L'arte di ricevere....2 puntata
Riprendiamo
qui la nostra riflessione sull’arte di ricevere e, in particolare, su come
intrattenere gli ospiti con una conversazione accattivante (la foto sotto si adegua al soggetto...).
Ho
trovato varie liste di argomenti da evitare durante le conversazione; ma non ho
ancora trovato delle liste opposte, di argomenti consigliati per
conversare piacevolmente. In generale, oserei dire che bisognerebbe
concentrarsi su ciò che è bello e che attira, che mette a proprio agio gli
ospiti, che è piacevole; tra breve proverò a stilare una breve lista di
soggetti che io consiglierei. Non mi fido molto di quei siti (ne ho trovato
qualcuno), che suggeriscono, ad esempio, di porre ai propri ospiti delle
domande mirate, come in una specie di gioco di società; del genere: “Qual è la
cosa più importante che vorresti fare?”, oppure, “Qual è il tuo sogno nel
cassetto?”. Domande del genere rischiano di essere tropo personali, indiscrete,
se non invasive. Una tavola apparecchiata non è il divanetto dello
psicanalista, né, tantomeno, il confessionale: gli argomenti troppo personali
rischiano continuamente la gaffe, sia che mettano in imbarazzo il
prossimo, sia che lo inducano a un inopportuno esibizionismo. Credo che un livello
minimo di signorile distacco, durante un’occasione sociale come un pranzo con
ospiti, sia inderogabile: per le confidenze sono più adeguati altri momenti.
Argomenti più generali, invece, sono di buon gusto e più adatti alle circostanze.
Ho
provato a creare un acronimo che riassume quelli che, secondo me, sarebbero i soggetti
da preferire per una conversazione davvero piacevole; eccoli qui:
· L A C C A V
· LACCA VH: non è l’ultimo grido in fatto di prodotti per capelli del vostro parrucchiere, anzi; è l’acronimo di Libri, Arte, Cinema, Cultura, Aneddoti, Viaggi, Hobbies. Questi a mio avviso gli argomenti da preferire con ospiti (e messi in acronimo perché siano facili da ricordare): sono attraenti, di gusto, piacevoli e lasciano una buona impressione dopo lo scambio, la sensazione di uscire arricchiti dalla conversazione. Proverò ora ad affrontarne alcuni, rimandando il resto alla prossima puntata.
Prima
però un cenno sugli argomenti da evitare. Tra di essi, a parte le malattie (e
non oso pensare quanto, di questi tempi, l’attuale epidemia sia assurta al
primo posto tra i soggetti delle chiacchierate tra amici!), l’Accademia Italiana
del Galateo ne cita vari, tra cui politica e religione. Per la religione si può
fare però un discorso più generale, dato che essa può essere interpretata anche
come storia della cultura (la stessa Accademia lo ammette); certo, non è bene
fare proselitismo a tavola. Per quanto riguarda la politica, ad essere sinceri,
con il livello di faziosità congenito alla prassi istituzionale italiana, il
rischio di dissapori è decisamente più alto: quindi, astenersi il più
possibile, a meno che proprio non siate sicure al 100% che tutti i vostri
invitati giurano e spergiurano per lo stesso colore, o non vi troviate nella
condizione di fare public relations come la famosa Maria Angiolillo, la
regina dei salotti della Prima e Seconda Repubblica (cosicché tutti i vostri
invitati hanno interesse a mantenere il bon ton e un certo equilibrio).
Sennò, è elevato il rischio che succeda quel che accadde a casa della nonna
Carolina (giuro, si chiamava proprio così).
La
nonna Carolina, che mia mamma ha conosciuto da piccola ed era stimatissima da
quella gran donna che era mia nonna materna Maria Cristina, era la mamma della
cognata di mia nonna; cioè, chiedo scusa per la complicazione, la mamma della
mia prozia Albina. Quando mia mamma la conobbe, era una vecchietta minuta e
composta, molto fine, che aveva avuto, credo, più di una decina di figli e che
ancora verso i 90 anni o poco meno mandava avanti la casa egregiamente, con
grande saggezza e indiscutibile polso. All’epoca i figli avevano, almeno
alcuni, più di 60 anni (credo che uno si chiamasse Medardo): una volta, a
tavola, alcuni dei maschi, a margine di una tavolata piuttosto numerosa, cominciarono
una discussione di politica che, in breve, degenerò in una lite. La nonna
Carolina, provò, pazientemente, a redarguirli, ma inutilmente: allora passò ai
fatti. Axica, l’andò a tor al granadel (traduzione per i non parlanti
ferrarese: “Così andò a prendere la scopa”) e, tornata in cucina, cominciò a far
cadere sulle teste troppo cocciute dei figli una salutare gragnuola di colpi col
manico, appunto, della scopa. Chissà perché, in men che non si dica, si rifece
il silenzio. Ribadisco che i figli erano ormai in età della pensione! Non dico
che questo potrebbe essere un sistema per sedare certi momenti turbolenti a
Montecitorio, o anche altrove: tuttavia, credo che abbiate capito il concetto.
Non si può dare un pranzo, con l’idea di tenere da parte al granadel per
tutte le evenienze. Non sarebbe molto diplomatico.
Torniamo
agli argomenti consigliati per la conversazione. Ho indicato come primo i
libri, di qualsiasi genere (salvo quelli sulle epidemie, per favore, che vanno
adesso così di moda). In uno dei ricettari di mia mamma è riportato il seguente
consiglio per i conversatori affetti da timidezza: presentarsi a ogni discussione
con una pila (mentale) di libri sottobraccio, per disporre sempre di un ampio
ventaglio di argomenti su cui discutere. E’ vero che i libri sono un’ottima
risorsa: inoltre, permettono di concatenare altri spunti al primo. Tuttavia, non
bisogna esagerare in tal senso, per tema di intimidire l’interlocutore; e
bisogna anche fare attenzione al soggetto. Mi ricordo una mia conoscente, con
la quale un giovanotto voleva far colpo: e cominciò una lunga disquisizione
sulla storia del nazismo…(o dello stalinismo? Vabbé, non cambia molto). Un’altra
cautela, che vale anche per i film (per cui vedasi sotto): evitate di fare spoilers,
cioè di anticipare il finale. Certo, con moderazione: quando alcuni dei
miei studenti rimangono delusi perché ho loro raccontato il finale dei Promessi
sposi e di Anna Karenina, fanno ridere i polli (I Promessi sposi!
Lo sanno anche le pietre come va a finire! Appunto…). Tuttavia, la maggior
parte dei libri è sicuramente un ottimo approccio, così come la cultura in
generale (argomento 3).
Quando
parlo di arte e cultura, si può trattare di musica, di cucina (anzi!), dell’ultima mostra che
avete visitato (oggigiorno le esposizioni sono popolari), o anche di moda e
vestiti. A proposito di moda, un episodio che capitò a me: una volta decisi di
mettere alla prova mio fratello, che insegna Storia della Moda, per chiedergli
di cimentarsi in un disegno di quello che avrebbe potuto essere il mio abito da
sposa ideale (anche se non ne avevo immediata necessità). E lui, dopo tutta una
tirata sul fatto che dovevo evitare gli abiti “effetto meringa” (tipo matrimonio
di Lady Diana), che cosa credete che mi abbia disegnato, con grande solerzia e
cura dei dettagli? Un abito “effetto meringa”. Da quel lontano giorno, ho
spostato le mie attenzioni sulle riviste specializzate del settore.
Nella cultura rientrano anche i film, quindi il cinema. Quello, anzi, dovrebbe essere un argomento ecumenico, di facile approccio per la maggior parte delle persone. Le ultime uscite possono essere un ottimo spunto per conversazioni divertenti: credo che io e la mia collega Beatrice non potremo facilmente dimenticare le “scene col lanciafiamme” dell’ultimo film che abbiamo visto insieme, C’era una volta Hollywood, di Q.Tarantino. Aggiungo che non ne farò la recensione qui sopra, perché, come sempre Tarantino, non è esattamente un film adeguato ai miei pargoli, dato che questo è un blog per minorenni (cerco di mantenere un certo livello, anche se non oso pensare a quel che vedono in certi casi altrove); comunque, è vero che vi si mette in scena una violenza così assurda da essere grottesca. Non posso fare spoilers, ma vi assicuro che la scena del lanciafiamme vi rimarrà impressa (non solo la prima, anche la seconda). Ho ancora varie cose da condividere, ma meglio lasciarle per la prossima puntata, in cui affronterò pure gli argomenti da evitare a tavola. Vorrei lasciarvi con un’ultima esortazione che sintetizza tutto quanto ho detto finora: quando invitate degli ospiti a casa vostra, non importa la ricercatezza dei cibi o il lusso, quanto la vostra buona volontà di invitarli in un piccolo mondo di bellezza. Create per i vostri ospiti un piccolo locus amoenus, illuminato, innanzitutto, dal vostro sorriso.
Woher sind wir geboren?Aus Lieb.
Wie wären wir verloren?
Ohn Lieb.
Was hilft uns überwinden?
Die Lieb.
Kann man auch Liebe finden?
Durch Lieb.
Was läßt nicht lange weinen?
Die Lieb.
Was soll uns stets vereinen?
Die Lieb.
Das ist ein Goethe's Gedicht. Das sagt sehr wohl meine Liebe und Glauben fur dich...
Nessun commento:
Posta un commento