Fiaba
orientale dell'amore incompreso (III e ultima parte)
Questa fiaba non
ha un finale: non sappiamo come l'amore tra il principe e la principessa andò a
finire. Però noi ci comportiamo molto spesso così con Dio. Il tradimento dell'amore
compare difatti più volte nella Bibbia per descrivere i rapporti incostanti tra
Israele e il suo Dio. Come una sposa infedele, Israele ha spesso indotto Dio al
lamento: "Che cosa devo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto?"
(Is. 5,4). L'amore incompreso è
il Suo: enorme, smisurato, pronto sempre a perdonare e ingiustamente rifiutato e
malmenato. Siamo tutti malati: e facciamo il male che non vogliamo, di regola a
chi non lo merita. Solo Dio può guarirci con il Suo amore. Ma bisogna
accettarlo umilmente.
Cosa succederà al
principe e alla principessa? Dipende. Di certo, lei continuerà a pregare per
lui; ma dato che lui non la vuole, probabilmente lui la perderà davvero e lei se ne andrà per sempre. C'è un momento
per l'amore e bisogna coglierlo, perché quando è passato, magari non torna più.
Però, una domanda: perché lui dovrebbe ostinarsi a rimanere nella sua prigione?
Perché lasciar vincere chi gli ha fatto del male e vuole togliergli il regno?
Perché lasciar vincere chi lo vuole infelice? "Tutto posso in Colui che mi
dà forza" (Fil.4,13)
Vi ricordate che
lei lo aveva rimproverato a torto? Poi gli aveva chiesto scusa tante volte e cercato di riparare: ma lui, è chiaro, non l'ha mai perdonata. Credeva di averle
condonato tutto: ma il condono è un atto falso, di rassegnazione, senza
speranza. Si condona quel che non si può cambiare. E, prima o poi, ci si rimangia
il condono con ira. Lei invece lo ha perdonato tante e tante volte, convinta
che lui, ogni volta, potesse ripartire e migliorare. Il perdono guarisce. Ma il perdono è anche responsabilità: implica l'apertura all'altro, la volontà di mettersi in gioco. Ma
lui veniva da un mondo senza perdono, né misericordia. E riteneva giusto un
mondo senza perdono e senza misericordia. Invece, senza perdono, non c'è vita,
non c'è speranza. Forse lui voleva un condono: e, possiamo esserne sicuri, lei
non glielo concederà mai. Ha sofferto troppo. Ma il perdono?
Serve impegnarsi per ricevere il perdono. Serve tornare umili e sinceri. Di cosa ha
bisogno lui per ottenere il perdono? Di fare in se stesso verità. La menzogna,
anche l'infima, è immorale, sempre. Perché nascondersi a se stesso? Perché
nascondere le proprie fragilità a Dio? Perché nasconderle a chi lo può aiutare
e amare? Perché nascondere che si ha bisogno di aiuto? Perché fingere di essere
invulnerabili? Se esiste il perdono, è possibile ammettere i propri limiti e
chiedere aiuto, senza essere rigettati o schiacciati, ma ricevendo in cambio
rispetto e amore. Dio, la principessa, chi ci ama davvero, sono molto diversi da chi ci
ferisce. E' possibile essere umili. Essere umili significa riconoscere quel che
si è: fragili, ma bisognosi di amore. Se lui accettasse la misericordia,
perdono e aiuto sarebbero pronti per lui. Ma lo vorrà?
La verità vi farà liberi (Gv. 8,32)
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