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lunedì 28 marzo 2016
Risorto - Risen (K.Reynolds, 2016)
Risorto
Avvertenza: non guardate al cinema un film di argomento religioso accanto a due signore anziane, perché commentano tutto ad alta voce e, sembrerà dissacrante, ma a metà film vi vengono strane manie omicide....
Un ufficiale romano alle dipendenze di Pilato, una setta giudaica il cui Capo è stato crocifisso proprio davanti all'ufficiale e la premonizione della Sua resurrezione: a partire da questi elementi si snoda la vicenda di Risorto, storia di un'ipotetica inchiesta romana sulla Resurrezione del Cristo basata su di una sceneggiatura di Kevin Reynolds (quello di Fandango e Robin Hood, principe dei ladri). Il regista, tornato dietro la machina da presa dopo anni di produzione e dapprincipio intenzionato a dirigere il sequel della Passione, offre al pubblico in realtà una vicenda molto simile a quella dell'Inchiesta, film di Damiano Damiani del 1986, basato su di un soggetto del nostro eminente Ennio Flaiano (è perfettamente possibile che il soggettista, Paul Aiello, di evidente origine italiana, ne abbia preso spunto). L'esito però è diametralmente diverso.
Clavio è al comando del drappello che esegue le esecuzioni del Nazareno e dei due ladroni crocifissi accanto a lui. Assiste alla sua morte atroce e poi è chiamato da Pilato ad apporre i sigilli alla tomba, donata da Giuseppe di Arimatea, per volere del Sinedrio. Eppure, dopo neanche tre giorni, il sepolcro viene trovato vuoto (le corde che trattenevano i sigilli sono strappate e bruciacchiate, la pesantissima macina che ne chiudeva l'ingresso appare divelta) e si diffonde la voce che il Nazareno sia davvero risorto. In un crescendo abilmente costruito, Clavio inizia, sempre per volere di Pilato, un'inchiesta alla ricerca del corpo di Gesù; viene così progressivamente a contatto con i suoi discepoli, con i soldati di guardia alla tomba e che hanno visto qualcosa d'incredibile, finché non si ritrova davanti l'Uomo da lui visto morto in croce, ora vivo e sorridente...
A differenza di Flaiano e Damiani, che nell'Inchiesta rappresentano il dramma dello scetticismo che va a sbattere contro l'evidenza di ciò che lo supera, qui la vicenda si prolunga con Clavio che segue gli Apostoli fino in Galilea e assiste alle principali cristofanie riportate dai Vangeli. In modo molto suggestivo, l'esito del film rimane però aperto. Tutto sommato, si tratta di una buona pellicola, che si regge però in gran parte sull'ottima interpretazione di Joseph Fiennes, fratello del più noto Ralph (qualcuno lo ricorderà in Shakeaspeare in love). Freddo, ironico, a tratti cinico, Fiennes incarna alla perfezione, nella prima parte del film, il Romano avulso dagli entusiasmi messianici in auge in Palestina e lontano anni-luce dall'idea di Resurrezione; rende magistralmente anche lo shock di ritrovarsi davanti un Gesù vivo, con le stesse piaghe che lui gli ha visto infliggere appena qualche giorno prima. La recitazione di Fiennes si appanna un po' nella seconda parte: è come imploso e pare non riuscire a manifestare quello che lo agita, tra dubbio, crisi e speranza. Accanto a lui, ho apprezzato molto Peter Firth (l'unico agente dell'MI5 di Spooks sopravvissuto in tutte le serie), il Ponzio Pilato ideale, disincantato e cinico, che si appiattisce, man mano che il film avanza, sulla posizione impersonale dell'uomo di potere preoccupato solo della sua posizione. Cliff Curtis, invece, riveste i panni di Gesù: dal punto di vista iconografico non gli assomiglia per niente ed è stato sicuramente scelto perché, essendo Maori, interpreta un po' tutte le etnie possibili e inimmaginabili. Tuttavia, mostra un'espressione molto dolce e adeguata al suo ruolo, che ho progressivamente rivalutato. Deludenti invece sono gli altri Apostoli e seguaci di Gesù: di norma, come avviene nel 90% dei film, oscillano tra l'esaltato e l'euforico, come se il mondo dello spettacolo non riuscisse a immaginarsi un discepolo gesuano normale e sano di mente (gli Apostoli saranno stati anche vili, ma erano persone comuni). L'unico che si salva è Simon Pietro, come al solito, anche perché è quello di cui i Vangeli delineano al meglio il carattere.
Inutile dire che il film, per quanto di discreto valore, è pieno di errori storici ed evangelici: dal nome di Clavio (Clavio Valerio Aquila Niger, un nome quadruplo impossibile all'epoca), al fatto che compaiano dei legionari che non erano in servizio in Palestina (vi si trovavano truppe ausiliarie di non Romani); un tribuno quale Clavio difficilmente avrebbe prestato servizio alle dipendenze di Pilato, dato che il tribuno era carica senatoria e la Palestina dipendeva da un prefetto, di rango equestre; i ladroni muoiono nella maniera sbagliata (non vengono loro spezzate le gambe), l'Ascensione viene conglobata con l'apparizione narrata in Giovanni 21 e così via. A proposito poi di quest'ultimo episodio evangelico, gli Apostoli sono presi da un'euforia del tutto opposta al dettato evangelico e, dato che questo è forse il mio brano preferito di Giovanni, di un'intensità eccezionale, mi attendevo ben altro. Discreti i costumi (a parte le tuniche improbabili di Pilato), della nostra sartoria Montenotti, così come l'ambientazione in Spagna, a tratti suggestiva la colonna sonora di Roque Banos, che forse ha ricavato più di uno spunto da quella di John Debney della Passione.
Tuttavia, il film comunica alcune idee molto interessanti. La ricerca personale della verità, con l'incontro col Nazareno, è magistralmente resa da Fiennes, che, nella prima parte, si trova ripetutamente in mezzo ai cadaveri: emerge così lo spettro della morte in tutta la sua crudezza. Nella seconda parte, invece, il protagonista lascia trapelare il concetto fondamentale che la testimonianza degli Apostoli, la testimonianza della Resurrezione, è quanto di più vitale esista al mondo; e, anche se un'inchiesta del genere da parte delle autorità romane sicuramente non vi fu (la nota studiosa Marta Sordi ha provato ad argomentare che la questione della Resurrezione sia arrivata in Senato per volere di Tiberio, ma mi sembra un'ipotesi molto debole), Risorto è una suggestiva parabola sulla testimonianza della Resurrezione; una testimonianza che, non a caso, comincia a dare fastidio al potere costituito, finché esso non si decide ad affogarla nell'indifferenza.
Risen
Warning: Do not watch a religious film next to two old ladies, because they comment out everything loud and, it may seem irreverent, but halfway through the film you get strange homicidal ideas....
A Roman officer obeying to Pilate, a Jewish sect whose Chief is crucified right in front of the officer and the premonition of His resurrection: from these elements the story unfolds of Risen, a hypothetical, Roman inquiry about jesus Christ's Resurrection, based on a screenplay by Kevin Reynolds (the director of Fandango and Robin Hood, Prince of thieves). The director returned behind the machine after years of production and was, at first, determined to direct the sequel of the Passion; he actually presents a story very similar to the Inquiry by Damiano Damiani (1986), based on a subject by our eminent Ennio Flaiano (it is perfectly possible that the scriptwriter, Paul Aiello, of obvious Italian origin, took a cue from there). The outcome, however, is diametrically different.
Clavius is in command of the squad that executes the Nazarene and the two thieves crucified next to him. He attends to his terrible death and then he is called by Pilate to affix the seals to the tomb, given by Joseph of Arimathea, at the behest of the Sanhedrin. Yet, after just three days, the grave is found empty (the ropes that held the seals are torn and singed, the heavy grindstone which closed the entrance appears thrown away) and the rumor spreads that the Nazarene is truly risen. In a cleverly built progression, Clavius begins, by order of Pilate, an investigation in search of the body of Jesus; thus he gets gradually in contact with his disciples, with the soldiers guarding the tomb and who saw something incredible, until he finds himself in front of the Man he has seen dead on the cross, now alive and smiling ...
Unlike Flaiano and Damiani, who represent in the Inquiry the drama of skepticism crashing into the evidence of Resurrection, here the story is extended by Clavius following the apostles to Galilee and attending to the most important christophanies reported by the Gospels. In a very suggestive way, the film outcome, however, remains open. All in all, it is a good movie, which, however, holds to a large extent on the excellent performance by Joseph Fiennes, brother of the famous Ralph (someone will remember him in Shakeaspeare in love). Cold, ironic, cynical at times, Fiennes embodies to perfection, in the first part of the film, a Roman very far from the messianic enthusiasm of Palestine and light-years away from the idea of the Resurrection; he masterfully plays even the shock of finding himself in front of living Jesus, with the same wounds that he has seen just a few days before.
The acting by Fiennes tarnishes a bit in the second part: he is almost imploded and apparently fails to manifest what agitates him, among doubts, crisis and hope. Next to him, I really enjoyed Peter Firth (the only survivor of MI5 agents in all the series of Spooks), an ideal Pontius Pilate, disillusioned and cynical, progressively flattened, as the film progresses, into the impersonal power man, concerned only with his position. Cliff Curtis, on the other hand, plays the role of Jesus: from the iconographic point of view he does not look like Him at all, and he was definitely chosen because, being Maori, he plays all possible and unimaginable ethnic groups. However, he shows a very sweet expression, fitting his role, which I progressively appreciated. The other Apostles and followers of Jesus are rather disappointing: as a rule, as it happens in 90% of films, they range from the exalted to the euphoric attitude, as if the showbusiness could not imagine a normal and sane Jesus' disciple (the Apostles were even coward at first, but ordinary people). The only one we can "save" is Simon Peter, as usual, because he is the character that the Gospels delineate the most.
Needless to say, the film, even if enough good, is full of historical and evangelical errors: from the name of Clavius (Clavius Valerio Aquila Niger, a quadruple name, impossible at the time), to the fact that legionnaires were not on duty in Palestine (there were auxiliary troops of non-Romans); a tribune like Clavius could hardly have served under Pilate, as the tribune was a senatorial charge and Palestine depended on a prefect of equestrian rank; the robbers die in the wrong way (their legs are not broken), the Ascension is mixed with the christophany told in John 21 and so on. About this Gospel episode, the Apostles are taken by an euphoria totally opposed to the evangelical narration and, as this is perhaps my favorite part of John, so intense, I expected much more.
Costumes are discrete (excluding Pilate's unlikely tunics), by our Montenotti tailoring, as well as the settings in Spain; the soundtrack by Roque Banos is sometimes evocative, and its author has probably taken more than a cue from the one by John Debney for the Passion.
However, the film communicates some very interesting ideas. The personal search for truth, with the encounter with the Nazarene, is masterfully rendered by Fiennes, who, in the first part, repeatedly stands among corpses: there emerges the specter of death in all of its rawness. In the second part, however, the protagonist conveys the fundamental concept that the testimony by the Apostles, the testimony of the Resurrection, is the most vital thing in the whole world; and even if such an investigation by the Roman authorities surely never took place (renowned scholar Marta Sordi has tried to argue that the question of the Resurrection arrived in the Senate by Tiberius' will, but it seems to me a very weak hypothesis), Risen is a striking parable on the testimony of the Resurrection; a witness that, not surprisingly, begins to annoy the established power, until it decides to drown it by indifference.
http://www.mensadviceline.org.uk/
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RispondiEliminaCos'era?! :)
EliminaEppure le mie informazioni e ricerche sono diverse delle tue..
RispondiEliminaNiger sarebbe un agnomen in questo caso.
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