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venerdì 8 giugno 2018
Ultime nuove dalla 4M
Ultime nuove dalla 4M
Vi ricordate la 4M? Quella classe tanto simpatica, che parlava di "scolapasta" per i corteggiatori imbranati e si era attrezzata per inviare in proposito un valido sussidio a chi ne avesse bisogno? (Cioè Iacopo B: "Ci penso io prof!"). Vi chiederete: ma dove sono finiti?
A dire il vero, certe mattine me lo chiedo anch'io. Perché vedete, sarà merito della "buona scuola" o della società, dei mutamenti meteorologici o della crisi economica, ma ormai fare scuola in un liceo è diventato piuttosto acrobatico. E sono tante, ma così tante le attività che si accumulano in un anno scolastico, e non sempre per "colpa" di noi insegnanti, che certe mattine (no, settimane) è difficile trovare i ragazzi in classe. Tra alternanza, open days all'Università (a mia conoscenza, solo quelle anime sante di Giuri a Rovigo lo organizzano il pomeriggio, che il cielo li benedica: ma nessuno dei nostri va a Giuri a Rovigo, quindi...), esami di ammissione, stages, gite, scambi culturali, attività extra-scolastiche varie ecc. ecc. ecc., il secondo quadrimestre è passato in un baleno e sono saltate settimane intere. Poi, i simpatici ragazzi della 4M sono volonterosi e studiano, facendo i salti mortali per recuperare; però, alla fine, hanno le vertigini pure loro...Comunque, scoprirete il nostro intenso calendario dal seguito.
Il Mese di febbraio al nostro Museo di S.Romano
Notate le salsicce appese
Prima sono giunti i Lampedusani. A dire il vero, sono arrivati in punta di piedi e si sono fermati solo un sabato (sarebbe stato carino averli per più tempo): una classe di Liceo Scientifico di Lampedusa, la cui docente di Matematica è in contatto con la nostra, la Cri (ma chi, dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, non conosce la Cri? Ha contatti, come vedrete, persino al MIT di Boston...). Tre baldi giovani della 4M, Nicola, Iacopo G e Gabriele si sono offerti come guide per un giretto con loro nel nostro superbo centro cittadino. Ho raccolto un po' di materiale e gliel'ho passato, quindi ho dato loro appuntamento il sabato mattina di marzo previsto a Parco Massari, per rivedere le informazioni insieme e preparare la visita in attesa che gli amici di Lampedusa arrivassero. A dire il vero, a un certo punto pensavamo di doverli andare a cercare per nave: a furia di giri in quel di Ravenna, avevano accumulato del ritardo. Li abbiamo infine trovati all'ombra di uno dei cedri del parco e, dopo le presentazioni, il giro è partito.
Piazza Ariostea, Cella del Tasso a S.Anna, Castello, Duomo, Via delle Volte: i miei ragazzi avevano preparato un percorso classico nel centro di Ferrara. Mentre Nicola e Iacopo espletavano la loro funzione con garbo e scioltezza, quando serviva un jolly...entrava in funzione Gabriele. E così, a Piazza Ariostea è toccato a lui raccontare la storia della statua che dà il nome alla piazza stessa: di per sé è una commedia, ma Gabriele l'ha resa ancora più comica. Dovete sapere che, tra gli stravolgimenti indotti dalla Rivoluzione Francese e dai vari contraccolpi politici successivi, a ogni momento cambiava la statua in cima all'obelisco al centro della piazza e il nome della stessa. Prima sono arrivati i rivoluzionari ed ecco erigere la dea Ragione; poi sono arrivati gli Austriaci ed è toccato all'imperatore d'Asburgo; poi sono tornati i Francesi, con Napoleone, ed ecco innalzata la statua dello stesso; poi, in età della Restaurazione, è stata la volta del papa...
Alla fine, dopo il congresso di Vienna, il cardinal legato osservò che era meglio assestarsi su di un letterato, per tema di cambiare ancora. "Facciamo ridere i polli, cambiando in continuazione; mettiamoci Ariosto e non pensiamoci più", questo il senso del suo discorso. E così fu e la piazza divenne Piazza Ariostea. Quanto a Gabriele, arrivato alla curva di Napoleone, ci informa del fatto che una scultura era stata dedicata anche a "Napoleone d'Asburgo". Lo guardo sbalordita. "Gabriele, ma dove siete arrivati con Franco?" (il collega di Storia). Ci erano già arrivati, ma lui doveva metterci del suo. Si sa che Napoleone sognava di entrare nella dinastia più esclusiva di Europa...
Quanto al resto del giro, è andato benissimo, ma Gabriele raccontava la sua storia con la verve di Gatto Silvestro (...). Un fenomeno. Impossibile da rendere per iscritto. Specie la conclusione, quando ha ricordato che Via delle Volte era la strada delle case di tolleranza (vero: lo conferma anche Bassani) e che, magari, i suoi ascoltatori non vedevano l'ora che lui finisse...(ricordo però, per dovere di cronaca, che quel pomeriggio c'era la partita della SPAL. E lui, ma anche gli altri, volevano andare a vederla).
Panorama finlandese
Passano alcuni giorni, arriva aprile ed è la volta dei Finlandesi, con cui intraprendiamo ogni due anni lo scambio culturale. Parecchi dei miei sono impegnati a scortarli. Una mattina di inizi aprile mi ritrovo alcuni di loro in classe, alla seconda ora, perché partecipino alla mia lezione sull'Illuminismo (in questo caso, rigorosamente in Inglese). Mentre sono lanciatissima a spiegare la razionalità e i limiti della ragione, ben rappresentati anche da alcune opere d'arte (tanto che mostro, in parallelo, delle immagini di Goya e Piranesi, uno dei miei preferiti), uno dei giovanotti in fondo, quello simpatico ed estroverso con un nome impronunciabile, alza la mano per intervenire. Io gli do la parola e lui se ne esce così:
- Sei bellissimo!
Si noti il maschile. Io, invece, presa alla sprovvista nel bel mezzo della mia accanita riflessione sull'Illuminismo, me ne rimango immobile come un baccalà. Mi volto perplessa verso i miei studenti Italiani.
- Ragazzi...ma con chi ce l'ha?
- Con Lei, prof!!
In effetti, qualcuno (il solito Gabriele?) si era affannato ad insegnargli alcune frasi italiane, specie dei complimenti; e lui si era affrettato (molto cortesemente) ad impiegarle nei miei confronti. Spianai la faccia in un sorrisone stupito:
- Grazie!
E lui tutto contento. Effetti dell'amicizia tra i popoli e degli scambi culturali...
Infine, ecco i Bostoniani. Non è il titolo di uno dei romanzi di Henry James, si tratta della squadra del MIT di Boston giunta qui per una feconda collaborazione in Fisica con le classi della nostra Cri. Lunga serie di esperimenti e di sparizioni dalla classe (alcuni di quelli cooptati per dare una mano negli esperimenti, per forza di cose, me li vedevo passare per le scale anti-incendio davanti alle finestre; con il risultato che, per spiegare, ho dovuto far abbassare le saracinesche: cominciava a girarmi la testa). Però, in ciascuna di queste attività, questi ragazzi di 4M sono stati magnifici e si sono sempre fatti notare in maniera molto positiva. Temevo che potessero subire un rallentamento nella fase finale dell'anno scolastico: e, invece, dopo un ovvio calo, si sono ripresi alla grande alla fine (con tanti sforzi), tanto che il loro ultimo compito è andato davvero bene. Sono l'unica classe che ha trattato la questione galileiana con il giusto chiaroscuro e che ha capito le sue contraddizioni. Tra l'altro, proprio durante l'ultimo compito, Sergio d'un tratto mi chiede: "Prof, qual è il sinonimo della parola "sinonimo"?".
Questa è una di quelle domande che vi spiazzano anche dopo anni di insegnamento. Già: qual è il sinonimo di "sinonimo"? "Parola equivalente" sentenzia Ilaria dal fondo. I miei geni...La classe, del resto, annovera anche dei geni "calcistici". Una mattina, mentre entro in classe appena finita la ricreazione, per poco non vengo centrata in pieno da una pallottola di carta che Elia, con una rovesciata degna di Pelé, intendeva spedire con una carambola dentro al cestino della carta. In effetti, l'ha centrato, ma un altro po' e centrava anche me...Considerato che l'azione non presentava alcunché di pericoloso, ho chiuso un occhio; però, tutto mi dice che questi ragazzi sono nati per grandi cose...Tesori :)
Buone vacanze a tutti!
giovedì 30 novembre 2017
Questioni amorose in 4M
Questioni amorose in 4M
La letteratura dà spazio a molte riflessioni: e quelle sull'amore fanno la parte del leone. Inevitabilmente, nelle mie classi queste riflessioni assumono spesso dei risvolti piuttosto divertenti grazie alla spontaneità impagabile dei miei ragazzi. Dato che l'attuale 4M è una classe "tenerona", che si distingue per l'appunto per spontaneità e simpatia, ecco qua alcune chicche.
Alcune settimane fa, spiegazione sul petrarchismo. Assieme al petrarchismo bisogna ricordare il suo fondatore, Pietro Bembo, il nobile letterato veneziano che propose Petrarca a modello della lirica italiana: e, a questo punto, non si può non ricordare che Bembo fece una trasferta a Ferrara nel 1497-98 (quando conobbe Ariosto) e poi nel 1500-1501...per motivi amorosi.
Bembo era un giovanotto di belle speranze e di grande cultura: e, come raccontavo ai ragazzi, affascinò una giovane vedova, anche lei di famiglia patrizia veneziana, Maria Savorgnan. All'epoca, molte vedove di alto lignaggio venivano "incaprettate" dal testamento del marito, che imponeva loro di non risposarsi pena la perdita dell'eredità: e poi ci pensavano gli altri parenti a montare la guardia. Successe anche ad Alessandra Benucci, l'amata di Ariosto: difatti, loro si sposarono in segreto. Ebbene, Maria Savorgnan diede inizio, con grande intraprendenza, a un corteggiamento segreto e serrato all'indirizzo di Bembo, inviandogli tanto di sonetti (a quel punto, qualcuno dei ragazzi ha osservato che sarebbe molto bello ricevere delle poesie da una ragazza! Può essere un'idea, in effetti). Bembo rispose coi suoi e, poco per volta, nacque una storia d'amore appassionato.
Ritratto di P.Bembo di Tiziano
Però, a dire il vero, Bembo era un po'...freddino. Il fatto è che aveva fifa. Il cognato di Maria, Trifone (un nome, un programma) si aggirava intorno come un condor, meglio, un avvoltoio, e ben presto si accorse che qualcosa non quadrava: però non riuscì mai a scoprire chi era il giovanotto che la cameriera riusciva abilmente a contrabbandare di notte nella camera della sua padrona. Successe quindi che, essendo Pietro un amico di famiglia (per di più, si occupava dell'educazione dei figli di Maria), Trifone si sfogava regolarmente con lui. Immaginatevi la scena; Trifone (con accento veneziano): "Quella disgraziata! Sta rovinando l'onore della famiglia! Ma io VORREI TANTO SAPERE CHI E' LUI!". Appunto: e Pietro Bembo si metteva a fissare inspiegabilmente il soffitto.
Andò a finire che Trifone spedì la cognata qui da noi, a fare da damigella alla corte di Eleonora d'Aragona: e Pietro dietro. Ma, alla fine, dopo due anni circa, la storia d'amore finì. Perchè? Ecco, Maria si rese conto che Pietro non le corrispondeva con altrettanto ardore. Rimangono comunque i sonetti che si sono scambiati a testimonianza della passione.
Ebbene, a chiusura del mio racconto, Ilaria, una bravissima ragazza della mia ex-parrocchia, ha osservato ridendo dal fondo: "Allora prof, Pietro Bembo era uno scolapasta!"
Strabuzzo gli occhi. "Ilaria, cosa hai detto?"
"Che Bembo era uno scolapasta".
"Che vuol dire?"
"Vede, prof, quando un ragazzo...non combina nulla, io e le mie amiche diciamo che è...uno scolapasta".
"Perché?" Io ero piuttosto incuriosita da quella nuova definizione.
"Perché uno scolapasta ha i buchi e l'acqua se ne va tutta via".
"Ma resta dentro la pasta" ha osservato uno dei ragazzi (mi pare Francesco A.)
A quel punto, ben conoscendo il problema, ho chiosato io: "Mi sa che, a quel punto, se n'è andata anche la pasta...che è ormai dentro al piatto".
Quindi è ufficiale: Bembo era...uno scolapasta.
A dire il vero, la questione degli "scolapasta" è piuttosto annosa a Ferrara. In qualsiasi esercizio pubblico o commerciale mi trovi, dalla scuola all'università, dalla piadineria alle parrucchiere, con una decisa preponderanza di queste ultime, saltano fuori sempre gli stessi argomenti:
1) Ferrara è un mortorio;
2) Gli uomini ferraresi non prendono alcuna iniziativa di corteggiamento (e non si capisce come ci si debba comportare con loro).
La mia amica della piadineria lo dice in continuazione e sua mamma aggiunge: "Come fai, sbagli". Ora, se queste sono le considerazioni di qualcuno che lavora comunque in un negozio, vi immaginate che cosa devo dire io, che sono perennemente circondata da adolescenti e (dolcissime) vecchiette della parrocchia?
Io ho provato anche a trovare una causa "sociologica", culturale, storica di questo scempio, ma tant'è: non si sa. Sempre secondo le "statistiche" sciorinate dalla parrucchiera (sabato sono andata a farmi tagliare i capelli), questo è un problema tipicamente ferrarese: dall'altra parte del Po, i Veneti cercano ancora di fare un corteggiamento dignitoso (almeno ci provano), i Meridionali poi, non se ne parli (alle volte, esagerano nell'altro senso), ma i Ferraresi, proprio, sembrano, come dico io, delle lumache sgonfie: veramente, spirito d'iniziativa, saltami addosso, e in anni che abito qui, mi sono sentita spesso praticamente trasparente. Eppure, una generazione fa le cose dovevano andare diversamente: il "mitico" bibliotecario di Giurisprudenza, Lucio, una volta mi fa sorridendo: "Chissà quanti filarini hai tu!". "Mah, Lucio, veramente...". E l'ho guardato sgranando un po' gli occhi.
"Eh, prof, non ci sono più i principi di una volta!" hanno sentenziato filosoficamente i miei studenti di 4M sabato mattina, quando siamo andati a visitare il centro di Ferrara. E' stata una mattinata splendida: visita alla casa di Ariosto, poi al Duomo e infine al Museo della Cattedrale. Quel giorno, anche se ero un po' stanca per la settimana, non vedevo l'ora di uscire con loro, perché sono davvero buoni e con loro si sta tanto bene. In quel momento, avevamo appena finito la visita al Museo di S.Romano e stavamo indugiando davanti alla Cattedrale. L'osservazione sui "principi di una volta" proveniva da Ilaria, ancora lei, e da Iacopo B.
"Sa prof che Iacopo ha "importunato" la sorella di *?" (un altro mio allievo più grande, il cui nome è meglio lasciare nella penna). In realtà, Iacopo è un bravissimo ragazzo e non importuna proprio nessuno: ma mi hanno raccontato tutta la storia ed era piuttosto divertente. La ragazzina in questione è del biennio, ma un amico di Iacopo, di terza, molto, ma molto timido, nutriva dell'interesse per lei: solo che non si azzardava a fare il primo passo. Così Iacopo ha fatto da "ambasciatore".
"Be'? E da quand'è che fai il "pronubo"?
"Allora, raccontava Iacopo, abbiamo pensato che un "grande di quarta" avrebbe fatto più effetto e l'ho chiamata io".
"E com'è andata?"
"Pensi, lei faceva resistenza!".
"Sai com'è - ho sentenziato io, pensando a quella sagoma di fratello che si ritrova - con i modelli che ha in casa, c'è da capirla".
"Però, sono stato bravo: sono riuscito a farle firmare il contratto!"
"Contratto?"
"Volevo dire: ha preso l'impegno di uscire col nostro gruppo. Ce l'ho fatta!"
La morale è che possiamo sperare nelle giovani generazioni: e il sorriso allegro di Iacopo è impagabile, quando dice, indicando se stesso: "Prof, ci penso io". Bisognerebbe impiegarlo per dei corsi di aggiornamento da impartire ai suoi congeneri più vecchi.
A proposito di questioni amorose in 4M, bisogna però ricordare le origini: ovvero, la versione locale della storia di Paolo e Francesca (un must, divenuto epico). Il protagonista è un simpatico giovanotto di cui non rivelerò qui il nome (tanto tutti lo sanno).
Fine del secondo giro di interrogazioni del primo quadrimestre, poco prima della fine di gennaio. Manca solo il nostro, cui chiedo Inferno 5,127-32, il celebre brano che prelude al fatidico bacio di Paolo e Francesca:
Noi leggiavamo un giono per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
"Dai, parafrasa il testo", lo invito; e lui esordisce con molto impegno:
"Francesca parla e racconta: io e Paolo stavamo leggendo un giorno il romanzo su Lancillotto, da soli; e, mentre leggevamo, ci guardavamo in viso, siamo impalliditi e poi - una breve pausa - ....MANNAGGIA!!!"
Esplosione di risate per tutta la classe (mi ricordo ancora il sorrisone di Emilia sull'argomento). Come ha parafrasato in seguito il buon Lucio, cui ho raccontato l'aneddoto: "E poi, è successo l'irreparabile". In effetti. Mentre rido anch'io di gusto, osservo:
"Siamo sicuri che Francesca abbia detto così? In fin dei conti, Paolo era detto "il Bello"!"
Chissà cosa direbbe il buon vecchio Dante...In fin dei conti, pure lui ha origini ferraresi (ma di certo non era uno scolapasta). Di sicuro, da lassù, ride anche lui.
lunedì 6 marzo 2017
Bei momenti a Vienna 1.
Bei momenti a Vienna
Bacio di G.Klimt
1) Spiaggiati. Questo il termine più usato durante la nostra gita di 5O a
Vienna, tra il 22 e il 25 febbraio scorso. "Spiaggiato" è uno dei
vocaboli più amati dalla mia collega Genesia, che pure ci accompagnava: ed esso
evoca la situazione di una balena (o di un'otaria) ridotta in pratica, dopo una
tempesta, sulla spiaggia allo stato di una frittella. E come tante frittelle
sembravamo tutti già il mattino della partenza: già verso le 7.00,
sull'autostrada per Venezia, a tendere l'orecchio in direzione del fondo del
pullman si udiva un silenzio cimiteriale: anzi tombale. Da Certosa. Non si
sentiva neanche ronfare. Tutti "morti". Spiaggiati appunto. La scena
si è ripetuta al ritorno, quando, dopo che ci eravamo alzati alle 6.00, avevamo
fatto "vela" in direzione di Mauthausen. La foto qui sotto rende bene
l'idea: i visi, per ovvi motivi di privacy,
non si vedono, ma si nota una faccia china, un'altra testa china, varie
altre s'indovinano lungo gli schienali, poi si s'intravvede uno steso sui
sedili di fondo, delle paia di piedi e calzini al vento....Uno stato di coma
generale. Le gite "spiaggiano", non c'è che dire: anche gli studenti.
2) Tra le mete più apprezzate dai miei studenti, senza dubbio il Museo del
Belvedere. Si tratta di una magnifica collezione d'arte, che spazia dal
Barocco, al Romanticismo, all'epoca Biedermaier (lo stile artistico e
d'arredamento diffuso nelle case borghesi degl'inizi dell'Ottocento in
Germania), fino al Decadentismo, all'Impressionismo e all'Espressionismo,
raccolta in un doppio palazzo splendido. Il palazzo fu iniziato da Johann Bernhard
Fischer von Erlach e completato agl'inizi del 1700 dall'architetto Johann Lucas
von Hildebrandt per il principe Eugenio di Savoia, il vincitore della battaglia
di Zenta contro i Turchi e grande condottiero degli Asburgo.
Belvedere di Vienna
Jiro (Giacomo) aggirandosi per le sale, ha scoperto un quadro di Segantini che abbiamo studiato a scuola, Le cattive madri: delle donne prive di attenzione per i loro bambini, attaccati al loro seno, e appese ad alberi spogli e sterili, in un freddo paesaggio innevato e alpino. Io paragono di solito questo quadro all'idea materna negativa che emerge da Leopardi, che parlava di "Natura matrigna" e la rendeva responsabile di tutte le sventure tipiche della vita umana. Segantini era orfano e si portava dietro una visione ambivalente della maternità: dolcissima, ma anche sinistra. Il Belvedere, però, racchiude anche altri capolavori, specie austriaci: e un posto speciale spetta a Gustav Klimt e al suo famoso Bacio (avete notato che la donna sembra respingere l'uomo?). Klimt adorava l'oreficeria e l'arte bizantina, e queste tendenze si notano nel quadro e in altri, come la Giuditta, in cui eccelle il lato prezioso e decorativo, così fin de siècle. Non tutti sanno però che nella Sala Terrena, davanti alle finestre, ci sono anche dei magnifici puff, su cui ho trovato le ragazze (Chiara, Mia, Giulia) e su cui mi sono seduta comodamente anch'io: sono fenomenali.
Belvedere di Vienna
Jiro (Giacomo) aggirandosi per le sale, ha scoperto un quadro di Segantini che abbiamo studiato a scuola, Le cattive madri: delle donne prive di attenzione per i loro bambini, attaccati al loro seno, e appese ad alberi spogli e sterili, in un freddo paesaggio innevato e alpino. Io paragono di solito questo quadro all'idea materna negativa che emerge da Leopardi, che parlava di "Natura matrigna" e la rendeva responsabile di tutte le sventure tipiche della vita umana. Segantini era orfano e si portava dietro una visione ambivalente della maternità: dolcissima, ma anche sinistra. Il Belvedere, però, racchiude anche altri capolavori, specie austriaci: e un posto speciale spetta a Gustav Klimt e al suo famoso Bacio (avete notato che la donna sembra respingere l'uomo?). Klimt adorava l'oreficeria e l'arte bizantina, e queste tendenze si notano nel quadro e in altri, come la Giuditta, in cui eccelle il lato prezioso e decorativo, così fin de siècle. Non tutti sanno però che nella Sala Terrena, davanti alle finestre, ci sono anche dei magnifici puff, su cui ho trovato le ragazze (Chiara, Mia, Giulia) e su cui mi sono seduta comodamente anch'io: sono fenomenali.
Le cattive madri di G.Segantini
3) Esiste un luogo, a Vienna,
dove ci siamo recati in pellegrinaggio, praticamente tutti i giorni: Demel.
Cioè, è la "Reale e imperiale pasticceria" Demel, ovvero la Konditorei che riforniva la corte
imperiale (quindi anche la famosa Sissi) dei suoi dolci. E i dolci da Demel
sono favolosi. Preparano anche una torta in mio onore (Annastorte! Cioè, sarebbe il mio desiderio che la torta fosse preparata
in mio onore...): la Annastorte è quella sulla destra qui (per la collega). Io
ho preso invece un'altra torta, di cioccolata e nocciola. La merenda con torta
e cioccolata calda e panna è un ricostituente naturale indipensabile la sera.
Fa sentire meno "spiaggiati"...lunedì 19 dicembre 2016
How to lose your reason at the exhibition about Furious Orlando...
How to lose your reason at the exhibition about Furious Orlando...
No, the title does not evoke Orla from 5O, this time he is innocent: it is a far more tragic story (indeed, tragicomic): pure folly (without coming back to one's senses), just like in the masterwork Furious Orlando.
Friday, December 16, a few days ago. It is the second round of the visit of my classes to the fascinating exhibition about Ariosto at the Palazzo dei Diamanti. Wednesday 14 it was the turn of the 5O: lively, chatting, but correct, as noticed by a friend of mine who loves history, Renato, and accompanies us ( "But are they always like this? Even in the classroom?" he asks, a little stunned, hearing their busy busy chatter under the entry vaults; and I answer, laconic: "Always..."). A particular "special operation" has been successful: four students of 5N, who found no place for a reservation (there are endless queues, tickets are sold like hot cakes), were added to our group; and since some of 5O, at the last minute, could not come, they sold their tickets to their 5N friends, so, without any loss. All right, all in order: also because, given that tickets can not be refunded, it is always wise to buy some less at the beginning, on reservation, and a few more at last.
So that's exactly what did not work on Friday ( "freaky Friday" ...). Let's count together (try it yourself and you'll see that you lose your thread): Beatrice, from 3M, delivered to me, before me going to the ticket office, 45 euro (= 9 tickets, € 5 each), and, at the very last minute, Federico was added, that is 10; Lorenza, from 4M, raised additional € 45, again for 9 tickets; but, at last, 6 people were added, that is 15; finally, the 4O, in the person of Marco, paid for 12 tickets, but, at last, plus 4 people, they had 16. So? 12 + 4 is 16, right? So why those of 4O were on Friday .... 13?
Bacchus' fest, by Titian (here are some exposed paintings)
As it is well-known, the Furious Orlando is a literary masterpiece that analyzes the limits of Renaissance, humanistic rationality; its characters, from Orlando on, are all a bit 'crazy, victims of their own desires. I never believed that insanity was contagious and, especially, that it could envelop a large group of students and their (innocent) prof, for miserable maths issues. So, when I found myself at the ticket office on Friday, I was super-sure (and so was the lady of the ticket - office), that prepaid tickets were 12 + 9 + 9, that is, 30; with the addition of 3 adults (me, the other Magri, that is the teacher of Art Donatella Magri, and our legendary informatic technician, Maurizio) and 10 tickets paid at the last moment (1 + 4 + 5: 10 right? I begin to have doubts even on the most basic truths: as if I were a scintist led to skepticism by the relativity theory ...), we have a total of 40 students and 3 adults; which means 43. Right? So why, at the crucial moment of withdrawing the audio guides, were the devices... 41?
Portrait of a young man, by Bartolomeo Veneto
Here began a surreal scene, in this case at the bookshop of the Palazzo dei Diamanti, a scene which still gives me the creeps, because first and foremost I disturbed others, innocent, visitors, second, I risked to not withdraw anymore my document left at the ticket office in deposit (after which, I would become a stateless person) and, above all, because, by dint of doing accounts, I believed that I was "giving the numbers", that is, becoming crazy. 15 for 4M, 10 for 3M, 3 of us ... and the 4O? Why were they 13 (at times, however, they seemed 12 or 14) and not 16 (12 + 4)? Count and recount the audio guides (which, to my knowledge, had to be 43) and they were still 41, despite my vain hope that the sorceress Melissa, very strong against enchantments, should come out with 2 more at the very last moment, the infamous 4O remained an amorphous, indefinable, fairytale and fluctuating reality, worse than the building of wizard Atlante: 13, or 12, or 14, or 16; but we did not lose anyone, let's say, hidden behind the tapestry of Francis I, lost in the mazes painted a bit 'anywhere, sucked by Orlando's horn or sliced by the sword of the last emir of Granada, Boabdil; so, at the end, we stabilized our number to 13. They looked like the fountains of L'Aquila, impossible to count ( "4O, how many are you?" was my cry of despair at the bookshop).
St. George and the Dragon, Pisanello
In the end, wisely, Maurizio recommended to bring the pans with the audio guides at the ticket office as they were: and we found that, at the ticket office, they expected 41, so I had my precious identity card returned to me. But here begins the mystery. Because, after sending away those impeccable from 3M, and even those from 4M (tired of attending to other counts and with Lorenza that, even this morning, repeated to me that they were definitely 15), it was definitively found that the maths disaster came from the 4O: but, yet, we do not understand what happened. I redid the calculations this morning, on Monday, calling them one by one: and it is clear that Marco had given me money for 12 tickets, that is 60 euro; but those who had paid at the beginning were ... 9. With 4 at the last moment, we have 13: and (apparently) 13 they were Friday. But the 3 more, where did they go?
The free propagation of students is a nightmare for teachers that, honestly, I am not ready to accept yet and I prefer to not evoke here. And we had the doubt that Marco (who, good lad, is a bit' dreamy) accidentally inserted into the envelope 15 euro more from other contemporary gatherings (Latin theater, sports museum etc. etc.). But, it seems, nothing was missing from the other sums ... Or, someone must have forcibly paid twice, and everyone turned (including Marco) in the direction of Francesco. But Francesco (as none likes to look crazy, worse, a fool) categorically denied having paid twice; meanwhile, the list of the names of the payers, a list prepared by Marco, ended in the trash: drawing with itself the solution of the mystery. It seems that the 4O is able to multiply the money, which failed even to the sorceress Alcina; but, since I do not believe in this kind of miracles, I remain skeptical. I'm more inclined to think, for some reason, that someone absentmindedly paid twice. With all that follows.
It will, however, be noted that the audio guides were 41, which would correspond to 14 from 4O, not 13. This is a mystery too. Was there an invisible student? Or Angelica, the absent member from 4O, now studying abroad, returned secretly from Canada, after putting in her mouth Angelica's (in fact) ring, that makes you invisible? All what I know is that, like Orlando, on Friday I was going crazy by dint of giving numbers: and not because of love. In fact, more and more I did my accounts and came up to different sums: 40, 41, 43, even 44. Maurizio and Donatella are still splitting their sides with laughter, because every time I jumped off to a different number. A sign that, on human reason, Ariosto ... had his reasons.
Here the link to the exhibition of the Palazzo dei Diamanti: despite my ups and downs, it is worth!
No, the title does not evoke Orla from 5O, this time he is innocent: it is a far more tragic story (indeed, tragicomic): pure folly (without coming back to one's senses), just like in the masterwork Furious Orlando.
Friday, December 16, a few days ago. It is the second round of the visit of my classes to the fascinating exhibition about Ariosto at the Palazzo dei Diamanti. Wednesday 14 it was the turn of the 5O: lively, chatting, but correct, as noticed by a friend of mine who loves history, Renato, and accompanies us ( "But are they always like this? Even in the classroom?" he asks, a little stunned, hearing their busy busy chatter under the entry vaults; and I answer, laconic: "Always..."). A particular "special operation" has been successful: four students of 5N, who found no place for a reservation (there are endless queues, tickets are sold like hot cakes), were added to our group; and since some of 5O, at the last minute, could not come, they sold their tickets to their 5N friends, so, without any loss. All right, all in order: also because, given that tickets can not be refunded, it is always wise to buy some less at the beginning, on reservation, and a few more at last.
So that's exactly what did not work on Friday ( "freaky Friday" ...). Let's count together (try it yourself and you'll see that you lose your thread): Beatrice, from 3M, delivered to me, before me going to the ticket office, 45 euro (= 9 tickets, € 5 each), and, at the very last minute, Federico was added, that is 10; Lorenza, from 4M, raised additional € 45, again for 9 tickets; but, at last, 6 people were added, that is 15; finally, the 4O, in the person of Marco, paid for 12 tickets, but, at last, plus 4 people, they had 16. So? 12 + 4 is 16, right? So why those of 4O were on Friday .... 13?
Bacchus' fest, by Titian (here are some exposed paintings)
As it is well-known, the Furious Orlando is a literary masterpiece that analyzes the limits of Renaissance, humanistic rationality; its characters, from Orlando on, are all a bit 'crazy, victims of their own desires. I never believed that insanity was contagious and, especially, that it could envelop a large group of students and their (innocent) prof, for miserable maths issues. So, when I found myself at the ticket office on Friday, I was super-sure (and so was the lady of the ticket - office), that prepaid tickets were 12 + 9 + 9, that is, 30; with the addition of 3 adults (me, the other Magri, that is the teacher of Art Donatella Magri, and our legendary informatic technician, Maurizio) and 10 tickets paid at the last moment (1 + 4 + 5: 10 right? I begin to have doubts even on the most basic truths: as if I were a scintist led to skepticism by the relativity theory ...), we have a total of 40 students and 3 adults; which means 43. Right? So why, at the crucial moment of withdrawing the audio guides, were the devices... 41?
Portrait of a young man, by Bartolomeo Veneto
Here began a surreal scene, in this case at the bookshop of the Palazzo dei Diamanti, a scene which still gives me the creeps, because first and foremost I disturbed others, innocent, visitors, second, I risked to not withdraw anymore my document left at the ticket office in deposit (after which, I would become a stateless person) and, above all, because, by dint of doing accounts, I believed that I was "giving the numbers", that is, becoming crazy. 15 for 4M, 10 for 3M, 3 of us ... and the 4O? Why were they 13 (at times, however, they seemed 12 or 14) and not 16 (12 + 4)? Count and recount the audio guides (which, to my knowledge, had to be 43) and they were still 41, despite my vain hope that the sorceress Melissa, very strong against enchantments, should come out with 2 more at the very last moment, the infamous 4O remained an amorphous, indefinable, fairytale and fluctuating reality, worse than the building of wizard Atlante: 13, or 12, or 14, or 16; but we did not lose anyone, let's say, hidden behind the tapestry of Francis I, lost in the mazes painted a bit 'anywhere, sucked by Orlando's horn or sliced by the sword of the last emir of Granada, Boabdil; so, at the end, we stabilized our number to 13. They looked like the fountains of L'Aquila, impossible to count ( "4O, how many are you?" was my cry of despair at the bookshop).
St. George and the Dragon, Pisanello
In the end, wisely, Maurizio recommended to bring the pans with the audio guides at the ticket office as they were: and we found that, at the ticket office, they expected 41, so I had my precious identity card returned to me. But here begins the mystery. Because, after sending away those impeccable from 3M, and even those from 4M (tired of attending to other counts and with Lorenza that, even this morning, repeated to me that they were definitely 15), it was definitively found that the maths disaster came from the 4O: but, yet, we do not understand what happened. I redid the calculations this morning, on Monday, calling them one by one: and it is clear that Marco had given me money for 12 tickets, that is 60 euro; but those who had paid at the beginning were ... 9. With 4 at the last moment, we have 13: and (apparently) 13 they were Friday. But the 3 more, where did they go?
The free propagation of students is a nightmare for teachers that, honestly, I am not ready to accept yet and I prefer to not evoke here. And we had the doubt that Marco (who, good lad, is a bit' dreamy) accidentally inserted into the envelope 15 euro more from other contemporary gatherings (Latin theater, sports museum etc. etc.). But, it seems, nothing was missing from the other sums ... Or, someone must have forcibly paid twice, and everyone turned (including Marco) in the direction of Francesco. But Francesco (as none likes to look crazy, worse, a fool) categorically denied having paid twice; meanwhile, the list of the names of the payers, a list prepared by Marco, ended in the trash: drawing with itself the solution of the mystery. It seems that the 4O is able to multiply the money, which failed even to the sorceress Alcina; but, since I do not believe in this kind of miracles, I remain skeptical. I'm more inclined to think, for some reason, that someone absentmindedly paid twice. With all that follows.
It will, however, be noted that the audio guides were 41, which would correspond to 14 from 4O, not 13. This is a mystery too. Was there an invisible student? Or Angelica, the absent member from 4O, now studying abroad, returned secretly from Canada, after putting in her mouth Angelica's (in fact) ring, that makes you invisible? All what I know is that, like Orlando, on Friday I was going crazy by dint of giving numbers: and not because of love. In fact, more and more I did my accounts and came up to different sums: 40, 41, 43, even 44. Maurizio and Donatella are still splitting their sides with laughter, because every time I jumped off to a different number. A sign that, on human reason, Ariosto ... had his reasons.
Here the link to the exhibition of the Palazzo dei Diamanti: despite my ups and downs, it is worth!
Come perdere la dirindina alla mostra sull'"Orlando furioso"...
Come perdere la dirindina alla mostra sull'"Orlando furioso"....
No, il titolo non evoca Orla di 5O, questa volta lui è innocente: è una storia ben più tragica (anzi, tragicomica): di follia e (mancato) rinsavimento, proprio come l'Orlando furioso.
Venerdì 16 dicembre, qualche giorno fa. E' la seconda tornata della visita delle mie classi all'affascinante mostra su Ariosto al Palazzo dei Diamanti. Mercoledì 14 è stata la volta della 5O: vivaci e chiacchierini, ma corretti, come nota un mio amico, appassionato di Storia, Renato, che ci accompagna ("Ma sono sempre così? Anche in classe?" chiede un po' stupito sentendone il fitto fitto chiacchiericcio sotto le volte dell'ingresso; e io, laconica: "Sempre..."). Tra l'altro è perfettamente riuscita un'operazione di "travaso": si sono aggiunti al gruppo 4 ragazzi di 5N che non avrebbero più trovato posto per una prenotazione (ci sono code interminabili, i biglietti sono andati a ruba); e, siccome alcuni di 5O, all'ultimo, non potevano venire, hanno venduto il loro biglietto agli amici di 5N, quindi senza nessun ammanco. Tutto a posto, tutto in ordine: anche perché, dato che i biglietti non possono essere rimborsati, è sempre bene comprarne qualcuno in meno all'inizio, al momento della prenotazione, e qualcuno in più all'ultimo.
Baccanale di Tiziano (qui trovate quadri esposti)
Ecco, questo è precisamente quello che non ha funzionato venerdì ("Tutto accadde un venerdì"...). Rifacciamo i conti (provate anche voi e vedrete che perdete il filo): la Beatrice, di 3M, mi consegna, prima che vada alla biglietteria per la prenotazione, 45 euro (= 9 biglietti, 5 euro l'uno) e, all'ultimo momento, si aggiunge Federico, per un totale di 10; Lorenza, di 4M, ha raccolto altri 45 euro, sempre per 9 biglietti; ma all'ultimo si aggiungono 6 persone, per un totale di 15; infine, la 4O, nella persona di Marco, paga per 12 biglietti, ma, all'ultimo,si aggiungono 4 persone, per un totale di 16. Torna anche a voi? 12 + 4 fa 16, no? E allora, perché quelli della 4O venerdì erano....13?
Come è noto, l'Orlando furioso è capolavoro letterario che analizza i limiti della razionalità rinascimentale, umanistica, cinquecentesca; i suoi personaggi, a partire da Orlando, sono tutti un po' folli, vittime dei loro stessi desideri. Ma non credevo che la pazzia fosse contagiosa e che, soprattutto, potesse avviluppare un cospicuo gruppo di studenti e la loro (innocente) prof, per questioni di tabelline. Perché, quando venerdì mi sono ritrovata alla biglietteria, ero strasicura (e lo era anche la signora della biglietteria), che i biglietti prepagati fossero 12 + 9 + 9, cioè 30; con aggiunta di 3 accompagnatori (io, l'altra Magri, ovvero la prof di Arte Donatella Magri e il nostro mitico tecnico Maurizio) e di 10 biglietti pagati all'ultimo momento (1 + 4, + 5: fa 10 no? Comincio ad avere dei dubbi persino sulle verità più elementari: neanche fossi un fisico indotto allo scetticismo sistematico dalla teoria della relatività...), abbiamo un totale di 40 ragazzi e 3 accompagnatori; il che significa 43. Giusto? E allora, perché, al momento fatidico di ritirare le audioguide, gli apparecchi erano...41?
Ritratto di giovane, di Bartolomeo Veneto
Qui è cominciata una scena da manuale, nella fattispecie al bookshop del Palazzo dei Diamanti, che mi dà ancora i brividi, perché in primis ho disturbato gli altri, innocenti, visitatori, in secundisi, ho rischiato di non ritirare più il mio documento lasciato in deposito (dopodiché, sarei diventata apolide) e, soprattutto, perché, a furia di fare conti, ormai mi pareva di dare i numeri. 15 la 4M, 10 la 3M, 3 noi...e la 4O? Perché erano 13 (a volte parevano però 12 o 14) e non 16 (12 + 4)? Conta e riconta le audioguide (che, a mia conoscenza, dovevano essere 43) ed erano pur sempre 41, nonostante la mia speranza vana che la maga Melissa, che rimedia agl'incantesimi, ne facesse spuntare 2 all'ultimo momento, la famigerata 4O è rimasta una realtà amorfa, indefinibile, fiabesca e fluttuante, peggio del palazzo di Atlante: ora 13, ora 12, ora 14, ora 16; appurato però che non avevamo perso nessuno, che so, nascosto dietro l'arazzo di Francesco I, smarrito nei vari labirinti dipinti un po' ovunque nei quadri, risucchiato dall'olifante di Orlando o affettato dalla spada dell'ultimo emiro di Granada, Boabdil, ci siamo, sul finire, stabilizzati a 13. Neanche fossero le cannelle della fontana dell'Aquila, impossibili da contare ("4O, quanti siete?" era il mio grido disperato al bookshop).
S.Giorgio e il drago, di Pisanello
Alla fine, saggiamente, Maurizio ha consigliato, dopo l'ennesimo conteggio, di riportare le vaschette con le audioguide alla biglietteria così com'erano: ed è risultato che, alla biglietteria, ne aspettavano di ritorno 41, per cui mi hanno restituito la mia preziosa carta d'identità. Ma qui comincia il mistero. Perché, congedati quelli, inappuntabili, della 3M, e anche quelli della 4M (stufi di assistere ai conteggi altrui e con la Lorenza che, anche stamattina, mi ha ripetuto che loro erano sicuramente 15), si è appurato in via definitiva che il disastro matematico risaliva alla 4O: ma, ancor oggi, non si è capito che cosa sia successo. Ho rifatto il calcolo stamattina, lunedì, chiamandoli uno per uno: ed è risultato chiaro che Marco mi aveva consegnato il denaro per 12 biglietti, ovvero 60 euro; ma quelli che avevano pagato all'inizio sono risultati...9. Con i 4 dell'ultimo momento, fanno 13: e 13 (pare) erano venerdì. Ma i 3 di troppo dove sono andati a finire?
La moltiplicazione libera degli studenti è un genere di incubo per insegnanti cui non ero, onestamente, ancora arrivata e preferisco non evocarlo qui. E' nato il dubbio che Marco (che, bontà sua, è un po' sognante) abbia inserito per errore nella busta 15 euro in più da altre collette coeve (teatro latino, Museo dello sport ecc. ecc.): ma, pare, niente mancava all'appello alle altre somme...Oppure, qualcuno deve avere per forza pagato due volte: e tutti si sono girati (Marco compreso) in direzione di Francesco. Ma Francesco (siccome passare per matti, peggio, per fessi, non piace a nessuno) ha categoricamente negato di avere fatto il bis; nel frattempo, la lista dei nomi di chi aveva pagato approntata da Marco è finita nel cestino: trascinando con sé nella fine la soluzione del mistero. Pare che la 4O riesca a moltiplicare i soldi, cosa che non era riuscita neanche alla maga Alcina: ma, dato che io, a questo tipo di miracoli, non credo, rimango scettica. Sono più incline a pensare, chissà perché, che qualcuno, sovrappensiero, abbia pagato due volte. Con tutto quel che consegue.
Avrete notato però che le audioguide erano 41, il che corrisponderebbe a 14 di 4O, non a 13. Anche questo è un mistero. C'era un allievo invisibile? Oppure l'Angelica, membro assente della 4O, per periodo di studio all'estero, è tornata segretamente dal suo semestre in Canada, dopo aver messo in bocca l'anello di Angelica (appunto) che rende invisibili? Io so soltanto che, come Orlando, venerdì stavo per impazzire a furia di dare i numeri: e non per amore. Perché, più rifacevo i conti e più mi venivano dei totali diversi: 40, 41, 43, finanche 44 (gatti). Maurizio e Donatella ancora si sganasciano dalle risate, perché ogni volta saltava fuori un numero diverso. Segno che, sulla ragione umana, Ariosto...aveva proprio ragione.
Qui il link alla Mostra di Palazzo dei Diamanti: nonostante le mie vicissitudini, vale la pena!
http://www.palazzodiamanti.it/1434
giovedì 29 settembre 2016
La gloriosa 4O...in gita! (3 puntata) - The glorious 4O...on trip! (3rd episode)
La gloriosa 4O...in gita! (3 puntata)
Errata corrige: Nassim
ci tiene a far sapere che il suo soprannome autentico non è "Nas",
come la sezione antisofisticazione dei Carabinieri, bensì "Nass" (con
la doppia "s" come Sir Biss, che è uno dei miei personaggi preferiti
della Walt Disney: è simpaticiSSSSimo!).
Durante la pubblica
lettura delle prime due puntate (ebbene sì! La classe ha voluto che leggessi a
voce alta in aula il mio capolavoro!) a seguito della mia precisazione su chi è
arrivato ancora più in ritardo di me, è sorta una discussione. Orla nega di
essere arrivato in ritardo quel mattino e ha scaricato la responsabilità su
Lafo (che, per essere precisi a livello documentario, è un ritardatario
cronico). Lafo però ha negato e ha asserito che, quel mattino, era in perfetto orario.
Io ricordo con precisione che mancava Orla all'appello, anche se è arrivato poco
dopo di me. Alla fine, lo stesso Orla ha fornito la versione che ritengo più
conforme alle fonti e pressoché definitiva. Lui era già arrivato, ma poi si è
allungato fuori dalla stazione per fare un giretto. Ora, dato che Orla è quello dei
giretti (se lo mandate in bagno, lui, per essere ecumenico e imparziale, fa una
capatina anche al pianterreno, al seminterrato, alla macchinetta del caffè, al distributore
automatico delle merendine, al bagno del piano di sopra, al secondo, a visitare
un suo amico al terzo piano ecc. ecc. ecc.), ritengo che la spiegazione sia
sufficiente e attendibile. Abbiamo così la versione storica definitiva.
Nota: Il soprannome di
Massimo, "Bario", nella versione inglese diventa "Barium".
Finalmente, dopo tante
emozioni, eravamo riusciti a partire (pensate! Siamo già alla terza puntata e
abbiamo appena preso il treno!). Il viaggio in treno, via Padova, fu senza
storia (e meno male, sennò saremmo arrivati a Venezia senza coronarie). I
ragazzi erano uniformemente e pacificamente sparpagliati su due vagoni, mentre
io e i due colleghi ci mettemmo seduti al centro di uno di questi: dato che il
discorso andò quasi subito sul mio blog (la mia mania di protagonismo...) e
Silvia era incuriosita, ma non lo trovava sullo Smartphone, Celego passò un po'
di tempo a darle alcuni aggiornamenti informatici e a spiegarle come trovarlo,
come agganciarsi tra i followers ecc.
Arrivati a Venezia
S.Lucia, facemmo subito una capatina al bagno e al bar della stazione, quindi
partimmo a piedi alla volta di Ca'Rezzonico. Celeghini era con noi in missione pro infirmis: infatti, c'era Bellu
(Alessandro) con le stampelle, perché, per tutto l'anno scorso, ha avuto dei
problemi col legamento crociato (lui gioca a rugby e questa è stata la
conseguenza di un incontro, o forse, per meglio dire, di uno scontro). Siccome
è un gran bravo ragazzo, corretto e disciplinato (man mano che vivo allo
sportivo, la mia stima per i rugbisti aumenta), tanto che ha di solito voti
molto alti in condotta, mi spiaceva lasciarlo a casa; allora, mi è venuta
l'idea di farlo partecipare a metà gita. Bastava che un collega venisse con noi
e tornasse a casa con lui dopo la visita del museo e prima delle lunghe
scarpinate per Venezia, e Bellu sarebbe potuto venire assieme noi. Di qui la
nostra presenza tra noi di Celego in versione jolly. Poi si è scoperto che
sarebbe dovuta partire in anticipo anche Asia, e Celego è divenuto sempre più
indispensabile. L'ho detto io che, se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo.
Tuttavia, nella prima
parte del nostro percorso, dato che Ca'Rezzonico non è lontano dalla stazione,
Bellu ha deciso di venire a piedi con noi.
La prima tappa è stata
la chiesa di S.Pantalon (Pantaleone). L'idea di entrarci è venuta a me, perché la conosco, è molto interessante
ed era di strada. Pochi sanno che la famosa maschera di Pantalone, simbolo dei
ricchi padroni veneziani, deriva il nome da questo antico santo greco, venerato
in terra bizantina e, quindi, a Venezia (Venezia è stata per secoli soggetta a
Bisanzio). La chiesa dedicatagli si trova a Dorsoduro, fu edificata dopo il
Mille, ma integralmente ristrutturata in un'epoca gloriosa per l'architettura
veneziana, la fine del Seicento. Ma quello che rende celebre e molto
particolare questa chiesa è la tela che orna il soffitto. Infatti, invece che
da un affresco, il soffitto è integralmente coperto dalla tela più grande al
mondo, il Martirio e gloria di San
Pantaleone, opera di Gian Antonio Fumiani, che la dipinse nell'ultimo
ventennio del Seicento.
Il magnifico soffitto di San Pantalon
Si vede infatti che è
un'opera tipicamente barocca, con architetture illusionistiche che creano un
effetto di trompe l'oeil e paiono
ampliare la volta verso il cielo. Pare che il povero Fumiani sia morto cadendo da
un'impalcatura mentre la dipingeva, per cui l'annoso lavoro dovrebbe avergli
portato jella: però non v'è dubbio che il risultato sia una tela; infatti, si distingue
il suo bordo sull'arcone sopra l'altare. L'opera è un capolavoro barocco, ma è
rinomata per la sua ampiezza da record. Nella chiesa c'è anche un quadro di
Paolo Veronese; la struttura rispecchia perfettamente l'architettura barocca
della Venezia di Sei-Settecento. Ho quindi fatto accomodare la mia squadriglia
sulle panche (quanto è comodo visitare una chiesa! E' gratis, si visita alla
svelta e poi i ragazzi trovano dove sedersi!) e ho spiegato loro brevemente la
storia della tela. Dopodiché, eravamo pronti per proseguire alla volta di
Ca'Rezzonico. (continua)
The glorious 4O ... on trip! (3rd episode)
Errata corrige: Nassim is keen to let people know that his real nickname is not "Nas", such as the Carabinieri section, but "Nass" (with the double "s", like in Sir Hiss, who is one of my favorite characters from Walt Disney: "simpaticiSSSSimo"!).
During the public reading of the first two episodes (yes! The class wanted me to read aloud in the room my masterpiece!) a discussion arose, about this issue: who arrived still later than me? Orla denies being late that morning and has downloaded the responsibility on Lafo (who, to be precise at a documentary level, is a chronic latecomer). But Lafo denied and asserted that morning he was right on time. I exactly remember Orla was missing at the last appeal, although he arrived shortly after me. In the end, Orla gave himself the version that I think most in conformity with the sources and almost final. He had already arrived, but then he got out of the station for a little stroll. Now, given that Orla has a soft spot for little strolls (if you send him to the bathroom, he, to be ecumenical and impartial, also walks to the ground floor, to the basement, to the vending machine of snacks, to the bathroom of the floor above, to the second one, to the third one, to visit a friend of his etc. etc.. etc..), I believe this explanation is sufficient and reliable. Thus we have the final version of the story.
Note: Massimo's nickname, "Bario", in the English version becomes "Barium".
At last, after so many emotions, we were able to start (imagine! We are already at the third episode and we just took the train!). The train journey, via Padova, had no story (and thank goodness, otherwise we would arrive in Venice with a heart-attack). The boys were uniformly and peacefully dispersed on two wagons, while I and my two colleagues were sitting in the middle of one of these: since the conversation went almost immediately on my blog (my mania ...) and Silvia was intrigued, but it was on the Smartphone, Celego spent some time to give her some computer upgrades and to explain how to find it, how to get among the followers and so on.
When we arrived at Venice Santa Lucia railway station, we made a trip to the bathroom right away and to the station bar, then we set off on foot in the direction of Ca 'Rezzonico. Celeghini was with us in mission pro infirmis: in fact, there was Bellu (Alessandro) with crutches, because, throughout the last year, he had problems with cruciate ligament (he plays rugby and this was the result of a meeting, or perhaps, more accurately, of a clash). Since he is a great guy, and very polite (as I work in the sport high school, my respect for rugby players increases), so that he has usually very high grades in this field, I was sorry to leave him at home; so I got the idea to have him doing a mid-trip. A colleague could come with us and later get home with him after the visit of the museum and before our long trek to Venice; like this, Bellu might come together with us. Hence our presence among us of Celego, in his version "wildcard". Then Asia had to leave early too, and Celego became increasingly indispensable. I said that, if there weren't Celego, he should be invented.
However, in the first part of our journey, since Ca 'Rezzonico is not far from the station, Bellu decided to come and walk with us.
The first stop was at the San Pantalon church (S.Pantaleone). The idea of getting in came to me, because I know it, it is very interesting and it was on our road. Few people know that the famous mask of Pantalone, a symbol of the rich Venetian masters, derives its name from this ancient Greek saint, revered in Byzantine earth and, therefore, in Venice (Venice was for centuries subject to Byzantium). The church dedicated to him is located in Dorsoduro, it was built after the year 1000, but fully restored in a glorious era for Venetian architecture, the end of the seventeenth century. But what makes this church famous and very special is the painting adorning the ceiling. In fact, instead of a fresco, the ceiling is covered in full by the largest canvas in the world: the Martyrdom and glory of San Pantaleone, by Gian Antonio Fumiani, who painted it during the last two decades of the seventeenth century.

The magnificent ceiling of San Pantalon
In fact this work is typically Baroque, with illusionistic architecture that create an effect of trompe l'oeil and seem to expand into the sky. It seems that poor Fumiani died falling from his scaffolding while he was painting, so the work brought him bad luck: but there is no doubt that the result is a canvas; In fact, its edge stands out on the arch above the altar. The work is a baroque masterpiece, but is renowned for its record size. In the church there is also a painting by Paolo Veronese; the structure perfectly reflects the baroque architecture of the seventeenth and eighteenth century Venice. I had my squadron sitting down on the benches (how convenient it is to visit a church! It 's free, you visit it quickly, and then the kids can sit down!) and I briefly explained the story of the canvas. After that, we were ready to go on to Ca 'Rezzonico. (to be continued)
The glorious 4O ... on trip! (3rd episode)
Errata corrige: Nassim is keen to let people know that his real nickname is not "Nas", such as the Carabinieri section, but "Nass" (with the double "s", like in Sir Hiss, who is one of my favorite characters from Walt Disney: "simpaticiSSSSimo"!).
During the public reading of the first two episodes (yes! The class wanted me to read aloud in the room my masterpiece!) a discussion arose, about this issue: who arrived still later than me? Orla denies being late that morning and has downloaded the responsibility on Lafo (who, to be precise at a documentary level, is a chronic latecomer). But Lafo denied and asserted that morning he was right on time. I exactly remember Orla was missing at the last appeal, although he arrived shortly after me. In the end, Orla gave himself the version that I think most in conformity with the sources and almost final. He had already arrived, but then he got out of the station for a little stroll. Now, given that Orla has a soft spot for little strolls (if you send him to the bathroom, he, to be ecumenical and impartial, also walks to the ground floor, to the basement, to the vending machine of snacks, to the bathroom of the floor above, to the second one, to the third one, to visit a friend of his etc. etc.. etc..), I believe this explanation is sufficient and reliable. Thus we have the final version of the story.
Note: Massimo's nickname, "Bario", in the English version becomes "Barium".
At last, after so many emotions, we were able to start (imagine! We are already at the third episode and we just took the train!). The train journey, via Padova, had no story (and thank goodness, otherwise we would arrive in Venice with a heart-attack). The boys were uniformly and peacefully dispersed on two wagons, while I and my two colleagues were sitting in the middle of one of these: since the conversation went almost immediately on my blog (my mania ...) and Silvia was intrigued, but it was on the Smartphone, Celego spent some time to give her some computer upgrades and to explain how to find it, how to get among the followers and so on.
When we arrived at Venice Santa Lucia railway station, we made a trip to the bathroom right away and to the station bar, then we set off on foot in the direction of Ca 'Rezzonico. Celeghini was with us in mission pro infirmis: in fact, there was Bellu (Alessandro) with crutches, because, throughout the last year, he had problems with cruciate ligament (he plays rugby and this was the result of a meeting, or perhaps, more accurately, of a clash). Since he is a great guy, and very polite (as I work in the sport high school, my respect for rugby players increases), so that he has usually very high grades in this field, I was sorry to leave him at home; so I got the idea to have him doing a mid-trip. A colleague could come with us and later get home with him after the visit of the museum and before our long trek to Venice; like this, Bellu might come together with us. Hence our presence among us of Celego, in his version "wildcard". Then Asia had to leave early too, and Celego became increasingly indispensable. I said that, if there weren't Celego, he should be invented.
However, in the first part of our journey, since Ca 'Rezzonico is not far from the station, Bellu decided to come and walk with us.
The first stop was at the San Pantalon church (S.Pantaleone). The idea of getting in came to me, because I know it, it is very interesting and it was on our road. Few people know that the famous mask of Pantalone, a symbol of the rich Venetian masters, derives its name from this ancient Greek saint, revered in Byzantine earth and, therefore, in Venice (Venice was for centuries subject to Byzantium). The church dedicated to him is located in Dorsoduro, it was built after the year 1000, but fully restored in a glorious era for Venetian architecture, the end of the seventeenth century. But what makes this church famous and very special is the painting adorning the ceiling. In fact, instead of a fresco, the ceiling is covered in full by the largest canvas in the world: the Martyrdom and glory of San Pantaleone, by Gian Antonio Fumiani, who painted it during the last two decades of the seventeenth century.

The magnificent ceiling of San Pantalon
In fact this work is typically Baroque, with illusionistic architecture that create an effect of trompe l'oeil and seem to expand into the sky. It seems that poor Fumiani died falling from his scaffolding while he was painting, so the work brought him bad luck: but there is no doubt that the result is a canvas; In fact, its edge stands out on the arch above the altar. The work is a baroque masterpiece, but is renowned for its record size. In the church there is also a painting by Paolo Veronese; the structure perfectly reflects the baroque architecture of the seventeenth and eighteenth century Venice. I had my squadron sitting down on the benches (how convenient it is to visit a church! It 's free, you visit it quickly, and then the kids can sit down!) and I briefly explained the story of the canvas. After that, we were ready to go on to Ca 'Rezzonico. (to be continued)
martedì 20 settembre 2016
La gloriosa 4O...in gita! (II parte)
II puntata
Errata
corrige: Giacomo, al suo ritorno dagli States, ha specificato che il suo soprannome non è
"Gila", ma, in modo più anglofono e aderente al suo cognome,
"Jiro".
Nota: nella versione
inglese, i soprannomi di Veronica, Tommaso (Guado) e Nicola (Mastro), vengono rispettivamente
tradotti come "True, Ford e Master"....
A proposito di
Celeghini, posso narrare, a mo' di digressione, anche alcuni aneddoti. Qualche
anno fa, in quella che oggi è la nuova 4O, quando riferii che i Celti avevano
invaso la Pianura Padana e che noi abbiamo ancora sangue celtico, i ragazzi mi
chiesero: "Ma come erano i Celti? A chi assomigliavano?". A dire il
vero, qualche faccia "celtica" in classe ce l'ho e io stessa ho
quelle origini (per parte di padre), ma non sono così rappresentativa; poi,
all'improvviso, mi si è accesa una lampadina in testa: "Sapete chi
assomiglia ai Celti, ragazzi? Celeghini!". L'anno scorso,la prof.Raffa
Zanella, che è l'anima del liceo sportivo, ha avuto una delle sue innumerevoli
(e inconsulte) idee: un corso di tango. Ebbene, è andata dietro per tutto un venerdì
mattina, perché voleva che io mi iscrivessi al corso del pomeriggio e facessi
coppia con Andrea (che, manco a dirlo, era oberato di lavoro). Si vedeva
lontano un miglio che, secondo lei, avremmo fatto figura (aveva intenzioni
pubblicitarie per il liceo sportivo?). Ma quel venerdì mattina, io avevo
un'emicrania in crescita, quindi le ho detto francamente di mandare a casa
Andrea, che aveva il suo bel da fare (purin!),
tanto sarei andata a casa anch'io ("Il tango! Questa poi! Con
l'emicrania!").
Adesso che sapete chi è
Celego, secondo flash-back: perché
ero in ritardo? Quella mattina ero proprio contenta: mi ero alzata presto ed
ero riuscita a fare un mucchio di cose. Il treno partiva alle 7.51, quindi
avevo tutto il tempo. Tuttavia, qualcosa in me deve avere sbagliato i calcoli
(come spesso avviene). Sta di fatto che, alle 7.28, mentre stavo
TRANQUILLAMENTE finendo di risciacquarmi i denti, qualcosa dentro di me ha
protestato violentemente: "Annarita, si può sapere che cosa ci fai ancora
qui a lavarti i denti??? Il treno parte fra 20 minuti!!!".
Tralascio le scene
seguenti, perché fanno parte degli stralci più ignominiosi della mia biografia.
Basti immaginare che ho sputato fuori tutta l'acqua d'un colpo, mi sono
precipitata a prendere la borsa, per fortuna già pronta, ho afferrato le chiavi
della macchina, quindi mi sono catapultata
(il termine è adeguato e persino riduttivo) fuori da casa con le chiavi in mano
e sono corsa verso la mia fida Polpetta. Con una partenza degna del circuito di
Monza sono sfrecciata fuori dal parcheggio (strettissimo) di via Pomposa, ho
affrontato la strada, mi sono trovata davanti, su Corso Giovecca, il camioncino
dei surgelati che andava a passo di lumaca e non ne voleva sapere di
accelerare, né di spostarsi, ho affrontato il rettilineo che doveva portarmi
alla stazione ansimando d'angoscia a ogni semaforo (nota a pie' di pagina:
quella mattina li ho beccati, tutti, ma proprio TUTTI rossi!) e, ancora di più,
ho provato angoscia quando mi sono posta la domanda cruciale: "Ma quando
arrivo alla stazione, DOVE PARCHEGGIO IN TEMPI RECORD???".
E qui interviene la
Provvidenza manzoniana, che protegge anche le prof più sprovvedute. Perché la
prospettiva di trovare un parcheggio una mattina di dicembre accanto alla
stazione era talmente terrificante, che, "non mi vergogno a dirlo"
(come osservò il "Prigioniero di Zenda") "elevai un
pensiero" verso il cielo. E, proprio quando ho passato l'ultimo semaforo,
mi ha soccorso l'ispirazione provvidenziale: infilarsi in volata nello spiazzo
vuoto del parco sotto il grattacielo. Detto fatto: con questa scena di
parcheggio d'emergenza e la corsa verso la stazione, ci ricolleghiamo a quella iniziale
nell'atrio. Colta in flagrante reato di ritardo da Celego non ho potuto far
altro che ammettere quanto sopra; poi abbiamo cominciato a guardarci intorno
per contarci tutti. C'era anche l'altra collega, Silvia, una persona
dolcissima, come ho scoperto quel giorno; e, ovviamente, anche se ero arrivata
in folle ritardo, mancava ancora qualcuno.
Dopo di me ha fatto la
sua tradizionale comparsa Orla (ma il suo ritardo è pura routine, un classico di tutti i tempi, e va messo in conto in
partenza), ma ne mancava ancora uno: Zek, detto anche Zachi, oppure "il
profeta" a causa, vuoi dell'atteggiamento (solitamente, ma non proprio sempre)
serio, vuoi della barba (che ricorda vagamente la moda talebana). Siccome è di
solito piuttosto preciso, ci guardavamo intorno preoccupati perché, a quel
punto (7.47), temevamo seriamente di non vederlo più arrivare e che perdesse il
treno. Il ritardo di Zek ha conferito nuove sfumature thriller a questa vicenda, che già ne prevede abbastanza per causa
mia.
Dopo averci esortato a
raggiungere il binario, Celego è rimasto ad aspettarlo nell'atrio della
stazione, mentre noi migravamo ordinatamente verso la banchina: ma "il
profeta" proprio non compariva (neanche fosse il Mahdi...). Eppure, gli
ultimi contatti telefonici lo davano nelle vicinanze della stazione...Infine,
proprio mentre il collega, rassegnato, saliva sul vagone accanto a me (e, da
buon ultimo, con effetto scenico notevole, era ancora aggrappato alla maniglia
della porta), io mi spenzolavo fuori a controllare un'ultima volta ed eravamo
ormai tutti su, abbiamo intravvisto "in lontananza", Zek: sagoma arancione,
che "fluttuava all'orizzonte" e correva verso di noi, agitando le braccia disperatamente verso di noi e avanzando ormai
stentatamente e con gli ultimi aneliti di fiato rimasto, dal sottopassaggio. Anche
questa era proprio una scena da film: mi ricordava vagamente Frank Sinatra
all'inseguimento del treno che dovrebbe portarlo verso la libertà nell'ultima
scena de Il colonnello von Ryan. Se
non altro, Zek era visibilissimo: difatti, come accennato, indossava la sua
giacca a vento arancio. Questo ci ha permesso di avvistarlo alla svelta, come
fanno negli USA i poliziotti coi detenuti in fuga: ma quando è salito sul treno
col fiatone, Michi gli ha più prosaicamente chiesto....se lo avevano assunto
alle autostrade. (continua)
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