mercoledì 15 maggio 2019

La 4M e la 4N...nel "gran Milano"! 3



La 4M e la 4N...nel "gran Milano"! 3

Forse si saranno chiesti i miei "25 lettori" (come diceva Manzoni) perché questa lunga interruzione nella narrazione epica sulla gita dello scorso marzo di 4M e 4N. Semplice: dopo la seconda puntata, mi è venuto il mal di gola. Chiederanno sempre i famosi 25 lettori: e cosa c'entra? C'entra, c'entra. Perché se avete una classe di 28 pupilli, che, dopo la pubblicazione della puntata, ne ESIGONO la lettura pubblica e con tanto di sfumature attoriali, alla io Stanislavskij, la vostra laringe rattrappisce al solo pensiero. Mi hanno diagnosticato, alcune settimane fa, una laringo-tracheite: una brutta roba, vi riduce afoni, ma è pur sempre meglio della "laringo-bronco-tracheite", una cosa mostruosa solo a pronunciarsi, che è capitata nel frattempo alla  mia collega e Omonima, l'altra Magri del Liceo, la docente di Storia dell'Arte. I primi giorni, ho dovuto ovviare a furia di video e stratagemmi vari: per esempio, in 4M mi sono avvalsa dell'"araldo" - Giandaniele, che ha smesso temporaneamente di raccogliere quel che di solito raccoglie, soldi per il museo, autorizzazioni, firme ecc. (lui dice che fa il cane da guardia dei suoi compagni), e si è piazzato accanto alla mia cattedra per darmi una mano.


Io, con un filo di voce: "Giandaniele, digli che stiano zitti, per favore".
E lui, a voce alta: "Ueh!, Ragazzi, state zitti, che la prof non riesce a parlare!".
Alla fine, ne sono uscita fuori, ma una certa raucedine mi è rimasta per un po'. E quindi, solo adesso posso riprendere. Eravamo rimasti al Museo della Scienza e della Tecnica. I ragazzi lo hanno girato in lungo e in largo, divertendosi nei vari padiglioni. Quello di astronomia e sulle imprese spaziali è qualcosa di mitico: tute spaziali, telescopi, modelli dei pianeti, oggetti stupefacenti. C'era uno schermo su cui ho provato a riprogrammare Marte come preferivo - ho provato a farlo a pois, ma non mi riusciva -, ma la scena più divertente l'ho vista al conto alla rovescia: una scolaresca di bambini tenerissimi di prima elementare, sotto la guida del loro maestro, contavano con entusiasmo davanti a un video, in attesa che il razzo partisse! Proprio come a Cape Canaveral.


Poco più in là, un'altra sezione molto ben equipaggiata era dedicata alle telecomunicazioni. Io e le mie colleghe abbiamo imparato a usare il telegrafo a lancette (c'è voluto un po'). La fila di telefoni d'epoca non finiva mai, ma abbiamo trovato anche dei modelli della nostra infanzia: per esempio, i vecchi telefoni grigi, di quando c'era la SIP. Beatrice cercava insistentemente la sezione sui gioielli, a ragione, perché quando l'abbiamo trovata, poco prima della fine del nostro giro, conteneva degli oggetti splendidi, in alabastro rosa, in avorio, gioielli antichi, reperti archeologici, manufatti davvero pregiati. Infine, va ricordato un modello di una sezione dell'acceleratore di particelle del CERN di Ginevra, un presagio di quello che probabilmente attende le quarte per la gita dell'anno prossimo.

Quando siamo usciti dal Museo, era in programma una breve visita alla basilica di Sant'Ambrogio. Questa era stata preparata accuratamente da Beatrice, che il giorno prima in pullmann aveva  passato un mucchio di tempo a studiare. Sant'Ambrogio, vero cuore della cristianità meneghina, è la basilica tardo-antica per eccellenza, anche se fortemente rimaneggiata in epoca romanica: il suo tipico, antico atrio a quadriportico serviva per alloggiare i catecumeni, come si faceva nella Chiesa dei primi secoli; magnifica la facciata romanica, a logge, mentre l'interno è pure tipicamente romanico, con la cripta, in cui si possono venerare i resti del Santo, e la magnifica copertura delle volte a costoloni ed eleganti motivi rosso mattone. La collega aveva lanciato anche un mini-concorso: chi avrebbe ritrovato il ritratto del Santo? Alla fine non lo ha trovato nessuno (neanche noi), anche perché ci è venuto il dubbio che fosse visibile nel Museo adiacente, ormai chiuso. Abbiamo fatto in tempo a visitare la basilica prima che chiudesse alle 12.30 e poi ci siamo diretti verso il centro, per fermarci in Via Torino e dividerci per mangiare.


Dopo mangiato, avevamo appuntamento alle 13.15 in  un angolo di Via Torino. La nostra destinazione successiva era il Planetario, che è posizionato nell'angolo esattamente opposto del centro di Milano, cioè vicino a Porta Venezia, quindi a NE - noi eravamo a SO. Dovevamo quindi attraversare tutto il centro a piedi - coi mezzi pubblici ci saremmo solo complicati la vita - e arrivare per le 14.00, dato che la lezione iniziava tassativamente alle 14.30, ma ci veniva richiesto di essere là a fare i biglietti almeno 15 minuti in anticipo. Io, conoscendo i miei polli e il mio pollaio e prevedendo che smuovere un gruppo di una cinquantina di persone non fosse tanto agevole, esigevo che arrivassimo prima delle 14.15, se possibile alle 14.00. Senonché...All'appuntamento delle 13.15 ci sono stati alcuni ritardatari, ma il caso più esasperante riguarda due di preciso: Matteo M. di 4N e, soprattutto, il nostro - 4M - Enrico. Ben 20 minuti di ritardo. Dato che non potevamo perdere tutto quel tempo, il gruppo è andato avanti, e io sono rimasta ad aspettarli ancora, in quanto né li trovavamo al telefono, né davano contezza di sé. Ma siccome io dovevo essere, al tempo stesso, a capo del gruppo, tutta la manovra ha avuto, come ovvia conseguenza, che, dopo aver aspettato inutilmente un'altra decina di minuti, mi sono dovuta fare buona parte di Via Torino a passo di jogging per raggiungere gli altri; a passo di jogging, senza fiato e solennemente infuriata.


Infatti, sia detto a imperitura memoria e perenne ignominia dei due sopracitati, che in due giorni hanno accumulato tutti i ritardi possibili: 3 almeno Matteo, ma ben 4 Enrico, per un totale di 77 minuti - cronometrati dalla sottoscritta - di ritardo. Praticamente, tutte le volte che c'era un appuntamento da rispettare - davanti a un museo, dopo cena o dopo il pranzo - lui arrivava con una ventina di minuti di ritardo e in tutta calma, con la nonchalance di chi non ha niente per cui preoccuparsi; soprattutto, di chi non si preoccupa che ci siano altre 50 persone che stanno aspettando i suoi comodi. E' andata a finire che i due hanno stufato persino i loro compagni.
Comunque: sono riuscita a raggiungere il gruppo che erano ormai quasi in Piazza Duomo e poi abbiamo dovuto correre per raggiungere il Planetario, in fondo a Corso Venezia. Fortunatamente, siamo arrivati prima delle 14.15 e tutto si è svolto al meglio - ci hanno raggiunto persino i ritardatari.
Abbiamo fatto i biglietti, quindi ci hanno fatto accomodare, assieme a varie altre scolaresche, sotto la cupola del planetario più grande e antico d'Italia.


Non ero mai stata in un planetario, ma avevo avuto io l'idea di metterlo in programma quando lo avevo scoperto nella lista delle attività possibili a Milano: e trovavo l'esperienza affascinante. La lezione dura un'ora circa ed è straordinaria. A dire il vero, il buio relativo sotto la volta celeste, a più d'uno concilia il sonno: e quindi, chi aveva passato buona parte della nottata a chiacchierare, ha cominciato a sonnecchiare. A poca distanza da me, Maria Teresa ha avuto un vero e proprio cedimento strutturale: è crollata e ha dormito, poeticamente sotto le stelle, per buona parte della lezione. Faceva persino tenerezza...Del resto, le sedie girevoli sono vecchio stampo, in legno, un po' rigide e non eccessivamente comode. Il limite inferiore della volta riproduce il vecchio skyline di Milano - quello degli anni '30, quando l'istituto è stato fondato; ma quando il proiettore "accende le stelle nel cielo", la vista è bellissima, soprattutto quando gli astri vengono riprodotti con la luminosità dei tropici, senza l'effetto ottundente dell'inquinamento atmosferico. I ragazzi - quelli svegli - sono rimasti affascinati: parecchi hanno riferito che è stata l'attività da loro preferita. Qui a Ferrara abbiamo un "planetarino" a Occhiobello; ma sarebbe davvero splendido tornare a quello di Milano. Il calendario di attività inoltre trabocca.


Dopo il Planetario, avevamo il resto del pomeriggio libero. A questo punto, si è ripresentata la questione del "Bosco Verticale". Allora, rimesto ora una faccenda che, nel corso dei primi due giorni, ci ha tenuto parecchio occupati. Il fatto è che Chiara, di 4N, fin dal primo giorno, aveva avanzato la richiesta che andassimo a vedere il Bosco Verticale. Si tratta di due grattacieli, terminati e adibiti ad abitazione nel 2014, e progettati in maniera avveniristica, con un ricco corredo di piante e alberi sui numerosi terrazzi delle strutture: in sostanza, l'opera, dello Studio Boeri, nasce dalla volontà di rendere viva e ricca di natura la metropoli e l'idea era venuta all'architetto negli Emirati Arabi Uniti, laddove le città si sviluppano esclusivamente con vetro, cemento e acciaio, in modo "minerale". Gli scopi, molteplici, erano quelli di popolare di piante la metropoli, di procedere alla riforestazione, al miglioramento del clima, a un benessere  maggiore per gli abitanti e a un'aumentata biodiversità. Addirittura, le piante, più di 2.000 specie, sono disposte in maniera tale da presentare prospettive diverse e cromatismi variati a seconda delle stagioni. Nel 2015, il Bosco Verticale è stato premiato come "grattacielo più bello e innovativo del mondo", ma ha vinto anche numerosi altri premi.


Insomma, la proposta di Chiara era molto interessante e meritoria, in linea con i nostri programmi scientifici, tanto che ne abbiamo parlato con l'autista per buona parte della cena della prima sera: ma, problema...Dato che i due grattacieli si trovano sull'Isola Direzionale, cioè tra la Stazione Centrale e la Stazione di Porta Garibaldi, quindi a 2 chilometri dal centro, e dato che avevamo poco tempo...Come avremmo potuto incastrarli nel programma già fitto della gita? Non sembra, ma spostare un gruppo di 2 chilometri in tempi stretti, con o senza pullmann, in una città trafficata, rischia di essere una complicazione. E così, il "Bosco Verticale", per due giorni è diventato la nostra ossessione. Vedremo come è andata a finire nella prossima puntata. (continua).

Nota bene: Mi scuso, ma non sono riuscita a caricare nessuna foto né delle mie, né tantomeno delle 1.402 scattate da Chiara di 4N e condivise. Riproverò.

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