La vita di Gesù...in diretta!
Siamo in Quaresima e voglio condividere con voi una delle opere narrative più belle che siano mai state scritte. Si tratta dell’Evangelo come mi è stato rivelato, ultimo titolo attribuito ai corposi 10 volumi scritti dalla grande mistica Maria Valtorta, nata il 14 marzo 1897 e morta a Firenze il 12 ottobre 1961: questi 10 volumi contengono la descrizione minuziosa delle visioni che la Valtorta aveva sulla vita di Gesù e di Maria, dagli eventi precedenti la nascita di quest’ultima, fino all’Assunzione. La stesura dell’opera va dal 1943 al 1951, ma buona parte di essa è stata scritta in condizioni impossibili durante il 1944, mentre era sfollata a S.Andrea di Compito, presso Capannori (LU), a causa della guerra.
Foto di Maria Valtorta
Parecchi si avvicinano con
scetticismo a degli scritti che accampano un’origine soprannaturale, ma in
questo caso siamo davanti a qualcosa di eccezionale, che fa spesso e volentieri
letteralmente balzare sulla sedia. La Valtorta era inchiodata al letto per una lunga
serie di problemi fisici: aveva un inconsueto dono per la scrittura, aveva
frequentato da giovane il liceo classico, ma non era potuta andare all’Università.
Di sicuro, da malata e, per di più, durante la guerra, era impossibilitata a
documentarsi (tra l’altro, anche prima i suoi movimenti erano piuttosto
ristretti, dato che era comandata a bacchetta da una madre manipolatrice – i miei
allievi sanno bene di cosa parlo). Oltretutto, per rendere la cosa più ardua, lei non scriveva in ordine gli episodi: passava da un anno all'altro della vita di Gesù, mantenendo l'ordine in una massa infinita di materiale. Ora, un’opera del genere abbisognerebbe, in
caso, di anni ed anni di preparazione specialistica per essere stesa: la Valtorta,
invece, scriveva molto rapidamente, come ho già detto, in condizioni di estrema
precarietà e senza correzioni (come Mozart). Io ho una buona pratica della
scrittura e tendo a correggermi poco, perché ho un eloquio piuttosto fluido e
veloce: ma, nonostante tutta la mia esperienza di docente di Lettere e tutto il
resto, non riesco a scrivere decine di facciate di quaderno, per ore, senza
interrompermi e senza correggermi come faceva lei. Ricordo di avere segnalato questa circostanza in una conferenza tenuta a Ferrara qualche anno fa da uno
specialista di studi valtortiani e lui confermava.
Ma la cosa che stupisce di più è
la precisione storica. La descrizione dei fatti della vita di Gesù e Maria è
già di per sé eccezionalmente realistica: tutti i personaggi che circondano il
Signore e Sua Madre sono pennellati in modo tridimensionale, ciascuno con un aspetto
e carattere ben precisi, per cui si va dall’impulsivo Pietro, a Giovanni,
giovane e tendente all’amore mistico, dal saggio e anziano Simone Zelote – uno dei
miei preferiti – al simpatico Tommaso, incline al senso dell’humour, dal sofferente
Lazzaro – perennemente malato – alla passionale Maria di Magdala e così via. L’esistenza
quotidiana è tratteggiata in modo dettagliato, pieno, coerente, tanto che pare di
trovarsi nella Palestina del I sec. d.C., con tutte le sue abitudini peculiari e
usi specifici – senza l’effetto artificiale prodotto da molti film o opere
letterarie che, come si percepisce spesso, non riescono a produrre un senso di
immedesimazione nel passato, ma lo trattano come qualcosa d’altro e di estraneo,
di artificiale appunto, cui sovrapporre tutte le nostre idiosincrasie e i
nostri pregiudizi (avete notato che nei film storici abbondano stracci da ogni
parte? Che i tessuti sono piuttosto rozzi? Come se una volta non sapessero
tessere….Avete notato che molti orrori del nostro secolo o del XX vengono
anticipati al passato per proiezione, un po’ come si fa con i film di
fantascienza, in cui i marziani sono per forza cattivi perché noi abbiamo la
coscienza sporca?...). L’antichità presentata dalla Valtorta è descritta invece
con tutta la naturalezza di chi vive all’interno di una situazione, per cui la
Madonna attende alle faccende domestiche, affronta i problemi della giornata,
Gesù si occupa delle questioni di tutti i giorni oltre che della predicazione e
così via. Il tutto con estrema vivezza e una precisione storica impressionante.
La precisione storica, appunto: ora,
l’epoca antica, e quella dei primordi del cristianesimo in particolare, e
ancora di più quella di epoca neo-testamentaria, è il mio pane. Per anni, dalla
laurea in Filologia Classica, alla Specializzazione in Patristica, al dottorato
sempre in Filologia Classica e oltre, mi sono occupata quasi solo di quello. Ebbene,
leggendo la Valtorta – il primo volume mi è stato regalato quando avevo appena
16 anni, ma poi ho continuato a leggere pressoché tutto fino ad oggi – ho fatto
vari “balzi sulla sedia”. Perché la Valtorta racconta di cose che lei non
poteva sapere. Esempio: la cronologia della vita di Gesù, che ha dato non poco
filo da torcere agli studiosi. Facendo i calcoli sulla sua base, emerge che Lui
è nato nel dicembre del 5 a.C. e che è stato crocifisso il 7 aprile del 30
d.C., per cui è morto esattamente a 33 anni. E tutto torna: ad es., lei cita
Seiano come ancora vivo – il ministro di Tiberio sarebbe morto nell’ottobre del
31.
Oppure: durante il processo notturno di Gesù, il famoso dottore della legge
Gamaliele decide di abbandonare la seduta perché la giudica – a ragione –
irregolare. Ed esclama, all’indirizzo di un giovane che lo accompagna e che gli
assomiglia: “Simone! Andiamo!”. Ebbene, io, solo dopo alcuni anni di dottorato
e spulciando la letteratura rabbinica, ho scoperto che il figlio di Gamaliele,
capostipite di un’illustre dinastia di dottori della legge, si chiamava proprio
Shimon Ha Nasi, “Simone il Principe”.
O ancora: nella parte finale dell’opera compare anche S.Paolo, prima della
conversione. A parte la brutta figura che fa perché è invelenito contro i
cristiani, viene però descritto proprio come anche fisicamente brutto. Ebbene:
un ritratto molto simile dell’Apostolo delle Genti compare in scritti apocrifi
del II-III sec., sicuramente non accessibili alla Valtorta e che potrebbero
avere recuperato notizie autentiche.
Potrei andare avanti per un bel
pezzo: e ricordare come l’opera citi e presenti varie volte gli Esseni, già
descritti da Giuseppe Flavio e Plinio il Vecchio, ma che sono diventati più noti
principalmente dopo il ritrovamento delle pergamene di Qumran, avvenuto nel
1947 – quindi comunque dopo la stesura di vari passi scritti su di essi dalla
Valtorta -; tuttavia, i documenti divennero disponibili con la pubblicazione,
ritardata per vari motivi – specialmente beghe tra gli studiosi – solo negli
anni ’60. Oppure potrei rimandare alle molteplici descrizioni, straordinarie,
di Gerusalemme antica, del Tempio, della Torre Antonia, delle innumerevoli
città e cittadine della Palestina; uno studioso ha osservato che i tragitti
descritti nell’Evangelo come mi è stato
rivelato sono di una coerenza impressionante con la regione palestinese di
allora. Altro esempio: un fariseo incontra Gesù a Tiberiade e lo rimprovera per
questo; Gesù risponde: “E allora, tu perché vi sei?”. Ben pochi sanno che
Tiberiade era impura non solo perché città pagana, ma anche perché era stata
costruita in onore di Tiberio sopra un cimitero…
Quindi, ritengo quest’opera molto
affidabile. Lo è anche dal punto di vista teologico: spesso raggiunge vette
altissime nella concezione dell’Amore e della Misericordia di Dio. Corrisponde
a un’intelligenza superiore, al di sopra delle nostre possibilità. Ma la cosa
più bella è che leggerla fa straordinariamente bene al cuore. Rasserena,
pacifica, illumina dentro. Leggerla è un po’ come girare per la Palestina con
Gesù stesso: io ho lavorato in pastorale, ma ho imparato la pastorale già
prima, così. È un’opera
che rende migliori e che insegna l’amore, che dona la pace interiore. Dopo
averla letta per anni, è il regalo più bello e costruttivo che potrei fare a una
persona cui voglio bene. Perciò, qui sotto inserisco il link con cui la
parrocchia di Spilimbergo rinvia alla pubblicazione completa online dei 10 volumi,
capitolo per capitolo, in PDF. Sono sicura che vi appassionerà. Quindi, buona
lettura!
(ADF)
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