domenica 10 gennaio 2016

L'Epifania, una festa femminile (anche senza "regine maghe")


L'Epifania, una festa femminile

L'Epifania è veramente una festa femminile: e non certo perché da noi gira la Befana a cavalcioni della scopa.
 
 
                                            Adorazione dei Magi di A.Duerer
 
In questi giorni, mentre da noi si riempiva di gente il mercatino di Piazza Navona e i piccini aspettavano il carbone dolce, è giunta notizia che in Spagna, dove sono molto diffusi i cortei dei Re Magi, si è affermata un'insolita innovazione: in varie città, i tre Re sono stati interpretati da donne ("regine maghe"?). Tra l'altro, a Madrid sono stati evitati asini, cammelli e simili, in ossequio ai dogmi animalisti, animali ampiamente sostituiti dalle biciclette (evidentemente in uso nella carovana dei Re Magi originali, in arrivo dalla Nubia, dall'antico Afghanistan ecc.; ma si sa, in un corteo dei Re Magi, i cammelli fanno la stessa fine dei tori alla corrida...): invece, l'impiego di figuranti donne era volto ad evitare ogni discriminazione anti-femminile (per lo stesso motivo, è stato proibito di presentarsi a una delle sfilate una scuola dell'Opus Dei di Madrid, perché ha le classi separate tra maschi e femmine, cosa che incoraggerebbe la "discriminazione"; di questo passo, come reagirebbe la giunta cittadina se si presentasse in gita una delegazione...dell'aristocratica Eton?).
Se non ci credete, ecco qui il link dell'articolo del Fatto quotidiano:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01/05/spagna-i-re-magi-diventano-donne-nella-tradizionale-sfilata-ma-e-scontro-politico-stupidita-e-attentato-alla-tradizione/2351314/

Ora, se la trovata contro la scuola dell'Opus Dei la dice lunga sul pregiudizio ideologico antireligioso, tutta l'operazione sa solennemente di stupidità: come se l'uguaglianza consistesse nel fare le stesse cose, come tanti soldatini di piombo. Questi episodi rivelano che stiamo andando verso una società che non sa più usare il cervello e dove la massima ambizione è fare i burattini.
Detto questo, non stupisce neanche tanto che chi di dovere non si sia accorto (ma l'ignoranza della storia religiosa ormai dilaga) che la festa dell'Epifania non ha certo bisogno di queste assurde innovazioni per essere una festa femminile. Già, perché al centro dell'attenzione c'è una donna, anzi "la" Donna per antonomasia: Maria. E' Lei che offre il Bambino Gesù da adorare ai re venuti dall'Oriente ed essi si inginocchiano a Lui, ma davanti a Lei, che rappresenta una specie di "trono vivente" per il Suo Dio: il massimo privilegio che sia mai toccato a creatura. Vale la pena contemplare questo mistero in qualche capolavoro del passato.
 
 
                                              Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano
 
Un conoscente religioso mi diceva qualche giorno fa che nelle "Madonne in maestà" medievali, come quella di Cimabue o di Giotto, la Vergine funge proprio da "trono" al Figlio: e con incomparabile magnificenza. Viene in mente il profeta Isaia, che proprio nella lettura del giorno esorta: "Alzati, rivestiti di luce...".
L'Epifania è una festa della luce, festa della manifestazione di Dio in terra, Dio che riluce in un tenero Bambino; ma un Bambino ha bisogno di una Mamma e la Mamma è qui al centro dell'attenzione, al centro di quell'esplosione di luce. Del resto, Maria è al centro anche dell'episodio evangelico relativo (cfr. Mt. 2,11: Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono), per cui Ella è sempre il cuore delle rappresentazioni artistiche dell'"Adorazione dei magi". Epifania è nome femminile (da qualche parte è usato anche come nome proprio: e, non a caso, la "Befana" è una deformazione di quel vocabolo, anche se il fatto che lei sia vecchia e brutta potrebbe essere dovuto a qualche sfumatura misogina).
                                                                                      Adorazione dei Magi di Sandro Botticelli
 
 
Anche la luce è femminile (almeno in italiano e nelle lingue neo-latine), così come la stella misteriosa che guidò i Magi fino alla Giudea. Non si è mai capito se essa corrispondesse a un fenomeno astronomico reale, anche se oggi gli studiosi propendono soprattutto per la straordinaria congiunzione Giove - Saturno che avvenne in quegli anni (intorno al 6 a.C.): Giove, il pianeta della regalità, Saturno quello della sapienza, in congiunzione, avrebbero annunciato la nascita di un re saggio, capace di riportare la pace al mondo. Perciò, anche se la mia idea potrebbe apparire un po' azzardata, io riterrei che un'altra entità femminile sia sottesa a questo brano evangelico: la Sapienza, che  parla in vari libri della Bibbia (soprattutto in quello omonimo), ed è voce, sempre femminile, di Dio, in quanto manifesta la Sua Saggezza. I Magi erano sapienti, presero ispirazione dallo studio dei fenomeni celesti e, in forza di quella sapienza, che li aveva portati a ricercare la verità per tutta la vita, videro quello che i sapienti (solo di nome) di Gerusalemme non seppero vedere: trovarono il Messia. La Sapienza è qui regina.
Dicevano l'altro giorno durante l'omelia che ogni dono rivela il donatore e le sue qualità: così Dio Padre si rivela nel Figlio, che dona e manifesta agli esseri umani. Ma i Magi rivelarono quello che erano e le loro aspirazioni attraverso i loro doni: l'oro, sinonimo di incorruttibilità e integrità, esso che è il metallo più lucente e prezioso e alieno da ogni forma di ruggine; l'incenso, una resina che diffonde un gran profumo solo consumandosi sul fuoco, come chi cerca di fare del bene e di spargere un buon aroma intorno a sé tramite la propria donazione; la mirra, balsamo profumato che serve come medicinale e per prevenire la corruzione dei corpi.
Credo allora che il significato femminile più bello di questa festa potrebbe essere questo: ognuno di noi, ma soprattutto una donna, è chiamata a essere oro, incenso e mirra; a spargere intorno a sé integrità, preziosità, il profumo delle virtù più genuine, che salvano e aiutano; una donna è chiamata a spargere intorno a sé amore e bellezza (non solo quella fisica, ovviamente), a essere un "trono" per amore e bellezza. La bellezza che rifulge dalle opere d'arte, ma anche dalle piccole azioni quotidiane; dal lavoro ben fatto, dalla tenerezza offerta, dall'amore. Come quello di  una madre per il suo bambino.

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