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venerdì 27 gennaio 2017
Oltre il mare - Quanto Israele è indispensabile
Oltre il mare - Quanto Israele è indispensabile
Pubblico qui questa meditazione in occasione della Giornata della Memoria.
In un'atmosfera tempestosa, Mosè innalza il suo bastone e invoca l'Altissimo: al suo cenno, le acque del Mar Rosso si dividono. E' una scena ripetuta in tanti film (dai Dieci comandamenti di Cecil De Mille, con Charlton Heston, fino al più recente Principe d'Egitto), molto suggestiva e scenografica: ma pochi sanno che cosa c'è dietro veramente. Un po' di tempo fa, alcuni (ignoranti) Americani cercavano le tracce del passaggio nel Mar Rosso: e speravano di aver trovato un carro egiziano a grande profondità. A dire il vero, figuracce del genere capitano anche qui da noi: e più di una volta ho sentito dei fedeli tradizionalisti inveire contro chi cerca di dare una spiegazione al celebre episodio biblico del passaggio del Mar Rosso diversa da quella letterale. Se la gente fosse un po' meno ignorante sulla Bibbia...
Il testo ebraico di Esodo 14 non parla affatto di Mar Rosso: questa è l'attualizzazione greca invalsa secoli dopo (per esempio la Settanta, la traduzione dell'Antico Testamento fiorita nell'Alessandria del III a.C., traduce con eruthra thalassa, "Mar Rosso""). In ebraico c'è yam suf, "mare della fine" oppure "mare dei giunchi". Siccome i Greci non riuscivano a capire, lo hanno attualizzato con un mare davvero esistente: ma non è il Mar Rosso. E' innanzitutto uno specchio d'acqua con canneti: cioè, o la zona orientale del delta del Nilo, oppure quella dei laghi salati che va dall'istmo di Suez verso Nord, verso il Mediterraneo. E si noti che, se vi rileggete i capitoli 13-14 dell'Esodo, si nota la stratificazione di più storie, con versetti che si contraddicono: in una, quella più antica (forse del IX sec. a.C.) Dio fa soffiare un vento orientale e notturno che fa ritirare il mare; nell'altra, risalente probabilmente ai circoli sacerdotali del VI-V a.C., troviamo la celebre, impressionante scena della divisione del mare. Anche gli Egiziani non fanno sempre la stessa fine (a volte fuggono, a volte affogano).
Ecco perché Ridley Scott (contestatissimo) ha legittimamente interpretato nel suo film Exodus: Dei e Re, del 2014, la scena del passaggio del Mar Rosso come uno tsunami. Si è basato sul racconto biblico più antico e sull'interpretazione proposta da vari studiosi: se il vento ha fatto ritirare l'acqua, gli Ebrei potrebbero essere passati attraverso una zona di litorale durante la fase di ritiro di un maremoto. Poi l'acqua è tornata indietro e ha preso in pieno gli Egiziani. Centrare il momento buono per passare è di per sé un miracolo, anche senza gli "effetti speciali"; però è vero che la scena "mitica" della divisione del Mar Rosso colpisce la fantasia: come si fa a farne a meno?
Tuttavia, il mare non è solo questo. Gli antichi Ebrei si immaginavano la Terra come un piatto: e questo piatto era circondato dal mare della fine appunto, l'Oceano, oltre il quale il mondo finisce e si precipita nel nulla. Del resto, a differenza dei loro vicini Fenici, essi diffidavano del mare: erano pastori, preferivano evitare le navi e rimanere a terra, quindi questa immane massa d'acqua faceva paura e loro se ne tenevano alla larga. Anzi: al suo interno fiorivano i mostri più strani, come Behemoth, Leviathan ecc.: mostri che forse mitizzavano animali come ippopotami e coccodrilli, ma che spingevano un Ebreo standard a rimanere coi piedi per terra.
Se vi rivedete il Principe d'Egitto, noterete che, mentre gli Ebrei passano il Mar Rosso (lì è quello), si vedono in controluce delle balene nuotare sopra le loro teste nell'acqua bloccata da Dio. Non è una nota di colore: è una corretta lettura della Bibbia. Perché il mare, oscuro e abissale, contiene mostri. Per il fenomeno della rifrazione noi non possiamo distinguere che cosa c'è dentro, e anche un pesce rosso può sembrare una balena; quindi il mare rappresenta un elemento infido per questo e per le sue tempeste. Il mare, nella Bibbia, rappresenta il male. Nell'ultimo capitolo dell'Apocalisse, il 21, si sottolinea che, nella Gerusalemme celeste, "non ci sarà più mare" (è il versetto che un prete cita ai naufraghi del Titanic, nel film di James Cameron, non so con quanta efficacia); e quando, nei primi capitoli della Genesi, Dio crea l'universo, una delle prime cose che fa è quella di "separare le acque". Cioè, domina l'acqua e il mare.
L'antico cosmo ebraico
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