L'Eden a portata di mano
Anni fa, un
signore che conoscevo e che aveva ricevuto straordinari doni mistici, diede la sua
testimonianza in una trasmissione su di un'emittente privata: e raccontò con
semplicità e intensità insieme, che, fin da bambino, parlava con Gesù.
Addirittura, raccontava, quando entrava in chiesa, correva ad arrampicarsi fino
al tabernacolo, per appoggiarci la guancia. Quando assistetti alla
trasmissione, pensai che lo avrebbero preso
per matto; invece, ebbi una sorpresa notevole. Infatti, le persone in studio
non pensavano minimamente che fosse matto, anzi; però, come disse tra gli altri
uno spettatore di mezza età che lo aveva ascoltato attentamente (e
rispettosamente), lui non riusciva a crederci per ben altro motivo: perché non
era possibile che Dio potesse essere così vicino a ciascuno di noi col Suo Amore. In parole povere, nessuno si pose la questione della veridicità
"scientifica" della sua esperienza, tutt'altro; il problema era che
quell'Amore divino pareva troppo bello per essere vero.
Nel corso degli
anni mi sono resa conto che la spina nel cuore di molte persone è proprio
questa: l'Amore di Dio non sembra vero. Siamo talmente abituati a essere un
numero tra gli altri (in classe, in ospedale, agli sportelli, davanti allo
Stato, spesso persino in famiglia, dove il lavoro frenetico toglie molto tempo
allo stare insieme), che fatichiamo persino a concepire che esista davvero
Qualcuno che ama soltanto noi, con una tenerezza unica ed irripetibile.
Cerchiamo qualcosa del genere quando ci innamoriamo; e poi, non di rado, dopo i
primi entusiasmi amorosi sopravviene il grigiore della routine o della delusione, perché l'ardore iniziale sembra essersi
spento. Così, l'Amore di Dio non sembra vero.
In fin dei conti
è il problema dell'Eden. Troppo bello per essere vero: neanche Adamo ed Eva
devono averci creduto troppo, se sono stati ad ascoltare il serpente. Quando
sono stati buttati fuori, dall'angelo con la spada fiammeggiante (come mostra,
ad esempio, lo splendido affresco di Masaccio nella Cappella Brancacci di
Firenze), non è che hanno perso un luogo di delizie: hanno perso il rapporto
con quel Dio che "passeggiava alla brezza della sera" e che era
disponibile a intrecciare con loro una relazione di Amore inconcepibile. E'
quello che l'essere umano ha perso: la fiducia nell'Amore.
La nascita di
Gesù Bambino viene a rovesciare proprio questa sfiducia. A pensarci bene,
l'Incarnazione è uno di quei dogmi cristiani che rimangono inconcepibili per la
normale mente umana (come la Trinità, del resto, o la Passione e Resurrezione, o l'Eucarestia e così via). Un Dio che si fa uomo? Che nasce "al freddo e al
gelo", che è povero, che ha bisogno di una mamma umana, che Lei gli cambi
i pannolini che gli dia il latte? Che
dei pastori (dei miserabili) vengano a offrirgli qualcosa perché la Sua
famiglia è troppo povera? Che viene cacciato da tutti gli alberghi persino di
una città piccola e insignificante come Betlemme? Ci immaginiamo Dio così noi?
Penso proprio di
no (pensiamo alle chiese barocche in confronto e al loro fasto). Gli antichi
dei dell'Olimpo scendevano sulla terra per dare sfogo ai loro capricci (del
tutto umani); ma condividere la sorte umana, questo non lo volevano proprio.
Gli esseri umani si possono immaginare degli inviati divini, dei saggi,
finanche un profeta che parli per Dio: ma un Dio che si fa uomo e che unisce
indissolubilmente una natura umana completa alla Sua divina, questo proprio non
se lo possono immaginare. Come non si possono immaginare lo spirito di
comunione che unisce invece di dividere. Non si possono immaginare Dio che si
fa uomo, anzi, bambino: un tenero batuffolo di carne rosea, mite e sorridente,
che ispira non sete di potere o dominio, bensì solo tenerezza. E'
l'"Emmanuele", il "Dio con noi".
Ci crediamo noi
dopo 2.000 anni? Temo di no. Noi siamo quello che crediamo: e il nostro
ambiente evidenzia molto chiaramente in che cosa crediamo. Al potere, al denaro,
alle armi, alla prepotenza, all'arroganza e così via; siamo troppo diversi da
quel tenero batuffolo per potere dire che ci crediamo. Ed è la nostra disgrazia
peggiore, perché abbiamo un profondo, spaventoso bisogno di quell'Amore. Quando
sono in chiesa sono regolarmente stupefatta perché, in attesa della S.Messa, la
gente chiacchiera come niente fosse. Parecchi si comportano come degli estranei
rispetto al "Dio nascosto" del tabernacolo, come se la chiesa fosse
una normale sala conferenze vuota; sembrano degli estranei rispetto alla
presenza di Dio. E non ci trovano nulla di strano. Come è possibile?
Stamane il
nostro cappellano diceva che la parola greca per "grazia", charis, ha la stessa radice del francese
charme, "fascino". Infatti,
Dio affascina col Suo amore. Un amore vicinissimo a noi e disponibile: così
vicino e disponibile da farsi Bambino. Secoli di peccati, di male, di
sofferenze, di ferite, ci hanno resi come ciechi dinnanzi a questo splendore.
L'intelligenza non lo concepisce, l'anima è oscurata e i sentimenti rimangono
inerti davanti a questo splendore. Eppure, Gesù Bambino è l'Eden a portata di
mano: un Amore, una tenerezza, una gioia inconcepibili a portata di ciascuno di
noi, singolarmente, personalmente. Non solo la Sua venuta ha scatenato
tantissime conseguenze splendide per noi: pensiamo alla serie eccezionale di iniziative
buone, di opere di misericordia, ma anche all'esplosione delle arti e del pensiero umano sulla Sua scia. Egli
è però presente anche, se solo gli apriamo la porta, nel nostro cuore: "Io
sto alla porta e busso...." (cfr. Ap.
3,20). Che ciascuno di noi gli possa aprirGli la porta del suo cuore. Buon
Natale.
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