri premi. Tuttavia, è ricordato in particolare come un cult movie, sia per le spettacolari scene dell'affondamento - più di un'ora e mezza, la durata effettiva della tragedia in mare - sia per la storia d'amore tra i due protagonisti, Jack Dawson e Rose DeWitt Bukater. Perciò, a volte, l'aspetto tecnico viene lasciato un po' in ombra. Ma le sue qualità sono superlative.


Innanzitutto, Titanic è un racconto potente, una narrazione dal respiro epico. Fin dall'inizio, ogni scena ha un senso nel disegno complessivo e nulla è fuori posto: l'esordio con le finte immagini di repertorio della partenza della nave evocano un passato che non c'è più, mentre le successive sequenze del vero Titanic che giace sul fondo dell'Atlantico ed è stato esplorato da Ballard acquistano una straordinaria densità emotiva. Non sono solo immagini da documentario: evocano anch'esse la tragedia, il fasto scomparso tra le onde assieme a tanti sogni e vite umane. Le scene però profondamente coinvolgenti non si contano: io ricordo in particolare i preziosi piatti di porcellana che si infrangono al suolo cadendo dalla loro credenza, simbolo di un lusso andato in pezzi, così come tanti altri oggetti - i quadri acquistati da Rose a Parigi finiscono sott'acqua; le mie ragazze ricordano regolarmente la  madre che racconta una fiaba ai suoi bambini per farli addormentare prima che muoiano tutti sul transatlantico che affonda; splendida è la rapidissima scena in cui i coniugi Strauss, i proprietari del grande magazzino Macy's, si abbracciano tremanti sul letto della loro cabina, mentre l'acqua entra a fiotti. Infatti, la loro storia è molto nota: essi rinunciarono a salvarsi per rimanere insieme e lasciarono il posto sulla scialuppa - e persino una pelliccia contro il freddo - alla loro giovane cameriera.


E poi le belle scene sulla celeberrima orchestra del Titanic, che suona fino alla fine con eroismo, intonando come ultimo pezzo un inno religioso; lo sconcerto dell'ingegnere Andrews, che, affranto per non avere progettato una nave più sicura, attende la morte assorto davanti alla pendola della sala da pranzo di prima classe; oppure il capitano Smith, che, praticamente sotto shock, si ritira nel castello di prua, finché l'acqua non lo invade. Sono tante, tantissime, le storie raccontate in quella globale del transatlantico: ogni morte viene narrata con rara profondità umana. Per me, una delle scene più sconvolgenti, quasi dantesca, è quella finale, in cui l'unica scialuppa che è tornata indietro si trova a vagare vuota e al buio tra i cadaveri delle persone assiderate nell'acqua gelida. Questa volta ho rivalutato persino la storia d'amore tra Rose e Jack, che vent'anni fa mi era sembrata troppo artificiale, perché veramente breve: dura la lunghezza del viaggio del transatlantico (dall'11 alla notte del 15 aprile 1912). In realtà, non solo una storia d'amore era necessaria al cuore del film e non si poteva che inventarla - e come andare a turbare la memoria delle vittime vere? -, ma la storia di Rose e Jack adempie pure a varie funzioni, tra cui una strutturale.


Che una ragazza di prima classe si innamori di un giovane di terza, permette uno spaccato integrale della vita della nave: nei loro andirivieni, i due protagonisti attraversano e ci mostrano tutto, dalla prua, alle stive, fino al locale caldaie. E lo stesso avviene durante l'affondamento, quando, per vari motivi, i due innamorati sono costretti a vagare ai piani bassi, che si stanno ormai riempiendo d'acqua. Questo spaccato, però, permette anche considerazioni sociali più profonde: il naufragio del Titanic è, anche e soprattutto, una tragedia provocata dall'arroganza umana e dall'ingiustizia. La fedelissima ricostruzione di J.Cameron insiste molto sull'iniquità che porta alla morte buona parte dei passeggeri poveri della terza classe. Il tutto è coronato dalla magnifica recitazione di Kate Winslet - che ricevette una candidatura all'Oscar - e Leonardo di Caprio, senza dimenticare le decine di altri attori, molti inglesi, di solito somigliantissimi alle vittime vere. Tra questi, vorrei ricordare Kathy Bates, perfetta nei panni del'"inaffondabile" Molly Brown, e Gloria Stuart, che interpreta Rose da vecchia.


La ricostruzione storica è stata minuziosissima, quasi maniacale; pochi i difetti: una certa tendenza manichea nel ritratto di Cal Hawkey, il fidanzato di Rose, davvero un po' troppo cattivo per essere credibile, o dei ricercatori  a caccia del Titanic, eccessivamente interessati ai soldi; anche Rose, all'inizio, sembra davvero troppo emancipata (ce la vedete una ragazzina diciassettenne della puritana Philadelphia a discettare su Freud?). Un'imprecisione seria riguarda la morte del  primo ufficiale Murdoch, che non si sparò, come mostrato nel film. Per il resto, la pellicola è di una precisione storica stupefacente; inoltre, le qualità tecniche del film sono davvero rare. La scenografia di Peter Lamont deve essere costata molte fatiche, così come gli effetti speciali di Robert Legato; bellissimi i costumi edoardiani di Deborah Lynn Scott, così come ho apprezzato molto il sonoro - ascoltate i rumori sinistri dentro la nave durante l'affondamento e capirete perché. In ogni caso, rivedendolo ci si rende conto che la regia di Cameron deve avere affrontato delle difficoltà tecniche eccezionali: molte scene, girate in acqua e in condizioni molto difficili, sono davvero più ardue di una qualsiasi scena di battaglia.


Titanic è una storia che coinvolge e rapisce: quello che il cinema dovrebbe essere. Eppure, lascia anche un messaggio molto positivo. "Credo che la vita è un dono" afferma Jack a pranzo con Rose e alcuni ricchi della prima classe: e le scene del film sottolineano questo concetto più volte. La storia d'amore tra Jack e Rose è bella anche perché lui le dona la vita: "mi ha salvato in tutte le maniere possibili" riflette lei da anziana. Jack le ha insegnato a vivere una vita diversa dalla rigida etichetta cui era abituata, le ha donato la libertà e, infine, le ha donato la vita. Se "le grandi acque non possono spegnere l'amore, né i fiumi travolgerlo", questa storia d'amore, anche se inventata, evoca il dono più completo, quello che tutti vorrebbero ricevere.

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