lunedì 25 dicembre 2017

L'Eden a portata di mano


L'Eden a portata di mano


Anni fa, un signore che conoscevo e che aveva ricevuto straordinari doni mistici, diede la sua testimonianza in una trasmissione su di un'emittente privata: e raccontò con semplicità e intensità insieme, che, fin da bambino, parlava con Gesù. Addirittura, raccontava, quando entrava in chiesa, correva ad arrampicarsi fino al tabernacolo, per appoggiarci la guancia. Quando assistetti alla trasmissione, pensai che lo avrebbero preso per matto; invece, ebbi una sorpresa notevole. Infatti, le persone in studio non pensavano minimamente che fosse matto, anzi; però, come disse tra gli altri uno spettatore di mezza età che lo aveva ascoltato attentamente (e rispettosamente), lui non riusciva a crederci per ben altro motivo: perché non era possibile che Dio potesse essere così vicino a ciascuno di noi col Suo Amore. In parole povere, nessuno si pose la questione della veridicità "scientifica" della sua esperienza, tutt'altro; il problema era che quell'Amore divino pareva troppo bello per essere vero.


Nel corso degli anni mi sono resa conto che la spina nel cuore di molte persone è proprio questa: l'Amore di Dio non sembra vero. Siamo talmente abituati a essere un numero tra gli altri (in classe, in ospedale, agli sportelli, davanti allo Stato, spesso persino in famiglia, dove il lavoro frenetico toglie molto tempo allo stare insieme), che fatichiamo persino a concepire che esista davvero Qualcuno che ama soltanto noi, con una tenerezza unica ed irripetibile. Cerchiamo qualcosa del genere quando ci innamoriamo; e poi, non di rado, dopo i primi entusiasmi amorosi sopravviene il grigiore della routine o della delusione, perché l'ardore iniziale sembra essersi spento. Così, l'Amore di Dio non sembra vero.


In fin dei conti è il problema dell'Eden. Troppo bello per essere vero: neanche Adamo ed Eva devono averci creduto troppo, se sono stati ad ascoltare il serpente. Quando sono stati buttati fuori, dall'angelo con la spada fiammeggiante (come mostra, ad esempio, lo splendido affresco di Masaccio nella Cappella Brancacci di Firenze), non è che hanno perso un luogo di delizie: hanno perso il rapporto con quel Dio che "passeggiava alla brezza della sera" e che era disponibile a intrecciare con loro una relazione di Amore inconcepibile. E' quello che l'essere umano ha perso: la fiducia nell'Amore.


La nascita di Gesù Bambino viene a rovesciare proprio questa sfiducia. A pensarci bene, l'Incarnazione è uno di quei dogmi cristiani che rimangono inconcepibili per la normale mente umana (come la Trinità, del resto, o la Passione e Resurrezione, o l'Eucarestia e così via). Un Dio che si fa uomo? Che nasce "al freddo e al gelo", che è povero, che ha bisogno di una mamma umana, che Lei gli cambi i pannolini  che gli dia il latte? Che dei pastori (dei miserabili) vengano a offrirgli qualcosa perché la Sua famiglia è troppo povera? Che viene cacciato da tutti gli alberghi persino di una città piccola e insignificante come Betlemme? Ci immaginiamo Dio così noi?


Penso proprio di no (pensiamo alle chiese barocche in confronto e al loro fasto). Gli antichi dei dell'Olimpo scendevano sulla terra per dare sfogo ai loro capricci (del tutto umani); ma condividere la sorte umana, questo non lo volevano proprio. Gli esseri umani si possono immaginare degli inviati divini, dei saggi, finanche un profeta che parli per Dio: ma un Dio che si fa uomo e che unisce indissolubilmente una natura umana completa alla Sua divina, questo proprio non se lo possono immaginare. Come non si possono immaginare lo spirito di comunione che unisce invece di dividere. Non si possono immaginare Dio che si fa uomo, anzi, bambino: un tenero batuffolo di carne rosea, mite e sorridente, che ispira non sete di potere o dominio, bensì solo tenerezza. E' l'"Emmanuele", il "Dio con noi".


Ci crediamo noi dopo 2.000 anni? Temo di no. Noi siamo quello che crediamo: e il nostro ambiente evidenzia molto chiaramente in che cosa crediamo. Al potere, al denaro, alle armi, alla prepotenza, all'arroganza e così via; siamo troppo diversi da quel tenero batuffolo per potere dire che ci crediamo. Ed è la nostra disgrazia peggiore, perché abbiamo un profondo, spaventoso bisogno di quell'Amore. Quando sono in chiesa sono regolarmente stupefatta perché, in attesa della S.Messa, la gente chiacchiera come niente fosse. Parecchi si comportano come degli estranei rispetto al "Dio nascosto" del tabernacolo, come se la chiesa fosse una normale sala conferenze vuota; sembrano degli estranei rispetto alla presenza di Dio. E non ci trovano nulla di strano. Come è possibile?



Stamane il nostro cappellano diceva che la parola greca per "grazia", charis, ha la stessa radice del francese charme, "fascino". Infatti, Dio affascina col Suo amore. Un amore vicinissimo a noi e disponibile: così vicino e disponibile da farsi Bambino. Secoli di peccati, di male, di sofferenze, di ferite, ci hanno resi come ciechi dinnanzi a questo splendore. L'intelligenza non lo concepisce, l'anima è oscurata e i sentimenti rimangono inerti davanti a questo splendore. Eppure, Gesù Bambino è l'Eden a portata di mano: un Amore, una tenerezza, una gioia inconcepibili a portata di ciascuno di noi, singolarmente, personalmente. Non solo la Sua venuta ha scatenato tantissime conseguenze splendide per noi: pensiamo alla serie eccezionale di iniziative buone, di opere di misericordia, ma anche all'esplosione delle arti e del pensiero umano sulla Sua scia. Egli è però presente anche, se solo gli apriamo la porta, nel nostro cuore: "Io sto alla porta e busso...." (cfr. Ap. 3,20). Che ciascuno di noi gli possa aprirGli la porta del suo cuore. Buon Natale. 

Nessun commento:

Posta un commento