Modello di parafrasi e commento di una poesia
Lo vostro bel saluto e 'l gentil sguardo
che fate quando v'encontro, m'ancide:
Amor m'assale e già non ha reguardo
s'elli face peccato over merzede,
ché per mezzo lo cor me lanciò un dardo
ched oltre 'n parte lo taglia e divide;
parlar non posso, ché 'n pene io ardo
sì come quelli che sua morte vede.
Per li occhi passa come fa lo trono,
che fer per la finestra de la torre
e ciò che dentro trova spezza e fende;
remagno como statua d'ottono,
ove vita né spirto non ricorre,
se non che la figura d'omo rende.
Guido Guinizzelli
Il sonetto qui presentato appartiene al canzoniere di Guido Guinizzelli, l'iniziatore del Dolce Stilnovo, vissuto a Bologna tra 1230 ca. e 1276: esso costituisce quindi un documento essenziale per comprendere la poesia di questo movimento poetico innovativo.
Il poeta si concentra sugli effetti che il saluto e lo sguardo della donna amata hanno su di lui: sappiamo che nello Stilnovo, "saluto", termine derivante dal latino salus, significava anche "salvezza", quindi avvicinamento spirituale a Dio: ecco perché esso era un momento tanto importante nei rapporti tra io lirico e donna amata. Anche lo sguardo rivela la nobiltà d'animo della donna, tanto che è definito, con vocabolo molto amato da questa corrente, "gentile". Quando il poeta incontra la donna amata, il suo saluto e il suo sguardo gentile lo uccidono: egli viene allora assalito da Amore (personificato), che non mostra alcun riguardo per il poeta e per il fatto di fargli del male o del bene. Infatti, Amore colpisce l'io lirico al cuore con un dardo (il tipico dardo d'amore di tante rappresentazioni antiche e moderne), un dardo che gli spacca il cuore in due; allora il poeta non è più in grado di parlare, tanto arde d'amore e di sofferenza, come un agonizzante.
Amore, secondo la prima terzina e la similitudine contenutavi, passa attraverso gli occhi dell'io lirico con la stessa virulenza di un fulmine e di un tuono, che colpiscono la finestra di una torre e sconquassano tutto ciò che si trova al suo interno; allora il poeta descrive il suo stato con un'altra similitudine, secondo la quale egli rimane come una statua di metallo, di ottone, priva di vita, simile a un essere umano solo nella figura. Il sonetto, come sempre, si suddivide in due quartine e due terzine: le rime delle quartine sono alternate, mentre nelle terzine seguono lo schema CDE. La sintassi, secondo modalità tipiche dello Stilnovo, appare scorrevole e la musicalità dei versi curata: nella prima quartina abbondano i versi divisi simmetricamente in due emistichi o con termini che si bilanciano ("Amor m'assale e già non ha reguardo", "peccato over merzede", vv. 3 e 4), il che crea un equilibrio armonico; anche gli enjambements sono deboli e, per lo più, dividono la principale dalle subordinate (es. vv.5-6 e 7-8; ma lo stesso si osserva nelle terzine). Il lessico è semplice, generico e scelto: l'effetto è quello di una voluta, elegante semplicità, in rottura con l'artificiosa elaborazione dei guittoniani.
La poesia, come sottolineato, è ricca di metafore e similitudini: tuttavia, compaiono anche delle allitterazioni, come l'insistenza sulle dentali (t, d), nei vv.1,2, 5 e 6, mentre al v.7 troviamo un'allitterazione in p; è probabile che il ripetersi di queste occlusive riproduca la durezza delle condizioni del poeta vessato da Amore. Gli ultimi due versi, invece, e il v. 11 abbondano di r, verosimilmente volte anche anch'esse a sottolineare gli effetti dirompenti dell'amore sul poeta. La personificazione di Amore è classica, già presente in Ovidio e altri poeti antichi; esso è descritto come un essere spietato e privo di riguardi. Del resto, già al v.2 è detto che lo sguardo della donna amata "uccide" il poeta: questa catacresi (o forse iperbole) sottolinea, ancora una volta, la devastazione che l'incontro con la donna produce nel poeta.
Nella seconda quartina, la personificazione di Amore induce alla metafora prolungata della freccia, che spacca in due il cuore del poeta; anche le altre similitudini della poesia propongono immagini di distruzione: il poeta arde di pena (metafora al v.7), è simile a un agonizzante (similitudine al v.8), con una originale sinestesia l'amore è paragonato al tuono (non al fulmine, che pure sarebbe il termine visivo corrispondente alla vista attraverso cui l'innamoramento passa), tuono che colpisce la finestra di una torre e distrugge il suo interno (vv9-11; si noti qui pure l'insistenza sulla f). Infine, la quiete, per così dire, della tomba: il v.12 ci presenta il poeta pietrificato come una statua di ottone. Si noti anche il ricorrere di frasi negative, vere e proprie litoti, negli ultimi due versi, quasi a sottolineare l'atmosfera negativa cui approda l'io lirico.
Il sonetto Lo vostro bel saluto e 'l gentil sguardo propone alcune tematiche e modalità espressive tipiche dello Stilnovo: il tema del saluto della donna amata, dell'amore che nasce attraverso la vista (circostanza codificata fin dal trattato De amore di Andrea Cappellano, sorta di bibbia laica dell'amor cortese), l'eleganza e raffinatezza espressiva, la musicalità del verso. Al tempo stesso, si accenna all'eccellenza della donna amata, solitamente considerata, nella corrente stilnovistica, quale una donna - angelo, capace di condurre l'uomo a Dio. Tuttavia, il poeta qui non insiste molto su questo motivo: sottolinea invece il tormento amoroso, con toni che saranno poi di Guido Cavalcanti e del suo "stilnovismo tragico", in cui l'amore produce una vera e propria scissione dell'io, dell'anima sensitiva da quella intellettiva, descritte secondo modalità importate dall'aristotelismo e dall'averroismo; basti pensare a sonetti come Chi è questa che ven, ch'ogni om la mira o Tu m'hai sì piena di dolor la mente. Probabilmente, in tal senso ha giocato molto anche l'eredità provenzale, che aveva cantato l'infelicità amorosa attraverso il motivo dell'amor de lonh, cui ricorre, ad es., Bernart de Ventadorn: del resto, l'amore cantato da questi poeti è amore condannato alla distanza da una lunga serie di costrittive regole sociali.
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