domenica 28 gennaio 2018

Fiaba orientale...di amore e misericordia (5 episodio)


Fiaba orientale...di amore e misericordia

Allora, c'era  una volta....di nuovo il nostro bel principe e la nostra principessa. Li avevamo lasciati, sempre a Venezia, ma in una situazione di stallo: lui, incomprensibilmente, si allontanava da lei, ma lei lo perdonava ancora e ancora. E aveva deciso però di lasciarlo libero e aspettare, aspettare. Intanto, lei continuava a pregare: la preghiera illumina anche le notti più buie, come una candela, anche minima, trasforma il buio in luce. Però, ora possiamo proseguire la nostra storia per un poco; perché le storie sono come gli alberi da frutto, i peschi o i susini: maturano poco per volta, mettono i fiori e poi i frutti.



Apparentemente, lui gliene aveva combinate di tutti i colori: ora però lei sapeva che lui non lo faceva apposta, bensì agiva trascinato dalle sue sofferenze passate. Del resto, l'obiettivo delle paure che lo facevano reagire così non era lei: era qualcosa che lui si portava dentro, l'ombra di qualcuno che lo aveva ferito. 
Tuttavia, fu proprio a partire da questi disastri, che cominciarono a fiorire dei germogli, come fioriscono i rami di biancospino alla fine dell'inverno: e alla principessa accaddero molte cose meravigliose. Osservando il comportamento del suo principe, anche lei prese a capire meglio se stessa. Era come se lui la guidasse per mano nel sotterraneo buio dove erano rimasti immagazzinati tanti ricordi brutti: dispiaceri, dolori, traumi; ed ecco, incredibilmente, proprio attraverso i suoi errori, lui la accompagnava dolcemente nel profondo del suo cuore...e lei, confrontandosi con lui, capiva. Capiva che cosa aveva sofferto lui e che cosa avesse sofferto lei stessa. Così, al fondo del proprio cuore ferito, lei non era più sola: c'era il suo bel principe con lei. E ora, quelle stesse sofferenze, venivano alla luce e si scioglievano, come neve al sole. La prima, straordinaria meraviglia era proprio questa: che, qualsiasi cosa lui facesse, qualsiasi pasticcio combinasse, per lei si trasformava in gioia e guarigione. E in amore. Certo, questo accadeva perché Dio vegliava su di loro: ma anche perché il suo bel principe era buono, tanto buono. E l'amava davvero. 



Così, grazie a lui, lei guarì dai rifiuti profondi che aveva vissuto; guarì dalle ingiustizie; guarì dalla disperazione che, non di rado, si annidava anche nel suo cuore, pure se lei voleva vivere e gioire. Guarì dai ricordi amari dei maltrattamenti. Insomma, la principessa sentiva che stava emergendo progressivamente alla luce, come mai prima. E comprese una cosa meravigliosa: proprio gli errori di lui le avevano portato questi risultati straordinari; se lui l'avesse corteggiata secondo etichetta (con fiori e cioccolatini, per intenderci), tutto il suo dolore sarebbe rimasto dentro (per esplodere, magari, in modo tanto più pericoloso in seguito). Invece no: alla luce della misericordia di Dio e del Suo Amore, anche le nostre debolezze hanno un effetto buono. Anzi; la Sua misericordia pare proprio specializzata in questo: nel trasformare gli scheletri in esseri viventi, come dice Ezechiele (Ez. 37). Del resto, ripeto, il suo principe era molto buono. Aveva passato la vita a obbedire, a cercare di fare del suo meglio, ad essere disponibile. Come poteva non meritare amore una persona così? Lei voleva ringraziarlo dal profondo del cuore per quello che era: per i suoi meriti e perché, proprio attraverso le sue imperfezioni, era stato per lei fonte di guarigione; proprio questo le aveva fatto del bene. Dice S.Paolo: "Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio" (Rom. 8,28). Solo in una prospettiva d'amore questo è possibile.



Ma non finì qui. Dato che era preoccupata per lui, la principessa prese a cercare un saggio che sapesse dirle come doveva comportarsi con il principe per non ferirlo e fare la cosa giusta (oggi parleremmo di un medico, o specialista, o psicologo, o coach o così via...Ma non sono personaggi da fiaba!). Al primo tentativo andò male: la persona interpellata reagì in maniera scoraggiante. Eppure, la principessa ne ebbe un risultato positivo comunque: proprio a seguito di questo incontro, capì nuovamente qualcosa su se stessa e si avvicinò ancora un po' alla luce! 
E infine, approdò a qualcuno di veramente bravo e buono: e questo saggio, un gentiluomo un po' anziano e ricco di esperienza, prese a insegnarle (o a ricordarle) come volersi bene. "Come possono gli altri volerti bene se non sei tu la prima a farlo?". E queste parole sbrecciarono finalmente l'ultima parete: la principessa si districò dagli ultimi lacci del suo passato e giunse definitivamente alla serenità e felicità che agognava da tanto. Aveva sconfitto il nemico che si portava dentro. E questo risultato aveva raggiunto, proprio mentre e perché cercava di aiutare il suo bel principe (per di più, aveva trovato una persona buona in grado di aiutarla, il che è un miracolo a se stante).  



Finalmente, nonostante tutto il suo dolore trascorso, si sentì forte: capì che lei non era una vittima, non era condannata a subire o a rimanere assediata dal male fattole dagli altri; recuperò appieno le sue forze, la sua gioia, la sua abilità di creare felicità, per sé e per gli altri. Sentì che poteva controbattere al male che la circondava. E così altre meraviglie erano accadute. Ancora una volta, il suo bel principe era stato per lei una "stella cometa", che la portava verso il bene.
Questo è il dono della Misericordia: trasforma il male in bene, il dolore in gioia, il buio in luce. Sicuramente, sotto effetto di quella luce, anche i traumi di lui sarebbero guariti poco per volta; e la principessa ormai avvertiva che, tra loro, c'era una corrente d'amore inarrestabile e che quell'amore, il loro amore, avrebbe vinto. Non vedeva l'ora di riempirlo di sorrisi, parole dolci e carezze: tutto quello che lui attendeva da tanto tempo (continua).


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