mercoledì 3 aprile 2019

La 4M e la 4N...nel "gran Milano"! 2



La 4M e la 4N...nel "gran Milano"! 2

Eccoci qua alla seconda puntata della "mitica" gita a Milano della 4N - 4N, 20-22  marzo scorsi: come dice Riccardo: "Avanti Savoia!". Cioè: quando siamo "atterrati" in centro a Milano il primo giorno, proprio davanti alla nuova sede del Teatro Piccolo e io ho dato il via alla marcia attraverso il centro, lui ha appunto esclamato: "Avanti Savoia!" (credo che lo abbia sentito da suo nonno). Noi non siamo esattamente un reparto di cavalleria - non ancora; ma non è impossibile che prima o poi lo diventiamo: l'anno scorso, dato che la 4M comprendeva ben 30 studenti, io li chiamavo veramente "Settimo cavalleggeri". Di sicuro, come motto dà coraggio, non meno del mitico Worbas! ("sempre avanti") degli Estensi, che, come tutti sanno, avevano origine bavarese. Quindi, "Avanti Savoia!" e vediamo il seguito.


Il seguito prevede un encomiabile esercizio di democrazia, con l'assemblea di classe al ristorante dell'hotel. Infatti, c'erano alcune variabili da decidere col gruppo: quindi, approfittando del fatto che i nostri tavoli si trovavano in una sezione della sala separata da una specie di tramezzo, alla fine della cena mi sono alzata, piazzata al centro dei nostri e ho cominciato l'"allocuzione alle truppe". Punto numero 1: programma del giorno dopo, Museo della Scienza la mattina, più Planetario nel primo pomeriggio. Punto numero 2: la Chiara, di 4N, aveva ripetutamente espresso il desiderio di andare a vedere il famoso "Bosco verticale", ovvero i due grattacieli con giardini pensili inaugurati nel 2014 nella zona Centro direzionale di Milano (tra le stazioni di Porta Garibaldi e Centrale, in sostanza). Alla proposta è seguita una votazione: chi voleva andare a vederli? Hanno alzato la mano più o meno 5 o 6 ragazze della N - dal che ho dedotto che fossero state guadagnate alla causa dalla Chiara. Ricordate questo risultato, perché ritroveremo il Bosco verticale - e la Chiara - in altre fasi della nostra storia. Comunque, dato lo scarso successo della proposta e che la zona era lontana dal nostro itinerario, abbiamo lasciato il "Bosco verticale" fuori programma. Al limite, avrei, se possibile, accompagnato il ristretto gruppetto nell'ora libera dopo il Planetario.


Punto numero 3: stabilire gli orari di fine giornata. Dopo il Planetario avevamo in programma dei momenti di relax in centro - = vetrine e "contemplazione" dei negozi, cosa caldamente richiesta da settimane da più studenti -, ma anche l'uscita serale. Perciò, è seguita un'altra votazione, perché dovevamo decidere l'orario di rientro per la cena in funzione dell'eventuale uscita dopo cena. Anche qui, solo 5-6 persone avrebbero preferito rimanere a casa, per cui è stato deciso - e lo si ricordi a imperitura memoria, dato il seguito - che non valeva la pena dividere il gruppo, perciò saremmo usciti a visitare Milano by night tutti insieme. Per favore, ricordatevelo tutti e ricordate soprattutto il processo decisionale seguito. Difatti, il giorno dopo ci sono stati momenti in cui mi sono sentita come Juncker con gl'Inglesi della Brexit (...). In generale, però, questo nostro esercizio democratico di votazione si è svolto col massimo ordine e in modo molto edificante per gli altri avventori (per la serie: noi siamo migliori di Montecitorio...). Devo ammettere però che, fin dal primo ingresso nel pullman avevo tassativamente richiesto al microfono silenzio completo quando parlavo, perché si trattava di annunci organizzativi per il buon funzionamento della gita. E, in effetti, nel corso dei tre giorni ho ripetutamente ottenuto silenzio in queste situazioni. Grazie, raga. 

Dopo la cena è cominciato invece per me il "pellegrinaggio delle sette chiese" per i documenti e il formulario di manleva. Spiego: l'albergo non ci ha chiesto una cauzione, bensì un modulo firmato dai genitori dei minorenni per addossarsi la piena responsabilità del comportamento dei loro pargoli. In effetti, è molto meglio della cauzione: alla direzione dell'albergo l'idea deve essere venuta dopo episodi come quello che ci riferiva Assunta, la ragazza in servizio ai tavoli, secondo la quale tempo prima 200 ragazzi in ritiro calcistico avevano fatto un disastro. Sono perfettamente d'accordo con i moduli di manleva, solo che, dal punto di vista dell'organizzatrice, non si finisce mai di raccoglierli (...). I rappresentanti di classe, Anna per la N e Giandaniele per la M avevano fatto un lavoro accurato: il frutto delle loro fatiche, ovvero due cartelline di documenti in bell'ordine, era stato poi da me religiosamente stipato in valigia e consegnato alla reception subito dopo l'arrivo. Solo che, durante la cena, mi vedo emergere accanto al tavolo la signora di Migliarino con due fogli su cui aveva notato a matita 10 nomi, 5 per classe, di ragazzi senza il modulo. Dopo il primo attimo di sorpresa, leggendo meglio, mi sono resa conto che si trattava dei maggiorenni. Del senno di poi son piene le fosse: ed è vero che, a pensarci dopo, era ovvio che bisognasse presentare i documenti dei maggiorenni alla reception. Però non ci avevamo pensato prima e bisognava farlo ora. Quindi me ne sono incaricata io: ed è qui che è cominciato il pellegrinaggio infinito.


Ecco, quando svolgete queste mansioni, vi rendete conto che non avete mai finito. Ho cominciato da alcune ragazze della N, la suddetta Chiara, poi, se non ricordo male, Emma e Maria Vittoria: le ho trovate davanti al biliardo della hall - un simpatico punto di ritrovo, molto attraente per la N. Mentre parlavo con loro, sono emersi altri due ragazzi, Lucio e Niccolò, maggiorenni pure loro e prontamente da me scortati alla reception. La M, invece, era già in camera a fare la doccia, quindi ho cominciato il giro delle stanze. Primo passaggio: Luca R., Chiara e Francesco mi hanno affidato i documenti senza problemi, Matteo V., invece, era sotto la doccia, per cui sono andata oltre da Gianluca. Ecco: se mi avessero chiesto: "C'è pericolo che qualcuno non abbia la carta d'identità e rischi di passare perciò la notte alla stazione della metro?", senza esitazione avrei risposto: "Gianluca".


Il fatto è che ha la flemma di Linus - senza  coperta -, per cui, quando sono arrivata alla sua porta e il suo compagno di stanza, Niccolò, mi ha spiegato che era anche lui sotto la doccia, io, scettica fino all'osso, ho deciso di aspettare. Solo che la doccia si prolungava: e dopo un bel po', mentre pensavo al Po in secca e al Rio delle Amazzoni a rischio ecologico, ho sollecitato il giovanotto a concludere. A quel punto si è udita una voce dalle profondità immemori del bagno, rivolta all'amico: "Prova a vedere nella tasca della giacca". Frattanto, si era avvicinata alla porta anche Beatrice. Le ho rivolto uno sguardo perplesso: "Come sarebbe a dire: prova a vedere? Non ditemi che non ha i documenti con sé!". Ripeto: per chi era senza documenti, l'alternativa era il pernottamento alla stazione della metro. E io a borbottare con la Bea: "Lo sapevo. Se mi avessero chiesto chi era a rischio di essere senza documenti, avrei detto Gianluca! E ora?". E ora, fortunatamente i documenti c'erano, Niccolò me li ha portati e io, soddisfatta, ho deciso di ripassare da Matteo. Matteo, fortunatamente, è tutt'un altro carattere. Quando ha sentito che ero di nuovo lì, si è precipitato fuori dalla doccia con l'asciugamano in vita. Senonché, tanto zelo ha rischiato di provocare degli effetti controproducenti: perché quando Matteo è arrivato di corsa davanti al comodino...ha rischiato di perdere l'asciugamano. E io, inorridita, sono schizzata via dalla porta, per non assistere alla scena dallo specchio strategicamente posizionato! Assicuro alla mia platea e alla censura che non ho visto assolutamente niente: però, se si ha la stanza in un corridoio di maschi - anzi, io avevo quella proprio all'ingresso del corridoio, come se fossi un'ideale Scilla e Cariddi da attraversare - pare di stare nello spogliatoio di una squadra maschile di calcio. Quasi quasi mi sentivo il coach. 


Dopo avere portato il pacchetto di documenti della M alla reception, ho individuato la penultima ragazza della N al biliardo, Arianna, le ho raccomandato di avvisare anche l'altra, Ludovica  - e poi sono andata a dormire, perché non ne potevo più. Ma non era finita: verso le 11.00 mi chiamano ancora dalla reception. Mancavano ancora i documenti di altri due ragazzi, tra cui Dima. "Ci pensa Lei o ci pensiamo noi?". Memore del fatto che loro hanno il telefono e che io dovevo andarci di persona, facendo letteralmente la circumnavigazione dell'hotel (bellissimo, ma molto grande), ho risposto: "Per favore, pensateci voi. Sto crollando". Difatti: dopo pochi minuti si è sentita aprire la porta di Dima che andava giù. Ma io stavo già scivolando, finalmente, nel mondo dei sogni.
Tutta la storia delle carte d'identità ha un'appendice: il venerdì, Arianna mi ha comunicato di non avere più la sua. A questo punto, io non l'avevo ricevuta, alla reception non l'avevano più, lei non la trovava. Insomma, desaparecida. Non so cosa dire, salvo che l'ho cercata dappertutto inutilmente e che in questo tipo di operazioni c'è sempre qualche "vittima collaterale".


Il mattino dopo, l'abbondante colazione ci ha fornito parecchia energia per l'intensa giornata che ci aspettava: colazioni del genere per me sono pericolose, perché va a finire che mi rimpinzo di biscotti. Comunque, credo di averli abbondantemente metabolizzati nel corso della giornata. Come abbiamo visto, la nostra prima tappa era il Museo della Scienza e della Tecnologia, in zona San Vittore (SO del centro). Adesso è un po' complicato trovare l'accesso, perché è parzialmente nascosto dai lavori in corso per la nuova linea della Metro; ma l'interno è straordinario. A mio avviso, la disposizione degli  oggetti in mostra è persino superiore a quella dell'analogo Museo della Scienza di Vienna. Tra le prime sale, abbiamo visto il telaio Jacquard, divenuto noto con la Rivoluzione Industriale e davanti a cui Beatrice mi ha scattato una foto; la prima in assoluto è invece la "farmacia antica", che mi ricorda molto quella conservata a Ferrara, l'antica Farmacia Navarra, del Settecento. Tra le sezioni che meritano di più di essere ricordate, quella in cui si trova la riproduzione di una sezione dell'acceleratore del CERN di Ginevra, la passione della nostra collega di Matematica Cristina - cui ho prontamente mandato la fotografia. Serena, invece, l'altra collega di Matematica della N, ha commentato: "Siamo circondati da acceleratori!". Difatti, l'acceleratore di particelle di Ginevra è il protagonista delle gite di quinta. Ma questa è un'altra storia. (continua).


                                                   Il modello dell'acceleratore del CERN
Errata corrige alla puntata 1

1) Luca R. mi ha ricordato che lui non era nel gruppo che stava cercando di coprire NN in mutande, dato che la sua stanza era nell'altro corridoio (il 5, non il mio, il 4). Tuttavia, Luca C. ha osservato che in una storia del genere si può anche "romanzare". Io, a dire il vero, mi attengo alla cronaca nella maniera più stretta, quindi riferisco.
2) NN ha precisato che, al momento in cui è rimasto fuori dalla stanza, aveva già la fatto la doccia. E quindi, mi chiedo io, che cosa cappero ci faceva in mutande nel corridoio? Non poteva vestirsi prima di uscire?
3) Altra precisazione folkloristica di NN, su qualcosa che io non potevo - né volevo - assolutamente verificare: il motivo decorativo, nonché la serie, delle sue mutande s'intitola "baci e abbracci" (...).

                                                           
                                                           Io davanti al telaio Jacquard

Nessun commento:

Posta un commento