Terapia d’urto II (la vendetta): parafrasi e commento di un testo
poetico
- Innanzitutto,
la contestualizzazione: deve essere illustrato il contesto della poesia = Molte
volte, nel correggere un (tentativo) di parafrasi, il disgraziato
insegnante si ritrova catapultato come un meteorite non si sa bene dove, a
leggere non si sa bene di che cosa e di chi. Per capire di cosa sto
parlando, ho bisogno del contesto. Se sto parafrasando l’esordio della Divina Commedia, è inutile che
scriva: “Mi sono perso a metà strada in un bosco”, come se fossi io il
poeta, quasi che mi fossi perduto durante una scampagnata sull’Appennino;
verrebbe voglia di rispondere: “Chiama i carabinieri”. La
contestualizzazione serve a riportarci nel contesto della poesia, un
contesto del tutto diverso dal nostro. Allora: “Il poeta, all’inizio della
Divina Commedia, immagina un
percorso che rappresenta l’esistenza di ogni credente, in bilico tra
peccato e redenzione. Descrive allora simbolicamente di essere ormai
giunto a metà strada della sua vita e di perdersi in una foresta buia, che
rappresenta il peccato....”.
- La parafrasi
è preferibile in terza persona = vedi l’esempio sopra.
- Le parole del poeta vanno cambiate = (sennò non è più una parafrasi, ma una copiatura). La poesia ha come caratteristica precipua di parlare con un tono aulico ed elevato. La parafrasi invece ha lo scopo di rendere gli stessi contenuti in modo prosastico e più semplice, adatto alla vita di tutti i giorni: in fin dei conti, è una spiegazione della poesia. Tutto quanto pare perciò insolito e “poetico”, deve essere reso in stile adatto alla prosa e più semplice: le anastrofi vanno sciolte e così le metafore (non parlerò di “capelli d’oro”, bensì di capelli “biondi tanto da sembrare oro”); il discorso deve seguire l’ordine tipico della prosa, vanno eliminati i versi, le parole auliche devono essere sostituite con altre più “normali” (es.: “magione”, diventa “casa”, “brando” è, banalmente, la “spada”). In generale, però, è bene rendere il contenuto della poesia con parole proprie; quindi, è bene usare tanti sinonimi (questo rimanda all’uso del dizionario, vero?).
- Il discorso
deve essere volto da diretto a indiretto = se parafraso l’epigrafe
della porta dell’Inferno (Per me si
va nella città dolente), è inutile che attacchi: “Attraverso di me si
va nella città del dolore...”, come se IO fossi diventato la porta;
piuttosto: “All’inizio del III canto dell’Inferno, Dante e Virgilio giungono all’entrata del regno
infernale. Il protagonista allora vede un’epigrafe incisa sopra la porta e
la legge. E’ la porta stessa che parla, affermando di essere il passaggio
verso la città del dolore, ovvero l’Inferno stesso.....”. Si noti, per
inciso, come i periodi siano brevi ed efficaci. Difatti:
- I periodi
vanno spezzati = sennò si finisce fuoristrada. Esistono poesie (un
esempio a caso: A Zacinto di
U.Foscolo) che constano quasi di un unico periodo: seguirlo
pedissequamente, in tutte le sue acrobatiche circonvoluzioni, è un
suicidio. Il risultato è uno di quei periodi folli, a 45 subordinate, per
cui vale quanto affermato nella “Terapia d’urto I”. Ricordate,
modestamente, che non siete ancora Foscolo, né Leopardi, quindi che avete
bisogno di quello di cui loro, con un’elaborazione magistrale della
sintassi, necessitavano meno di voi: dei punti e dei punti e virgola.
- Attenzione all’accordo dei tempi! = parecchi allievi, oggidì, paiono ignorarlo, ma la distribuzione dei tempi dei verbi in italiano HA UNA LOGICA (detta concordatio temporum). Innanzitutto, devo decidere se mettere tutto al presente o al passato (e poi mantenermi in quei tempi!); quindi, accorderò i tempi secondo la tabella sotto. Ricordate inoltre: varie congiunzioni subordinanti (benchè, sebbene, affinché....) richiedono il congiuntivo (che esiste ancora, nonostante che sia stato abolito[1] in TV).
Vedi tabella.
Tempo reggente
|
Azione contemporanea alla reggente
|
Azione precedente
|
Azione successiva
|
Presente
|
presente
|
passato prossimo o altro
|
futuro
|
Passato remoto
|
passato remoto
|
trapassato prossimo
|
condizionale passato
|
- Va indicata
quindi la struttura metrica della poesia. = così inizia la parte del
commento: tipo di versi e strofe (endecasillabi, ottonari, settenari ecc.;
terzine, quartine, ottave ecc.), struttura delle rime (ABBA, ABAB ecc.),
genere del componimento (sonetto, ottave narrative, terzine incatenate di
tipo dantesco ecc.). Per fortuna, di solito non sono molte le strutture
possibili e gl’insegnanti hanno pietà di voi.
- Vanno
indicate le figure foniche e sintattiche (allitterazioni,
onomatopee, anastrofi, anafore, paronomasie, chiasmi, enjambements,
enumerazioni, climax) = il poeta riesce a rendere i significati pure attraverso
l’uso accorto di particolari suoni o la posizione delle parole. Ad es.,
Leopardi ama molto le “l” e le “r”, consonanti cosiddette liquide, perché
sono più melodiche; altri poeti preferiscono le vocali; Dante, talora,
impiega le rime “aspre”, piene di suoni duri (p, c, t ecc.), specie nei
canti più drammatici dell’Inferno. Nulla è a caso in poesia. Idem con patatine
per gli altri accorgimenti qui richiamati (gli enjambements hanno di solito lo scopo di sottolineare
determinate parole, o di separarle in modo significativo; le anastrofi
rendono il discorso più aulico; i chiasmi stabiliscono corrispondenze
inaspettate ecc.).
- Bisogna
indicare le figure retoriche = similitudini, metafore, metonimia (o
sineddoche), ossimori, analogie, sinestesie, iperboli, litoti e chi più ne
ha più ne metta.
- Infine, l’ideale sarebbe spiegare perché
l’autore impiega queste figure e che effetto ne ottiene = ogni autore
ha le sue figure retoriche preferite. Pascoli abbonda di analogie, tipiche
di fine Ottocento e che associano immagini diverse; nella poesia epica
prevalgono le similitudini, sul modello di Omero e Virgilio, ma anche di
Dante; le iperboli sono tipiche della poesia comica, perché producono
esagerazioni che fanno ridere, le litoti frequenti in Manzoni, che ama
l’ironia ecc. Le metafore, infine, sono un po’ ovunque e permettono di
associare concetti e immagini diverse (i famosi “capelli d’oro”).
- Non vi
preoccupate: potete farcela! Buon lavoro!
Nessun commento:
Posta un commento