domenica 21 ottobre 2018

La rivincita degli "zebrotti", ovvero ragazzi - e adulti - intellettualmente plusdotati



La rivincita degli "zebrotti", ovvero ragazzi - e adulti - intellettualmente plus-dotati. 

Avete presente quell'allievo / a intelligente, persino brillante, che ha guizzi di acume cui gli altri non arrivano neanche con l'ascensore, ma a cui la scuola va stretta come un maglione passato in lavatrice a 90 gradi; perennemente sulle nuvole, su di un'altra linea d'onda, oppure col cervello in ebollizione e 100.000 idee e interessi, tra cui sembra saltellare come la cavalletta Flip; ipersensibile, preoccupato delle sorti del mondo intero (che vi chiede angosciato alle 8.30 di mattina, mentre state cercando disperatamente d'interrogare: "Ma come si fa a vincere la fame nel mondo?"; "E l'ebola? Come facciamo a battere l'ebola?"...); vagamente ribelle, magari persino irritante per certi colleghi, con tutte le sue domande destabilizzanti a mitragliatrice; spesso un po' isolato, incompreso come Leopardi a Recanati; che sembra leggervi dentro con un raggio laser incorporato, tanto che fin dall'asilo mandava in crisi maestra i genitori, eppure si perde ancora ad ammirare con sguardo candido le farfalle e i peluches?    


Ebbene, questo studente così speciale è il plus - dotato, un profilo di allievo - e poi di adulto - dalle qualità meravigliose, ma troppo spesso ignorato, specie in Italia: eppure, per quanto sia capace, ha bisogno di attenzioni specifiche, perché è una forza fragile (come sanno i miei ragazzi, questo è un ossimoro, efficace però). Jeanne Siaud - Facchin, psicologa francese specializzata sul soggetto, gli ha dedicato un bel libro, Troppo intelligenti per essere felici ? (Rizzoli, 2016, traduzione dell'originale francese del 2011) che rappresenta, per quel che so, l'unico testo in Italia sull'argomento (adulti compresi). Vediamo un po' di cosa si tratta.  

I plus - dotati (francese surdoués, inglese gifted) sono bambini, poi adulti, dall'intelligenza non tanto superiore (anche se il loro QI supera i 115 punti), quanto diversa. Rappresentano il 2% della popolazione e sono molto differenti dal classico "secchione": di solito la gente si aspetta che sia lui il più intelligente, ma so per esperienza che spesso i primi della classe sono solo molto diligenti e "adattativi" (talvolta neanche particolarmente brillanti). Anzi, non di rado intelligenza non fa rima con riuscita scolastica. Niente a che vedere, a dispetto del pregiudizio popolare, col nostro plus - dotato, che d'ora in poi chiamerò "zebrotto", come fa simpaticamente la Siaud Facchin stessa. E lei si arrabbia parecchio, perché gli zebrotti sono, regolarmente, degl'incompresi e soffrono molto. Premetto che, per illustrare il seguito, userò anche degli esempi tratti dalla mia esperienza, perché...sono una zebrotta anche io (come vari colleghi, del resto). E non è per niente facile.   


I plus - dotati hanno due caratteristiche principali, in realtà due facce della stessa medaglia, indissolubilmente intrecciate: 

Un'intelligenza diversa, super-veloce: in media, gl'impulsi viaggiano nel loro cervello a una velocità di 5 cm al secondo in più per ogni punto al di sopra del normale QI (mezzo metro in più per ogni 10 punti...degli Sputnik!). Per di più, le informazioni che arrivano così velocemente non vengono stoccate in una zona sola del cervello, ma un po' dappertutto: così vengono recepite tutte in contemporanea, col risultato che il nostro zebrotto fatica a selezionare le informazioni...e ci affoga dentro. 
Ipersensibilità, una "reattività emotiva costante, fonte di un'ansia diffusa". Proprio perché ha un cervello super-veloce, lo zebrotto è ipersensibile ed emotivo, anzi, la sua emotività fa strettamente parte della sua intelligenza: per così dire, "pensa col cuore" e tutti i suoi sentimenti appaiono decuplicati. Vive quindi le cose con un'intensità impensabile (e incomprensibile) per gli altri: anche un dettaglio vira alla tragedia (o, viceversa, all'estasi). Questo è collegato alla sua tipica iperestesia ("recettività sensoriale esacerbata"), che potrebbe essere dovuta a una sensibilità acuta dell'amigdala. Ciò rende più difficile alla corteccia prefrontale di controllare le emozioni e gestire il pensiero in sintonia. 


La Siaud - Facchin consiglia a ripetizione che gli zebrotti vengano adeguatamente valutati con una batteria di test, perché "la verità rende liberi": infatti, hanno un fortissimo bisogno di sapere chi sono. Spesso il loro comportamento, anche se sono bambini e adolescenti sanissimi, appare un po'differente e questo li fa sentire a disagio, persino in colpa. Così, se un bambino plus-dotato cresce senza essere riconosciuto per quello che è, rischia dei problemi seri, come vedremo: in particolare, il crollo dell'autostima, sensi di colpa, e persino blocchi emotivi o situazioni di ansia. Il pericolo maggiore per loro è proprio il crollo dell'autostima, perché il nostro zebrotto è ipercritico con se stesso: quindi, mentre possiede delle qualità meravigliose, pensa di non valere nulla, un po' come il brutto anatroccolo, che non sapeva di essere un cigno. Da notare: gli zebrotti sono gli ultimi a credere di essere plus - dotati e, anche quando cercate di convincerli che sono molto intelligenti, non ci credono (neanche davanti ai risultati del test nero su bianco). Solo sapere che si è plus - dotati permette di riconciliarsi con se stessi e di avere uno sguardo più realistico e positivo su di sé: di occupare la propria casella giusta, per così dire, e adeguarsi al proprio funzionamento. 


Dato che il discorso è lungo, lo proseguirò in altre puntate, in cui approfondirò gli aspetti cognitivi ed emotivi della personalità dello zebrotto, sempre sulla falsariga del libro di Jeanne Siaud - Facchin e di quello che ho sperimentato, anche come insegnante. 
(continua). 

Bibliografia: J.Siaud - Facchin, Troppo intelligenti per essere felici?, Milano, Rizzoli, 2016; ADF.

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